La cameriera spiritosa, Milano, Bianchi, 1766

Vignetta Frontespizio
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera della contessa Marianna.
 
 MARIANNA e COSTANZA
 
 Costanza
 Ho piacere sorella
525di ritrovarvi sola,
 se mi date licenza,
 vi ho da dir qualche cosa in confidenza.
 Marianna
 Parlate pur, fra noi
 non vi è ragion che scemi
530la confidenza antica.
 Costanza
                                        Mi consolo,
 prima d’ogn’altra cosa,
 che oggi o dimani voi sarete sposa.
 Marianna
 Io?
 Costanza
          Chi dunque? Voi stessa,
 voi che, sia per amore o per dovere,
535prometteste la mano al cavaliere.
 Marianna
 Io? Chi lo dice?
 Costanza
                                Il genitor contento
 che avete in sua presenza
 dato l’assenso a queste nozze.
 Marianna
                                                        (Oh cieli!
 Sto a veder che Lucrezia
540mi abbia posta in impegno).
 Costanza
                                                       Avete forse
 cangiato di pensier?
 Marianna
                                        No no parlate.
 Che volevate dir? (Finger conviene).
 Costanza
 E se la man voi date
 al cavalier...
 Marianna
                         (Lucrezia
545vorrei poter veder).
 Costanza
                                       Per conseguenza...
 Marianna
 E ben?
 Costanza
                 Voi lascierete
 Leandro in libertà.
 Marianna
 Che? Voi l’amate?
 Costanza
                                    Ah sì, ve lo confesso.
 L’amo teneramente.
550Ei non ne sa ancor niente.
 Tacqui, vi rispettai ma adesso poi...
 Marianna
 Leandro... (che dirò?) non è per voi.
 Costanza
 Perché?
 Marianna
                  Non mi obbligate
 a parlar d’avvantaggio.
 Costanza
                                            Oh questa è bella!
555Oh che cara sorella!
 Capisco il buon amore,
 ad un la mano ed a quell’altro il cuore.
 
    Se lo dico al genitore
 vi farà mutar pensier.
560Ma non voglio far rumore.
 Vi vo’ bene e vo’ tacer;
 
    via, sorellina,
 siate bonina,
 s’io son amante
565che male c’è?
 Uno per voi,
 l’altro per me.
 
    No? Non volete?
 Vi pentirete.
570Pensate al stimolo
 che or mi trattien
 ma che ogni vipera
 ha il suo velen. (Parte)
 
 SCENA II
 
 MARIANNA e poi LUCREZIA
 
 Marianna
 Ecco la fiamma mia
575discoperta, palese; eccomi alfine,
 per opra di Lucrezia,
 mendace, ingannatrice,
 nel caso rio di rendermi infelice.
 Lucrezia
 Presto, presto, signora...
 Marianna
                                              Ancora ardisci
580comparirmi inanti?
 Lucrezia
                                       Oh oh, che è stato?
 Marianna
 Ecco precipitato
 il mio cuor, l’amor mio per tua cagione.
 Lucrezia
 Voi avete ragione.
 Confesso, ho fatto male; io non dovea
585deluder vostro padre,
 schernire il cavalier, far che a Leandro
 di parlare con voi fosse permesso;
 e molto meno adesso
 dovea farlo venir per concertare
590con voi qualche disegno.
 Mi cavo dall’impegno.
 Brava, signora mia.
 Voi avete ragion, lo mando via. (In atto di partire)
 Marianna
 Chi? (Arrestandola)
 Lucrezia
              Leandro.
 Marianna
                                 Dov’è?
 Lucrezia
                                                 Nell’anticamera.
 Marianna
595Lucrezia, per pietà...
 Lucrezia
                                        No no, è finita.
 Lo voglio licenziar. Son troppo ardita. (In atto di partire)
 Marianna
 Fermati; oh dio! Perdona...
 Lucrezia
 Oh povera padrona!
 Mi fate compassion. Voi non sapete...
600Basta, tutto saprete.
 Parlate con Leandro,
 or ve lo mando qui. Farò la guardia
 perché non venga alcun; ma fate presto.
 Concertate con lui, ch’io farò il resto. (Parte)
 
