La mascherata, Venezia, Fenzo, 1751

Vignetta Frontespizio
 SCENA III
 
 SILVIO e LEANDRO, poi AURELIA
 
 Silvio
 Gentilissima donna!
 Leandro
                                        Ella a dir vero
 è spiritosa assai.
 Silvio
                                 Col suo bel spirito,
765col suo dir, col suo fare,
 una conversazione può ravvivare.
 Aurelia
 Signor Silvio gentile,
 mi rallegro con lei.
 Silvio
                                     Per qual motivo?
 Aurelia
 Perché lo spirito vivo
770di quella veneziana mascheretta
 vi piace e vi diletta;
 e la sua compagnia
 piacere vi darà più della mia.
 Leandro
 (Anche questa è gelosa).
 Silvio
775Deh mia diletta sposa,
 di me non dubitate;
 deh non mi tormentate.
 Aurelia
                                              Eh non temete.
 Tutto vi lascio far quel che volete.
 Silvio
 Ma voi siete adirata.
 Aurelia
                                        E con ragione.
 Leandro
780Credetemi, signora,
 che Silvio con Lucrezia
 trattato ha sempre mai modestamente.
 Aurelia
 Siete d’accordo, non vi credo niente.
 Silvio
 Dunque...
 Aurelia
                      Dunque tornate
785dalla vostra signora che vi aspetta.
 Silvio
 Deh Aurelia mia diletta,
 mi volete veder dunque morire?
 Mirate questo pianto
 che dagli occhi mi sgorga.
790Voi mi fate provar tormenti e pene.
 (Due lagrime talvolta fanno bene).
 Aurelia
 Via, caro, non piangete.
 Se bene mi volete,
 di più da voi non chiedo.
 Silvio
                                                Io vostro sono.
795Cara, mi perdonate?
 Aurelia
                                         Vi perdono.
 Silvio
 Oimè, che dal contento
 il cor nel seno giubilar mi sento.
 
    Bel goder contento in pace,
 senza doglie, senza pene;
800cara sposa, amato bene,
 consolate il mesto cor.
 
    D’imeneo la chiara face
 vuo’ sperar vi renda ancora
 men molesta a chi v’adora
805e vi tolga ogni timor.