Le donne vendicate, Venezia, Fenzo, 1751

Vignetta Frontespizio
 SCENA III
 
 CASIMIRO, poi ELEONORA
 
 Casimiro
 Il dir mal della donna
1095infatti è cosa dura,
 è una colpa crudel contro natura.
 Io non l’ho fatto mai
 e mai non lo farò.
 Sempre ben ne dirò, come or ne dico,
1100perché son delle donne buon amico.
 Eleonora
 
    Largo, largo, è qui la brava
 che ha difeso il nobil sesso.
 Tutti adesso avran timor.
 
    Chi m’inchina ed io non bado.
1105Chi mi chiama ed io men vado.
 Chi sospira, chi delira
 ma rispondere anch’io so;
 galeotti, maledetti,
 io di voi mi riderò.
 
 Casimiro
1110Eleonora, badate
 voi pure a quel che fate;
 non prendete a sprezzar gl’uomini tutti,
 perché si vederan dei casi brutti.
 Eleonora
 Di voi non ho paura.
 Casimiro
1115Nella vostra bravura
 non fidare cotanto io vi consiglio.
 Voi correte un periglio,
 che vi dispiacerebbe tanto tanto
 che gl’uomini vi lascino da un canto.
 Eleonora
1120Che cosa importa a noi?
 Casimiro
                                               Che cosa importa?
 Ditemi, perché fate
 studio di parer belle? Ed a qual fine
 coltivate la guancia, il labro, il crine?
 Queste son l’armi vostre; e, se vinceste
1125col brando un uomo a caso,
 il mondo è persuaso
 che più della fortezza
 s’abbi a temer in voi grazia e bellezza.
 
    Un ciglio atterra,
1130trionfa un sguardo.
 Con noi fa guerra
 vibrando un dardo
 dai vostri lumi
 l’arciero amor.
 
1135   Temute siete,
 perché potete
 colla bellezza
 senza fierezza
 vincere un cor.