Gustavo primo re di Svezia, Venezia, Rossetti, 1740

Vignetta Frontespizio
 SCENA IX
 
 ERGILDA, poi DORISBE, poi ARGENO con un arciere, LEARCO che dorme
 
 Ergilda
 Ah dello sdegno ad onta
 mi tormenta l’affetto,
620se Learco non trovo,
 se d’amor non gli parlo,
 viver non posso... Oh numi! Eccolo; ei dorme.
 Che fo? Che mi consigli,
 povero afflitto cor? Coraggio... Ah veggo
625donna che giunge. È forse
 la mia rival? Si scopra
 dell’audace il disegno. (Si ritira dietro la fonte)
 Dorisbe
 Ombre gradite, a consigliarmi io vegno.
 Deggio morir? Deggio sperar... Ma oh dio.
630Qui dorme l’idol mio? Caro, il riposo
 non ti turbin giammai larve funeste.
 Serbi al tuo cor la pace
 sempre pietoso il cielo.
 Godi... Gente s’avanza. Io qui mi celo. (Si ritira in un viale di sotto)
 Argeno
635Ecco nel sonno immerso
 il superbo rival dell’amor mio.
 Amico, alle tue mani (All’arciere)
 fido la mia vendetta. Ah che dal core
 sento rimproverarmi il tradimento.
640Ma se celo a Dorisbe
 la man che lo svenò, mi rendo poi
 men orribile oggetto agl’occhi suoi. (Parte)