 SCENA III
 
 MARIANNA, poi LEANDRO
 
 Marianna
605Io non so che pensar... Ma vien Leandro,
 saprò forse da lui... Deh per pietade,
 consolate il mio cuor.
 Leandro
                                         Questi momenti
 son preziosi per noi. Non li perdiamo
 né in querele né in pianti, udite, o cara,
610di Lucrezia un progetto;
 secondarlo convien.
 Marianna
                                       Sì, lo prometto.
 Leandro
 Il cavalier veduta
 ha la vostra germana
 e par che non le spiaccia.
615Al genitore in faccia
 cedete a lei quel dritto
 che natura vi diè. Cedete a lei
 la preminenza delle nozze e poi
 amor col tempo opererà per noi.
 Marianna
620Per sì bella speranza
 cederei a Costanza
 i miei dritti non sol ma de’ miei giorni,
 ma della vita mia la miglior parte.
 Ma inutile è il pensier, vana è l’impresa,
625poiché so che di voi Costanza è accesa.
 Leandro
 Di me?
 Marianna
                 Sì, da sé stessa
 mi ha scoperto il suo cuor.
 Leandro
                                                  Qual fondamento
 puote aver il suo amore?
 Marianna
                                                Il merto vostro
 che l’accende a ragion.
 Leandro
                                            Saprò io stesso
630disingannar le sue lusinghe ardite.
 Marianna
 No, celate l’arcano e altrui nol dite.
 L’imprudenza potrebbe
 tutto precipitar. Solo a Lucrezia
 confiderò il mistero;
635scorgo ch’ella mi è fida e in lei sol spero.
 
    Fra tante procelle,
 fra tanti disastri,
 confido negli astri
 la calma trovar.
 
640   Lontana dal porto
 non perdo la speme
 e il mare che freme
 potrebbe cangiar.
 
    La fede, l’ardore,
645costanza ed amore
 mi può lusingar. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 LEANDRO, poi il CAVALIERE
 
 Leandro
 Ecco un nuovo disastro
 ch’io prevedere non potea. Costanza
 sconvolgere potrebbe
650tutti i disegni nostri.
 il Cavaliere
                                         Amico.
 Leandro
                                                         (Oh cieli!)
 il Cavaliere
 Ho bisogno di voi.
 Leandro
                                    Che far poss’io
 pel signor cavaglier?
 il Cavaliere
                                        Per la mia sposa
 vorrei dal vostro ingegno
 d’un riccamo di gusto un buon disegno.
 Leandro
655Signor...
 il Cavaliere
                   Vi pagherò.
 Leandro
                                           Ma... ha pur sentito
 la padrona e la serva
 malcontenta di me.
 il Cavaliere
                                      Ciò non importa;
 le donne qualche volta
 son troppo delicate.
660Al tavolino andate.
 Eccovi il calamaio, eccovi un foglio.
 Quel che sapete far vedere io voglio.
 Leandro
 Non ho tempo, signore...
 il Cavaliere
                                               Ad un mio pari
 così non si risponde; un uom che paga
665vuol essere servito. In mia presenza
 fate quel che sapete.
 O, vel giuro, di qui non uscirete.
 Leandro
 (Misero me, se il conte
 mi trova in queste stanze!) Ma... perdoni...
 il Cavaliere
670Non ascolto ragioni.
 Uno schizzo da voi pretendo e voglio.
 Leandro
 (Forza è provarmi per uscir d’imbroglio). (Va al tavolino e siede)
 Che disegno vorrebbe?
 il Cavaliere
                                             A gusto vostro.
 Leandro
 Per esempio?
 il Cavaliere
                            Su via principiate;
675vedrò.
 Leandro
               (Son fuor di me).
 
 SCENA V
 
 Il CONTE e detti
 
 il Conte
 Come! Leandro qui? Come? Perché?
 Leandro
 (Son perduto). (Si alza dal tavolino)
 il Cavaliere
                               Lasciate
 ch’ei mi faccia un disegno. (Al conte)
 il Conte
                                                    E qual disegno?
 il Cavaliere
 Di un vestito novel per la mia sposa.
 il Conte
680Chi? Costui?
 il Cavaliere
                           Non è egli
 un buon disegnator?
 il Conte
                                         Lasciatel fare,
 vi accorgerete poi
 qual disegno ei farà sopra di voi.
 Leandro
 Scusatemi signor... (Al conte)
 il Conte
                                       Mi meraviglio
685che abbiate l’arditezza
 di persistere ancor, senza rossore,
 a venire in mia casa a far l’amore.
 Leandro
 Vi domando perdon...
 il Cavaliere
                                           Via non c’è male, (Al conte)
 s’egli è da maritar, non è gran colpa
690ch’egli faccia l’amore a una fanciulla.
 il Conte
 Voi parlate così? (Al cavalier con meraviglia)
 il Cavaliere
                                  Così ragiono
 perché son giusto e galantuomo io sono.
 Leandro
 (Temo, spero, non so).
 il Conte
                                            Ma voi, signore,
 che dovete sposar la mia figliola,
695voi parlate così? (Al cavalier con più forza)
 il Cavaliere
                                  Che importa a me?...
 il Conte
 Che importa a voi? (Scaldandosi)
 il Cavaliere
                                       Che importa,
 s’io sposo la padrona,
 ch’egli sposi, se vuol, la cameriera?
 il Conte
 La cameriera? (A Leandro con sorpresa ma senza finzione)
 Leandro
                               Sì signor, Lucrezia. (Pronto)
 il Conte
700Questa è un’altra faccenda.
 Fin qua glielo concedo. (Al cavaliere)
 (Voglio dissimular ma non lo credo). (Da sé)
 il Cavaliere
 E di chi credevate
 ch’egli fosse invaghito? (Al conte)
 il Conte
                                              Che so io?
705Confesso l’error mio. Non so che dire.
 Certo che in questa casa
 non può un disegnatore
 che per la serva concepire affetto.
 (Non vuo’ che il cavalier entri in sospetto).
 il Cavaliere
710Compatitelo adunque. Io lo proteggo
 e a voi lo raccomando; (Al conte)
 e voi del mio comando (A Leandro)
 siate veloce esecutor. Io voglio
 un disegno... un disegno... verbigrazia,
715fatto con precisione e buona grazia.
 
