Il negligente, Venezia, Tevernin, 1753

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera come prima.
 
 AURELIA e CORNELIO
 
 AURELIA
475Anderà ben, benissimo.
 Con quattro paroline io l’ho incantato,
 è di me innamorato,
 la dote mi farà.
 CORNELIO
                               Come facesti
 a tirarlo in la rete?
 AURELIA
                                     Io, tu lo sai,
480ho un certo che nel volto,
 ho un certo che nel tratto,
 misto così tra il furbo e il sempliciotto,
 che ogniuno che mi parla resta cotto.
 CORNELIO
 Non vorrei che allorquando
485moglie mia tu sarai,
 altri si cucinasse al tuo bel foco.
 AURELIA
 Se geloso sarai, goderai poco.
 CORNELIO
 Basta; ne parleremo. Ma io penso,
 se il signor Filiberto
490ti ha promesso la dote,
 sarà sì generoso
 sol coll’idea di divenir tuo sposo.
 AURELIA
 Così sarà ma io
 so fare il fatto mio.
495Della sua negligenza
 profittarmi saprò,
 forse gli rapirò,
 col pretesto di far la soscrizione
 al contratto nuzial, la donazione.
 CORNELIO
500Oh gran donna! Oh gran donna! Io col tuo esempio
 propor vo’ a Filiberto
 l’aggiustamento della lite. A lui
 chiederò la sua firma,
 per chiudere il contratto
505e quand’egli mi creda il colpo è fatto.
 AURELIA
 Con ragion ci ha congiunti
 amor sagace e scaltro,
 nati siam veramente uno per l’altro.
 CORNELIO
 Ah ch’io non vedo l’ora,
510cara, che tu sii mia.
 AURELIA
 Tua sarò ma non voglio gelosia.
 CORNELIO
 Dammi la bella man. Lascia che almeno
 io me la stringa al seno.
 AURELIA
 Sì, caro, ecco la man, se tu la vuoi,
515del mio core e di me dispor tu puoi.
 
 SCENA II
 
 FILIBERTO in disparte e detti
 
 CORNELIO
 Oh che cosa gustosa (Si tengono sempre per mano)
 aver sì bella sposa!
 AURELIA
 Oh che felice sorte
 aver sì buon consorte!
 CORNELIO
520Marito fortunato!
 AURELIA
 Quando, quando verrà quel dì beato!
 FILIBERTO
 Bravi. Buon pro vi faccia.
 CORNELIO
                                                 (Oh maledetto!)
 AURELIA
 Vi giuro e vi prometto, (A Filiberto)
 caro il mio ben, che sempre parlerei
525del nostro matrimonio
 e ne chiamo Cornelio in testimonio.
 CORNELIO
 (Oh brava!) Sì, davvero,
 ella vi vuol gran ben.
 FILIBERTO
                                         Mi vuol gran bene?
 Parmi ch’ella dicesse:
530«Oh che felice sorte
 aver sì buon consorte!» (Accennando Cornelio)
 AURELIA
 M’intendevo di voi.
 FILIBERTO
 E voi diceste poi: (A Cornelio)
 «Marito fortunato!»
535E lei: «Quando verrà quel dì beato!»
 CORNELIO
 Marito fortunato
 Filiberto chiamai.
 AURELIA
 Ed io di Filiberto sol parlai.
 FILIBERTO
 E parlando di me
540si tenevan le man sì bene unite?
 Buona gente, che dite?
 CORNELIO
 Io lo facea senza pensare a niente.
 AURELIA
 Era una cerimonia indifferente.
 FILIBERTO
 Che ceremonia? Andate via di qua.
 AURELIA
545Oimè mi discacciate?
 Più ben non mi volete?
 FILIBERTO
 Una mendace siete.
 CORNELIO
 Credetemi, signor...
 FILIBERTO
                                       Non mi parlate.
 AURELIA
 Se voi m’abbandonate,
550morirò disperata.
 FILIBERTO
                                   Vostro danno.
 AURELIA
 Ahi che dolor! Che affanno!
 Chi mi porge ristoro?
 Filiberto crudele, io manco, io moro. (Finge svenire sopra una sedia)
 CORNELIO
 Povera sventurata,
555per voi quasi è spirata.
 FILIBERTO
 Poverina, davvero!
 Ha il naso freddo freddo.
 Mi muove a compassione.
 CORNELIO
 Aiutatela almeno.
560Un qualche spirto vi vorrebbe al naso.
 FILIBERTO
 Acqua della regina. Oh che gran caso! (Parte)
 AURELIA
 È andato? (S’alza)
 CORNELIO
                       È andato a prendere
 l’acqua della regina.
 AURELIA
                                       Oh che bel pazzo!
 Per far lieto il cor mio,
565vi vuol altro che odori!
 CORNELIO
                                            Il so ancor io.
 Eccolo che ritorna.
 AURELIA
                                     Alla lezione. (Torna in atto di svenuta)
 CORNELIO
 (Chi alla femmina crede è un gran minchione).
 FILIBERTO
 Eccomi, come va? (Con boccietta)
 CORNELIO
 Misera! Fa pietà.
 FILIBERTO
570Adesso, adesso. (La bagna)
 CORNELIO
                                Dubito sia morta.
 FILIBERTO
 E pur non è venuta niente smorta.
 Zitto, zitto, rinviene.
 AURELIA
 Ah traditor! (A Filiberto)
 FILIBERTO
                          Mio bene
 son qui tutto per voi.
 AURELIA
575Mi crederete poi?
 FILIBERTO
 Sì sì, vi crederò.
 AURELIA
 Se voi non mi credete, io morirò.
 
