Ottone, Venezia, Rossetti, 1739

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA IX
 
 CLODOMIRO e sudetti
 
 CLODOMIRO
 Regina, infausti avvisi, il nostro campo
475vinto restò! Del re tuo sposo ancora
 qui non s’ode novella. Ogni contorno
 preda del vincitor s’empie di lutto.
 ADELAIDE
 (Sian grazie ai numi).
 IDELBERTO
                                           (Ecco dell’ire il frutto).
 MATILDE
 O stelle! E ciò fia ver? Cangiò d’aspetto
480la fortuna così? Dov’è il mio sposo?
 Berengario dov’è? De’ suoi vassalli,
 dimmi, chi lo tradì? Mancò sì tosto
 nelle schiere il valor? Ma qui mi perdo
 troppo invano al grand’uopo.
485Vanne, o duce, e rinforza
 i custodi alla reggia,
 i difensori alla città! Si cerchi
 di Berengario. Unisca
 la gran sala i primati. In tal periglio
490provido da più menti esca il consiglio. (Clodomiro parte)
 Ah perfida, tu godi (Ad Adelaide)
 delle sventure mie? Ma trema ancora;
 trema sì del mio sdegno. E tu fellone, (Ad Idelberto)
 tu che l’onor del sangue
495sacrifichi all’altar d’un folle amore,
 tu pur scopo sarai del mio furore.
 
    Ah che mi sento in petto
 ardere il cor di sdegno.
 Perfido figlio indegno,
500donna superba ingrata.
 Ma ti sarò spietata,
 ma ti farò tremar.
 
    Del tuo sì dolce affetto (Ad Idelberto)
 vedi qual frutto hai colto.
505Ah non mirarmi in volto,
 madre non mi chiamar.