Gustavo primo re di Svezia, Venezia, Rossetti, 1740

Vignetta Frontespizio
 SCENA III
 
 ARGENO e dette
 
 Argeno
 Adorata Dorisbe,
 pria che a pro della patria
60spargasi in questo giorno il sangue mio,
 dammi l’ultimo addio.
 Dorisbe
                                            S’altro non chiedi,
 facil è il compiacerti.
 Ergilda
                                         Invan, germano,
 tu favelli a Dorisbe,
 spargi al vento i sospiri e l’ami invano.
 Argeno
65Ergilda ah mi traffiggi,
 dimmi o bella il perché. (A Dorisbe)
 Dorisbe
                                               Basti per ora...
 Ergilda
 Io lo dirò; perché Learco adora.
 Argeno
 Numi! Che sento mai? Possibil fia
 che abbia il cor di Dorisbe
70a un ignoto stranier posposto Argeno?
 Dorisbe
 Il tuo volto, il tuo core
 farebbe insuperbir nel possederti,
 non che donna vulgar, figlia reale.
 Sol io, nel di cui sen destino impera,
75Argeno, non lagnarti,
 conosco i pregi tuoi né posso amarti.
 Argeno
 Ma un disperato amante
 potrebbe ancor, di tue ripulse ad onta,
 vendicar il disprezzo...
 Dorisbe
                                            In simil guisa
80favelli, Argeno, a chi piacer pretendi?
 Quel che serbi nel core
 è desio giovanile e non amore.
 
    Un vero amante
 non è sì audace.
85Ama costante
 ma soffre in pace
 né mai si lagna
 del caro ben.
 
    Se prova austera
90la sua diletta,
 non già dispera;
 ma il tempo aspetta
 che amor le cangi
 la piaga in sen. (Parte)