    Crudelaccio, crudelaccio,
 non mi fate sospirar.
 
 FILIBERTO
 
580Non mi fate lacrimar.
 
 AURELIA
 
    Io son tutta tutta vostra. (Tocca per di dietro la mano a Cornelio)
 Questa mano è tutta mia,
 quel visetto voglio amar.
 
 FILIBERTO
 
 Voi mi fate giubilar.
 
 AURELIA
 
585   Imparate, o donne care,
 che vi pare? Non fo bene?
 Or si ride ed or si sviene.
 Un la mano e l’altro il cor.
 
 CORNELIO
 
    (E quel pazzo se lo crede;
590non s’avvede dell’inganno.
 Queste donne affé ne sanno
 di bugie più d’un dottor).
 
 SCENA III
 
 FILIBERTO e CORNELIO
 
 CORNELIO
 Andate, signor mio;
 Aurelia è offesa e sono offeso anch’io.
 FILIBERTO
595Io credea... Compatite.
 CORNELIO
 Orsù, perché non dite
 ch’io venga in casa vostra a far l’amore,
 io vi son servitore. (Vuol partire)
 FILIBERTO
                                      No, sentite.
 CORNELIO
 Io della vostra lite
600avevo poste ben le cose a segno
 ma vado adesso a rinunziar l’impegno.
 FILIBERTO
 Ah per amor del ciel, non vi stancate
 di essermi protettor.
 CORNELIO
                                         Già l’avversario
 si era posto in spavento.
605E trattava con me l’aggiustamento.
 FILIBERTO
 Volesse il ciel che fossimo aggiustati;
 palazzisti, avvocati
 mai più trattar vorrei;
 e goder la mia pace anch’io potrei.
 CORNELIO
610Andate voi del conte
 la cosa a terminar.
 FILIBERTO
                                     Ma non potreste
 consumare l’affar tra voi e lui?
 CORNELIO
 Potrei ma se mi riesce
 di prenderlo in parola,
615l’autorità non tengo
 di stringere il contratto.
 Venite meco.
 FILIBERTO
                           No, Cornelio caro,
 non fate che il piacer mi riesca amaro.
 Fate voi, fate voi.
 CORNELIO
                                  Datemi almanco,
620sottoscritto da voi, un foglio in bianco.
 FILIBERTO
 Fin questo si può far;
 del resto tutto a voi lascio l’imbroglio.
 CORNELIO
 Eccovi il calamar, la penna e il foglio. (Tira fuori tutto di tasca)
 FILIBERTO
 «Filiberto Tacconi, (Scrive)
625affermo quanto sopra si contiene».
 Basta così?
 CORNELIO
                        Va bene. (Prende il foglio)
 FILIBERTO
 S’io presto non finiva
 di testa mi veniva un giramento.
 CORNELIO
 Davvero?
 FILIBERTO
                     La fatica è un gran tormento.
 CORNELIO
630Or via siete spicciato,
 domani voi sarete consolato.
 
