Li matti per amore, Venezia, Fenzo, 1754

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Piazzetta con due casini uno per parte della scena, ogniuno con le loggie e vedute di giardino e fabrica d’osteria con sotto una bottega da fruttaiolo.
 
 LISETTA avanti la sua bottega di frutta presso alla quale RIDOLFO a sedere; EUGENIA sopra una delle loggie; CAMILLA sopra l’altra loggia della sua casa
 
 Lisetta
 
    Meschinello è pur quel core
 che si fa servo d’amore.
 Quanti stenti! Quante pene!
 Poverino, io n’ho pietà.
 
 Eugenia
 
5   Il mio cor che sta in cattena,
 che sospira, piange e pena,
 ben l’intende e ben lo sa.
 
 Lisetta
 
    Parlo un poco, egli è di foco,
 quando taccio, egli è di ghiaccio,
10sempre chiede ad una ingrata
 compassione e carità.
 Ma l’ingrata, dispietata,
 carità per lui non ha.
 
 Camilla
 
    Infelice, meschinella
15qual destino amar mi fa.
 
 Ridolfo
 
    La mia sorte e la mia stella
 quando mai si cangierà!
 
 Eugenia
 Dice pur ben colei
 e si confano, oh quanto!
20le sue parole a’ duri affanni miei.
 Lisetta
 Eh mio signor Ridolfo, (Scotendo Ridolfo che sarà astretto)
 dove ne siete adesso col cervello?
 Se il conte vi diletta
 appunto fa per voi la canzonetta.
 Ridolfo
25Fa per me, fa per te, fa per ciascuno
 che d’una donna ingrata
 abbia l’anima cotta, abbrustolata.
 Ah quelle luci amate
 mi fan di foco.
 Lisetta
                              In là, non mi scottate. (Rispingendolo)
 Ridolfo
30Senti...
 Lisetta
                 In là, che v’ho inteso;
 signora un poco d’acqua, il foco è acceso.
 Per voi Ridolfo abbruggia.
 Camilla
 Lisetta, se per lui dell’acqua or vuoi
 io ten darò.
 Lisetta
                        Non la domanda a voi,
35la domanda ad Eugenia.
 Eugenia
                                               Eugenia è sorda.
 E chi lei non conosce?
 Lisetta
                                           Eh come?
 Eugenia
                                                                Oh dio,
 se nol sapete voi, lo so ben io.
 Ridolfo
 Anch’io crudel lo so; so che un mio pari,
 cui cento dame han dato il core in dono,
40sprezza una serva vile.
 Eugenia
                                            Io vil non sono.
 Vil mi faria l’amarti, a tuo rossore,
 un giorno lo saprai. Sappi per ora
 che il mio dover discerno,
 non t’amo no, né t’amerò in eterno. (Parte)
 
 SCENA II
 
 RIDOLFO, CAMILLA, LISETTA
 
 Lisetta
45Mi par che parli chiaro,
 tutte le donne schiette
 così han da far, che sieno benedette.
 Ridolfo
 Una vil cameriera
 sprezza così Ridolfo? È un’insolenza.
 Lisetta
50Colle donne, signor, ci vuol pacienza.
 Ridolfo
 Che pacienza?... Io farò... farò... farò...
 Lisetta
 Da bravo che farete?
 Ridolfo
                                         Ah! Non lo so. (Smaniando per la scena)
 Camilla
 Chi la fa se l’aspetti,
 il disprezzo d’Eugenia oggi è il castigo
55di chi mi sprezza e non mi stima un cavolo.
 Ridolfo
 Manca costei per farmi dar al diavolo.
 Lisetta
 Saldi, signor Ridolfo.
 Camilla
                                         E quando fia
 che abbi pietà?
 Lisetta
                               Parla a vossignoria. (A Ridolfo che sta attratto)
 Camilla
 Neppur mi guarda e tace!
 Ridolfo
60E quando fia che tu mi lassi in pace!
 Sai pur che non ho flemma.
 Nata per me non sei,
 non son nato per te. (A Camilla)
 Lisetta
                                        Parla con lei.
 Camilla
 Per me dunque, crudel, non c’è rimedio?
 Ridolfo
65Signora mia, le leverò l’attedio. (Parte)
 
