La notte critica, Venezia, Fenzo, 1766

Vignetta Frontespizio
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera con due porte laterali, un tavolino e sedie.
 
 MARINETTA sola con un lume che pone sul tavolino
 
 Marinetta
 
    Caro amore, amor tiranno,
500mi tormenta e pur mi piace
 perché spero aver la pace
 dopo un lungo sospirar.
 
    Passerella, tortorella,
 colombella, pecorella
505pena e geme, smania e freme,
 poi si vede a consolar.
 
 Certo questa speranza
 ogni tormento, ogni timore avanza,
 il misero Carlotto
510chiuso è qui il poveretto
 o in questa stanza o in questo gabinetto.
 Ma già che il mio padrone,
 non so per qual ragione, è fuor di casa
 vuo’ tentar di parlargli. Manco male
515che le chiavi son doppie e niuno sa
 che io le abbia in mio potere... Eccole qua
 ma non vorrei sbagliar. So che Fabrizio
 dall’altro separato
 è ancor egli serrato. Vo’ provarmi
520se il cor mi dice il ver, vo’ assicurarmi. (Va alla camera e batte)
 
 SCENA II
 
 CARLOTTO e detta
 
 Carlotto
 Chi picchia? (Di dentro)
 Marinetta
                           Siete qui?
 Carlotto
                                                Son qui.
 Marinetta
                                                                  Carlotto.
 Carlotto
 Sì son io.
 Marinetta
                    Non m’inganno?
 Carlotto
                                                     Adesso no.
 Marinetta
 Aspettate, aspettate, io v’aprirò. (Apre la porta)
 Carlotto
 Bell’azion veramente.
 Marinetta
                                          Del padrone
525vi lagnate a ragione.
 Carlotto
                                        Eh io mi lagno
 più di voi che di lui.
 Marinetta
                                        Di me? Perché?
 Carlotto
 Farmi venir di notte,
 espormi al precipizio
 e invitar nel giardino anche Fabrizio?
 Marinetta
530Ah mi fate un’ingiuria
 se pensate così.
 Carlotto
                               Come poteva
 senza essere avvisato
 salir le mura e ritrovar la scala?
 Marinetta
 È ver; questi accidenti
535non s’incontrano a caso e certamente
 questa notte il briccon furbo ed esperto
 inteso sulla strada avrà il concerto.
 Carlotto
 Darsi ancor si potria.
 Marinetta
 La vostra gelosia mi fa gran torto.
 Carlotto
540Sopportate, mio ben, che anch’io sopporto.
 Marinetta
 Sì, v’amo e tanto basta; ma la lettera
 si è poi trovata?
 Carlotto
                                No.
 Marinetta
                                          Certo, sicuro,
 Fabrizio rimpiattato
 ha sentito e l’ha presa.
 Carlotto
                                            Oh disgraziato,
545se lo trovo, l’ammazzo.
 Marinetta
                                            State zitto,
 egli è chiuso là dentro.
 Carlotto
                                            Si potrebbe
 vederlo un pocolin?
 Marinetta
                                       Tengo le chiavi
 ma se torna il padron... Nell’imbarazzo
 lasciamolo il birbante e già che adesso
550il padrone non c’è, cogliete il tempo
 e sortite di qui.
 Carlotto
                               Che io sorta? Infatti
 sortirei volentier, poiché per dirla
 passa il tempo e languisco,
 sono avvezzo a cenare e ci patisco.
 Marinetta
555Ora è il tempo opportuno, ora potete
 senza tema sortir.
 Carlotto
                                    Ma s’io men vado,
 resta quivi Fabrizio e voi avete
 le chiavi della stanza.
 No no; la gelosia mi rende ardito,
560resto a dispetto ancor dell’appettito.
 Marinetta
 Ma che idee stravaganti.
 Carlotto
                                               No sicuro
 io non voglio andar via, se egli non parte
 vuo’ star qui, vuo’ scoprir le di lui trame,
 s’anche credessi di morir di fame.
 Marinetta
565Se volete restar, restate pure
 ma tornate là dentro.
 Carlotto
 Là dentro?
 Marinetta
                       Se il padrone
 torna e vi vede qui...
 Carlotto
                                        Pazienza, andrò.
 Mi sento illanguidir ma soffrirò.
 Marinetta
570E circa l’appettito...
 Carlotto
                                      È una gran pena.
 Marinetta
 Non dubitate, vi darò da cena.
 Carlotto
 Oh questo è vero amor; questo si chiama
 voler bene davver. Principio un poco
 ad esser più contento.
575(Ah l’amore e la fame è un gran tormento).
 Marinetta
 Ho certi macheroni.
 Carlotto
 Ah che saran pur buoni.
 Marinetta
 Ho certi pasticcietti.
 Carlotto
 Ah che saran perfetti.
 Marinetta
                                          Andate andate.
 Carlotto
580Deh Marinetta mia non vi scordate.
 