    Figuratevi un vestito
 fatto come... un gran vestito.
 Riccamato a tutta moda,
 fianchi, liste, schiena e coda. (A Leandro)
720Ah che dite? Penso bene? (Al conte)
 Che conviene immaginar. (A Leandro)
 
    Intrecciar colla verdura
 un pochin d’architettura.
 Fiori, frutti ed animali
725e le piante principali,
 tra le quali voglio unite
 queste due, l’olmo e la vite.
 Ah che dite? Un testimonio (Al conte)
 del fecondo matrimonio
730sul vestito ha da spiccar. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 Il CONTE e LEANDRO
 
 il Conte
 Ora che noi siam soli,
 signor disegnator, parliamo chiaro.
 Voi mi date ad intendere
 lucciole per lanterne.
 Leandro
                                         Ecco signore,
735ecco Lucrezia istessa,
 domandatelo ad essa.
 Ella dirvi potrà s’io dico il vero.
 (Seconderà la mia invenzione, io spero).
 
 SCENA VII
 
 LUCREZIA e detti
 
 il Conte
 Venga, venga, signora. (A Lucrezia)
740Mi consolo con lei. Leandro adunque,
 perduta la speranza
 di posseder mia figlia,
 arde al vago splendor delle sue ciglia?
 Lucrezia
 Leandro di me amante?
 Leandro
                                               Sì, Lucrezia
745dite la verità. (Passa nel mezzo vicino a Lucrezia)
 Lucrezia
                             Se ho a dire il vero,
 son pronta e lo dirò, questo signore
 di me si prende giuoco.
 Egli non pensa a me punto né poco.
 il Conte
 Come! Voi m’ingannate? (A Leandro)
 Leandro
                                                 (Ahi me meschino!)
 Lucrezia
750(Non mi voglio imbrogliar col mio Pasquino).
 il Conte
 Per chi adunque vien qui? Per chi si finge
 disegnator? Quale disegno ha in mente?
 Presto, dimmi, favella. Ah son furente. (A Lucrezia)
 Lucrezia
 Tutto vi scoprirò.
 Leandro
                                  Su via parlate,
755tradite, assassinate
 chi si fida di voi. (A Lucrezia)
 Lucrezia
                                   Sì, mio signore,
 son giovane d’onore.
 Voglio tutto svelar. Signor padrone (Passa e si accosta al conte)
 aspettate un pochino,
760voi saprete l’amor di quel zerbino.
 Sì, guardatemi ben, non ho paura, (A Leandro)
 non son qual mi credete.
 (Secondatemi pure e non temete). (Piano a Leandro e parte)
 
 SCENA VIII
 
 LEANDRO ed il CONTE
 
 Leandro
 (Intenderla non so).
 il Conte
                                        Corpo di Bacco,
765non sono un babuino.
 So il vostro antico amor, vedo, conosco
 la pettulanza vostra e saprò bene
 vendicarmi di voi, qual si conviene.
 Leandro
 Signor non m’insultate...
 