 SCENA III
 
 LELIO che stava in osservazione, CAMILLA e LISETTA
 
 Lisetta
 Vanno d’accordo affatto
 anche costor, come la cagna e il gatto.
 Camilla
 Tal crudeltà in amore
 dove mai si trovò?
 Lelio
                                     Nel vostro core.
70Sì, la trovò in Camilla
 lo sfortunato Lelio a suo dispetto.
 Lisetta
 Degl’amanti scontenti ecco il terzetto.
 Camilla
 Le querele di Lelio e i suoi lamenti
 per me son sparsi ai venti;
75Ridolfo è l’idol mio.
 Se nol sapete ora vel dico... Addio. (Entra)
 
 SCENA IV
 
 LISETTA, LELIO
 
 Lisetta
 E viva la schietezza;
 alfin donne son queste
 che danno a tutti il nome delle feste.
 Lelio
80Né di pietà ti pare
 degna la mia costanza?
 Lisetta
 Che pietà, che pietà? Questa è l’usanza.
 
    Meschinello è pur quel core
 che si fa servo d’amore.
85Quanti stenti, quante pene!
 Poverino, io n’ho pietà.
 
 Lelio
 
    Io lo provo, io non ho bene,
 pien d’affanni e senza speme;
 compassione e carità.
 
 Lisetta
 
90   Sempre chiede ad un’ingrata
 compassione e carità
 ma l’ingrata, dispietata,
 carità per lui non ha.
 
 SCENA V
 
 EUGENIA, LELIO
 
 Eugenia
 Lelio mio, sì turbato.
95Che ti avvenne? Che fu?
 Lelio
                                               Son sventurato.
 Eugenia
 Di’ più tosto che sei
 mecco crudel cottanto,
 che al sol vederti ho già sugl’occhi il pianto.
 Lelio
 Siamo alle smanie usate,
100a’ soliti trasporti, io lo sapea,
 di geloso furor.
 Eugenia
                               Anima rea,
 tutto poc’anzi intesi,
 viddi Camilla in pria
 e lo chiami furor di gelosia?
 Lelio
105Sia che si vuol, son stanco
 che m’affanni così.
 Eugenia
                                     Son stanca anch’io
 che tal mercé tu renda all’amor mio.
 Spergiuro, traditore,
 in Livorno, mia patria,
110fé mi giurasti pure, or cieco e sordo
 al pianto mio...
 Lelio
                               Da ver non mel ricordo.
 Eugenia
 Non ti ricordi, indegno,
 che la patria, i parenti in abbandono
 per seguirti io lasciai?
 Lelio
                                           Chieggo perdono.
 Eugenia
115Non ti ricordi, ingrato,
 che per starti dappresso,
 col tuo buon zio per serva
 venni poc’anzi ed or servo te stesso?
 Lelio
 Questa fu una viltà che troppo indegna
120dell’amor mio ti rende.
 Eugenia
 La viltade in amor mai non offende.
 Dimmi perfido...
 Lelio
                                  Eugenia, le querele
 non giovano. Mi ascolta
 e se saggia e stimata esser tu vuoi
125alla tua patria fa’ ritorno e ai tuoi.
 
    Riedi al caro genitore,
 prendi il mio fedel consiglio,
 fuggi amor, fuggi il periglio
 che sovrasta al tuo candor.
 
130   Lascia in pace un mesto core,
 che infedele è sol per forza,
 la mia face in seno ammorza,
 cedi all’impeto d’amor.
 
 SCENA VI
 
 EUGENIA sola
 
 Eugenia
 Che rissolvo infelice!
135Il mio cor nulla dice
 nel duro passo estremo,
 temendo io spero e poi sperando io tremo.
 
    Ardo in un punto e gelo,
 pena e piacere io sento;
140sia gioia, sia tormento,
 questo mio cor non sa.
 
    Da mille affetti, oh dio!
 confusa ed agitata,
 chiamo la sorte ingrata
145ma peggio or si fa.
 
 SCENA VII
 
 Piazza di villa.
 
