Lugrezia romana in Costantinopoli, Venezia, Valvasense, 1737

Vignetta Frontespizio
 SCENA III
 
 LUGREZIA, poi ALBUMAZAR, COLATINO ritirato
 
 Lugrezia
485Serberò a Colatino
 la mia fede sincera,
 s’io credessi per lui gir in gallera.
 Albumazar
 Mia diletta Lugrezia
 ormai per il tuo bello
490questo core divenne un mongibello.
 Dammi la destra in pegno
 ed io ti dono colla destra il regno.
 Lugrezia
 E il consorte?
 Albumazar
                            Lo dissi, o parta o eunuco.
 Lugrezia
 Dimmi, fra questi due consigli estremi
495un consiglio miglior non puoi trovare!
 Albumazar
 Sì vita mia.
 Lugrezia
                         Qual è?
 Albumazar
                                          Farlo impallare.
 Lugrezia
 Una zizola e mezza!
 Misera, che farò?
 Colatino
                                   (Eh ehm, Lugrezia
 mi raccomando a te).
 Lugrezia
                                          (Non paventare,
500un pretesto badial convien trovare).
 Albumazar
 Rissolvesti?
 Lugrezia
                         Dirò; naqui romana
 e non sanno i Romani
 senza il consiglio delli dei rissolver.
 Lascia ch’io vada nel romano idioma
505i numi a consigliar.
 Albumazar
                                      Ma dove?
 Lugrezia
                                                          In Roma.
 Albumazar
 Per fuggir neh caretta! Oh che gran birba.
 (Vuo’ deluder anch’io l’arte con l’arte).
 Credi tu che in Bisanzio
 non vi siano deità?
 Lugrezia
                                      Ciò non m’è noto.
 Albumazar
510Ancor noi veneriam Veneri e Giovi
 e sopra i nostri altari
 il foco abbiam per arrostir i bovi.
 (Giovimi l’invenzion).
 Lugrezia
 Quando dunque è così
515andiam davanti il nume,
 quello ch’egli dirà dirò ancor io.
 Albumazar
 (Farò parlar il nume a modo mio).
 Va’ dunque a prepararti,
 indi al tempio t’aspetto.
 Lugrezia
                                              Ah voglia il cielo
520ch’abbia a incontrar la morte
 prima d’esser infida al mio consorte.
 
    No, che lasciar non posso
 il caro mio tesoro,
 per lui languisco e moro,
525fedele ognor sarò.
 
    L’idolo mio diletto
 che m’ha ferito il petto
 lasciar d’amar non vuo’.