La mascherata, Venezia, Fenzo, 1751

Vignetta Frontespizio
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera in casa di Vittoria con tavolino e lumi.
 
 AURELIA e VITTORIA
 
 Aurelia
 Oh cara la mia zia, mi consolate.
 Adunque destinate
 che si faccian le nozze in questa sera?
 Vittoria
1155Sì sì, questa è la vera;
 io mi voglio spicciare;
 voglio far presto quel che s’ha da fare.
 Aurelia
 Silvio sarà contento?
 Vittoria
                                         Contentissimo;
 egli è inamoratissimo.
 Aurelia
                                            Lo credo
1160ma talora lo vedo
 scherzar con donne e darmi gelosia.
 Vittoria
 Eh che Silvio lo fa per bizzaria.
 Aurelia
 Sarà così, non voglio
 tormentarmi di più. Contenta or sono,
1165delle gioie d’amor sospiro il dono.
 
    Dolce notte amica tanto
 a nostr’alme innamorate,
 non tardar quell’ore grate
 che aspettando va il mio cor.
 
1170   La mercé d’un lungo pianto
 ora fia soave riso.
 Ceda il loco nel mio viso
 l’allegrezza al rio timor.
 
 SCENA II
 
 VITTORIA, poi BELTRAME
 
 Vittoria
 Aurelia si consola;
1175ma se lieta sarà, non sarà sola.
 Con Menichino mio
 voglio sposarmi anch’io.
 E come si suol dire
 due piccioni a una fava pigliaremo;
1180un viaggio e due servizi noi faremo.
 Beltrame
 Oimè, son disperato.
 Vittoria
 Beltrame, cos’è stato?
 Beltrame
 Presto, per carità, datemi un laccio,
 datemi un cortellaccio,
1185io mi voglio impiccare,
 io mi voglio scannare.
 Vittoria
 E perché mai cotal disperazione?
 Beltrame
 Perché son un minchione,
 perché son rovinato,
1190perché m’han sequestrato
 i creditori miei
 tutto, tutto il negozio e il capitale.
 Vittoria
 Oh senza capital starete male.
 Beltrame
 Non so come mi far; non v’è rimedio.
1195Oh moglie, moglie ingrata,
 tutta la mia rovina tu sei stata.
 Vittoria
 Voi la moglie incolpate?
 Di lei vi lamentate?
 Il pazzo siete voi che secondata
1200avete in essa l’ambizion del sesso.
 Chi è causa del suo mal pianga sé stesso.
 
    Noi siamo ambiziosette,
 è vero, già si sa.
 Ma chi è che tai ci fa?
1205È l’uomo innamorato
 che quando è accarezzato
 ressistere non sa.
 
    Con quattro parolette
 facciam quel che vogliamo
1210e venerate siamo
 da voi con umiltà.
 E poi vi lamentate?
 La causa in voi cercate
 di nostra vanità.
 
 SCENA III
 
 BELTRAME solo, poi quatro creditori e quattro donne lavoranti
 
 Beltrame
1215Misero, che farò?
 Dove m’asconderò?
 Ah, se i birri mi trovano,
 mi prendono legato e m’imprigionano.
 Oimè chi è questi! Oimè. (Un creditore gli presenta un conto)
1220Eh sì, signor non dubiti;
 domani pagherò, non son fallito;
 ho robba ed ho denari;
 non si fan questi affronti ad un mio pari. (Parte il creditore)
 Manco mal, se n’è andato.
1225Oh son pur imbrogliato. Eccone un altro. (Un altro creditore gli presenta un altro conto)
 Oh padron mio, perdoni,
 io me l’ero scordato. Ho nelle mani
 il suo denaro e pagherò domani. (Parte il creditore)
 E soffrir mi bisogna
1230una sì gran vergogna? Il terzo è qui. (Un altro creditore fa lo stesso)
 È vero, signorsì.
 Io sono debitore, già lo so;
 e domani senz’altro pagherò. (Parte il creditore)
 Ve n’è più, ve n’è più? Sian maledetti,
1235tutti uniti si sono.
 Io di qui non mi parto.
 Oh diavolo che vedo? Ecco qui il quarto. (Un altro creditore fa lo stesso)
 Ho inteso, mio padron, senza che parli;
 domani pagherò. Vada pur via.
1240Servo a vusignoria.
 Manco male che tutti,
 per non farmi arrosir, son stati muti.
 Oimè, ora sto fresco,
 ecco le lavoranti
1245che vorranno ancor esse i lor contanti. (Vengono quattro donne lavoranti e cantano come segue)
 donne
 
    Signor padrone,
 vogliam denaro,
 non v’è riparo,
 convien pagar.
 