 MOSCA parlando con un di dentro, LISETTA
 
 Mosca
 Sì bene, signor mio, lo troverete
 da questa fruttaiola;
 se non c’è alcun, vo’ dirle una parola.
 Lisetta
 Oh Mosca mio garbato.
 Mosca
                                             Oh mia Lisetta,
150adorata, stimata,
 melata, giuleppata, inzucherata.
 Lisetta
 Con tutto il resto che finisce in ata.
 Mosca
 Oggi che buona vena!
 Guarda. (Gli mostra un zecchino che ha in mano)
 Lisetta
                    Che cosa è quella?
 Mosca
                                                       Un bel zecchino.
 Lisetta
155Un zecchino! A chi mai l’hai tu rubbato?
 Mosca
 Per caparra d’un pranzo or me l’han dato.
 Lisetta
 E dove?
 Mosca
                  All’osteria
 dove son cameriero.
 Ho per le mani un tordo
160da spennachiar che ci darà un tesoro.
 Lisetta
 E chi è costui?
 Mosca
                              Un bell’asino d’oro.
 Mio paesano egl’è. Viene di Lucca,
 di soldi pien ma senza sale in zucca.
 Lisetta
 E per questo?
 Mosca
                             Ne voglio
165la parte mia.
 Lisetta
                           A metà.
 Mosca
                                            Questo è l’imbroglio.
 Lisetta
 Che s’ha da far?
 Mosca
                                 Ascolta.
 D’ammogliarsi egli cerca e mai non cessa
 di parlarmi di ciò.
 Lisetta
                                    Lo sposo io stessa.
 Mosca
 Oh non mi far la sciocca;
170e Mosca?
 Lisetta
                    Mosca s’ha a nettar la bocca.
 Mosca
 Non ti dico più altro e ti son schiavo. (In atto di partire)
 Lisetta
 Dove vai?
 Mosca
                      So ben io.
 Lisetta
                                           Parla, io burlavo.
 Mosca
 Eugenia li proposi, anzi gli dissi
 che dama ell’è di nascita
175ma d’indole tranquilla,
 per viver sconosciuta ama la villa.
 Lisetta
 E credette anche questa?
 Mosca
 E come! Anzi n’è cotto
 ed amato si crede.
 Lisetta
                                    Oh che merlotto!
 Mosca
180È un scimunito, un storno
 che intende di sapere
 ma favellar non sa, non sa tacere
 e insieme unisce, se spiegarsi ei vuole,
 a forza di «cioè» le sue parole;
185questi, Lisetta mia,
 sono impegni assai grandi
 ma se tu vuoi...
 Lisetta
                               Zecchini e poi comandi.
 Mosca
 Avrai più che non brami,
 quando Eugenia per te venga d’accordo.
 Lisetta
190Tocca a te, tocca a te, Mosca sei sordo. (Più forte del solito)
 Mosca
 Come? Non ti capisco.
 Lisetta
 La capara ci vuol dell’opra mia,
 come la diero a te nell’osteria.
 Mosca
 Non ho un soldo.
 Lisetta
                                  Buggiardo!
195Mi mostrasti un zecchino,
 ne voglio la metà.
 Mosca
 Presto che Fazio vien.
 Lisetta
                                          Dammelo qua. (Gli leva il zecchino di mano)
 Mosca
 Sei contenta? Ritirati.
 Lisetta
 Piano, che veda anch’io questa figura,
200oh che caricatura! (Guardando Fazio che viene)
 Mosca
 Ritirati una volta.
 Lisetta
                                   Ho visto, ho visto.
 Oh, sì ben, questo è un pollo
 da spennachiarlo e poi tirargli il collo. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 FAZIO discorrendo col suo servitore, MOSCA in disparte
 
 Fazio
 
    Così voglio, via non più...
205Oh vuoi farmi il mastro tu?
 Io qua venni... venni qua...
 perché il core... cioè amore,
 la mia bella... cioè quella...
 Voglio dire... Ma in sostanza,
210tu non hai con me creanza
 ed in testa io ti darò. (Minacciando di voler bastonare il servitore)
 