 SCENA IX
 
 LUCREZIA, COSTANZA e detti
 
 Lucrezia
770Eh venite con me, non dubitate. (A Costanza)
 Signor, se voi volete
 saper qual sia la bella
 che Leandro ferì,
 datele un’occhiatina. Eccola qui. (Al conte)
 il Conte
775Come? (Meraviliandosi)
 Leandro
                  (Oh cieli!) (Da sé)
 Costanza
                                        (Oh paura). (Piano a Lucrezia)
 Lucrezia
 Confessate a drittura
 al vostro genitor quel che poc’anzi
 mi avete confidato. (A Costanza)
 E voi signor garbato,
780al caso riflettete
 e negatelo poi, se cuore avete. (A Leandro)
 il Conte
 Questa è una novità che mi sorprende.
 Non eravate voi
 amante di Marianna? (A Leandro)
 Leandro
                                            Sì signore.
 Lucrezia
785Ed ora arde d’amore
 per la germana vezzosetta, esperta.
 Costanza
 (Credi tu ch’egli m’ami). (Piano a Lucrezia)
 Lucrezia
                                                 (Oh ne son certa). (A Costanza)
 Costanza
 (Vorrei sentirlo confermar da lui).
 il Conte
 Eh ben signor Leandro,
790spiegatevi, può darsi
 non abbia per Costanza
 quella difficoltà che avea per l’altra.
 Leandro
 (Misero me!)
 il Conte
                            L’impegno,
 la parola, l’onor, tutto volea
795ch’io serbassi Marianna al cavaliere;
 ho fatto il mio dovere,
 or riprendiamo l’amicizia nostra.
 Se il bramate, signor,
 Costanza è vostra.
 Costanza
                                    (Cosa
800dirà!)
 Leandro
               (Non so che dir).
 il Conte
 Parlate. (A Leandro)
 Lucrezia
                   Ah se esitate anche un minuto,
 vi assicuro, signor, siete perduto. (A Leandro)
 Costanza
 Mi par s’egli m’amasse
 ch’ei dovrebbe parlar. Ma la germana
805proibito le avrà... (Verso Leandro)
 Lucrezia
                                   Non lo vedete?
 Seguitando a tacer voi vi perdete. (A Leandro)
 il Conte
 Che? Vuol farsi pregar? Le mie figliole
 non sono in questo caso.
 O faccia il suo dover, se ciò le aggrada,
810o mi levi il disturbo e se ne vada.
 Leandro
 Signor... (Al conte)
 Lucrezia
                    Ve lo domanda. (Al conte)
 Leandro
 Ah signor...
 Lucrezia
                        Vi scongiura.
 Timido è per natura e non ardisce.
 Incomincia a parlar, poi non finisce. (Al conte)
815Voi bramate Costanza? Signorsì. (A Leandro)
 E voi gliel’accordate? Sì signore. (Al conte)
 D’una parte e dall’altra il passo è fatto.
 Andar potete a stendere il contratto.
 
    Sior Leandro, venga avanti
820ed all’uso degli amanti
 la cominci a corteggiar.
 Con più garbo... più maniera...
 Non va bene, guardi me.
 Faccia così...
 
825   Quel bel volto s’io rimiro,
 fugge l’alma in un sospiro
 e poi riede nel mio petto
 per tornare a sospirar.
 
    Via, guardatelo un tantino,
830non stringete più il bocchino;
 su, da bravo; che tardate?
 Quante smorfie che mi fate!
 Siete inver due mammalucchi,
 siete goffi in verità.
 
835   (Oh che spasso, oh che diletto!
 Più bel gusto non si dà). (Parte)
 
 SCENA X
 
 Il CONTE, LEANDRO e COSTANZA
 
 il Conte
 Andate, signorina.
 Prima che la zampina allunghi il gatto,
 a me tocca di far quel che va fatto.
 Costanza
840Leandro almen...
 il Conte
                                  Leandro
 ha che fare con me. Partite e poi
 quando tempo sarà verrà da voi.
 Costanza
 (Non mi guarda né men; non so che dire;
 se modestia è la sua, non mi dispiace;
845ma con Marianna mi pareva audace). (Parte)
 
 SCENA XI
 
 LEANDRO ed il CONTE
 
 Leandro
 (Non ardisco parlar).
 il Conte
                                         Venite meco;
 farem la scritta ed in un tempo stesso
 coi stessi testimoni
 si faranno in un dì due matrimoni.
 Leandro
850(Ma che ho da far?)
 il Conte
                                       Su via
 svegliatevi una volta. Io non comprendo
 questo vostro silenzio.
 Leandro
                                           Perdonate,
 son confuso, signor.
 il Conte
                                       Di che? Di gioia!
 Leandro
 Io medesimo nol so.
 il Conte
                                        Voi fate torto
855all’età giovenil. Negli anni vostri,
 quando io sentiva a ragionar d’amore,
 rideva il labro e mi brillava il cuore.
 
    Una dolce paroletta
 mi faceva il cor brillar.
860Ogni bella vezzosetta
 mi faceva innamorar
 
    ed ancora in questa età
 mi risento alla beltà.
 Ma la guardo di lontano
865e non son così baggiano
 di lasciarmi lusingar.
 
    Che noi vecchi poverini
 solo a forza di quattrini
 ci possiamo far amar
870o piuttosto corbellar. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 LEANDRO solo
 
 Leandro
 Qual caso è il mio! Qual avventura orrenda!
 Mi avvilisce, mi opprime e non mi lascia
 campo di respirar. Darò la mano
 a Costanza! Non mai. Scoprirò dunque
875l’inganno al genitor! Né meno. Oh stelle!
 Perduta ho in ogni guisa
 l’adorata beltà che il cor m’accende;
 vittima del suo sdegno amor mi rende.
 