1250   Se lavorato
 per voi abbiamo,
 ve la cantiamo,
 vogliam mangiar.
 
 Beltrame
 
    Non dubitate,
1255darò il denaro.
 
 donne
 
 Non v’è riparo,
 convien pagar.
 
 Beltrame
 (Gl’uomini andati son senza parlare
 e le femine chete non puon stare.
1260Ma se posso vogl’io
 burlar costoro coll’ingegno mio).
 donne
 
    Signor padrone,
 vogliam denaro.
 Non v’è riparo,
1265convien pagar.
 
 Beltrame
 
    Su via, tenete
 questa cambiale.
 Lo scritturale
 vi pagherà. (Dà a ciascheduna delle donne uno dei conti datigli dai creditori)
 
 donne
 
1270   Signor padrone,
 signor mercante,
 senza contante
 come anderà.
 
    Ve lo diciamo
1275perché il sapiamo,
 la fallilella
 si canterà. (Partono le donne)
 
 Beltrame
 Andate, andate al diavolo,
 femmine malcreate;
1280sono contento almen che le ho burlate.
 Ma se m’ho liberato
 da costoro per ora, ah come mai
 liberarmi potrò da tanti e tanti
 che a chieder mi verran robba o contanti?
1285Io non so come escir di questa casa.
 A ogni passo prevedo
 un incontro fatale
 e mi spaventa il foro criminale.
 
    I sbiri già m’aspettano,
1290mi vogliono pigliar.
 Al tribunal mi portano,
 mi sento esaminar.
 
    «Chi sei?» «Io sono un misero».
 «Che hai fatto?» «Ho fatto debiti».
1295«E bene, hai da pagar».
 
    «Signor, non ho un quattrino».
 «Briccone, malandrino,
 adunque alla galera
 ti voglio condanar».
 
1300   Ahimè sento lo strepito
 delle catene rugini,
 il remo già mi porgono,
 la testa già mi radono.
 «Pietade signor giudice
1305d’un misero, d’un povero,
 lasciatemi, slegatemi,
 la grazia è fatta già».
 
 SCENA IV
 
 LUCREZIA e BELTRAME che torna
 
 Lucrezia
 Da me fuge Beltrame?
 Di me pur si vergogna?
1310Discorrerla bisogna.
 Ora che il male è fatto
 necessario è venire a qualche patto.
 Ehi consorte, venite
 vi ho da parlar.
 Beltrame
                               Padrona.
1315Vi è qualch’altro vestito?
 Il sarto vuol denari?
 S’ha da far una nuova mascherata?
 La chiave dello scrigno è preparata.
 Lucrezia
 Ella scherza, signore.
 Beltrame
                                         Oh mi perdoni.
 Lucrezia
1320Sicché cosa faremo?
 Beltrame
 Invero non saprei.
 Lucrezia
 Via proponga, signor.
 Beltrame
                                          Via parli lei.
 Lucrezia
 Io voglio la mia dote.
 Beltrame
                                         La sua dote?
 È un pezzo ch’è mangiata.
1325L’avete in quattro giorni divorata.
 Lucrezia
 Dunque che s’ha da fare?
 Beltrame
 Se vorremo mangiare
 almen per qualche giorno,
 gl’abiti venderem che abbiamo intorno.
 Lucrezia
1330Vender?
 Beltrame
                   Altro rimedio non ci trovo.
 Lucrezia
 E poi!...
 Beltrame
                  E poi mostrar il mondo nuovo.
 
 SCENA V
 
 LEANDRO e detti
 
 Leandro
 Signori, mi dispiace
 delle vostre disgrazie.
 Beltrame
                                          Oh caro amico,
 sono nel brutto intrico.
 Lucrezia
1335Caro Leandro mio,
 se non ci soccorrete,
 morire disperata mi vedrete.
 Leandro
 Mi dispiacciono assai
 signora i vostri guai.
1340Ma il mal è troppo grosso;
 rimediar ci vorrei ma far nol posso.
 Lucrezia
 Dunque...
 Leandro
                      Vi riverisco.
 Di disturbar finisco il vostro sposo.
 Or di me non sarete più geloso. (A Beltrame)
 Beltrame
1345No, caro amico, non ci abbandonate.
 Leandro
 Alla moglie badate,
 non fate che il bisogno vi tradisca,
 poiché, se fin ad ora
 ho servita Lucrezia onestamente,
1350trovandovi paziente,
 dar si potrebbe che l’onesto affetto
 potesse nel mio cor cangiar d’aspetto.
 
