L’olimpiade, Venezia, Rossetti, 1738

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA III
 
 MEGACLE ed ARGENE
 
 Megacle
 Deh secondate, o numi,
 la pietà d’Aristea. Chi sa se ’l padre
1125però si placherà? Troppa ragione
 ha di punirlo. È ver, ma della figlia
 lo vincerà l’amore. E se nol vince?
 Oh dio, potessi almeno
 veder come l’ascolta. Argene, io voglio
1130seguitarla da lungi.
 Argene
                                      Ah tanta cura
 non prender di costui. Vedi che il cielo
 è stanco di soffrirlo. Al suo destino
 lascialo in abbandono.
 Megacle
 Lasciar l’amico! Ah così vil non sono.
 
1135   In pensar che il fido amico
 del destin soffre rigore
 quasi oppressa dal dolore
 l’alma amante io sento in sen.
 
    Possa almeno a lui spiegare
1140il mio duol, la pena mia,
 bramo seco anch’io penare
 fin che torna il ciel seren.