 Mosca
 Va’, indovina che dice al suo padrone
 quel ceffo d’appiccato,
 or or grido ancor io da spiritato.
 Fazio
215Tu lavi il capo all’asino (Al servo)
 e il proverbio di dirti ha ben ragione,
 che seco perdi il ranno ed il sapone.
 Perché... senti... quest’asino
 vuo’ dir... cioè... che tu sei l’asinaccio,
220cioè l’insolentaccio...
 che vuoi romper il laccio...
 cioè l’amor... cioè... Tu cosa vuoi?
 Questa incognita bella amar io vo’
 e se non l’ho veduta or la vedrò.
 Mosca
225(L’indovinai, bisogna
 che io costoro interrompa). Eh signor Fazio?
 Fazio
 Oh Mosca è tempo... Eh ben la bella mia?
 Mosca
 Umilmente s’inchina a vossioria.
 Fazio
 Ma pur... cioè vien ella?
 Mosca
230Si sta affibiando il busto e la gonella.
 Fazio
 Senti tu mascalzone? (Al servo)
 Mosca
 E cosa vuol colui?
 Fazio
 Dice... cioè... disdice
 che io... che tu... cioè tarderà molto
235colei?
 Mosca
              Costui sarà ubbriaco o stolto.
 Temerario, imprudente
 perché al patron t’opponi? (Al servo)
 Fazio
                                                    È un insolente
 ma dimmi tu, cioè... saper vorrei,
 sa che son qui colei?
 Mosca
240Sai tu che il tuo padrone
 vuol far ciò che gli piace? (Al servo)
 Fazio
 Sì ben... lascialo in pace;
 parliam dell’idol mio, che io gli perdono.
 Mosca
 Parliamo di costui, ch’io lo bastono.
 Fazio
245La mia bella, il mio bene
 verrà... cioè... posso di lei parlarti?
 Mosca
 Non mi guardar, ch’ora ti faccio in quarti. (Al servo)
 Fazio
 Piano... cioè... fermate,
 cioè non v’azzuffate... Oh non va bene,
250ci son io... ma cioè, guarda chi viene.
 
 SCENA IX
 
 LISETTA e detti
 
 Lisetta
 Mosca, Mosca cos’è?
 Fazio
                                        Nulla. È costei
 la bella mia, cioè la mia bellissima? (Salutando)
 Lisetta
 Umilmente m’inchino a vossustrissima.
 Mosca
 Signor non è cotesta. (Fazio viene frastornato dal servo)
255(Or dimmi, con Eugenia hai tu parlato?)
 Lisetta
 (Sì ben ma non la intende).
 Mosca
 (Oh poter del gran diavolo!
 Fingiam con questo sciocco).
 Lisetta
 (Che si ha da finger?)
 Mosca
                                           Bada a me. (Si mettono a parlare assieme)
 Fazio
                                                                  Ti dico
260che tu sei un bel asino,
 cioè una bella bestia. Il curatore
 non mai fu servitore
 cioè tutto il contrario... Orsù via rompiti
 di qua il collo... cioè vatene via...
265Cioè fermati là sull’osteria. (Il servo parte e partendo minaccia Mosca)
 Mirate...
 Mosca
                   Tu minacci? Or bene avremo
 più giorni che salciccie e si vedremo.
 Fazio
 Lascialo andar. Or dimmi un po’, costei...
 Mosca
 Questa poc’anzi è stata
270ad avvisar amica.
 Fazio
 Eh ben, che disse a te, viene o non viene.
 Lisetta
 «Dirai» mi disse Eugenia «el mio bel ninno»...
 Fazio
 Cioè a me?
 Lisetta
                        Per appunto.
 Fazio
 Mi chiama in questa guisa?
 Mosca
275(Oh che bel ninno!) (A Lisetta ridendo)
 Lisetta
                                        (Io creppo dalle risa). (A Mosca ridendo)
 «Dirai ch’egli mi scusi unquanco lei,
 che impedita sarei,
 cioè non calerei ma se al più tardi,
 verso le ore abbruccianti, ei tornerebbe,
280io lo vagheggierebbe
 e seco andrebbe a Lucca».
 Mosca
 Oh brava!
 Fazio
                      Oh cara!
 Lisetta
                                        (Oh che asino in parucca!)
 Mosca
 Animo signor Fazio,
 la mano alla saccoccia
285per regalar costei.
 Fazio
                                    Sì ben lo merita;
 cioè, Mosca, m’ascolta...
 Questa fanciulla ancora a me par bella.
 Mosca
 Eh via non ha che far questa con quella.
 Fazio
 Ma questa non mi spiace!
 Mosca
                                                  Uh che sproposito!
290C’è una gran differenza
 tra la rosa e la spina;
 una dama quell’è, questa è pedina.
 Lisetta
 Quel simiotto mi guarda
 e Mosca lo disvia,
295voglio farlo arrabbiar di gelosia.
 E così mio signor? (S’accosta a Fazio sorridendo graziosamente)
 Fazio
                                      Cioè...
 Lisetta
                                                    Cioè.
 Mosca
 Cioè tu bada a te.
 Fazio
 Lasciala dir.
 Lisetta
                          Perché?
 Mosca
 Perché andartene puoi.
 Lisetta
300Voglio il regalo mio.
 Mosca
                                       L’avrai dappoi.
 Fazio
 No, vuo’ dartelo subito.
 Lisetta
 Eh via signor, non serve. (Guardando la mano)
 Fazio
 Prendi.
 Mosca
                 Buono! Una doppia.
 Lisetta
                                                        È d’oro schietto?
 Mosca
 Oh che scaltra! Oh che furba!
 Lisetta
                                                        Ah benedetto! (A Fazio)
305Vi vuo’ bacciar la mano.
 Fazio
 Mosca... Mosca... (Stringendo la mano a Lisetta)
 Lisetta
                                  Signor stringete piano.
 Mosca
 Eh signor Fazio mio,
 non uscite dal manico. (Con smania fra sé)
 (Oh che caldo).
 Fazio
                               Cioè...
 Mosca
                                             Cioè mi pare
310che voi gite di trotto e di galoppo.
 Fazio
 Anzi bel bello io vo.
 Lisetta
                                      L’asino è zoppo.
 
