Farnace, Venezia, Rossetti, 1739

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA XI
 
 TAMIRI e POMPEO
 
 POMPEO
 Donna, la tua fortuna
330è comune al tuo amor. Ceda il tuo amore
 dunque alla tua fortuna e non contenda
 al vincitor della vittoria il frutto,
 in quel tenero tralcio
 d’una pianta rubella
335può germogliar un gran nemico a Roma.
 L’Asia non è ancor doma
 e ben saria cagione
 la mia stolta pietà d’alto periglio.
 TAMIRI
 Roma dunque ci teme? O fortunate
340nostre cadute! Vive,
 sì, vive il pargoletto
 tanto da voi temuto, eroi latini.
 Vive ma custodito
 dai voti della patria e dalle mie
345diligenze amorose;
 in esso io celo a Roma
 la più nobile spoglia, in esso io tolgo
 il suo maggior trofeo
 al domator dell’Asia, al gran Pompeo.
 
350   Infelice e sventurata
 non son io, se posso ancora
 far tremar chi m’ha oltraggiata,
 se mi posso vendicar.
 
    Vive sì, vive quel figlio
355che t’affanna ed addolora,
 vive e in esso il tuo periglio
 dovrai sempre paventar.