Ottone, Venezia, Rossetti, 1739

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Galleria di statue con sedie.
 
 MATILDE, CLODOMIRO e guardie
 
 MATILDE
 Ahimè! Lo sposo e il figlio
 gemono fra catene. Il regno stesso
 malsicuro vacilla. Inique stelle
 a tanti crudi affanni
665non resiste il mio cor.
 CLODOMIRO
                                          Deh non lasciarti
 in balia del dolor. Non è da grande
 il disperar nelle sciagure. Ancora
 donde sperar ti resta,
 se Adelaide è in tua man. Può la sua vita
670da più fatal periglio
 salvar te stessa, Berengario e il figlio.
 MATILDE
 Sì, sì tutto si tenti, olà, qui tosto
 sia condotta Adelaide. (Ad una guardia)
 CLODOMIRO
                                            Otton che l’ama
 tutto darà per lei.
 MATILDE
                                   Ma la superba
675forse deluderà le mie speranze.
 CLODOMIRO
 Non lo temer. La libertà, la vita
 val più d’un regno; ne conosce il prezzo
 anche Adelaide. La clemenza adopra
 finché giova al disegno,
680poi se sprezza pietade, usa lo sdegno.
 
    Per acquistar un regno,
 il fingere è permesso.
 Il simular lo sdegno
 talvolta è ancor virtù.
 
685   Chi a grand’impresa aspira
 usa nelle vicende
 or la pietade or l’ira,
 come gli giova più.
 
 SCENA II
 
 MATILDE e poi ADELAIDE
 
 MATILDE
 Oh sposo! Oh figlio! Oh regno!
690Nomi tutti a me cari. Ognun di voi
 può costarmi la vita. Ognun di voi
 sollecita mi rende. Ecco Adelaide,
 parta ciascuno. Si procuri intanto
 l’ira celar della pietà col manto.
 ADELAIDE
695Che mi chiedi Matilde?
 Che pretendi da me?
 MATILDE
                                          Più che non pensi
 pietoso ho in seno il cor, talor m’accendo
 ma non dura il mio sdegno. Io su’ tuoi casi
 pensai sovente e lagrimai talvolta.
 ADELAIDE
700Che vuoi dirmi perciò.
 MATILDE
                                            Siedi ed ascolta. (Siedono)
 ADELAIDE
 (Insolito favor).
 MATILDE
                                So che d’Ottone
 tu vivi amante e so che lui t’adora,
 che sua sposa ti brama,
 che sei l’idolo suo. Scuso pertanto
705l’odio ch’hai per mio figlio
 né ti priego per lui né ti consiglio.
 Egli è parto infelice
 d’un’afflitta regina; e Ottone impera
 della Germania in trono.
710È giusto l’amor tuo. Cieca non sono.
 ADELAIDE
 Sì, giusto è l’amor mio ma non so quanto
 tu sincera favelli. In un istante
 non si cangia in pietade un gran livore,
 temo che mal s’unisca il labbro e il core.
 MATILDE
715T’inganni. Io se ti odiassi
 potrei farti perir. Nelle mie mani
 ti pose il tuo destin. Da me dipende
 la tua vita, lo sai. Ma pur desio
 con tutto il mio poter farti felice.
720Lascia pur Idelberto,
 torna al tuo re, torna al tuo sposo, io rendo
 a te la libertà. T’assolvo io stessa
 ad onta del destin che ti condanna.
 Ora ingrata, se puoi, dimmi tiranna.
 ADELAIDE
725Dunque sian grazie ai numi,
 ti cangiasti una volta. Andiam Matilde,
 pace regni ed amor...
 MATILDE
                                         Sì, ma sian fatti
 pria fra di noi di giusta pace i patti.
 Scrivi ad Otton...
 ADELAIDE
                                  Che mai?
 MATILDE
                                                      Che d’amistade
730stringa il nodo con noi. Ch’alla Germania
 riconduca le schiere, a Berengario
 ceda il regno d’Italia e si contenti,
 s’egli di gloria è vago,
 dell’acquisto ch’ei fa della tua mano.
 ADELAIDE
735Oh gran cor di Matilde! Ecco il bel frutto
 d’un’eroica pietà, d’assicurarti
 tenti il regno usurpato; e fingi poi
 dispensar generosa i doni tuoi,
 non lo sperar.
 MATILDE
                            Superba, il tuo disprezzo
740dovria farmi sdegnar; ma compatisco
 il duol che ti fa cieca. Alfin non chiedo
 più di quel che sia mio; d’Italia il regno
 è in mio potere e quelle schiere istesse
 ch’oggi l’hanno acquistato...
 ADELAIDE
                                                     Anime vili.
745L’acquisto del mio trono
 lor non costò un cimento,
 se gli aperse le porte un tradimento.
 MATILDE
 Basta. Io regno, Adelaide, e assicurarmi
 questo trono potrei colla tua morte.
750Nol faccio ed è pietade
 quella che mi trattien. Ma se tu siegui,
 ingrata, ad insultarmi,
 anco della pietà saprò scordarmi.
 ADELAIDE
 Eh di’ che non mi sveni
755perché di Berengario
 e del figlio paventi,
 che due sì cari pegni
 la remora fatal son di tuoi sdegni.
 MATILDE
 Dunque la mia clemenza
760teco inutil sarà? Trema alle voci
 del giusto mio rigor. Sì, vo’ che il foglio
 scrivi ad Ottone o la tua morte io voglio.
 ADELAIDE
 Pria morir che ubbidirti. Ottone in campo
 farà le mie vendette.
 MATILDE
                                         Invan l’attendi
765dopo la morte tua.
 ADELAIDE
                                    Vegliano i numi
 a pro dell’innocenza e ancor può darsi
 che tu sempre non sia fastosa tanto.
 Che pria del mio morir, vegga il tuo pianto.
 MATILDE
 La speranza t’inganna. Olà costei
770sulle mura assalite
 si conduca e s’uccida.
 Vanne, in brieve morrai,
 perfida, e il pianto mio, no, non vedrai.
 
