Il talismano, Milano, Bianchi, 1779

Vignetta Frontespizio
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Sala in casa di Pancrazio.
 
 PANCRAZIO solo
 
 Pancrazio
 
1230   Foco. Fumo. E que’ sternuti!
 Temo. Tremo. Il ciel m’aiuti.
 Qualcun sento dirmi al cor:
 «Del tuo mal tu sei l’autor».
 
 Perché forzar Lindoro
1235a sposar la Sandrina? E perché questa,
 che d’altri è innamorata,
 a sposare Lindor perché è forzata?
 Oh danaro! Oh danaro! Oh terre! Oh case!
 Oh eredità finor tenuta in mano,
1240ti avrò sperata e migliorata invano!
 Ah se questa figliuola
 che promessa mi vien... Ma quando arrivi,
 Lindoro è d’altra acceso.
 Inutile sarà la tua venuta.
1245Povera eredità, tu sei perduta.
 
 SCENA II
 
 GIANNINA ed il suddetto
 
 Giannina
 Un uomo vi domanda.
 Pancrazio
                                            Chi è costui?
 Giannina
 Credo se non m’inganno
 sia de’ zingani il capo.
 Pancrazio
                                           Disgraziato,
 osa venir da me? Per suo consiglio
1250Carolina, son certo,
 avrà d’amor furbesco
 impaniato Lindor. Venga. Sta fresco.
 Giannina
 E Perillo, signor?
 Pancrazio
                                  Lasciami in pace.
 Giannina
 (Penso il giorno e la notte a quell’audace). (Da sé e parte)
 
 SCENA III
 
 PANCRAZIO, poi CARDANO
 
 Pancrazio
1255Chi siete? Che volete?
 Cardano
 Cardano è il nome mio;
 il conduttor son io
 dell’errante brigata...
 Pancrazio
 Trista gente malnata;
1260capo di vagabondi e d’impostori.
 Cardano
 Ma di grazia m’onori...
 Invece d’ingiuriarmi
 spero che avrà ragion di ringraziarmi.
 Pancrazio
 Di che?
 Cardano
                  Perduta in mare
1265non avete una figlia?
 Pancrazio
                                         E che per questo?
 Cardano
 Credo con fondamento
 d’averla ritrovata.
 Pancrazio
                                    Come? Come?
 Cardano
 Trovai vent’anni sono
 sulla spiaggia del mare una fanciulla
1270tenera, abbandonata...
 Pancrazio
 Oh ciel! Com’è chiamata?
 Cardano
                                                  Non sapendo
 qual fosse il nome ver della bambina,
 l’appellai Carolina.
 Pancrazio
                                     Carolina!
 Ah se ciò fosse ver... Se Carolina
1275fosse la mia Lisaura,
 Lindoro fortunato!
 Fortunato Pancrazio! Olà Giannina.
 
 SCENA IV
 
 GIANNINA e detti
 
 Giannina
 Signor.
 Pancrazio
                 La balia.
 Giannina
                                   Dal primier momento
 ch’ella è da voi venuta,
1280sparì la vecchia e non l’ho più veduta.
 Pancrazio
 Che si cerchi e si trovi... (In ogni modo,
 sia o non sia mia figliuola,
 con prova o senza prova,
 tal crederla mi giova). (Da sé)
 Cardano
                                            Se temete,
1285se inganno in me credete...
 Pancrazio
                                                    No, non temo.
 Venga qui Carolina.
 Cardano
                                       Vostra figlia?...
 Pancrazio
 Sì sì la figlia mia.
 (Venga qualunque sia).
 Cardano
 Verrà ma a condizione
1290che il povero Perillo,
 da voi sì maltrattato
 e da me rifugiato,
 verrà con Carolina unitamente
 ricevuto qual è puro e innocente.
 Giannina
1295Oh questo, oh questo poi...
 Pancrazio
                                                   Taci, a me tocca
 rispondere e rispondo;
 venga seco Perillo e tutto il mondo.
 
 SCENA V
 
 GIANNINA, CARDANO
 
 Giannina
 Veramente si vede
 che siete il conduttore,
1300che siete il protettore
 di gente vagabonda e riprovata.
 Alma più scellerata
 di Perillo non v’è. Son noti al mondo
 tutt’i delitti sui
1305e voi venite a perorar per lui?
 Cardano
 Perillo ha torto grande
 d’avervi abbandonata,
 dopo d’avervi amata,
 ma il suo torto maggiore
1310è d’avere per voi provato amore.
 Giannina
 Come, come, insolente...
 Cardano
                                               Siate buona.
 Perdonate a Perillo
 di giovinezza un tratto.
 Fece a voi quel che ad altri avrete fatto.
 
