La mascherata, Venezia, Fenzo, 1751

Vignetta Frontespizio
 SCENA VIII
 
 AURELIA e VITTORIA
 
 Aurelia
 Potrei sapere anch’io
 in che si tratteneva
365la signora Vittoria e Silvio mio?
 Vittoria
 V’appagherò, signora.
 Si discorrea fra noi
 di quella mascherata
 che per farvi piacer Silvio ha ordinata.
 Aurelia
370Che dite? Si farà?
 Vittoria
                                    Sì, certamente.
 Io ho mandato a invitar diversa gente.
 Aurelia
 Avrei piacer sapere
 chi sarà questa gente.
 Vittoria
                                          Or ve lo dico.
 Lisetta con l’amico,
375con quel, se m’intendete,
 che va sempre con lei, come sapete.
 Aurelia
 Vi sarà suo marito?
 Vittoria
                                       Io non lo so
 ma crederei di no. Avremo ancora
 la nostra Menichina.
380Sua madre stamattina,
 per farla comparir di bell’aspetto,
 le ha comprate le mosche ed il belletto.
 Aurelia
 Verrà Cecco con lei?
 Vittoria
                                        Questo si sa;
 senza l’amante in maschera non va.
 Aurelia
385E di lasciarla andare
 la madre è persuasa?
 Vittoria
 La buona vecchia se ne resta in casa.
 Aurelia
 Vi son altri?
 Vittoria
                          Lucrezia
 credo verrà ancor essa.
 Aurelia
390Qual è?
 Vittoria
                  La mercantessa,
 per cui il buon marito
 uno di questi dì sarà fallito.
 Aurelia
 Verrà sola?
 Vittoria
                        Oh pensate;
 è capace colei
395di condursi tre o quattro cicisbei.
 Aurelia
 E il marito il comporta?
 Vittoria
 Il marito sopporta
 e vede e soffre e tace,
 per aver colla moglie un po’ di pace.
 Aurelia
400Ma voi avete scelto
 tutta gente cattiva.
 Vittoria
                                     Io non saprei
 ritrovarne di meglio.
 E credetemi pur, nipote cara,
 che v’è quasi per tutto la sua tara.
 Aurelia
405Io, quando sarò sposa,
 non sarò certamente
 di tal sorta di gente.
 Vittoria
 Quando sposa sarete,
 forse diversamente pensarete.
 Aurelia
410No, non penserò mai
 che savia, onesta moglie
 poss’aver altre voglie
 che quelle del consorte,
 a cui fida esser dee sino alla morte.
 
415   No, non v’è maggior diletto
 d’un fedele, onesto affetto;
 l’amoroso dolce sposo
 fida sempre adorerò.
 
    Sol m’alletta, sol mi piace
420d’imeneo la cara face.
 Altro foco ancor per gioco
 coltivare aborrirò.