    T’inganni se speri
775veder il mio pianto.
 Tu pena fratanto,
 tu vanne a morir.
 
    Privarmi può il fato
 di ciò che acquistai;
780ma tu non potrai,
 vedermi languir.
 
 SCENA III
 
 ADELAIDE
 
 ADELAIDE
 No barbara, la morte
 non è il maggior de’ mali miei; l’amara
 lontananza crudel del caro sposo
785toglie all’anima mia tutto il riposo.
 Crudelissimo amor, tu mi accendesti
 sol per farmi languir. Grandezze e trono
 involarmi era poco,
 se del idolo mio, se del mio bene
790non mi privavi ancor. Barbaro amore
 questo è troppo al mio sen fiero dolore.
 
    Stringer fra lacci un core,
 lontan dal caro bene
 sempre lasciarlo in pene
795è troppa crudeltà.
 
    Voi che provaste amore,
 se ancor pietà sentite,
 dite s’è pena e dite
 s’altra maggior si dà.
 
 SCENA IV
 
 Accampamento di Ottone sotto la città di Pavia con instrumenti militari per batter le mura.
 
 OTTONE col esercito
 
 OTTONE
800Matilde abusa ancora
 della mia sofferenza e ciò ch’io bramo
 ancor niega adempir, si venga, o fidi,
 delle mura all’assalto; io vi precedo.
 Di trionfar già parmi.
805La vittoria già stringo, all’armi, all’armi.
 Misero me? Che veggio? Olà cessate
 dal furibondo assalto. (Fa fermar i suoi soldati; segue l’assalto; le macchine battono le mura che doppo qualche resistenza da una parte rovinano e su la breccia comparisce Adelaide innanzi a molti soldati della città)
 
 SCENA V
 
 IDELBERTO e detti
 
 IDELBERTO
 Ah signor se la vita
 d’Adelaide t’è cara,
810dell’ardite tue schiere
 l’impeto arresta. A mortal rischio esposta
 deh rimira colei, per cui difesa
 venisti armato all’onorata impresa.
 OTTONE
 Spieghinsi bianche insegne; indi fra lacci
815Berrengario a me guida. (Ad una guardia)
 D’Adelaide il periglio
 costi all’empia Matilde
 quanto quel del suo sposo e del suo figlio.
 IDELBERTO
 Deh, se ti basta il mio,
820risparmia, Otton, del genitore il sangue.
 OTTONE
 No. Se l’iniqua donna ambo trafitti
 non vuol vedervi, tolga
 l’innocente reina al fiero Marte.
 Voglio schernir così l’arte con l’arte.
 