    Fiera legge, amor tiranno,
880empietà del mio destino,
 non resisto al crudo affanno
 che mi straccia in seno il cor. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 Appartamenti.
 
 LUCREZIA, poi il CAVALIERE
 
 Lucrezia
 Sempre più la mattassa
 intricando si va; ma non dispero
885il bandolo trovar. Tempo e mi basta.
 Esser può che mi riesca
 a forza di raggiri
 far che ognun mi ringrazi e ognun respiri.
 il Cavaliere
 Sposa mia, per pietà.
 Lucrezia
                                          Che vi è accaduto?
 il Cavaliere
890Oh ciel! Non vi ho veduto
 saran più di tre ore;
 voi principiate a tormentarmi il cuore.
 Lucrezia
 Ma, signor, perdonate,
 le donne non von essere assediate.
 il Cavaliere
895Assediate? Ah crudele,
 la sollecita cura
 di un tenero amator vi reca tedio?
 Voi la sfuggite e la chiamate assedio.
 Lucrezia
 (Oh riderei di cor).
 il Cavaliere
                                      Deh permettete
900ch’abbia l’onor di dirvi,
 senza offender l’amor che a voi mi lega,
 che la germana vostra
 parmi più compiacente e men severa.
 Lucrezia
 Chi?... Costanza?
 il Cavaliere
                                  Ella stessa.
 Lucrezia
                                                        Oh bene adunque,
905s’ella vi piace più, se la trovate
 conforme al genio vostro...
 il Cavaliere
                                                  No, mia vita
 offendervi non credo...
 Lucrezia
 Se volete Costanza, io ve la cedo.
 il Cavaliere
 Ma no...
 Lucrezia
                  Ma sì...
 il Cavaliere
                                  Ma se di voi soltanto
910adoratore io sono.
 Lucrezia
 Ma se non voglio più...
 il Cavaliere
                                            Pietà, perdono. (S’inginocchia a’ piedi di Lucrezia)
 
 SCENA XIV
 
 PASQUINO e detti
 
 Pasquino
 (Ah ah scoperto ho il ver. Si prende spasso
 la contessa di me).
 Lucrezia
                                     (Cieli! Pasquino?
 Come rimedierò?) Signore, andate. (Al cavaliere)
915Siate fido e sperate.
 La contessa Marianna
 v’ama, vi stima ed ha pietà di voi.
 il Cavaliere
 Ah respira il mio cuor... (Alzandosi)
 Lucrezia
                                               Di più non dite.
 Siate più cauto e subito partite.
 il Cavaliere
920Sì, vado ed obbedisco...
 Vorrei dire di più ma non ardisco. (Parte)
 
 SCENA XV
 
 LUCREZIA e PASQUINO
 
 Lucrezia
 (Ora convien pensare
 col mio Pasquino ed imbrogliar l’affare).
 Pasquino
 
    Padrona stimatissima
925le son buon servitor.
 Ella è spiritosissima,
 ella è di buon umor.
 
    Mi ha preso per un cavolo;
 son semplice di cor.
930Ma se mi tenta il diavolo,
 son malizioso ancor.
 
 Lucrezia
 Ah il mio caro Pasquino...
 Pasquino
                                                 Mi perdoni.
 Ella troppo si abbassa, è troppo buona.
 Troppo onore mi fa la mia padrona. (Ironico)
 Lucrezia
935Io padrona?
 Pasquino
                          Che serve
 ch’ella finga di più? Si è divertita
 abbastanza finor. Son servitore
 ma, mi scusi, signora,
 io per buffon non ho servito ancora.
 Lucrezia
940Rido di tal idea.
 Pasquino
                                Rida, ha ragione.
 Ma lo dirò al padrone.
 Lucrezia
                                           E mi credete
 la contessa Marianna?
 Pasquino
                                           Sì signora
 ed ho veduto or ora
 il mio padrone, sviscerato amante,
945alla sua sposa inginocchiato innante.
 Lucrezia
 Alla sua sposa? (Ridendo)
 Pasquino
                                A lei.
 Lucrezia
                                            Povero sciocco!
 Era a’ miei piedi inginocchiato, è vero.
 Ma vi dirò il mistero.
 La padrona...
 Pasquino
                           Che è dessa...
 Lucrezia
                                                      La padrona (Con forza per essere ascoltata)
950è con lui disgustata.
 Mi ha il cavalier pregata
 di placar i suoi sdegni. Io non voleva
 meschiarmi in tal affare ed ei meschino,
 tenero, appassionato,
955per pregarmi di cor, si è inginocchiato.
 Pasquino
 Scusi, signora mia,
 nulla credo di ciò.
 Lucrezia
                                   Non lo credete?
 Pasquino
 No davver.
 Lucrezia
                       E pensate
 che la padrona io sia?
 Pasquino
                                          Ne son sicuro.
 Lucrezia
960Ora vi chiarirete.
 Bertolina. (Chiamandola verso la scena)
 
