Le donne vendicate, Venezia, Fenzo, 1751

Vignetta Frontespizio
 SCENA VI
 
 ELEONORA e VOLPINO
 
 Volpino
 (Orsù quella è perduta;
215pazienza vi vorrà.
 Questa mi vuol più ben; si placherà).
 Eleonora
 (Mi vien voglia di dargli
 quattro pugni nel grugno).
 Volpino
                                                   E ben, che dite?
 Eleonora
 Dico che andate via.
 Volpino
220Almen per cortesia
 ascoltatemi, o cara.
 Eleonora
                                      Niente, niente,
 se il vostro dir mi stucca,
 vi pettino ben bene la parrucca.
 Volpino
 So pur che a me diceste tante volte:
225«Mio caro, mio diletto,
 ho per voi tanto affetto...»
 Eleonora
                                                  Ah disgraziato,
 io dunque quella son che tu burlasti,
 allorquando cantasti:
 
    «Ahi che moro, mio tesoro.
230Quanto affetto! Mio diletto!»
 
 Tu galeotto sei tu, tu maledetto.
 Volpino
 Finalmente uno scherzo
 merta il vostro perdono.
 Eleonora
 Troppo contro di te arrabiata sono.
235Vien qui, cane, vien qui; non ti ramenti
 i sospiri, i lamenti
 che più volte facesti
 per aver un tantin della mia grazia?
 E poi dietro le spalle
240dici male di me?
 Volpino
                                  Ma io di voi
 non ho detto parola.
 Eleonora
 Hai detto mal di tutte
 e in quelle tutte son compresa anch’io,
 onde teco vuo’ far nel tempo stesso
245le mie vendette e quelle del mio sesso.
 
    Birboncelli, disgraziati,
 fate voi gl’innamorati
 e poi quando siam cascate
 ve n’andate e ci piantate
250ma con me così non va.
 La mia grazia chi la vuole
 cara assai la pagherà.
 
    Non vi cerco, non vi chiamo;
 non vi curo, non vi bramo.
255Ma poi quando voi volete,
 esser docili dovete
 e trattar con civiltà. (Parte)