Le nozze, Bologna, Sassi, 1755

Vignetta Frontespizio
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Il CONTE, la CONTESSA e poi MASOTTO
 
 il Conte
 
    La voglio così.
 
 la Contessa
 
 Così non sarà.
 
 il Conte
 
    Prevale il mio sì.
 
 la Contessa
 
 Stavolta non già.
 
 a due
 
5   Lo giuro, il protesto,
 che a cedere in questo
 nessun mi vedrà.
 
 Masotto
 Che c’è, padroni miei?
 Han bisogno di niente?
10Ho sentito gridare e son venuto
 della parte più debole in aiuto.
 il Conte
 Uditemi, fattore...
 la Contessa
                                    Udite me.
 il Conte
 Quest’è la mia ragion...
 la Contessa
                                             Ragion non c’è.
 No, per la parte sua non c’è ragione.
15Ho promesso a Mingone
 Dorina cameriera e a lui vo’ darla.
 Vorebbe maritarla,
 l’adorabile mio signor consorte, (Con ironia)
 con Titta suo staffiere,
20per mirarla vicina a suo piacere.
 Masotto
 Se la cosa è così... (Al conte)
 il Conte
                                    No, non è vero.
 Vuo’ darla al mio staffiero,
 perché meglio con lui starà Dorina;
 affé, la poverina,
25sposandosi a Mingone,
 prenderebbe in marito un bel birbone.
 Masotto
 Se la cosa è così... (Alla contessa)
 la Contessa
                                    Non è per questo;
 ma perché è innamorato,
 pensa render lo stato
30della donzella mia ricco e felice.
 Masotto
 Se la cosa è così... (Al conte)
 il Conte
                                    Mente chi il dice.
 la Contessa
 Una mentita a me?
 Masotto
                                      (La guerra è accesa).
 la Contessa
 Una mentita a me? Non son chi sono,
 se non so vendicarmi.
 il Conte
35Meno caldo, signora.
 Masotto
                                        (All’armi, all’armi).
 la Contessa
 O che Dorina sposerà Mingone
 o io, ve lo prometto,
 dividerò, signor consorte, il letto.
 Masotto
 Eh no, signora...
 il Conte
                                 O che si sposi a Titta
40o dividasi il letto e il matrimonio.
 Masotto
 (Questa volta davver v’entrò il demonio).
 il Conte
 Son marito alla fine e son padrone;
 e tollerar non voglio
 in casa mia sì forsennato orgoglio.
 
45   Vuo’ soffrire a un certo segno,
 per amore e per rispetto;
 ma chi abusa dell’affetto
 no non merita onestà.
 
    La natura all’uom concede
50di regnar sul debil sesso;
 ma il dominio perde anch’esso
 quando eccede la viltà.
 
 SCENA II
 
 La CONTESSA e MASOTTO
 
 la Contessa
 Udiste?
 Masotto
                  Io l’ho sentito.
 la Contessa
 Può parlar un marito
55peggio di quel che parla?
 Masotto
                                                Non mi pare
 che ci sia tanto mal.
 la Contessa
                                       Nella questione
 chi vi par di noi due ch’abbia ragione?
 Masotto
 Dirò, se mi permette,
 con tutto il mio rispetto...
 la Contessa
60Dite il vostro parer, ve lo permetto.
 Masotto
 Io direi che alla fine
 il marito è marito e che conviene...
 la Contessa
 Cedere a lui, volete dire, è vero?
 Masotto
 Dirò, signora mia...
 la Contessa
                                      Vi manca poco
65ch’io non sfoghi con voi dell’ira il foco.
 Masotto
 Ma io...
 la Contessa
                 Siete un ribaldo.
 Masotto
 E perché tanto caldo?
 la Contessa
 Darmi torto così sugli occhi miei?
 Masotto
 Ma no, signora, io do ragione a lei.
 la Contessa
70Dunque ho ragion.
 Masotto
                                     Certo, signora sì.
 (Per quel ch’io vedo, è meglio dir così).
 la Contessa
 Ma il marito, dicevi, è alfin marito
 e convien... Che conviene?
 Masotto
                                                   Io dir volea,
 quando la moglie è dama,
75il marito dee far quel ch’ella brama.
 la Contessa
 E voi, per compiacermi,
 dovete far in modo
 che conchiudasi presto un simil nodo.
 Masotto
 Io non ci ho molta grazia;
80onde davver non so...
 la Contessa
 Voglio che lo facciate.
 Masotto
                                          Io lo farò.
 la Contessa
 Alfine io son chi sono;
 son noti i miei natali,
 le parentele mie non sono ignote.
85E si sa che una dote
 portata ho in questa casa signorile
 e quel ch’io voglio io voglio
 ed è questa giustizia e non orgoglio.
 Masotto
 Anzi è cosa giustissima
90e vedrà che in effetto
 tutti le porteran maggior rispetto.
 (Adularla convien).
 la Contessa
                                      Per una serva
 il marito di me fa poca stima?
 Ah dove, dove andò l’amor di prima?
 