    Con questo foglio in mano
 farò l’aggiustamento.
 (Ma lo farò per me).
635Vedrete chi son io.
 D’un galantuom par mio
 non s’ha da dubitar.
 
    La vostra ricca entrata,
 la vostra sposa bella
640difendervi saprò.
 (Ma presto questa e quella
 gli voglio sgraffignar).
 
 SCENA IV
 
 FILIBERTO, poi PORPORINA e PASQUINO
 
 FILIBERTO
 Manco mal che la sorte mi provede.
 Mi ama Aurelia; Cornelio è tutto fede.
 PORPORINA
645(Ecco il padron). (Parlano in disparte fra di loro non sentiti da Filiberto)
 PASQUINO
                                   (Chiedamogli perdono).
 PORPORINA
 (Se vogliamo ottenerlo,
 fingiam d’esser nemici).
 PASQUINO
 (E poi in cucina torneremo amici).
 FILIBERTO
 Io far l’aggiustamento?
650Non lo faccio in due anni. Oh che tormento!
 PORPORINA
 Signor padron.
 PASQUINO
                               Signor padrone mio.
 PORPORINA
 Io vi chiedo perdono.
 PASQUINO
 Pietà Pasquin vi chiede.
 PORPORINA
 Io vi baccio la man.
 PASQUINO
                                      Vi bacio il piede.
 FILIBERTO
655Temerari, bricconi.
 PORPORINA
 Signore, io non volevo.
 È stato lui.
 PASQUINO
                       È stata lei che ha detto:
 «Piglia, piglia, Pasquino».
 PORPORINA
 Non è ver, malandrino.
660Sei stato tu. Colui è un disgraziato, (A Filiberto)
 mezzo il vin della botte ha tracannato.
 PASQUINO
 Lei fa l’amor con tutti.
 E giù per il balcon cala i presciutti.
 PORPORINA
 Chi ha venduta la legna?
 PASQUINO
                                                E la farina
665chi l’ha mandata via?
 PORPORINA
 Ti vo’ scoprir.
 PASQUINO
                            Ti voglio far la spia.
 FILIBERTO
 È bella la canzone
 e si suona alle spalle del padrone.
 PORPORINA
 Io sono fidatissima.
 PASQUINO
670Io sono onoratissimo.
 PORPORINA
 Caro il mio padroncin.
 PASQUINO
                                            Padron carissimo.
 FILIBERTO
 Orsù per non far torto all’uno o all’altro,
 giacché ha fatto ciascun le parti sue,
 vi licenzio di casa tutti due.
 PASQUINO
675Senti, per causa tua. (A Porporina)
 PORPORINA
                                         Per te, briccone. (A Pasquino)
 (Senta, signor padrone. (A Filiberto piano)
 Per sgravio di coscienza,
 il povero Pasquin, sappia, è innocente.
 E quel che ho detto non è vero niente).
 FILIBERTO
680Buono!
 PASQUINO
                 (Signor padrone una parola. (A Filiberto piano)
 Per rabbia ho detto mal di Porporina.
 Peraltro ella è innocente, poverina).
 FILIBERTO
 Meglio! Ma io vi credo
 due furbi belli e buoni.
 PASQUINO
685Uh cosa dite!
 PORPORINA
                           Il ciel ve lo perdoni.
 FILIBERTO
 Io non mi fido più.
 PASQUINO
                                      Sarò fedele.
 PORPORINA
 Fedel sarò, sull’onor mio lo giuro.
 PASQUINO
 Sulla mia pudicizia io v’assicuro.
 FILIBERTO
 (Se mando via costoro,
690a trovarne altri due sarò impicciato).
 Orsù v’ho perdonato
 per questa volta ma se un’altra arriva...
 PORPORINA
 Oh caro! (L’accarezzano e accarezzandolo con caricatura l’infastidiscono)
 PASQUINO
                    Oh benedetto!
 A DUE
                                                 Evviva, e viva.
 FILIBERTO
 
    Basta, basta, fermi state.
695Maledetti, mi stroppiate.
 Tocca, tocca, se tu vuoi. (A Porporina)
 Va’ a scherzar co’ pari tuoi. (A Pasquino)
 