    Son geloso, vi amo e peno
 e sopporto il mio martir.
 Ma mia cara, s’io non ceno
 non ho forza per soffrir.
 
585   Sono tanti i miei tormenti,
 sono tanti i miei sospetti...
 Non scordate i pasticcetti,
 non son vani i miei spaventi,
 di temere ho più ragioni...
590Non scordate i macheroni,
 non mi fate più penar.
 
    Con un poco di ristoro
 sarò forte come un toro,
 saprò tutto sopportar. (Entra in camera e Marinetta lo chiude)
 
 SCENA III
 
 MARINETTA, poi CECILIA
 
 Marinetta
595Fin qua gli do ragion; ma ch’ei sospetti
 di me, della mia fede
 è debolezza tal che ogn’altra eccede.
 Cecilia
 Ah Marinetta. (Affannata)
 Marinetta
                              Cosa c’è.
 Cecilia
                                                L’ho fatta.
 Marinetta
 Cosa signora mia.
 Cecilia
                                    Sotto il balcone
600è passato Leandro e mi ha parlato
 e mi ha tanto pregato
 che gli ho aperta la porta ed or vien su.
 Marinetta
 Ah che faceste mai!
 Cecilia
                                       Non posso più. (Affannata)
 Marinetta
 E se viene il padrone?
 Cecilia
                                           Sol due parole
605dice che mi vuol dire.
 Marinetta
                                          E la decenza?
 Cecilia
 Verrà qui. Parleremo in tua presenza.
 Marinetta
 E se viene Dorina?
 Cecilia
                                      Ah se colei
 mi venisse a turbar...
 Marinetta
                                          Non dubitate,
 che per lei l’invenzioni ho preparate.
 Cecilia
610Ma non ci crederà.
 Marinetta
                                     So quel che dico.
 Cecilia
 A te mi raccomando.
 Marinetta
                                         Ecco l’amico.
 
 SCENA IV
 
 LEANDRO e le suddette
 
 Leandro
 Posso pure una volta...
 Marinetta
                                           Presto presto
 spiegatevi e partite.
 Leandro
                                       Posso alfine.
 Marinetta
 I preamboli a monte.
 Leandro
                                          Alla presenza
615della sovrana mia.
 Marinetta
 Dite quel che volete e andate via.
 Leandro
 Almen per carità... (A Marinetta)
 Cecilia
                                      Lascialo dire. (A Marinetta)
 Marinetta
 Presto perché il padron potria venire.
 Leandro
 Due parole e men vo.
 Cecilia
                                          Via due parole.
 Leandro
620Adorato mio sole...
 Marinetta
 Che sol? Che luna? Io sento
 che la rabbia mi viene,
 le volete voi bene? (A Leandro)
 Leandro
 L’amo teneramente.
 Marinetta
625E voi?
 Cecilia
               Sicuramente.
 Leandro
 Caro labbro adorato.
 Marinetta
 Signor labbro sguaiato
 la volete sposar?
 Leandro
                                 Volesse il cielo...
 Marinetta
 E cosa dite voi? (A Cecilia)
 Cecilia
                                 Dico di sì.
 Leandro
630Oh felice destin.
 Marinetta
                                 Basta così.
 V’amate tutti due, siete d’accordo,
 quest’è un parlar che intenderebbe un sordo.
 Leandro
 Ma il tempo...
 Marinetta
                             Si vedrà...
 Cecilia
                                                  Vorrei...
 Marinetta
                                                                    Vorreste
 sposarlo domattina? (Sdegnosa)
 Cecilia
635Converrebbe...
 Leandro
                              Vediamo...
 Marinetta
                                                    Ecco Dorina.
 