    Servire onestamente
 direi che si potesse
1355ma quando l’interesse
 soffrir vi fa il servente,
 io sento che in cimento
 si ponga l’onestà.
 
    Or quel ch’è stato è stato,
1360non se ne parli più.
 Le doppie che ho pagato
 un regaletto fu.
 Ma basta e mi contrasta
 far più la civiltà.
 
 SCENA VI
 
 BELTRAME e LUCREZIA
 
 Beltrame
1365Leandro si è cavato.
 Lucrezia
 Di soccorrerci anch’egli s’è stancato.
 Beltrame
 E ben, signora moglie...
 Lucrezia
 E ben, signor marito...
 Beltrame
 Cosa faremo noi?
 Lucrezia
1370A che pensier v’appigliereste voi?
 Beltrame
 Non so; son disperato.
 Lucrezia
 Io ci ho bello e pensato.
 Anderò da mia madre
 e viverò con lei.
 Beltrame
1375E dai debiti miei
 come volete voi ch’io mi difenda?
 Lucrezia
 Ognun dal canto suo cura si prenda.
 Beltrame
 Mi volete lasciare?
 Lucrezia
 Se non v’è da mangiare.
 Beltrame
1380Lasciar vostro marito.
 Lucrezia
 Superato è l’amor dall’apetito.
 Beltrame
 Crudele, a questo passo
 son ridotto per voi.
 Lucrezia
                                      Me ne dispiace.
 Se aiutar vi potrò,
1385senz’altro lo farò.
 Ma se abbiamo a star male tutti due,
 caro consorte mio,
 è meglio che procuri star ben io.
 
    L’amore del marito
1390non s’ha da abbandonar
 ma, quando l’appetito
 principia a tormentar,
 si fan di quelle cose
 che non s’avrian a far.
 
1395   Adesso siamo due
 uniti a sospirar.
 Ognun le piaghe sue
 procuri rimediar.
 Io vado e voi andate
1400a farvi medicar.
 
 SCENA VII
 
 BELTRAME e SILVIO
 
 Beltrame
 Ecco qui il bell’amor della consorte,
 amor sincero e forte
 che dura nella moglie
 sinché il marito può saziar sue voglie.
 Silvio
1405Beltrame, al cor risento
 delle vostre sventure il grave peso.
 Beltrame
 Ah signor mio son reso
 dal destino spietato
 un uomo disperato.
 Silvio
                                       Se volete,
1410meco a Roma verrete.
 In casa vi terrò;
 v’impiegherò, se non l’avete a male,
 a far per casa mia lo scritturale.
 Beltrame
 Oh, sì signore, accetto
1415questa grazia a drittura; a Roma dunque
 conducetemi pure,
 ch’io vi rivederò ben le scritture.
 
    Per contar non v’è un mio pari,
 conto sin che vi è denari;
1420e poi quando son finiti
 tiro tressa e faccio un zero.
 
    Ma però spero
 di far giudizio.
 In precipizio
1425non voglio andar.
 
    Va mia moglie da sua madre?
 Vada pur, ch’io mi consolo.
 Senza moglie, solo solo,
 meglio assai potrò campar.
 
