Ottone, Venezia, Rossetti, 1739

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA III
 
 BERENGARIO fuggendo, poi OTTONE con soldati
 
 BERENGARIO
 Son vinto, o ciel, son vinto, un giorno solo,
 funestissimo giorno ecco mi toglie
340quanto in più lustri, oh dio,
 m’acquistò la mia spada e ’l valor mio.
 Misero che farò? Figlio, consorte,
 servi, amici, ove siete? Ah che io vi perdo,
 se non vi lascio; e se vi lascio, ahi sorte,
345vi lascio alle sciagure, alle ritorte.
 Ma se è forza lasciarvi e se già sono
 i precipizi miei là su prefissi,
 morrò da re, dove regnando vissi;
 e ad onta ancor del mio destin severo
350libero partirò...
 OTTONE
                               Sei prigioniero.
 BERENGARIO
 Oh stelle?
 OTTONE
                      E che pretendi
 da un ardir disperato?
 Credei forse virtù pugnar col fato?
 Renditi che mi avrai
355vincitor generoso
 più che non pensi e che non brami alfine.
 Non fosti il primo tu né pur sarai
 l’ultimo re di cui trionfi Ottone.
 BERENGARIO
 Non ti vantar sì generoso e forte,
360che me non vinse il tuo valor ma solo
 lo sdegno rio di mia perversa sorte. (Gli dà la spada)
 
    Regno, grandezza,
 vassalli e trono
 superbo involami,
365fato crudel;
 
    ma quel valore
 ch’ho nel mio core
 non teme oltraggio
 di stelle rigide,
370di irato ciel. (Parte con Everardo)