95   Ah dove è andato
 quel primo affetto?
 Ah che l’ingrato
 mio sposo in petto
 cangiato ha il cor.
 
100   Duran per poco
 quei primi istanti;
 si spegne il foco,
 cessa l’ardor.
 
 SCENA III
 
 MASOTTO solo
 
 Masotto
 È bella la questione
105fra Titta e fra Mengone.
 Ma un’altra cosa c’è,
 che Dorina davver piace anche a me.
 La padrona vuol darla al giardiniere,
 il padrone vuol darla al servitore,
110io, che sono il fattore,
 vuo’ procurar, s’è ver quel che dir s’ode,
 che fra due litiganti il terzo gode.
 Come si potrà far? Ci penserò.
 Potrei dir per esempio... Oh questo no.
115Eh! Potrei far così...
 E se poi... E se lei... Eh signorsì.
 
    Con Dorina, per esempio,
 posso fare il damerino,
 parlar posso al contadino,
120per esempio, da fattor.
 
    Posso dire al servitor:
 «No... perché... figliuol... pensate...»
 E al padrone? E alla padrona?
 Posso dir così e così,
125per esempio no e sì.
 
 SCENA IV
 
 DORINA, MINGONE e TITTA
 
 Dorina
 Via, lasciatemi stare,
 non mi state per ora a tormentare.
 Già m’ho da maritar con un di voi
 ma chi mi toccherà non so dir poi.
 Titta
130Il padrone comanda,
 Dorina sarà mia.
 Mingone
                                  Sciocco, scioccone.
 Come c’entra il padrone
 della consorte colla cameriera?
 Sarà mia quella gioia innanzi sera.
 Dorina
135Già la padrona, non so dir perché,
 non mi vuol più con sé.
 Non ho padre né madre,
 casa pronta non ho per ricovrarmi,
 necessario è ch’io pensi a maritarmi.
140S’è accesa la gran lite fra i padroni
 per voi, bei soggettoni,
 onde deciderà presto la sorte
 a chi debba Dorina esser consorte.
 Titta
 Dite la verità, Dorina cara,
145sareste più contenta
 maritandovi a me?
 Dorina
                                      Non so.
 Mingone
                                                      Parlate,
 il vostro cuor spiegate;
 vi piace il volto mio?
 Dorina
                                         Eh signorsì.
 Titta
 Ehi? Mi volete ben?
 Dorina
                                        Così e così.
 Mingone
150Ho delle terre al sole;
 ho delle bestie ancora al mio comando;
 e poi per lavorar, quando bisogna,
 non la cedo a nessun.
 Dorina
                                         Me ne consolo.
 Titta
 Ho casa ed ho bottega;
155servo per mio diletto
 ma fra denari e roba
 tengo un buon capital.
 Dorina
                                           Me ne rallegro.
 Mingone
 Voi decider potete,
 basta che voi volete.
 Dorina
                                       Si vedrà.
 Titta
160Mi esibisco di cor.
 Dorina
                                    Per sua bontà.
 Mingone
 Sentite una parola;
 (di lui non vi fidate,
 miserabile voi, se vi sposasse.
 È un barone colui di prima classe). (Piano a Dorina)
 Dorina
165Davver?
 Titta
                   Ehi! Favorisca;
 le ho da dir una cosa.
 (Se fosse mai la sposa di Mingone,
 v’avviso, egli è una schiuma di briccone). (Piano a Dorina)
 Dorina
 Oh capperi!
 Mingone
                         Che occorre
170parlarle nell’orecchio?
 Ella dee dirlo chiaramente e forte
 di chi vuol, di chi brama esser consorte.
 Titta
 Lo dica pur, già so ch’io son l’elletto.
 Mingone
 Preferire da lei sentirmi aspetto.
 Dorina
175Tutti due meritate
 ma tutti due mi fate
 un poco di timore;
 ah sceglierei se vi vedessi il core.
 
