Ottone, Venezia, Rossetti, 1739

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA XI
 
 BERENGARIO e detti e poi ADELAIDE
 
 BERENGARIO
 Matilde e qual furore? Il cor del forte
 sa vincer col soffrire. Il cor del vile
 si lascia in preda a disperata morte.
 ADELAIDE
925Vieni, mio difensore,
 vieni, vieni, mio re. Lascia che io stringa
 quella man trionfale
 in ogni impresa a sé medesma eguale.
 OTTONE
 Regina, eccoti al piede
930i tuoi fieri nemici.
 Chiede quest’alma mia
 unirsi a te, già ’l promettesti. Lascia
 che con fede amorosa
 possa stringerti al sen regina e sposa.
 ADELAIDE
935E che negar poss’io
 a quel che mi fe’ dono
 e della libertade e ancor del trono?
 Sì; tua son io.
 OTTONE
                            Tu sei
 tutta la mia conquista.
940Tu sei la maggior gloria
 del mio trionfo e della mia vittoria.
 ADELAIDE
 Signor, non ti sia grave
 ch’una grazia io ti chiegga.
 OTTONE
 Che mai?
 ADELAIDE
                     Di questi rei
945io l’arbitrio vorrei.
 OTTONE
 E l’arbitrio ti dono,
 del gastigo d’entrambi e del perdono.
 ADELAIDE
 Berengario, Matilde, or che s’aspetta
 a me la mia vendetta...
 MATILDE
950Fa’ di me ciò che vuoi.
 Non aspettar ch’io pieghi
 suplichevole un guardo a’ piedi tuoi.
 BERENGARIO
 De la ragion de l’armi
 serviti a tuo talento. Altra speranza
955che quella di morir più non m’avanza.
 ADELAIDE
 Mori dunque, o crudele,
 mori dunque, o spietata.