 SCENA VIII
 
 SILVIO e MENICHINO
 
 Silvio
1430Povero galantuomo!
 Egli mi fa pietà. Pel suo buon core
 rovinar si è lasciato da sua moglie.
 Misero l’uom che per sua trista sorte
 si lascia dominar dalla consorte.
1435Abbiam veduto pure
 che Il mondo alla roversa
 andar fanno le donne che comandano
 e in rovina sé stesse ancora mandano.
 Menichino
 Amico, allegramente.
 Silvio
                                          Cosa è stato?
 Menichino
1440Son tutto consolato.
 Silvio
 Qual motivo vi rende sì gioioso?
 Menichino
 Io son allegro, perché son lo sposo.
 Silvio
 Me ne rallegro assai.
 La sposa chi fia mai?
 Menichino
                                         Via, indovinate.
 Silvio
1445Forse Vittoria?
 Menichino
                               Bravo in fede mia;
 in corpo avete voi l’astrologia.
 Silvio
 E quando sposerete?
 Menichino
                                         Questa sera.
 Silvio
 Dunque nel tempo stesso
 che ad Aurelia ancor io porgo la mano.
 Menichino
1450Sì signor, sì signor; e voi ed io.
 E quella e poi quell’altra.
 E l’altra e l’una e tutte due con noi.
 E con quella e con questa ed io e voi.
 Silvio
 Grazioso Menichino
1455vedo che Amor bambino
 giubilare vi fa. Deh voglia il fato
 che sia la nostra brama ognor contenta,
 che goda il nostro cor e non si penta.
 
    Saria più amabile
1460d’amor il foco,
 se più durabile
 foss’egli un poco.
 Ma è troppo instabile
 nel nostro cor.
 
1465   Mai non si vedono
 due cor contenti.
 Quei che non credono
 provar tormenti
 alfin si avvedono
1470del folle error.
 
 SCENA IX
 
 MENICHINO solo
 
 Menichino
 Io non voglio pensar a tanti guai.
 Non ci ho pensato mai.
 E mai ci penserò,
 riderò, goderò, sin che potrò.
1475Che il foco duri sin che vuol durare
 e se vuolsi ammorzare
 s’ammorzi, che impedirlo non potrò.
 Ma intanto che arde ben, mi scalderò.
 
    Vedo il carro d’Imeneo
1480che mi vien ad incontrar
 ed Amor su la carretta
 va suonando la cornetta.
 Ma pian pian, signor Amore;
 per un sposo ancor novello
1485questo suono è troppo bello.
 Eh che questa è un’opinione.
 Suona pur il cornettone,
 viva Amore ed Imeneo
 che mi fa brillare il cor. (Parte)
 
 SCENA ULTIMA
 
 Tutti
 
 coro
 
1490   Scendi Amor nel carro aurato
 e Imeneo conduci a lato
 e dei sposi il dolce affetto
 venga il petto a riscaldar.
 
 parte del coro
 
    Scenda Venere e Giunone
1495le nostre alme a rallegrar.
 
 Menichino
 
    La cornetta e il cornettone,
 caro Amor, vieni a suonar.
 
 Silvio
 Aurelia, ecco la mano.
 Aurelia
                                           Ed io l’accetto
 e amor e fedeltade a voi prometto.
 Silvio
1500Promesse che al dì d’oggi veramente
 non si soglion serbar sì facilmente.
 Vittoria
 Via, Menghino, a noi.
 Menichino
 Eccomi qui da voi.
 Vittoria
 Voi siete mio consorte.
 Menichino
                                            E voi mia sposa.
 Vittoria
1505Oh che caro piacer!
 Menichino
                                      Che bella cosa!
 Lucrezia
 E noi, caro marito,
 morirem d’appetito.
 Beltrame
                                        Io vado a Roma.
 Lucrezia
 Mi lascierete qui.
 Beltrame
 Certo, signora sì.
 Lucrezia
                                  Oh me infelice!
 Beltrame
1510Andate colla vostra genitrice.
 Lucrezia
 Voglio venir con voi, possibil fia
 che un marito amoroso
 quest’ultimo piacere mi contenda?
 Beltrame
 Ognun dal canto suo cura si prenda.
 Lucrezia
1515Via marituccio mio.
 Beltrame
                                       (Già me la ficca).
 Lucrezia
 Non fate che si dica
 che la vostra Lucrezia poverina
 senza il suo Beltramin abbia a restare.
 Beltrame
 (Oimè, non posso più).
 Lucrezia
                                             Per quelle care
1520paroline amorose
 che talor si diciamo,
 menatemi con voi.
 Beltrame
                                     Andiamo, andiamo.
 parte del coro
 
    Scenda Venere e Giunone
 le nostr’alme a rallegrar.
 
 Menichino
 
1525   La cornetta e il cornettone,
 caro Amor, vieni a suonar.
 
 coro
 
    Scendi Amor nel carro aurato
 e Imeneo conduci allato;
 e dei sposi il dolce affetto
1530venga il petto a riscaldar.
 
 Fine del dramma