 SCENA VI
 
 BERENGARIO e detti
 
 BERENGARIO
825Eccomi, che pretendi?
 OTTONE
                                            A tempo, a tempo,
 Berengario venisti. Olà soldati.
 IDELBERTO
 Qual furor lo trasporta?
 OTTONE
                                              Il figlio e il padre
 colà col petto ignudo
 vadano incontro a le lor proprie squadre.
 BERENGARIO
830Ottone, e dove e quando
 tal barbarie intendensti?
 Se i re tuoi prigionieri
 tratti con modi sì scortesi e rei,
 nelle vittorie ancor vile tu sei.
 OTTONE
835Tal di Matilde appunto
 è l’empietà con Adelaide. Osserva
 quel bersaglio innocente a mille armati,
 poi di’ se al par della fierezza mia
 di Matilde la rabbia infame sia.
 IDELBERTO
840A custodir la bella
 dal militar furore
 io n’andrò, se il permetti.
 OTTONE
 E solo e disarmato
 vanne dunque, Idelberto,
845e l’esposta reina
 difendi dal furor delle mie squadre;
 indi a le mie catene
 pronto ritorna o miri estinto il padre.
 IDELBERTO
 Farò di questo petto
850a la bella infelice argine e scudo.
 Disprezzo ogni periglio e sol desio
 salvar morendo ancor l’idolo mio. (Idelberto entra per la breccia e fa ritirar Adelaide)
 
 SCENA VII
 
 OTTONE e BERENGARIO
 
 OTTONE
 Alla regal mia tenda (Alle guardie)
 Berengario sen vada;
855e custodito attenda
 il successo dell’armi.
 BERENGARIO
                                        Ad ogni insulto
 dell’instabil fortuna il mio coraggio
 intrepido risponde
 né si turba giammai né si confonde.
 
860   Prima fonte e poi ruscello
 chiaro e bello su nel monte
 l’ampio fiume che spumoso,
 gorgoglioso al mar sen va.
 
    Ma nel seno poi dell’onde,
865nel gran fiume si confonde,
 io depresso son lo stesso
 ma il tuo fasto cangerà!
 
 SCENA VIII
 
 OTTONE con l’esercito
 
 OTTONE
 Dalle mura nemiche
 Adelaide fu tolta. Ora miei fidi
870si rinforzi l’assalto. Il varco aperto
 avete da voi stessi. A compir l’opra
 poco oramai vi resta.
 Ite, del trionfar la strada è questa. (I soldati saliscono la breccia e non trovando ostacolo entrano in città)
 Adelaide a te vengo; asciuga intanto
875dal giusto pianto il tuo vezzoso ciglio;
 spero con mio contento
 teco unito dar pace al mio tormento.
 
    Se vive amante core
 vicino al ben che brama,
880non sa che sia dolore,
 non sa che sia penar.
 
    Ma se lontan si mira
 non sa che sia piacere
 e sol qualor sospira
885si sente consolar. (Entra anch’esso per la breccia con la sua guardia)
 
 SCENA IX
 
 Gran sala reale.
 
 MATILDE, IDELBERTO e guardie
 
 IDELBERTO
 Ormai non v’è più speme,
 sopra i vinti già preme
 l’ira del vincitor.
 MATILDE
                                 Pavia già cadde?
 Per te, per te son vinta
890o sempre al voler mio figlio ribelle.
 Ma pria che il nostro sangue
 beva nemica spada,
 venga Adelaide e qui sugli occhi tuoi
 del tuo malnato amor vittima cada.
895Olà guardie, eseguite.
 IDELBERTO
 Adelaide, o regina,
 non è più fra legami, io la disciolsi.
 MATILDE
 E giunge dunque a tanto
 l’insolenza e l’ardir d’un figlio infido?
900E ti soffro e t’ascolto e non t’uccido?
 IDELBERTO
 
    Se brami la mia morte,
 saprò versar il sangue.
 Ma rimirar essangue
 la bella non potrò!
 