    Voi avete un bel visetto (A Titta)
180ritondetto, vezzosetto;
 voi avete un occhio bello (A Mingone)
 briconcello, ladroncello.
 Ma quel core come sta?
 Come stiamo a fedeltà?
 
185   Ah furbetto, graziosetto,
 mi vorresti corbellar.
 Non ancora, non per ora,
 non mi vuo’ di voi fidar.
 
 SCENA V
 
 TITTA e MINGONE
 
 Titta
 Puoi dir quello che vuoi, per te è finita.
 Mingone
190Sciocco, tu ti potrai lecar le dita.
 Titta
 E poi la protezione
 del mio signor padrone
 bastami in mio favore.
 Mingone
 Questa volta non basta il protettore.
195La padrona lo sa
 ch’ei tanta carità per te non usa;
 sa che questa è una scusa
 sol per aver vicina
 d’un dipendente suo sposa Dorina.
 Titta
200S’inganna, se lo crede;
 quando sarò sposato,
 addio, signor padron bello e garbato.
 Mingone
 Ma sarà mia Dorina,
 la padrona l’ha detto e lo farà
205e anche il marito suo rivolterà.
 Titta
 Chi sa? Quando il padrone
 abbia quell’intenzione
 sopra Dorina che dicesti tu,
 da te forse potria sperar di più.
 Mingone
210Basta che non sia...
 Titta
 Mi vuol bene Dorina e sarà mia.
 Mingone
 Misero, già m’aspetto
 vederti svergognato
 dirmi: «Buon pro ti faccia»;
215ed io allora potrò riderti in faccia.
 
    Come un agnello
 che va al macello
 belando andrai
 per la città.
 
220   Io colla bella
 mia rondinella
 andrò rondando
 di qua e di là.
 
 SCENA VI
 
 TITTA e LIVIETTA
 
 Titta
 Io mostro aver bravura
225ma costui, per dir ver, mi fa paura.
 Non vorrei, non vorrei... Livietta è qui.
 Se mai un qualche dì
 Dorina m’intimasse la licenza,
 questa buona saria per non star senza.
 Livietta
230Il padrone vi chiama
 e voi qui cosa fate?
 Titta
 Ora vado, carina.
 Livietta
                                  Animo, andate.
 Titta
 Perché così stizzosa?
 Livietta
                                        Sono in collera
 colla padrona mia
235e senz’altro da lei voglio andar via.
 Titta
 Perché? Cosa v’ha fatto?
 Livietta
 Vuol far un’ingiustizia;
 ma non la soffrirò, no certamente,
 vuol dar sposo a Dorina ed a me niente.
 Titta
240E ben, non dubitate,
 l’averete anche voi.
 Ne potrete pigliare uno per una.
 Livietta
 Io non voglio gli avvanzi di nessuna.
 E poi per maritarmi
245non vuo’ che fra i padroni si contrasti;
 e mi pare d’aver merto che basti.
 Titta
 Ditemi, Liviettina,
 caso mai che Dorina
 si sposasse a Mingone,
250cosa potrei sperar dal vostro amore?
 Livietta
 Che vi mandassi al diavolo di core.
 Titta
 Ma perché?
 Livietta
                         Torno a dirvi,
 caro il mio babuino,
 ch’io non voglio servir di comodino.
 Titta
255Dunque, per quel ch’io sento,
 son bello e licenziato.
 Livietta
 Che volete da me? Siete impegnato.
 Titta
 Se vo a disimpegnarmi,
 promettete d’amarmi?
 Livietta
                                             Non lo so.
260Siate libero e poi risponderò.
 Titta
 Brava, così mi piace;
 ammiro la prudenza.
 Or vado di presenza
 dal padron, da Dorina... E so ben io...
265Basta, basta, chi sa? Livietta, addio.
 