    Ti conosco sì furbetto,
 ti conosco da quegl’occhi,
 dimmi, dimmi quel risetto
315cosa vuol significar!
 
    Statti fermo ch’io ti pizzico,
 fa’ bel bello o piangerò,
 insolente, briconcello.
 (Mosca creppi, io ridderò).
 
 SCENA X
 
 FAZIO, MOSCA, poi RIDOLFO in disparte
 
 Fazio
320Mosca, che te ne pare?
 Mosca
 Parlate voi con me?
 Fazio
                                       Quella ragazza...
 Mosca
 Oibò non ne so nulla.
 Fazio
 Ed io ti dico il ver, che già colei...
 Mosca
 Colei? Che?
 Fazio
                         Certe volte...
 Mosca
325Certe volte, cioè?
 Fazio
 Cioè che il caso... la fortuna... il fato,
 cioè... già me ne sono innamorato.
 Mosca
 Zitto, che non vi senta
 Eugenia vostra sposa.
 Ridolfo
                                          (Eugenia mia
330la sposa di costui? Come? Che fia?)
 Fazio
 Sì bene, Eugenia bella
 mi fece dir che verso sera torni
 e tornerò ben presto.
 Mosca
 Che volete di più?
 Ridolfo
                                    (Che imbroglio è questo?)
 Mosca
335Eugenia per voi spasima.
 Fazio
 Cara Eugenia, caretta.
 Mosca
 Pensate a lei.
 Fazio
                           Cioè... penso a Lisetta.
 Mosca
 Siamo qui con Lisetta ed io vi dico
 che non dovete lei pur nominare.
 Fazio
340Perché?
 Mosca
                  Perché di mezzo ci son io
 e scomparir non voglio in conclusione.
 (Portiamola così).
 Fazio
                                    Hai tu ragione.
 Ma pur Lisetta...
 Mosca
                                 Oh il fistolo
 che roda a voi, a me e ancor Lisetta.
 Fazio
345Cioè.
 Mosca
             Cioè un corno.
 Fazio
                                          Come un corno?
 Mosca
 Vi ho detto che colei
 affatto non dovete nominare.
 Fazio
 Cioè?
 Mosca
              E qui cioè non ci ha che fare.
 
    Voi ve n’andate di mare in terra,
350di terra in mare, di pace in guerra,
 di guerra in pace, dal rosso al giallo,
 dal giallo al rosso, da piè a cavallo.
 E così pronto di mano in mano
 con ogni donna fate il baggianno.
355Non più diavolo? Che siete istabile,
 siete insaziabile, incontentabile,
 insuperabile in verità.
 