905   Se tolse alle ritorte
 la mia pietà l’amata
 contento, madre irata,
 contento morirò.
 
 SCENA X
 
 MATILDE, poi OTTONE e guardie
 
 MATILDE
 E che farai Matilde? E qual mai speri
910argine opporre al rapido torrente
 che impetuoso sopra te discende?
 Chi consiglio ti dà? Chi ti difende?
 OTTONE
 Olà; colei stringete.
 MATILDE
 Barbari non avrete
915il funesto diletto
 di veder me da’ vostri lacci avvinta. (In atto di uccidersi)
 OTTONE
 Ferma. La tua fierezza
 non è maggior de la clemenza mia.
 MATILDE
 Io catene non voglio.
 OTTONE
920Sei prigioniera.
 MATILDE
                                Al mio destino infido
 ceder non mi vedrai. Vanne o m’uccido.
 
 SCENA XI
 
 BERENGARIO e detti e poi ADELAIDE
 
 BERENGARIO
 Matilde e qual furore? Il cor del forte
 sa vincer col soffrire. Il cor del vile
 si lascia in preda a disperata morte.
 ADELAIDE
925Vieni, mio difensore,
 vieni, vieni, mio re. Lascia che io stringa
 quella man trionfale
 in ogni impresa a sé medesma eguale.
 OTTONE
 Regina, eccoti al piede
930i tuoi fieri nemici.
 Chiede quest’alma mia
 unirsi a te, già ’l promettesti. Lascia
 che con fede amorosa
 possa stringerti al sen regina e sposa.
 ADELAIDE
935E che negar poss’io
 a quel che mi fe’ dono
 e della libertade e ancor del trono?
 Sì; tua son io.
 OTTONE
                            Tu sei
 tutta la mia conquista.
940Tu sei la maggior gloria
 del mio trionfo e della mia vittoria.
 ADELAIDE
 Signor, non ti sia grave
 ch’una grazia io ti chiegga.
 OTTONE
 Che mai?
 ADELAIDE
                     Di questi rei
945io l’arbitrio vorrei.
 OTTONE
 E l’arbitrio ti dono,
 del gastigo d’entrambi e del perdono.
 ADELAIDE
 Berengario, Matilde, or che s’aspetta
 a me la mia vendetta...
 MATILDE
950Fa’ di me ciò che vuoi.
 Non aspettar ch’io pieghi
 suplichevole un guardo a’ piedi tuoi.
 BERENGARIO
 De la ragion de l’armi
 serviti a tuo talento. Altra speranza
955che quella di morir più non m’avanza.
 ADELAIDE
 Mori dunque, o crudele,
 mori dunque, o spietata.
 
 SCENA ULTIMA
 
 IDELBERTO e detti
 
 IDELBERTO
                                                Ah mia regina,
 placati. Tu ben sai
 quante volte da morte io te salvai.
 ADELAIDE
960Ben so. Ben mi rammento
 de la pura tua fede e del tuo amore.
 Eccoti il genitore;
 eccoti ancor la genitrice. Ah questo (Toglie le catene a Berengario)
 non è premio che uguagli il tuo gran merto,
965al principe Idelberto
 deggio, mio re, la vita. In ricompensa
 qualche grazia maggiore a lui dispensa.
 OTTONE
 Io dipendo da te. De’ regni miei,
 qual già de’ regni tuoi, l’arbitra sei.
 ADELAIDE
970Abbia dunque Idelberto
 quanto occupò già Berengario. Io voglio
 figlio sì degno in sul paterno soglio.
 IDELBERTO
 Magnanima clemenza!
 MATILDE
 Generosa pietà!
 BERENGARIO
                                Liete godete
975e felici regnate, anime belle.
 OTTONE
 Sì sì. Spero goder sempre felice...
 ADELAIDE
 De la sorte crudel più non pavento...
 OTTONE
 Se in te, sposa gradita, ho la mia pace.
 ADELAIDE
 Se in te, sposo adorato, ho il mio contento.
 
980   Fastoso il dio d’amore
 il talamo reale
 di rose spargerà;
 
    e più serena e bella
 sarà d’amor la stella,
985or che in sì lieto giorno
 sol d’imeneo d’intorno
 la face splenderà.
 
 Fine del dramma