 SCENA V
 
 DORINA e detti
 
 Dorina
 Ah ah signore mie,
 gli influssi della luna
 han prodotto per voi buona fortuna.
 Cecilia
 (Ardita impertinente!)
 Leandro
                                             (Provedete). (Piano a Marinetta)
 Marinetta
640(Secondatemi pure e non temete). (Piano a Cecilia ed a Leandro)
 Dorina
 E chi è questo signor?
 Marinetta
                                           Mi maraviglio
 che abbiate tanto ardire
 di venire a mentire. Domandate
 chi è quel signore a noi?
645Nol conoscete ed egli è qui per voi?
 Dorina
 Per me?
 Marinetta
                   Dite, parlate,
 il vero confessate,
 non siete innamorato
 di questa signorina?
650Di sposare Dorina,
 dite, non spasimate?
 (Da bravo secondate). (Piano a Leandro)
 Dite la verità, non è così?
 Leandro
 (Qual imbroglio?)
 Dorina
                                    Davver? (A Leandro)
 Leandro
                                                      Signora sì. (A Dorina)
 Cecilia
655Ma bisogna veder...
 Marinetta
                                       Sì veramente
 so quel che vi va a cuore,
 voi siete la maggiore
 e dovrete a ragione esser la prima
 ma s’egli ha della stima
660per la minor sorella
 e s’a lei vuol donar la prefferenza,
 scusatemi, conviene aver pazienza.
 Non è vero, signor?
 Leandro
                                      Non so che dire.
 Cecilia
 Chi sa, potrebbe darsi...
 Dorina
                                              A voi non tocca
665di parlar, di fiatar. Se quel signore
 ha dell’inclinazion per me o per voi
 a lui tocca a spiegare i pensier suoi.
 Marinetta
 E i pensier suoi son questi,
 la signora Dorina egli ama e spera
670e per lei è venuto qui stassera.
 Dorina
 È ver?
 Marinetta
                Via confirmate.
 Leandro
 Certo per verità... (Voi m’imbrogliate). (Piano a Marinetta)
 
    Qui mi condusse amor...
 Parto e qui lascio il cor.
675Ah se sperar dovessi...
 Ah se parlar potessi...
 Ma taccio per rispetto,
 perché una son costretto,
 s’io parlo, ad alterar.
 
680   Dunque mia bella, addio,
 si accresce il foco mio...
 M’avveggio che vaneggio,
 non deggio più restar.
 
 SCENA VI
 
 CECILIA, DORINA e MARINETTA
 
 Marinetta
 Sentite? Arde per voi. Per voi meschino
685arde d’amore in petto.
 Dorina
 Si può dare, sarà ma non l’ha detto.
 Marinetta
 Io lo so di sicuro.
 Cecilia
                                  È cosa certa.
 Ei conosce e distingue chi più merta.
 Dorina
 Ma voi col stile ironico
690fate veder l’invidia e l’astio vero.
 Cecilia
 Eh scacciate da voi sì rio pensiero.
 
    Davvero sorellina
 da ridere mi fate.
 No no non dubitate
695che io v’abbia ad invidiar.
 
    Avete il vostro merito,
 mostrate qualche spirito
 ma siete troppo giovine
 per farmi paventar.
 
700   Che dici Marinetta?
 Tu sai tutto il mistero,
 s’io prendomi pensiero
 ti lascio giudicar.
 
    Buongiorno sorellina,
705via, siate più bonina
 e vi fareste amar.
 
 SCENA VII
 
 DORINA e MARINETTA
 
 Dorina
 Parla in certa maniera
 ch’io comprender non so. Sarebbe mai
 che l’una e l’altra unite
710vi burlaste di me?
 Marinetta
                                    Oh cosa dite?
 Dorina
 Ma quel signor non disse
 schietto, schietto così...
 Marinetta
                                            Vedete bene,
 v’era vostra sorella e non conviene.
 Dorina
 Che lo dica a mio padre.
 Marinetta
                                               Certamente
715doman glielo dirà. Ma no, aspettate,
 quando vien questa sera
 io stessa glielo dico
 e vi levo così fuor d’ogn’intrico.
 Dorina
 Mi raccomando a te.
 Marinetta
                                        Vo ad aspettarlo
720e subito gli parlo. (Vo di botto
 la cena a preparar pel mio Carlotto). (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 DORINA sola
 
 Dorina
 Se fosse vero, oh la sarebbe bella,
 dica pur mia sorella
 che non ha invidia e che di me non teme;
725so che finge al di fuori e dentro freme.
 