 SCENA VI
 
 GIANNINA sola
 
 Giannina
1315Se par che il nostro sesso
 cangi in amor più spesso,
 per malizia non è né per fierezza
 ma difetto sarà di debolezza.
 
    Se non siamo più costanti,
1320se non siamo più fedeli
 è la colpa degli amanti
 che ci vengono a tentar.
 
    Se resistere vogliamo,
 siamo ingrate, siam crudeli;
1325e se vincer ci lasciamo,
 sono i primi a mormorar.
 
    Povere donne! Che abbiam da far?
 Gli uomini al diavolo tutti... Meschini,
 no, poverini, lasciamo andar,
1330che senz’amanti non si può star. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 CARDANO, CAROLINA, PERILLO
 
 Cardano
 Venite, non temete.
 Carolina
 Signor non m’esponete
 a cosa a cui resista
 l’innocenza e l’onor. Tutto finora,
1335tutto ho fatto a buon fin ma se si vuole...
 Perillo
 Si vuol quel che conviene,
 secondate il destin, tutto andrà bene.
 
 SCENA VIII
 
 PANCRAZIO, LINDORO, SANDRINA ed i suddetti
 
 Pancrazio
 Figlia, figlia, nipote,
 venite. Oh lieto giorno!
1340Fortunato momento!
 Questa ch’io vi presento,
 la vezzosa, l’amabil Carolina,
 è mia figlia, è tua suora, è tua cugina.
 Lindoro
 Qual gioia!...
 Sandrina
                           Qual piacer!...
 Pancrazio
                                                       Vieni al mio seno... (A Carolina)
 Carolina
1345Signor, prima ch’io gusti
 il favor di fortuna, oso pregarvi
 di un tale avvenimento
 la ragione svelarmi e il fondamento.
 Pancrazio
 Cardano l’assicura.
 Carolina
                                      Il buon Cardano
1350si potrebbe ingannar.
 Pancrazio
                                          Dov’è la balia?
 La balia ove sarà?
 Carolina
                                    Non la cercate.
 Siete facile troppo e troppo buono;
 la balia non verrà, finch’io qui sono.
 Pancrazio
 Come, contro te stessa
1355tu parli in tal maniera?
 Carolina
 Signore, invan si spera
 farmi cambiar costume,
 l’innocenza è il mio nume. Amo Lindoro.
 Usai per sua difesa
1360l’arte per forza appresa ma chi tenta
 condurmi ad uno stato
 con inganno usurpato
 non sa di qual fortezza ho il cuor capace,
 a dispetto d’amor divengo audace.
 Pancrazio
1365(Son di sasso).
 Lindoro
                              (Mi perdo).
 Sandrina
                                                      (Mi confondo).
 Perillo
 (Donna per mio malanno unica al mondo).
 Cardano
 Signor venite meco. (A Pancrazio)
 Pancrazio
 Dove?
 Cardano
                Venite meco.
 Io sono inviperito.
1370Un altro tentativo ed ho finito. (Parte con Pancrazio)
 
 SCENA IX
 
 CAROLINA, LINDORO, SANDRINA, PERILLO
 
 Lindoro
 Quest’è l’amor?... (A Carolina)
 Sandrina
                                    Quest’è la tenerezza?... (A Carolina)
 Perillo
 Voi fra zingani avvezza
 per farmi disperar, per mio tormento
 divenite eroina in un momento?
 Carolina
1375Fo il mio dover. Lindoro,
 vi amai. Vi amo, vi adoro.
 Ma il dover... Ma l’onor... Se mi scordassi
 quella virtù che la ragion m’insegna,
 sarei del vostro cor, sarei men degna.
 Lindoro
1380Che pensate di far?
 Carolina
                                       Abbandonare
 un’arte perigliosa
 che comincio a odiar. Raminga e sola
 cercar sott’altro ciel...
 Lindoro
                                         Lasciar?...
 Sandrina, Perillo a due
                                                              Partire?...
 Carolina
 Sì partire, lasciarvi e poi morire.
 Lindoro
 
1385   Ah mancar mi sento il core.
 Non resisto al mio dolore.
 Deh movetevi a pietà.
 
 Sandrina, Perillo a due
 
    Di due cuori sventurati,
 di due cuori appassionati
1390senta il vostro almen pietà.
 
 Carolina
 
    Ah s’accresce il mio tormento,
 più d’ogni altro provo e sento
 che bisogno ho di pietà.
 
 a quattro
 
    Crudo fato! Dispietato!
1395No, per noi non v’è pietà.
 
 Carolina
 
    Parto, addio.
 
 Lindoro
 
                              Ben mio, restate.
 
 Sandrina
 
 Non partite.
 
 Perillo
 
                          Non andate.
 