 SCENA XI
 
 FAZIO e RIDOLFO
 
 Ridolfo
 Mosca adunque è cagione
 che Eugenia ami costui. Finger mi voglio
360suo conoscente e amico e aver se occorre
 un tantino di flemma.
 Fazio
 Ma Eugenia... Ma Lisetta...
 Ridolfo
                                                   Padron mio. (Lo saluta)
 Fazio
 Padron caro... cioè... che vuole... Addio.
 Ridolfo
 Non mi conosce più?
 Fazio
                                         Io no.
 Ridolfo
                                                      Possibile?
365Non ha molto io vi viddi.
 Fazio
                                                E dove?
 Ridolfo
                                                                 Dove?
 Non siete voi di?...
 Fazio
                                     È vero,
 di Lucca io son... cioè...
 Ridolfo
                                            Siete arrivato...
 Fazio
 Saran tre giorni o quattro.
 Ridolfo
                                                  Il suo casato
 non è?...
 Fazio
                   Tondi, sì bene.
370È Fazio il nome mio.
 Ridolfo
 Sì, Fazio Tondi, lo sapevo anch’io.
 Fazio
 Ma, di grazia, chi è lei?
 Ridolfo
 Ridolfo Arnieri io sono
 che in Lucca già sapete...
375(Ma non ho flemma affatto).
 Fazio
 Ah sì, Ridolfo Arnieri... io lo conosco.
 Ridolfo
 Non rammentate forse?...
 Fazio
                                                 E signorsì.
 Ridolfo
 Che quella notte a Lucca...
 Fazio
                                                  Anzi quel dì.
 Ridolfo
 E di Genova ancor?
 Fazio
                                       Genova! Oibò!
 Ridolfo
380Basta questa non serve. Già so tutto,
 so gl’amori d’Eugenia; so i trattati
 di Mosca il locandier; so gl’immenei.
 Fazio
 Così presto, sa tutti i fatti miei?
 Ridolfo
 Oh bella! Vi fidate
385d’un locandier birbante
 ch’ognor gl’ospiti suoi manda in malora
 e volete?
 Fazio
                    Cioè... mi dica ancora.
 Ridolfo
 Vi dico e vi ripeto
 che quel Mosca è un briccone.
 Fazio
390Mosca mi ha pur giurato,
 anzi Eugenia... cioè...
 Ridolfo
                                         V’ha rovinato.
 Oh signor non sapete
 le favole, i garbugli,
 le cabbale, i miscugli,
395i cimenti, i perigli
 che per costei... uh quanta flemma... via
 è impossibile affatto.
 Fazio
                                         (Oh me meschino!)
 Ridolfo
 Non posso il tutto dir, ma glielo avviso,
 dell’avviso approffitti.
 Fazio
400Oh poveretto me! Questo è un gran male!
 Ridolfo
 (Il mal è che costui è uno stivale).
 
    Se qualcun vuol prender moglie
 può far male, può far bene,
 per saper se a lei conviene
405io la voglio astrologar.
 
    Qua la mano, ohimè signore,
 per lei tristo è questo giorno,
 toro, libra e capricorno,
 guai a lei non l’ha da far.
 
410   Alzi il capo, uh quella fronte
 par la barca di Caronte,
 mille sirti, mille scogli,
 mille affanni, mille imbrogli
 la faranno naufragar.
 
415   Moglie bellissima,
 vita cortissima,
 fronte larghissima,
 testa durissima.
 Sa vossustrissima
420cosa ha da far.
 
 SCENA XII
 
 FAZIO solo
 
 Fazio
 Poter del mondo rio!
 Io son di stucco e un bel imbroglio è il mio!
 Chi potea creder tanto?
 È questo un sogno? È verità? È un incanto?
425Dove son, dove fui,
 cioè dov’è colui?
 Ah quell’amico il cielo,
 cioè me l’ha mandato;
 ahi Mosca indiavolato,
430tu mi volevi far un brutto gioco
 ma, Fazio, tra di noi parliamo un poco.
 Quel Mosca... quel Moscon... cioè Lisetta,
 volevo dir Eugenia...
 Se mai... conciosiaché... spesso... sovente
435amor... Che caso orrendo!
 Parlo... Dico... Disdico e non m’intendo.
 
    Io non so cosa mi fo,
 il pensier va qua e là,
 sì direi... farei... cioè...
440Ah! Che il cor fatto un pallone
 ch’è balzato e ribalzato
 ed in moto sempre sta.
 
 SCENA XIII
 
 Giardino.
 