 SCENA V
 
 PORPORINA e PASQUINO
 
 PASQUINO
 Per questa volta è andata bene.
 PORPORINA
                                                           In grazia
 del mio giudizio.
 PASQUINO
                                  Sì, gioia mia bella,
700tu sei una ragazza
 che può star, per dottrina, in paragone
 d’Ovidio, Quinto Curzio e Cicerone.
 PORPORINA
 Tutto ho fatto per te.
 Peraltro in vita mia,
705io non so d’aver detta una bugia.
 PASQUINO
 Dunque mi porti amore?
 PORPORINA
 T’amo con tutto il cuore.
 PASQUINO
 Dunque tu mia sarai?
 PORPORINA
 Sì, Pasquin, sarò tua, se mi vorrai.
 PASQUINO
710Se ti vorrò? Cospetto!
 Non bramo altri che te.
 Per quel tuo bel visino,
 lascerei la minestra, il pane e il vino.
 PORPORINA
 Ma quando mi darai...
 PASQUINO
                                            Cosa?
 PORPORINA
                                                          La mano?
 PASQUINO
715Eccola, se la vuoi.
 PORPORINA
 La prenderei ma poi...
 PASQUINO
 Ma poi di che hai paura?
 PORPORINA
 Che tu mi dica il ver non son sicura.
 PASQUINO
 Vuoi che ti mostri il cor, dammi un cortello;
720voglio spaccarmi il petto,
 voglio mostrarti il cor.
 PORPORINA
                                           No, poveretto;
 lo so che mi vuoi bene.
 Ma un po’ di gelosia mi dà martello.
 PASQUINO
 Maledetta disgrazia è l’esser bello!
 PORPORINA
725Quei cari e belli occhietti
 saranno tutti miei?
 PASQUINO
                                      Sì.
 PORPORINA
                                              Quel bocchino
 sarà tutto per me.
 PASQUINO
                                    Sì.
 PORPORINA
                                            Quel visetto
 è tutto, tutto mio?
 PASQUINO
                                    Sì, tutto, tutto.
 PORPORINA
 Io mi sento morire.
 PASQUINO
                                       Io son distrutto.
 PORPORINA
730Stasera...
 PASQUINO
                    Che?
 PORPORINA
                                Faremo...
 PASQUINO
 Che cosa?
 PORPORINA
                      Il matrimonio.
 PASQUINO
 Non potressimo...
 PORPORINA
                                   Cosa?
 PASQUINO
                                                 Farlo adesso...
 PORPORINA
 Così non è permesso.
 PASQUINO
 Ma io non posso più.
 PORPORINA
                                         Ma io già peno.
 PASQUINO
735Vado tutto in sudore.
 PORPORINA
                                         Io vengo meno.
 
    Ohimè, che fuor del petto
 mi vien sul labro il cor.
 Ma su quel bel labretto
 veggo il tuo core ancor.
 
740   Damm’il tuo core, oh dio!
 Pigliati, o caro, il mio!
 Piglialo, che tel dono,
 dammilo, per pietà.
 
    Cosa farai del mio?
745Del tuo cosa farò?
 Perché fedel son io,
 il tuo lo serberò.
 
    Tu che pietà non hai
 me lo strapazzerai?
750No, no per carità.
 
 SCENA VI
 
 PASQUINO e DORINDO, il quale vorrebbe trattener PORPORINA che parte
 
 DORINDO
 Ehi, Porporina, udite...
 PASQUINO
 Signor, cosa comanda
 da Porporina.
 DORINDO
                            Che vuoi tu sapere?
 Va’ via, brutto villano.
 PASQUINO
755Cos’è questo villano?
 Cos’è questo va’ via?
 Cosa pretende lei?
 DORINDO
                                     Quel che mi pare. (Vuol seguir Porporina)
 PASQUINO
 Con grazia, padron mio; (Lo trattiene)
 lo vo’ sapere anch’io.
 DORINDO
760Tu non devi saper quello che passa
 fra Porporina e me. Non vo’ ch’ei sappia
 che qui Lisaura aspetto.
 PASQUINO
 Porporina dev’esser moglie mia.
 Mi meraviglio di vussignoria.
 DORINDO
765(Mi voglio divertir con questo sciocco).
 Porporina tua sposa?
 Credimi, l’hai sbagliata.
 È la mia innamorata.
 PASQUINO
                                          Come! Oh diavolo!
 Non può star, non sarà, nol posso credere,
770mi vuol ben, me l’ha detto e l’ha giurato.
 DORINDO
 Di te gioco si prende ed ha scherzato.
 PASQUINO
 Ah bugiarda! Ah maliarda;
 adesso, adesso intendo
 perché quando le ho detto
775di far il matrimonio di nascosto
 la furba m’ha risposto:
 «Così non è permesso».
 Femmine, traditore, ingrato sesso.
 