    Lo so anch’io che del mio merto
 giudicar non tocca a me;
 ma il mio viso certo certo
 sì sprezzabile non è.
730Mi rimprovera l’età?
 Quest’è bella in verità.
 Giovinezza è un tal diffetto
 che le donne han gran dispetto
 di doversene privar.
 
735   È un diffetto giovinezza
 che darebber la ricchezza
 per poterlo prolungar. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 PANDOLFO solo travestito da giudice, un servitore travestito da notaro e due altri uomini
 
 Pandolfo
 Gran cosa è questo mondo!
 Nulla fare si può senza il denaro
740e poi dicon di me che sono avaro.
 Ecco qui, la sbirraglia
 arrestare non vuol quei due bricconi,
 col pretesto di sbaglio o d’impostura,
 se io non pago le chiavi e la cattura.
745Costume manigoldo!
 Non vuo’ spendere un soldo;
 ma per assicurarmi
 che colpevoli son, vuo’ fare io stesso,
 prima di denunziarli, il lor processo.
750Giudice criminale
 costor mi crederanno.
 Per timor parleranno. Tu Pasquino,
 fingiti il mio notaro; e voi sapete (Agli uomini)
 quello che far dovete
755e portatevi bene e beverete.
 Apri tu quella porta e di’ a colui
 che è là dentro serrato
 ch’esca fuori di là, ch’è dimandato. (Pasquino va ad aprire)
 Con arte e con ingegno
760di rilevar m’impegno
 chi questa trama ordì.
 Principiamo da questo... Eccolo qui.
 
 SCENA X
 
 FABRIZIO e detti
 
 Fabrizio
 (La giustizia? Alla fine
 non ho fatto alcun male e destramente
765diffendermi saprò passabilmente).
 Pandolfo
 Avanzatevi e dite
 pria di tutto chi siete.
 Fabrizio
 Fabrizio Paperin.
 Pandolfo
                                   Notar, scrivete.
 Che fate in questa casa?
 Fabrizio
                                               In verità
770non lo so né men io.
 Pandolfo
                                       Per qual ragione
 dunque ci siete entrato?
 Fabrizio
 Perché senza voler mi ci han menato.
 Pandolfo
 Come? Quando? Perché?
 Fabrizio
                                                 Dirò signore...
 Pandolfo
 Dite la verità se voi volete
775uscir di questo loco.
 Fabrizio
 Dirò la verità (confusa un poco).
 Fate scriver.
 Pandolfo
                          Scrivete. (A Pasquino)
 Fabrizio
 
    Un certo Carlotto...
 
 Pandolfo
 
 Carlotto scrivete. (A Pasquino)
 
 Fabrizio
 
780Con lui mi ha pregato
 stanotte di andar.
 
 Pandolfo
 
 Scrivete a che far. (A Fabrizio)
 
 Fabrizio
 
    Nol so, mio signore,
 ma son di buon core
785e senza malizia,
 per pura amicizia,
 mi lascio portar.
 
 Pandolfo
 
    Le mura di notte
 veniste a scalar.
 
 Fabrizio
 
790   Convien che sappiate...
 
 Pandolfo
 
 Il vero narrate.
 
 Fabrizio
 
 Il vero saprete.
 Che scriva.
 
 Pandolfo
 
                        Scrivete. (A Pasquino)
 
 Fabrizio
 
 Vuo’ tutto narrar.
 
795   Carlotto briccone
 per certa ragione,
 per certa premura,
 scalate ha le mura,
 venuto è in giardino
800ed io poverino
 son stato trovato,
 son stato fermato
 ma colpa non ho...
 
 Pandolfo
 
    Adaggio, il notaro
805seguirvi non può.
 
 Fabrizio
 
    Che scriva.
 
 Pandolfo
 
                           Scrivete.
 
 Fabrizio
 
 Stanotte...
 
 Pandolfo
 
                      Stanotte...
 
 Fabrizio
 
 Carlotto...
 
 Pandolfo
 
                     Carlotto...
 
 Fabrizio
 
 M’ha detto...
 
 Pandolfo
 
                          M’ha detto...
 
 Fabrizio
 
810Con certo pretesto...
 
 Pandolfo
 
 Un poco più presto...
 
 Fabrizio
 
 Più presto dirò.
 
    Non so la ragione
 per cui quel briccone
815venuto qui sia
 e vossignoria
 mi creda sicuro,
 lo dico, lo giuro,
 che colpa non ho.
 