 CAMILLA e RIDOLFO
 
 Ridolfo
 Mi son sbrigato appena ma con flemma
 da quel Fazio più tondo della luna.
445Ecco questa importuna
 a parlarmi d’amor.
 Camilla
                                      Ridolfo io vengo
 a trarti alfin d’inganno. Il cor ti svelo.
 Non t’amo più.
 Ridolfo
                               Sia ringraziato il cielo.
 Camilla
 Orrido agl’occhi miei
450sembri adesso.
 Ridolfo
                               Tu pur bella non sei.
 Camilla
 Altro amante ho trovato,
 anzi n’ho più d’un solo
 che spasima per me.
 Ridolfo
                                         Me ne consolo.
 Camilla
 Trova tu un’altra bella
455ch’Eugenia non è tua.
 Ridolfo
                                          Come sorella?
 Camilla
 Ad altro sposo in braccio e ad altro lido
 passa Eugenia tra poco.
 Ridolfo
                                              Io me ne rido.
 Del mio bello alla forza,
 ai vezzi del cor mio,
460Eugenia caderà, sebben l’incresca.
 Camilla
 Aspetta somarel che l’erba cresca.
 Ridolfo
 So che quel buon lucchese
 d’averla è persuaso.
 Camilla
 E a te purtroppo vien la mosca al naso.
 Ridolfo
465Mosca è un furbo e un ribaldo.
 È ver ch’io non ho flemma
 ma sappi che a un par mio
 non la farà.
 Camilla
                        Te la farò ben io.
 Ridolfo
 Cosa farai?
 Camilla
                        Farò che torni in pace
470con Lelio la tua bella.
 Ridolfo
                                         E sei capace?
 Camilla
 Capace, capacissima,
 né l’opra mia sia vana.
 Farò per onta tua fin la mezzana.
 Ridolfo
 Se Camilla ciò fa, sia persuasa
475che allora l’amerò.
 Camilla
                                    Non son più in casa.
 Ridolfo
 Perché?
 Camilla
                  Perché gl’amanti
 son pazzi tutti quanti,
 e a chi me non istima
 oggi vuo’ far veder che io son la prima.
 
480   Pazze le femmine?
 Oh signorsì.
 Perché vi credono,
 perché vi adorano,
 né vi bastonano
485la notte e il dì.
 
    Pazza io medesima?
 Oh signor no.
 Io tutto prendo
 e nulla do.
490Compro e non vendo,
 se ben la va;
 matto voi siete,
 compatisca,
 ognun lo sa.
 
 SCENA XIV
 
 LISETTA, poi FAZIO
 
 Lisetta
495Ci giuocarei non poco
 che Mosca stasse in grazia mia sul foco.
 Fazio
 Che pulce ho nell’orecchio! Ah quell’amico
 se riveder potessi!
 Cioè...
 Lisetta
               Cioè signore,
500Eugenia ad aspettar siete tornato,
 secondo l’appuntato.
 Fazio
 Oh! Sì bene Lisetta,
 appuntato, tornato... Eugenia eccetera,
 che impegni, che garbugli!
505Che pasticci e miscugli!
 Non sai nulla?
 Lisetta
                             Non so.
 Fazio
 Cioè te lo dirò.
 Ascolta. Quel tuo Mosca... Ah Mosca Mosca...
 Lisetta
 E ben di Mosca dimmi...
 Fazio
                                                Quel moscone...
510cioè ragno, farfalla e calabrone,
 ingannarmi volea. Misero me!
 Se non era, cioè...
 un certo amico mio...
 Lisetta
                                         Forse Ridolfo?
 Fazio
 Un uom... cioè... non so, che non ha flemma.
 Lisetta
515Ah capisco, Ridolfo.
 Fazio
 Cioè... Ridolfo appunto.
 Lisetta
 E siete amici insieme?
 Fazio
                                             Amici! E come!
 Amici, vecchi, antichi, amici assai.
 Lisetta
 Dove il vedeste?
 Fazio
                                 Io non l’ho visto mai.
 Lisetta
520Or sì rider vogliamo.
 Fazio
 Che siamo o che non siamo,
 senti... giuro ch’io stesso,
 cioè questo mio brando...
 dirò... farò... cioè...
 Lisetta
                                     Largo ad Orlando.
 Fazio
525Cioè dirti io volea...
 Lisetta
                                       Cioè rispondo,
 chi siamo noi! Mancano donne al mondo?
 Per voi sempre son io.
 Fazio
 Cioè... dammi la fede.
 Lisetta
                                           Ecco la fé.
 