    Dunque è vostra innamorata. (A Dorindo)
780(Maledetta, disgraziata,
 crepa, schiatta, va’ in malora,
 aver ben non possa un’ora).
 Dunque è ver che vi vuol bene!
 
 SCENA VII
 
 DORINDO, poi LISAURA
 
 DORINDO
 Sentimi, non è ver... Quasi mi spiace
785aver dato al meschin sì gran cordoglio,
 so per prova qual sia
 il tormento crudel di gelosia.
 Ma ecco la mia bella
 che a beare mi vien cogli occhi suoi.
 LISAURA
790Dorindo, eccomi a voi.
 DORINDO
                                            Cara Lisaura,
 tutti siamo traditi. Ho discoperta
 una barbara trama;
 di spogliar Filiberto oggi si brama.
 Cornelio, il conte e ser Imbroglio uniti
795al vostro genitor fanno la lite.
 Dimani si farà l’aggiustamento.
 E il caro negligente
 a Cornelio cornuto,
 ch’è l’impostor più franco,
800ha dato un foglio sottoscritto in bianco.
 LISAURA
 Donde sapeste ciò?
 DORINDO
                                      Da uno scrivano
 di ser Imbroglio che a pietà s’è mosso
 e di voi e di me. Quello che stesse
 la scrittura, per noi, del matrimonio.
 LISAURA
805Adunque, che sarà?
 DORINDO
                                       Già ho rimediato.
 Vo’ che l’ingannator resti ingannato.
 LISAURA
 Come mai?
 DORINDO
                         Sol mi basta
 che al vostro genitore
 sottoscriver facciate questa carta. (Cava dalla tasca un foglio)
810S’egli, ch’è negligente,
 senza leggerlo prima,
 oggi soscrive il foglio,
 scherniremo Cornelio e ser Imbroglio.
 LISAURA
 Tutto per voi farò. Già il padre mio
815si contenta che io
 vi prenda per mio sposo.
 DORINDO
                                                E questo è bene.
 Profittarsi conviene
 della sua negligenza.
 Ditegli che la carta
820contien di nostre nozze il sol contratto.
 Ei vi metta il suo nome e il colpo è fatto.
 LISAURA
 Non vorrei d’un inganno
 esser tacciata poi.
 DORINDO
                                   Non dubitate.
 Questa è l’ultima moda;
825l’inganno, se va bene, ancor si loda.
 
    Pria ritornare al fonte
 vedrai torrente altero
 che all’amor mio sincero,
 che alla mia fé costante
830tempre vedrai cangiar.
 
    Né per ingiurie ed onte
 d’avversa iniqua stella
 questo mio core amante
 della sua fiamma bella
835mai si potrà scordar.
 
 SCENA VIII
 
 LISAURA sola
 
 LISAURA
 Giusti dei, v’è nel mondo
 cotanta iniquità; v’è su la terra
 chi temerario ardisce
 rapir l’altrui con esacrando eccesso?
840E lo soffrono i numi? E stride invano
 il folgore di Giove?
 Dove si cela, dove
 l’empio che il genitor tradire aspira?
 Seco voglio sfogar lo sdegno e l’ira.
845Ma no, femmina imbelle
 che dir, che far potrei?
 Crudelissimi dei,
 perché non mi è concesso
 potermi cimentar col viril sesso?
850Farei veder ben io
 che ancor nel petto mio si cela un core,
 di coraggio ripieno e di valore.
 
    Tremo fra’ dubi miei,
 pavento i rai del giorno,
855anche nel mio soggiorno
 mi turbo e mi confondo;
 l’aure che ascolto intorno
 mi fanno palpitar.
 