 Pandolfo
 
820   Che diavolo è questo?
 Se dite sì presto,
 sentir non ti può.
 
 Fabrizio
 
    Che scriva.
 
 Pandolfo
 
                           Che scriva. (Burlandolo)
 Andate per ora
825mi basta così.
 
 Fabrizio
 
    Ch’io vada. (Vorrebbe andar via)
 
 Pandolfo
 
                            Là dentro.
 
 Fabrizio
 
 Mi scusi...
 
 Pandolfo
 
                      Perdoni
 la voglio così.
 
 Fabrizio
 
    Signor eccellentissimo
830son stato sicurissimo,
 lo giuro in verità.
 
    Suo servo divotissimo,
 signor eccellentissimo
 mi mandi via di qua. (Entra in camera accompagnato dagli uomini, uno de’ quali lo chiude a chiave)
 
 SCENA XI
 
 PANDOLFO ed i suddetti, poi CARLOTTO
 
 Pandolfo
835Costui è furbo, è scaltro,
 aprite e conducetemi quell’altro.
 Dà la colpa a Carlotto,
 infatti il malandrino
 era stanotte sotto il terrazzino.
 Carlotto
840(Fortuna maledetta!
 Aspetto Marinetta,
 aspetto i macheroni e i pasticcetti.
 E trovo invece questi bei soggetti).
 Pandolfo
 Avanti galantuom.
 Carlotto
                                     Son qui da lei.
 Pandolfo
845Chi siete voi?
 Carlotto
                            Carlotto
 figlio del quondam Battista Dal Sole,
 nativo di Pavia
 e servitore di vossignoria.
 Pandolfo
 Scrivete. (A Pasquino)
 Carlotto
                     Scriva pur, non ho paura.
 Pandolfo
850Dite la verità.
 Carlotto
                            Semplice e pura.
 Pandolfo
 A che fin siete entrato
 di notte in questa casa?
 Carlotto
                                              Le dirò...
 Fui da un certo Fabrizio
 condotto in compagnia.
 Pandolfo
                                             Fabrizio dunque
855di venir vi ha pregato?
 Carlotto
 Mi ha pregato non sol m’ancor forzato.
 Pandolfo
 (Che bricconi). Sentite. (Chiama un uomo)
 (Quella camera aprite,
 conducete Fabrizio chetamente).
860Dite la verità? (A Carlotto)
 Carlotto
                              Sinceramente.
 Pandolfo
 Fabrizio vi ha condotto?
 Carlotto
                                               Signorsì.
 È cagione Fabrizio...
 Pandolfo
                                        Eccolo qui.
 
 SCENA XII
 
 FABRIZIO e detti
 
 Fabrizio
 (Diavol! Son nell’imbroglio.
 Come Carlotto è qui? Son preso al visco).
 Carlotto
865(Non mi perdo però).
 Fabrizio
                                          (Non mi smarisco).
 Pandolfo
 E ben signori miei,
 ora che siete messi al paragone
 della colpa comun chi è la cagione?
 Carlotto
 Fabrizio.
 Fabrizio
                    Temerario! Hai tanto ardire? (Tira fuori una lettera)
870Io ti farò smentire. Questa lettera
 tutto discoprirà. Per una figlia
 del signore Pandolfo
 Leandro arde d’amore (Dà la lettera a Pandolfo)
 e ha mandato di notte il servitore.
 Pandolfo
875Ah ah, signor birbante
 ho scoperto il mistero,
 questa lettera alfine ha detto il vero.
 Carlotto
 (Lettera maledetta).
 Colui per Marinetta...
 Pandolfo
                                          Ora non voglio
880ascoltare di più. Va’ in quella camera. (A Carlotto)
 Carlotto
 Io non ci voglio andar.
 Pandolfo
                                           Sì disgraziato
 ci anderai da tua posta o strascinato.
 Obbligatelo a entrar.
 Carlotto
                                         No, non ci vado. (Si difende e rinculando verso la camera onde uscì Fabrizio gli uomini lo chiudono in quella)
 Pandolfo
 Ben bene, o in questa o in quella
885è lo stesso per me, purch’ei ci sia.
 Fabrizio
 Signor giudice, dunque anderò via.
 Pandolfo
 No no, signor, restate, ancor non sono
 abbastanza chiarito. Questa lettera
 era in vostro poter. Voi ne dovete
890render conto in giustizia.
 Fabrizio
 Io l’ho fatto signor senza malizia.
 Pandolfo
 Ben bene, si vedrà,
 per ora entrate là.
 Fabrizio
                                    Signor vi prego...
 Pandolfo
 Fatelo dunque entrar. (Agli uomini)
 Fabrizio
                                            Non c’è bisogno
895di tanti complimenti. Andrò da me.
 (Oh maledetto amor, soffro per te). (Entra nel gabinetto e chiudono)
 Pandolfo
 Andate... che per ber... (Agli uomini che gli dimandano pagamento)
 Sì sì non sono avaro,
 vi darò, vi darò qualche denaro. (Essi partono malcontenti)
 