 Carolina
 
 Ah decisa è la mia sorte,
 veggio l’ombra della morte.
 
 a quattro
 
1400Ah qual pena! Qual orror!
 Qual affanno! Qual terror!
 
    Se sì male amore ingrato
 ricompensi un cor fedele
 con quell’arco dispietato
1405più vittorie non sperar.
 
    Sventurati innamorati,
 rinegate amor crudele,
 no, non fate, pazientate,
 ch’egli sol può consolar.
 
 SCENA X
 
 Notte. Campo di zingani illuminato.
 
 CARDANO, PANCRAZIO, zingani e zingane di lontano
 
 Cardano
1410Signor, in quel ch’io faccio
 non ho alcun interesse. Anzi al contrario,
 se perdo Carolina,
 di senno, di saper, di spirto ornata,
 perduto ho il meglio della mia brigata;
1415ma a pro di questa giovine,
 che di stato miglior mi sembra degna,
 prendo interesse e l’amor mio s’impegna.
 Pancrazio
 Queste azioni onorate
 mertan d’esser felici e secondate.
 Cardano
1420Ecco qui una cassetta
 trovata in riva al mar poco distante
 dalla bambina languida, spirante.
 Vi son dentro scritture
 e ritratti e figure. Eravi ancora
1425qualche denaro ed altre coserelle...
 Ma queste...
 Pancrazio
                          C’intendiam; son bagatelle.
 Apritela, veggiam.
 
 SCENA XI
 
 CAROLINA e detti
 
 Carolina
                                     Padre... (Addrizzando la parola a Cardano)
 Pancrazio
                                                      Figliuola.
 Carolina
 Perdonate, signore, (A Pancrazio)
 non merto quest’onore. Padre chiamo
1430per dover, per rispetto...
 Pancrazio
                                               Sì ho capito...
 Apriamo la cassetta.
 Cardano
                                        Ecco le chiavi
 che ho fatte fare io stesso.
 
 SCENA ULTIMA
 
 LINDORO, GIANNINA, PERILLO ed i suddetti
 
 Pancrazio
                                                 Bravi, bravi, (A quelli che arrivano)
 siete a tempo arrivati.
 Veniste nel momento
1435che si cerca e si spera un scoprimento. (Apre la cassetta, osserva ed esamina)
 Lindoro
 Ah mio ben!
 Perillo
                          Carolina...
 Sandrina
                                               Ah no, non fate...
 Carolina
 Sono a voi. Perdonate. (Ai tre suddetti)
 Signor deh permettete (A Cardano)
 che d’ogni arte mi spogli
1440e vi rimetta in mano
 senza taccia d’ardita il talismano.
 Cardano
 Voi avete ragion... (Prende il talismano)
 Pancrazio
                                     Figlia. (A Sandrina) Nipote. (A Lindoro)
 Figlia mia primogenita. (Abbracciando Carolina)
 Lisaura mia diletta.
1445Ecco qui la cassetta. Qui mirate,
 tutti, tutti osservate
 fogli di mio fratello, fogli miei,
 ritratti cinque o sei,
 ritratti di famiglia,
1450sì che tu sei mia figlia. Questa volta
 è il cielo e la natura
 che mi parlano al cor. Non è impostura.
 
    Se al labbro non credi
 quel pianto tu vedi
1455che spreme dal petto
 l’affetto, il piacer.
 
 tutti fuor Carolina
 
    Quel pianto si vede
 ch’è degno di fede. (A Carolina)
 Giustizia rendete,
1460cedete al dover.
 
 Carolina
 
    Tacete, lasciate
 che parli il mio cor.
 
    Che dice? L’intendo.
 M’arrendo, m’arrendo,
1465parlato ha il mio cor.
 
 tutti
 
    Son due consiglieri
 possenti e sinceri
 natura ed amor.
 
 Perillo
 
    A proposito d’amore,
1470che sperar potrà il mio core
 dal signor governator?
 
 Pancrazio
 
    In un dì sì fortunato
 che il rigore sia scordato
 e trionfi il dio d’amor.
 
 tutti
 
1475   Che lo sdegno, che il rigor
 ceda il loco al dio d’amor.
 
 Giannina
 
    Ed io sola poverina...
 Ma che importa, domattina
 troverò qualche mostaccio...
1480qualche straccio d’amator.
 
 tutti
 
    Che lo sdegno, che il rigor
 ceda il loco al dio d’amor.
 
 Carolina, Lindoro a due
 
    Brillar mi sento
 il cor contento.
1485Alla mia fede
 grata mercede
 promette amor.
 
 tutti
 
    Un cuor piagato,
 d’avverso fato
1490temer non sa,
 quand’è guidato
 dall’onestà.
 
 Fine del dramma