 SCENA XVI
 
 BERTOLINA e detti
 
 Bertolina
                       Che c’è? Cosa volete?
 Lucrezia
 Mi ha detto la padrona...
 Bertolina
                                               Qual padrona?
 Lucrezia
 La contessa Marianna,
 la sposa, la maggior, mi ha comandato
965per le nozze vicine
 di accomodarle il finimento nuovo
 di pizzi d’Inghilterra. Io da me sola
 tutto non posso far. Voi lo vedete
 e spero che anche voi m’aiuterete.
 Bertolina
970Sì volontieri.
 Lucrezia
                           E il mio grembial stracciato
 l’avete accomodato?
 Bertolina
                                       Oh questo poi...
 Ve lo potete accomodar da voi.
 Lucrezia
 Sì sì, avete ragione. (E ben, che dite?
 Siete sicuro ancor?) (Piano a Pasquino)
 Pasquino
                                        (Sì, son sicuro
975che sarete d’accordo
 per burlarvi di me). (Piano a Lucrezia)
 Lucrezia
                                         Signor padrone. (Chiamando verso la scena)
 
 SCENA XVII
 
 Il CONTE e detti
 
 il Conte
 Cosa c’è? Cosa vuoi?
 Lucrezia
                                        Ditemi in grazia
 la signora padrona, (Affetta di dir forte per Pasquino)
 la contessa Marianna, vostra figlia,
980quando si sposerà?
 il Conte
 Questa sera o diman, quando vorrà. (Parte)
 
 SCENA XVIII
 
 LUCREZIA, PASQUINO, BERTOLINA
 
 Lucrezia
 Siete convinto ancor! (A Pasquino)
 Pasquino
                                          Non so che dire.
 Certo convinto io sono.
 Vi domando perdon.
 Lucrezia
                                         Sì, vi perdono.
985Sentite. (Lo tira in disparte) Con licenza. (A Bertolina)
 Bertolina
 Comodatevi pur. (Tutto per lei). (Da sé)
 Lucrezia
 (Fatti gli affari miei,
 vo’ divertirmi un poco.
 Voglio andare in un loco e voi verrete
990in maschera con me). (Piano a Pasquino)
 Pasquino
                                           (Sì di buon cuore). (Piano a Lucrezia)
 Lucrezia
 (Voglio con libertà parlar d’amore). (Da sé)
 Son qui, non sospettate; (A Bertolina)
 non vi è niente di male. Un certo affare
 per la padrona mia...
995Non crediate che sia malizia espressa.
 Sono, il sapete, l’innocenza istessa. (A Bertolina. Parte)
 
 SCENA XIX
 
 PASQUINO e BERTOLINA
 
 Pasquino
 È una cosa mirabile,
 la sua semplicità mi piace molto.
 Bertolina
 E voi siete sì stolto
1000di creder quel che dice? E non vedete
 che sa dire, e sa far la gatta morta.
 Pasquino
 Quello che più m’importa
 è il saper s’ella sia la cameriera.
 Bertolina
 È ver, noi siamo due...
 Pasquino
                                            Dunque è sincera.
1005Poco più, poco men, so che è lo stesso
 e so l’arte qual sia del vostro sesso.
 
    Chi vuol goder il mondo
 lo lasci come egli è.
 Di niente mi confondo
1010e godo come un re.
 
    Lo so che una fanciulla
 suol mascherare il cuor.
 Ma questo non fa nulla,
 se mi promette amor.
 
1015   Sia semplice, sia accorta,
 io non ci vo’ pensar.
 Se fa la gatta morta
 saprolla risvegliar. (Parte)
 
 SCENA XX
 
 BERTOLINA sola
 
 Bertolina
 Volea dire di più ma sul più bello
1020il coraggio mi manca. Volea dirgli
 ch’ella non è la sola
 che stimi il di lui merto; volea dirgli
 ch’altre vi sono e che vi sono anch’io
 ma non è sì sfacciato il labro mio.
 
1025   Chi ha qualche stima
 del proprio onore
 non dee la prima
 parlar d’amore.
 Ci vuol giudizio
1030per farsi amare.
 Farci pregare
 dobbiamo ancor.
 
    Non hanno gli uomini
 certo rossor.
1035Ma per le femine
 vi è del rigor. (Parte)
 
 SCENA XXI
 
 Piazzetta con botteghe.
 