    Quel che mi bolle in testa,
 certo nessuno il sa.
 Chiama il padron. Carina!
 Oh siete pur bellina!
270Vengo. Non so partire.
 Tutto vorrei pur dire.
 Eccomi. Vado e torno.
 Presto verrà quel giorno
 che il mio segreto amor...
 
275   Lustrissimo. La servo.
 Cara, vi lascio il cor.
 
 SCENA VII
 
 LIVIETTA sola
 
 Livietta
 Alle belle parole io già non credo.
 Lo so che i giovanotti
 ne vogliono più d’una,
280per potere, se occor, cambiar fortuna.
 Ma io che li conosco
 non mi fido di loro.
 E se ho da maritarmi,
 vuo’ prima assicurarmi
285che colui che mi giura amore e fé
 sia, come si suol dir, tutto per me.
 
    Mi contento di un sol cuore
 ma dividerlo non voglio;
 serberò costante amore
290ma pretendo eguale amor.
 
    All’usanza non ci sto;
 il marito perché sì?
 E la moglie perché no?
 Se fedele vuol la sposa,
295sia fedel lo sposo ancor.
 
 SCENA VIII
 
 DORINA, poi MASOTTO, poi TITTA e MINGONE
 
 Dorina
 
    Gran disgrazia è nascer donna,
 esser deve ognor soggetta.
 O la madre le comanda
 o comanda la padrona
300o il marito la bastona
 e la donna, poveretta,
 viver deve ognor soggetta.
 
 E pur per liberarmi
 da questa soggezione in cui mi trovo,
305cerco di maritarmi
 e di me fare un sagrifizio nuovo.
 Due sono i pretendenti che mi vogliono
 ma tutti due m’imbrogliano;
 pare che m’offeriscono un tesoro
310ma contenta non son d’alcun di loro.
 Masotto
 (Ecco Dorina; or voglio
 la mia sorte tentare).
 Dorina
                                         Signor fattore,
 vi riverisco.
 Masotto
                         Addio, Dorina bella.
 Dorina
 Voi sbagliate, signor, non sarò quella.
 Masotto
315Non siete voi Dorina?
 L’occhio non m’ingannò.
 Dorina
 Son Dorina, egli è ver, ma bella no.
 Masotto
 Della vostra modestia
 l’amabile virtù
320v’accresce adesso una beltà di più.
 Dorina
 Voi mi mortificate.
 Masotto
 E voi m’innamorate
 e voi, Dorina mia...
 voi mi fareste far qualche pazzia.
 Dorina
325Signor, io non capisco...
 Masotto
                                              Dite un poco,
 è ver che in questo dì
 vi voglion maritare?
 Dorina
                                        Signorsì.
 Masotto
 È ver che al giardiniero
 o al servitor vi voglion dare?
 Dorina
                                                      È vero.
 Masotto
330Se un partito miglior vi proporrò,
 l’accetterete voi?
 Dorina
                                  E perché no?
 Masotto
 Per esempio, se io,
 che alfin sono un fattore,
 mi esebisci per voi?
 Dorina
                                        Oh mio signore!
 Masotto
335Schietto convien parlar, Dorina mia.
 Dorina
 Io non ho dote per vossignoria.
 Masotto
 Di dote non m’importa.
 Son degli anni ch’io servo da fattore
 ed un fattor che ha un po’ di cognizione
340presto divien più ricco del padrone.
 Ditemi, se vi piace,
 Dorina, il mio partito,
 dite se mi volete per marito.
 Dorina
 Direi... signor...
 Masotto
                                Franco parlar bisogna.
 Dorina
345Ho un pochin di vergogna.
 Masotto
 Siamo fra voi e me, nessun ci sente.
 Dorina
 Basta... Se la padrona...
 si contenta che io...
 Masotto
 Di farla contentar l’impegno è mio.
350Non lo dite a nessun, s’io non lo dico;
 lasciate a me l’intrico;
 e fra i due pretendenti al vostro core
 quel che trionferà sarà il fattore.
 Dorina
 Ma... non vorrei...
 Masotto
                                   Conviene
355star zitti e condur bene
 la machina presente,
 far le cose fra noi senza dir niente.
 Dorina
 Ma se Titta e Mingone
 mi vedono con voi, cosa diranno?
 Masotto
360Che parli crederanno
 per loro; e la padrona ed il padrone
 entrambi me l’han detto,
 impegnato mi crede ogniun per sé;
 ma io voglio operar solo per me.
 Dorina
365Basta... Non so che dir...
 Masotto
 Cara, è pur mal fatto
 che un boccon prilibato come il vostro
 vada in mano d’un mostro,
 d’uno sciocco, d’un vil, d’un servitore,
370un boccon veramente da fattore.
 Dorina
 Mi vorrete poi ben?
 Masotto
                                       Tanto e poi tanto.
 Dorina
 Siete pure gentil!
 Masotto
                                   Siete un incanto.
 
