L’olimpiade, Venezia, Rossetti, 1738

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA XIV
 
 LICIDA e poi ALCANDRO
 
 Licida
 Dove son! Che m’avvenne? Ah dunque il cielo
 tutte sopra il mio capo
 rovesciò l’ire sue! Megacle, oh dio,
 Megacle dove sei? Che fo nel mondo
970senza di te? Rendetemi l’amico,
 ingiustissimi dei. Voi mel toglieste,
 lo rivoglio da voi. Se lo niegate,
 barbari, a’ voti miei, dovunque ei sia,
 a viva forza il rapirò. Non temo
975tutti i fulmini vostri; ho cuor che basta
 a ricalcar su l’orme
 d’Ercole e di Teseo le vie di morte.
 Alcandro
 Olà!
 Licida
            Del guado estremo...
 Alcandro
                                                   Olà.
 Licida
                                                              Chi sei,
 tu che audace interrompi
980le smanie mie?
 Alcandro
                               Regio ministro io sono.
 Licida
 Che vuole il re?
 Alcandro
                                Che in vergognoso esiglio
 quindi lungi ti vada. Il sol cadente
 se in Elide ti lascia
 sei reo di morte.
 Licida
                                 A me tal cenno?
 Alcandro
                                                                Impara
985a mentir nome, a violar la fede,
 a deludere i re.
 Licida
                               Come? Ed ardisci
 temerario...
 Alcandro
                         Non più. Principe, è questo
 mio dover, l’ho adempito. Adempi il resto. (Parte)