 PASQUINO travestito da paesano con chitarra, poi LUCREZIA in maschera in dominò. E si accompagna con la chittara
 
 Pasquino
 
    La stagion lodar conviene
 e il piacer del carnoval.
 Ma a qualcuno fa del bene
1040e a qualcuno fa del mal.
 
    Fa del bene a chi ha giudizio,
 a chi il tempo sa pigliar,
 a chi schiva il precipizio
 della donna e del giocar.
 
 Lucrezia
1045Come? Fra i precipizi
 voi mettete la donna?
 Pasquino
 Io primieramente
 la canzon non ho fatta e poi l’autore
 delle donne vuol dir di mal odore.
 Lucrezia
1050È una cosa crudel con questi autori,
 par che non sappian fare
 una commedia, un’opera,
 un picciol madrigale,
 senza che delle donne dican male.
 Pasquino
1055Ah se tutte le donne
 fossero come voi...
 Lucrezia
                                    Vi par ch’io sia
 qualche cosa di buon?
 Pasquino
                                           Niente di meglio
 potrei desiderar. Se voi volete...
 Se di voi fossi degno...
 Lucrezia
1060(A poco a poco arriveremo al segno).
 Pasquino
 Oh cosa vedo! Il mio padron. (Guardando fra le scene)
 Lucrezia
                                                        Sì, è desso,
 non mi conoscerà. Vo’ divertirmi.
 Voi fatemi un piacer. Andate subito
 dal caffè ad ordinare
1065per me una limonata. Al cavaliere
 voglio dar ad intendere
 d’esser la sposa sua, la mia padrona.
 Mi permettete di scherzare un poco?
 Pasquino
 Sì, volentieri; noi goderemo il gioco. (Parte)
 
 SCENA XXII
 
 LUCREZIA, poi il CAVALIERE, poi il CONTE, poi PASQUINO, poi BERTOLINA
 
 Lucrezia
1070Chi sa? Di quest’incontro
 profittare potrei. Mi sugerisce
 la mente un bel disegno.
 Voglio tutto tentar; son nell’impegno.
 il Cavaliere
 Vorrei pur per la sposa
1075qualche cosa comprar che le piacesse,
 se trovar si potesse
 un ventaglio di gusto, una cosetta... (Lucrezia si accosta al cavaliere e gli fa un inchino)
 Graziosa mascheretta,
 non vi conosco affé. (Lucrezia fa cenno che conosce lui, poi sospira)
1080Voi conoscete me? Voi sospirate?
 Oh ciel! Voi m’incantate. (Siamo soli).
 Or della sposa mia non ho paura.
 E voglio approfittar dell’avventura. (Guarda d’intorno)
 Lucrezia
 (Se si lascia allettare e se fa il matto,
1085il disegno va bene e il colpo è fatto). (Da sé)
 il Cavaliere
 
    Mascheretta vezzosetta,
 in quegli occhi io vedo amore
 e già sento che nel core
 m’infondete un dolce ardor.
 
 Lucrezia
 
1090   Vi conosco e so chi siete,
 cavalier di cuor gentile
 e del sesso femminile
 generoso adorator.
 
 il Cavaliere
 
    Sì mia cara, io son per voi.
 
 Lucrezia
 
1095Sulla strada non vorrei...
 
 il Cavaliere
 
 Deh seguite i passi miei;
 di servirvi avrò l’onor.
 
 Lucrezia
 
    Ma la sposa!
 
 il Cavaliere
 
                             Lo sapete?
 
 Lucrezia
 
 Sì, so tutto.
 
 il Cavaliere
 
                        Se volete...
1100Non abbiate alcun timor. (Scherza)
 
 Lucrezia
 
 Ah voi siete un traditor. (Si leva la maschera)
 
 il Cavaliere
 
    Cosa vedo! (Resta mortificato)
 
 Lucrezia
 
                           Vi ho scoperto.
 
 il Cavaliere
 
 Per pietà.
 
 Lucrezia
 
                     No no no certo. (Rimproverandolo)
 
 il Cavaliere
 
 Perché sola? Perché esposta?...
 
 Lucrezia
 
1105Sì signor, l’ho fatto apposta,
 per scoprir il vostro cuor.
 
 il Cavaliere
 
    È uno scherzo...
 
 Lucrezia
 
                                   Mi ho chiarita.
 
 il Cavaliere
 
 Non crediate...
 
 Lucrezia
 
                              Ell’è finita.
 Ve lo dico apertamente,
1110lo dirò costantemente.
 Il contratto sia disfatto.
 Ch’io non voglio un mentitor.
 
 il Cavaliere
 
 Ecco il vostro genitor.
 