 SCENA XV
 
 MOSCA che sta in osservazione e detti
 
 Mosca
 (Bravi, son giunto a tempo).
 Fazio
530Lisetta mia carina.
 Lisetta
 Fazietto mio gentile. (Gli dà un pizzicotto)
 Fazio
 Cioè... perché mi pizichi?
 Lisetta
 Perché il tuo cor non arde.
 Fazio
 M’ami tu?
 Lisetta
                       M’ami tu?
 Mosca
                                             (Donne bugiarde!)
 Fazio
535Un altro pizzicotto.
 Lisetta
 Via lo prendi.
 Fazio
                            Cioè...
 Lisetta
                                          M’ami?
 Fazio
                                                           Son cotto.
 Lisetta
 Vanne, basta così.
 Fazio
                                    Che io baci almeno
 quelle care manine.
 Lisetta
 Perché alla fin tu taccia,
540ecco ancora la man. (Le bacia la man)
 Mosca
                                       Bon pro vi faccia.
 Fazio
 Buon pro, cioè a voi pure.
 Lisetta
                                                 (Ecco un scompiglio).
 Che vuoi?
 Mosca
                      Mi maraviglio. (A Lisetta)
 Signor cioè, mio caro, ella che c’entra?
 Da costei cosa vuole?
545Non so, poter di Bacco, chi mi tenga
 dal far con lei più fatti che parole.
 Fazio
 Eh! Giudicio, cervello. (Alzando il bastone)
 Mosca
                                            A me il bastone?
 Fazio
 Eh so i raggiri tui;
 so ben, cioè so tutto.
 Mosca
550(Forse hai tu detto nulla ora a costui?)
 Lisetta
 Cosa? Sei tu ubbriacco?
 Mosca
 Poter di... Lei che sa?
 Fazio
                                          Parla con lei.
 Lisetta
 A me? Parla con lui. Oh questa è bella!
 Mosca
 Malerba io ti conosco;
555adocchiasti il merlotto
 e vuoi trarlo alla rete,
 perciò fai queste trappole
 e fai la cascamorta.
 Lisetta
 Oh ben se lo facessi a te che importa?
560Che pretendi da me?
 Mosca
                                          Cosa pretendo?
 Fazio
 Sei cioè... suo tutore?
 Mosca
 Questa qui... Lei non sa... Son ben capace...
 Lisetta
 Sì signor, voglio far quel che mi piace.
 Mosca
 Ed ardisci di dirlo? Ora t’accoppo.
 Fazio
565Ma padron mio, cioè... questo è poi troppo.
 Mosca
 Troppo! Ma come io debbo avere il torto?...
 Lisetta
 Eh taci taci.
 Fazio
                         Taci taci.
 Lisetta
                                            Zitto zitto.
 Fazio
 Zitto zitto.
 Lisetta
                      Che torto, che diritto?
 Fazio
 Che dritto, che storto?
 Lisetta
570(Io svelo tutto adesso).
 Mosca
 Chi è causa del suo mal pianga sé stesso.
 
    Io l’ho fatta la frittata,
 mi divoro, crepo e moro
 ma mio danno e zitto sto.
 
 Lisetta
 
575   Sì che il colpo saria bello,
 lasciar questo e pigliar quello,
 donna io son, ci pensarò.
 
 Fazio
 
    Cosa dice la mia testa?
 Lascio quella e piglio questa,
580sì signor... signor mio no.
 
 Mosca
 
    Ma sentite questa lite,
 la vedremo in fra noi tre.
 
 Lisetta
 
    Che farai?
 
 Fazio
 
                          Cioè, cioè.
 
 Mosca
 
 So ben io; farò, dirò.
 
 Lisetta
 
585   Taci, taci birbantaccio.
 
 Fazio
 
 Zitto zitto poltronaccio.
 
 Lisetta
 
 Furbo indegno, mascalzone.
 
 Fazio, Mosca a due
 
 Asinaccio somarone...
 senza onore e senza fé.
590La vedremo fra noi tre.
 
 Mosca
 
    Te l’hai fatta da te stesso,
 mori, crepa ben ti sta.
 
 Lisetta
 
    Amar tutti e cangiar spesso
 si fa meglio in verità.
 
 Fazio
 
595   Ch’io sia arrosto, ch’io sia allesso
 piglio il mondo come va.
 
 Fine dell’atto primo