 SCENA XIII
 
 PANDOLFO solo
 
 Pandolfo
900Una lettera è questa
 scritta da una mia figlia? Delle due
 chi sarà la sfacciata?
 Non la veggo firmata e non distinguo
 il carattere lor, che a tutte due,
905padre prudente e destro,
 ho servito io stesso di maestro.
 Meglio sarebbe stato
 lor non avessi a scrivere insegnato
 ma l’ho fatto per bene. Ho degli affari.
910Mi tengono il giornale
 e risparmio con esse un scritturale.
 No non è buona scusa
 se la figlia s’abusa... Ma di loro
 chi sarà l’insolente? Oh senza dubbio
915Cecilia la maggior. Mi ha detto in faccia
 che si vuol maritar. L’altra è buonaccia.
 
    Vuo’ cacciarla in un ritiro...
 Ma la spesa? Non va ben.
 Vuo’ serarla in una stanza...
920Ma la gente? Non convien.
 
    Colle buone si fa peggio.
 Qual rimedio? Non lo veggio.
 Grand’impicio è aver figliuole
 e s’avessi maschia prole
925starei meglio? Non lo so.
 Per mia fé, credo di no.
 
    Perché mai destino ingrato
 perché mai mi ho maritato?
 Era meglio in verità...
930Non vuo’ dir bestialità.
 Ma si accende il mio cammino,
 son vicino ad impazzar. (Parte portando via il lume)
 
 SCENA XIV
 
 MARINETTA all’oscuro con salvietta in cui porta de’ piatti, poi FABRIZIO
 
 Marinetta
 Ecco pel mio Carlotto
 qualche cosa di buono. Poverino,
935quel vecchio sgangherato
 l’averà spaventato. Refiziarsi
 almen così potrà...
 Non ritrovo la porta, eccola qua. (Apre la porta in cui sta Fabrizio)
 Eh ehm.
 Fabrizio.
                   Eh ehm. (Di dentro)
 Marinetta
                                     Son io, son io Carlotto,
940vi ho portato da cena.
 Fabrizio
                                          (Oh questa è buona). (Da sé sulla porta)
 Marinetta
 Tenete i pasticcietti
 e qualche altra cosetta. I macheroni
 s’erano raffreddati,
 quando saran scaldati,
945io ve li porterò,
 lascio aperta la porta e tornerò. (Fabrizio entra e si chiude entro)
 Non dite nulla? È entrato
 e la porta ha serato! Sì ha ragione,
 teme d’esser sentito dal padrone. (Passa in atto di partire dinanzi l’altra porta e sente picchio di dentro)
 
 SCENA XV
 
 CARLOTTO e la suddetta
 
 Marinetta
950(Chi batte? Ah ah ho capito,
 quel bricon di Fabrizio). Disgraziato
 meriteresti d’essere impiccato. (Batte alla porta suddetta)
 Carlotto
 Ah crudel Marinetta
 tu mi tratti così? (Di dentro)
 Marinetta
                                   Stelle che sento?
955Carlotto tu sei qui?
 Carlotto
                                      Per mio malanno.
 Marinetta
 (Che cos’è questo inganno!)
 Aspetta, ti aprirò.
 Carlotto
                                   Quest’è la cena,
 crudel, che m’hai portato?
 Tu mi vorresti vedere impiccato.
 Marinetta
960Ma come in questa stanza?
 Eri pure nell’altra?
 Carlotto
                                      È ver; qui dentro
 mi han messo e mi han cacciato a precipizio.
 Marinetta
 E nell’altra chi v’è?
 Carlotto
                                      Sarà Fabrizio.
 Marinetta
 Povera me, la cena...
 Carlotto
965Dov’è?
 Marinetta
                 Te l’ho portata
 e quel birbante se l’avrà mangiata.
 Carlotto
 Chi?
 Marinetta
             Fabrizio?
 Carlotto
                                 Fabrizio? Ora capisco,
 ne sono assicurato,
 egli è il tuo favorito. Io son burlato.
 Marinetta
970No, questo fu un error.
 Carlotto
                                            L’errore è il mio
 di crederti fedel.
 Marinetta
                                  Mi fai morire
 a parlarmi così. Ragion non vedo
 che tu pensi sì mal.
 Carlotto
                                      Bella non ti credo.
 Marinetta
 
    Deh scaccia o caro
975pensier sì amaro,
 amami, fidati,
 ti son fedel.
 