    Nascondermi vorrei,
860vorrei scoprir l’errore
 né di celarmi ho core
 né core ho di parlar.
 
 SCENA IX
 
 AURELIA, poi PASQUINO
 
 AURELIA
 Del cor di Filiberto
 sono quasi sicura
865ma Lisaura, Pasquino e Porporina
 non mi ponno vedere.
 La politica vuole
 ch’io me li renda amici,
 perché i disegni miei riescan felici.
870Ecco Pasquin; con questo
 ch’è alquanto bacellone
 incomincio a provar la mia lezione.
 PASQUINO
 Ingrata Porporina, (Verso la scena)
 ladra, cagna, assassina.
 AURELIA
875Pasquino, e con chi l’hai?
 PASQUINO
 Oh non ti avessi conosciuta mai!
 AURELIA
 T’han fatto qualche insulto?
 PASQUINO
                                                     Sì, m’han fatto
 quello che far usate
 voialtre femminacce indiavolate.
 AURELIA
880Sei forse innamorato?
 PASQUINO
 Così fossi appiccato.
 AURELIA
 Forse tradito sei.
 PASQUINO
 Così il diavol portasse via colei.
 AURELIA
 Oh povero Pasquino
885che sei tanto bellino.
 Se tu volessi un po’ di bene a me,
 tutto questo mio cor saria per te.
 PASQUINO
 Eh mi burlate.
 AURELIA
                              No, credimi, o caro,
 che il mio labbro è sincero.
 PASQUINO
890Se dicesse da vero
 vendicar mi potrei di Porporina.
 AURELIA
 Dammi la tua manina.
 PASQUINO
 Se ci vede il padron, cosa dirà?
 
 SCENA X
 
 FILIBERTO da una parte, PORPORINA dall’altra osservano in disparte
 
 AURELIA
 Non importa, vien qua.
895Fra noi s’ha d’aggiustare.
 E si vada il padrone a far squartare.
 FILIBERTO
 (Obbligato).
 PASQUINO
                          Sì sì, vada in malora
 lui, la sua casa e Porporina ancora.
 PORPORINA
 (Bravissimo).
 AURELIA
                             È noioso
900il signor Filiberto agli occhi miei.
 PASQUINO
 Più non posso di cuor mirar colei.
 AURELIA
 Tu sì sei graziosetto.
 PASQUINO
 Sì, quello è un bel visetto.
 AURELIA
 Se parlassi di cor...
 PASQUINO
                                     Se vi degnaste...
 AURELIA
905Sarei per te.
 PASQUINO
                          Vostro sarei, m’impegno.
 (Femmina indiavolata).
 PORPORINA
                                               (Oh core, indegno).
 AURELIA, PASQUINO A DUE
 
    Allegri e contenti
 ci amiam di buon cuore.
 Più dolce è l’amore
910novello nel sen.
 
 PORPORINA, FILIBERTO A DUE
 
    Che voglia mi vien
 d’andarli a scannar.
 
 AURELIA
 
    E vada il padrone...
 
 PASQUINO
 
 E vada la serva...
 
 A DUE
 
915A farsi squartar.
 
 FILIBERTO
 
    Indegna. (Ad Aurelia)
 
 PORPORINA
 
                        Briccone. (A Pasquino)
 
 A DUE
 
 Si tratta così?
 
 AURELIA, PASQUINO A DUE
 
    (Non v’è più rimedio,
 già tutto sentì).
 
 PORPORINA
 
920   Con voi, sfacciatella, (Ad Aurelia)
 mi voglio sfogar.
 
 AURELIA
 
    Con te, birboncella, (A Porporina)
 non voglio gridar.
 
 FILIBERTO, PASQUINO A DUE
 
    Fermate, tacete,
925non state a strillar.
 
 FILIBERTO
 
    Indegno, bricone, (A Pasquino)
 ti vo’ bastonar.
 
 PASQUINO
 
    Non curo il padrone, (A Filiberto)
 mi vo’ vendicar.
 
 AURELIA, PASQUINO A DUE
 
930   Fermate, tacete,
 non state a strillar.
 
 A QUATTRO
 
    Che rabbia mi sento,
 che fiero tormento.
 L’affanno, lo sdegno
935vuol farmi crepar.
 
 Fine dell’atto secondo