Il mondo alla roversa o sia Le donne che comandano, [Roma], s.d.

 SCENA VI
 
 RINALDINO e GIACINTO
 
 GIACINTO
665Amico, vi son schiavo.
 RINALDINO
                                           E voi non siete
 con le donne partito?
 GIACINTO
                                         Anzi nascosto
 quindi mi son, per non andar con loro,
 mentre la libertade è un gran tesoro.
 RINALDINO
 Questo tesor l’abbiam sagrificato
670alla legge fatal del dio bendato.
 GIACINTO
 Dunque noi siamo quelli
 che il cuor sagrifichiamo ai visi belli!
 Misera gioventù, misera gente,
 nata per divertirsi e non far niente!
 RINALDINO
675Impiegati noi siamo
 nell’amar, nel servir le nostre belle.
 GIACINTO
 Bell’impiego da eroi,
 bell’impiego daver, degno di noi!
 E non ci vergogniamo? E non sappiamo
680che le donne son tutte,
 sian belle o siano brutte,
 crude tiranne e fiere,
 nostre nemiche altere,
 e che l’uomo tener vinto ed oppresso
685è il trionfo maggior del loro sesso?
 RINALDINO
 Ma non può dirsi inganno
 di donna la beltà.
 GIACINTO
 Anzi è una falsità
 quel volto che innamora;
690chi si liscia, s’imbianca e si colora.
 RINALDINO
 E le dolci parole?
 GIACINTO
                                  Son lusinghe
 che scaltramente incantano;
 e le femmine poi di ciò si vantano.
 RINALDINO
 E i bei vezzi?
 GIACINTO
                            Con quei bei vezzi istessi,
695col riso accorto e scaltro
 cento soglion tradir un doppo l’altro.
 RINALDINO
 Ma il mio cor non consente
 il suo bene lasciare.
 GIACINTO
                                       Il vostro cuore
 orbato, affascinato,
700incantato, ammaliato,
 se a me voi baderete,
 dalla catena vi discioglierete.
 
    Quando le donne parlano,
 io lor non credo affé.
705Se piangono, se ridono,
 lo stesso è ognor per me.
 Io so che sempre fingono,
 che fede in lor non v’è.
 
    Lo so che siete amico
710voi delle donne assai.
 Ma quello ch’io vi dico
 purtroppo lo provai
 e se dir ver volete,
 direte: «Così è».