    Ah dove sei? (Lo cerca e non lo trova)
 Dirti vorrei...
980Fermati, sentimi, (Lo cerca)
 sei pur crudel!
 
    Ah ti ho trovato
 barbaro ingrato,
 fa’ che io ti senta
985dir che mi credi.
 
 Carlotto
 
 Ah sì, ti credo.
 
 Marinetta
 
 Or son contenta,
 m’ami, lo vedo,
 il cor di giubilo
990mi brilla in sen.
 
    Mio caro, aspettami,
 ritorno subito,
 tu sei il mio coccolo,
 tu sei mio ben.
 
 SCENA XVI
 
 CARLOTTO, poi FABRIZIO
 
 Carlotto
995Non credo che a tal segno
 finger si possa ed ingannar. Convienne
 dir ch’è fida davvero e mi vuol bene
 ma il briccon di Fabrizio
 mangia la cenna mia. Corpo di Bacco!
1000Se potessi rifarmi! (Cerca a tenton la porta dove è Fabrizio)
 Se il potessi burlar! Voglio provarmi,
 ho trovato la porta. Eh ehm eh ehm.
 Fabrizio
 Siete voi? (Di dentro)
 Carlotto
                       Sì son io. (Fa la voce di donna)
 Fabrizio
 Che volete cor mio.
 Carlotto
                                      (Briccone). Aprite.
1005Vi ho portato da bere.
 Fabrizio
 Eccomi qui. (Apre ed esce un poco)
 Carlotto
                          Tenete. (Sottovoce come sopra)
 Fabrizio
 Carina, dove siete? (Carlotto va per di dietro a Fabrizio, entra e chiude la porta) Non vi trovo,
 Marinetta dov’è? Che sia partita?
 Che giudicar non so.
1010Pazienza! Se non bevo mangierò. (Cerca la porta)
 Ma la porta è serrata,
 qualcun me l’ha ficcata. Sento gente,
 qualche malan prevedo,
 nasconder mi vorrei; ma non ci vedo. (Cercando trova la porta donde esce Carlotto, entra e serra)
1015Ecco una porta; dove sia non so,
 per celarmi a chi vien m’asconderò.
 
 SCENA XVII
 
 MARINETTA all’oscuro, con un’altra salvietta con dentro i macheroni, poi FABRIZIO
 
 Marinetta
 Povero il mio Carlotto,
 questa volta Fabrizio,
 ch’è la schiuma de’ furbi e de’ birbanti,
1020non gli rubberà certo i maccheroni.
 Ecco la porta. Eh ehm.
 Fabrizio
                                            Eh ehm. (Aprendo un poco la porta)
 Marinetta
                                                              Tenete,
 sono caldi bollenti. Vado via
 che il padron mi ha chiamata.
 Non mi direte più che sono ingrata. (Parte)
 Fabrizio
1025Macheroni? A tuo danno.
 Sopra l’ingannator cade l’inganno. (Entra e chiude)
 
 SCENA XVIII
 
 CARLOTTO apre ed esce con un piatto in mano, la salvietta sul braccio e la forchetta in mano; poi FABRIZIO
 
 Carlotto
 
    Non sento più nessuno,
 saranno tutti a letto,
 m’affanna il gabinetto,
1030vo’ l’aria respirar.
 
 Fabrizio (Apre ed esce anch’egli col piatto de’ macheroni in mano, con forchetta e salvieta sul braccio)
 
    Il caldo della stanza
 non posso più soffrire,
 saran tutti a dormire,
 mi posso dilettar.
 
 Carlotto
 
1035   Fabrizio è ben burlato.
 
 Fabrizio
 
 Carlotto è minchionatto.
 
 a due
 
 Che buona piattanzina!
 Mi sento consolar. (Mangiano)
 
 Carlotto
 
    Ma parmi di sentire
1040l’odor de’ maccheroni.
 