    Ah Dorina, mie viscere, amabile,
 voi avete ferito il mio cor.
 
 Dorina
 
375   Ah Masotto, gentile, adorabile,
 per voi sento nel seno l’ardor.
 
 a due
 
    E crescendo mi va a poco a poco
 una smania, una gioia ed un foco
 che son figli d’un tenero amor.
 
 Masotto
 
380   Zitto, che vengono
 Titta e Mingone.
 Qualche finzione
 convien pensar.
 
 Titta
 
    Mi manda il padrone
385a dirti così... (A Masotto)
 
 Mingone
 
    Io dalla padrona
 mandato son qui... (A Masotto)
 
 Titta
 
    Per dirvi che a quella...
 
 Mingone
 
 Per dirvi che a lei...
 
 a due
 
390Parlate per me.
 
 Masotto
 
    Sì, cari, aspettate,
 parlar mi lasciate,
 saprete com’è. (S’accosta a Dorina)
 
 Dorina
 
    (V’è qualche novità?) (A Masotto)
 
 Masotto
 
395(La novitade è questa,
 che voi sarete mia). (Piano a Dorina)
 
 Dorina
 
 (Sarà la cosa presta?) (Piano a Masotto)
 
 Masotto
 
 (Stassera si farà). (Piano a Dorina)
 
 Titta
 
    (Per me la persuade). (Da sé)
 
 Mingone
 
400(Per me la disporrà). (Da sé)
 
 Masotto
 
    (Guardate il servitore,
 che faccia da buffone!) (Piano a Dorina)
 
 Titta
 
 (Or parla in mio favor). (A Mingone)
 
 Masotto
 
    (Guardate il giardiniero,
405che faccia di babbione!) (Piano a Dorina)
 
 Mingone
 
 (Per me parla il fattor). (A Titta)
 
 Masotto
 
    (Questo bel core è mio). (Piano a Dorina)
 
 Dorina
 
 (Vostra, mio ben, son io). (Piano a Masotto)
 
 a due
 
 (Siete il mio dolce amor). (Fra loro)
 
 Titta, Mingone a due
 
410   (Sì sarà mia Dorina;
 sento brillarmi il cor). (Fra loro)
 
 Masotto
 
    Ho parlato.
 
 Titta
 
                           E ben?
 
 Mingone
 
                                           Che dice?
 
 Masotto
 
 Qualchedun sarà felice
 ma chi sia non voglio dir.
 
 Titta
 
415   Sarò io.
 
 Mingone
 
                     Sarò io quello.
 
 Dorina
 
 Il più caro ed il più bello
 già m’ha fatto innamorar.
 
    Oh che gioia, oh che contento,
 s’avvicina il bel momento,
420già mi sento giubilar.
 
 Fine dell’atto primo