Gustavo primo re di Svezia, Venezia, Rossetti, 1740

Vignetta Frontespizio
 SCENA ULTIMA
 
 ARGENO, ERGILDA, soldati armati e detti
 
 Argeno
                                         Amici, udite.
885Sospendete ogni pompa.
 Il popolo non soffre
 contro le patrie leggi
 un ignoto stranier mirar sul soglio.
 Giunse or or da Lubecca
890nunzio di quel Senato. Ei ci assicura
 che Gustavo ancor vive,
 che non è da noi lungi.
 Ernesto
                                            Ah scelerato!
 Comprendo il tuo livor.
 Ergilda
                                             (Trionfi adesso
 l’orgogliosa Dorisbe). (Da sé in disparte)
 Learco
                                           No, non mente,
895Ernesto, il figlio tuo. Vive cotesto
 de’ monarchi svezzesi ultimo germe.
 Giusta è ben la richiesta
 del popolo fedel. Sarà contento.
 Learco cede il trono.
900Regni dunque Gustavo e quello io sono.
 Ernesto
 Che sento?
 Argeno
                        Un mentitore
 può temersi in costui. Dov’è quel foglio
 che di Lubecca i padri
 diero in man di Gustavo? Il nunzio afferma
905necessaria tal prova.
 Learco
                                        Eccolo; in questo
 foglio chiuso è l’arcano; aprilo, Ernesto. (Dà un foglio ad Ernesto che lo apre e legge piano)
 Argeno
 (Misero me!)
 Dorisbe
                            Che fia?
 Ergilda
 (Ecco un nuovo tormento all’alma mia). (In disparte)
 Ernesto
 Sì sì, questo è Gustavo. Il regio impronto,
910i caratteri impressi,
 tutto, tutto conosco, ah che bastante
 prova sarebbe il suo valor. Signore,
 perché fingerti estinto?
 Learco
                                              Acciò il tiranno
 un nemico di meno aver credesse.
915Al mio liberator giurai che solo
 allor m’avrei svelato
 che avessi di mia man l’empio svenato.
 Argeno
 (Precipitò il disegno).
 Ernesto
                                           Oh quante a un punto
 stravaganze inaudite! Errò la sorte,
920nel destinar, signore,
 Dorisbe alle tue nozze.
 (Oh cecità di nostra mente umana!)
 Sappi ch’ella è Clotilde, è tua germana.
 Ergilda
 (Respiro). (Da sé)
 Learco
                       E come teco?
 Ernesto
925Tutto saprai, per ora
 bastiti ch’io tel dica.
 Ergilda
                                        Ecco a’ tuoi piedi
 l’infelice...
 Learco
                      Sì sì sarai mia sposa.
 Clotilde, intendo adesso
 qual era il nostro amor.
 Dorisbe
                                             Tutto non perdo,
930se riaquisto un german.
 Argeno
                                              Può la mia fede (A Dorisbe)
 sperar qualche mercé?
 Dorisbe
                                            Segui ad amarmi.
 Ernesto
 Grazie, superni dei, grazie di tante
 fortunate vicende; e chi mai vide
 serbar con tanto zelo
935ad un gran re la sua corona il cielo?
 coro
 
    S’è cangiata alfin la sorte,
 si placò del ciel lo sdegno;
 in Gustavo il grande, il forte,
 trova pace il nostro regno.
 
 Fine del dramma