 Fabrizio
 
 Io sento un odor grato
 che pare di stuffato.
 
 a due
 
 Senza altro è Marinetta
 che vienmi a regalar. (Cercano e s’avvicinano)
 
1045   L’odore s’avvicina
 ma non vorrei fallar. (Si trovano)
 
 Carlotto
 
    Che sento. (Si toccano pian piano e si riconoscono)
 
 Fabrizio
 
                           Ch’è questo?
 
 Carlotto
 
 Fabrizio.
 
 Fabrizio
 
                    Carlotto.
 
 Carlotto
 
 Briccone.
 
 Fabrizio
 
                     Galeotto.
 
 a due
 
1050Ti voglio attrappar. (Si allontanano, mettono i piatti in terra e le forchette e spiegano le salviete)
 
 Pandolfo
 
    Codeste mie figliuole
 non vanno ancora a letto,
 ho sempre del sospetto,
 conviene vigilar. (Va a caso tra i due. Carlotto e Fabrizio cercandosi tra essi trovano Pandolfo e lo fermano credendolo uno o l’altro)
 
 Pandolfo
 
1055   Aiuto cos’è questo?
 
 Carlotto e Fabrizio a due
 
 Se parli tu sei morto.
 
 Pandolfo
 
 Non oso di fiatar. (Tremando)
 
 Fabrizio
 
    In trapola tu sei.
 
 Pandolfo
 
 Aiuto per pietà.
 
 Carlotto
 
1060Più non mi scappi.
 
 Pandolfo
 
                                     Oimei
 abbiate carità.
 
 Fabrizio
 
    Voglio cavarti il core. (Snuda un pugnale)
 
 Carlotto
 
 Coll’armi, traditore? (Ne sente la punta ed impugna un coltello)
 
 Pandolfo
 
 Aiuto. Chi è di là?
 
 Marinetta
 
1065Oh ciel, cosa sarà! (Marinetta con lume e detti)
 
 Carlotto
 
    Che vedo!
 
 Fabrizio
 
                         Cosa è questo?
 
 Marinetta
 
 Andate via di qua. (Piano alli due)
 
 Pandolfo
 
 Soccorso per pietà.
 
 Marinetta
 
    Andate, profitate,
1070la porta s’aprirà. (Piano alli due)
 
 Carlotto e Fabrizio a due
 
    Piano pianino me n’andrò;
 e voglio, se si può,
 tornare in libertà. (Piano piano partono)
 
 Marinetta
 
    Oh povero padrone,
1075mi spiace in verità. (Ridendo parte e porta via il lume)
 
 Pandolfo
 
    Non sento più nessuno,
 mi par d’esser ferito,
 oh cieli son tradito,
 aiuto, chi è di là? (Escono Cecilia e Dorina con lumi)
 
 Cecilia, Dorina a due
 
1080Che è questa novità?
 
    Che fate, signor padre?
 
 Pandolfo
 
 Ah figlie triste e ladre!
 Mi avete assassinato,
 da voi son maltrattato;
1085con me così si fa?
 
 Cecilia e Dorina a due
 
    Capaci ci credete
 di tanta iniquità?
 
 Pandolfo
 
    Lo so, lo so chi siete,
 qualcun la pagherà. (Esce Marinetta)
 
 Marinetta
 
1090   Oimè signor padrone. (Affannata)
 
 Pandolfo
 
 Che diavolo sarà.
 
 Marinetta
 
    Saputo ha la giustizia
 che il giudice fingeste,
 voi spender non voleste
1095e assai vi costerà.
 
 Pandolfo
 
    Aimè son rovinato,
 aimè son disperato,
 voi siete la cagione
 che disperar mi fa. (Alle tre donne)
 
 Marinetta
 
1100   Signore.
 
 Cecilia, Dorina a due
 
                      Padre mio.
 
 Pandolfo
 
 Più padre non son io,
 andate via di qua.
 
 Marinetta
 
    Chetatevi, padrone.
 
 Cecilia, Dorina a due
 
 Chetatevi, papà.
 
 Pandolfo
 
1105   Andate quante siete,
 andate via di qua.
 
 tutti
 
    Che notte critica,
 che indegna notte,
 di male in peggio
1110sempre si va.
 
 Quante catastrofi
 si son prodotte
 e ancor non veggio
 tra le rovine
1115qual lieto fine
 la cosa avrà.