 Lucrezia
 
 (Oh diavolo! Che imbroglio!)
 
 il Conte
 
1115   Bravo signore!
 Belle cosette,
 le mascherette
 cercando va. (Al cavaliere rimproverandolo)
 
 il Cavaliere
 
    Cosa credete?
1120Cosa pensate? (Al conte)
 
 Lucrezia
 
 (Non mi svelate
 per carità). (Piano al cavaliere)
 
 il Conte
 
    Ma cosa vedo! (Osservando bene Lucrezia)
 Parmi conoscere
1125quel dominò. (Si accosta a Lucrezia)
 
 Lucrezia
 
    (Ah son scoperta). (Da sé)
 
 il Conte
 
 La cosa è certa.
 Sarete voi,
 figlia imprudente? (A Lucrezia)
 
 Lucrezia
 
1130Chiedo perdono. (Inchinandosi al conte come se fosse la figlia)
 
 il Cavaliere
 
 Vedete? Io sono
 colla mia sposa.
 Questa è una cosa
 che si può far. (Al conte per sua difesa)
 
 il Conte
 
1135   Non è sposata,
 non deve andar. (Al cavaliere)
 
 Pasquino
 
    La limonata
 è preparata
 e voi potete
1140se la volete
 venirla a bevere
 quando vi par. (A Lucrezia forte)
 
 il Conte
 
    Cosa c’entrate
 voi con mia figlia? (A Pasquino)
 
 Pasquino
 
1145Figlia? (Al conte)
 
 Lucrezia
 
                 Sì certo.
 Son conosciuta. (A Pasquino)
 
 Pasquino
 
 (Capperi! È astuta,
 l’hanno creduta;
 vo’ secondar). (Da sé)
 
 Bertolina
 
1150   Senta, signor padrone,
 ascolti una parola.
 Colla di lei figliuola
 Leandro se ne sta. (Parla che tutti sentono)
 
 il Conte
 
    Costanza è figlia saggia.
1155E poi la sposerà. (A Bertolina)
 
 Bertolina
 
    Leandro è con Marianna,
 Costanza non lo sa. (Al conte)
 
 il Conte
 
    Va’ via, che tu sei pazza,
 Marianna eccola qua. (A Bertolina accennando Lucrezia)
 
 Bertolina
 
1160   La contessina? (Guardando Lucrezia con meraviglia)
 
 Lucrezia
 
 Sì Bertolina. (Affettando la voce)
 
 Bertolina
 
 Parmi Lucrezia.
 
 Lucrezia
 
 Voi v’ingannate. (A Bertolina)
 Mi ho sulla strada
1165da smascherar? (A tutti)
 
 il Cavaliere
 
    Io l’ho veduta.
 
 il Conte
 
 Io la conosco.
 
 Pasquino
 
 Ed io medesmo
 l’ho accompagnata. (A tutti)
1170(La mascherata
 voglio salvar). (Da sé ridendo)
 
 Bertolina
 
    (Tutti lo dicono,
 così sarà). (Da sé)
 
 Lucrezia
 
 Questa pettegola
1175tremar mi fa. (Da sé)
 
 il Conte
 
    Ma perché in maschera
 in questo loco?
 Ditemi un poco,
 lo vuo’ saper. (A Lucrezia)
 
 il Cavaliere
 
1180   È collo sposo,
 col servitore,
 caro signore,
 si può tacer. (Al conte)
 
 Lucrezia
 
    Chiedo perdono,
1185se ardita sono;
 ma il cavaliere
 ch’è un mentitor,
 che colle femmine
 fa il bello ognor...
 
 il Cavaliere
 
1190   (Confuso io resto).
 
 il Conte
 
 Che imbroglio è questo!
 
 Lucrezia
 
 Più non lo voglio.
 
 il Conte
 
 Che nuovo imbroglio!
 
 Lucrezia
 
    Il contratto sia disfatto,
1195più non voglio il cavalier.
 
 il Conte, il Cavaliere a due
 
    Piano, piano; troppo foco.
 Si può un gioco perdonar.
 
 Lucrezia
 
    Ho veduto ed ho sentito,
 tal marito più non vo’.
 
 Bertolina, Pasquino a due
 
1200Poverino! Si dispera.
 Troppo fiera è la sentenza.
 
 Lucrezia
 
 Io non soffro un’insolenza;
 e giammai lo sposerò.
 
 a quattro
 
    Perdonate.
 
 Lucrezia
 
                          No sicuro.
 
 a due
 
1205È pentito.
 
 Lucrezia
 
                      Non lo curo.
 
 a quattro
 
 Pace, pace.
 
 Lucrezia
 
                       Guerra, guerra.
 
 a quattro
 
 Fra i malanni della terra
 gelosia non è il minor.
 
 Lucrezia
 
 (Voglio ridere di cuor).
1210Guerra, guerra a un traditor.
 
 Fine dell’atto secondo