La mascherata, Venezia, Fenzo, 1751

Vignetta Frontespizio
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Luogo terreno che introduce al cortile di Beltrame, dove le donne lavorano la seta.
 
 Donne che incannano la seta e cantano, indi BELTRAME
 
 donne
 
    Amore è fatto come un uccelletto
 che va di ramo in ramo saltellando,
 venuto è con un volo nel mio petto
 e il povero mio cor mi va beccando,
 
5   lo voglio accarezzare il poveretto,
 finché per divertirmi va cantando
 e quando avrà finito di cantare
 a un altro ramo il lascierò volare.
 
 Beltrame
 Brave figliuole, brave,
10ho piacer che cantate,
 che state allegramente e lavoriate.
 Cappari! Avete fatto il bel lavoro!
 Andate a farvi dar la colazione,
 io non son un padrone interessato;
15a chi fa il suo dover mi mostro grato.
 donne
 
    Oimè, che l’uccellino se n’è andato
 e mi ha lasciato il pizzicor nel core.
 Appena a cantuciare ha principiato
 da me se n’è fugito il traditore.
 
20   Donne, se lo vedete il scelerato,
 non vi fidate dell’ingrato amore;
 egli alla prima mostra cortesia
 ma inganna e sul più bel se ne va via. (Partono le donne)
 
 Beltrame
 Godo che stiano allegre;
25le tratto con amor ma se mi chiedono
 i danari del mese,
 maledetto destino!
 non le posso pagar; non ho un quattrino.
 Io son un bel mercante!
30Consumato il contante,
 distrutto il capitale,
 di debiti fornito,
 uno di questi dì sarò fallito.
 E perché tal rovina?
35Perché tal precipizio?
 Perché la moglie mia non ha giudizio.
 Mode, gale, festini,
 pransi, conversazion, maschere e gioco
 hanno tutto distrutto a poco a poco.
40Ma io, bestia che sono,
 perché ognor secondarla?
 Perché non bastonarla?
 Perché le voglio bene,
 perché quando mi viene
45con quelle care paroline belle
 mover mi sento e le darei la pelle.
 Eccola; già m’aspetto
 qualche nuova stoccata;
 ma, se vuole denari, oh l’ha sbagliata.
 
 SCENA II
 
 LUCREZIA e detto
 
 Lucrezia
50Presto, presto, marito.
 Il sarto m’ha portato
 l’abito terminato.
 È bello, è bello assai;
 un vestito più bel non ebbi mai.
 Beltrame
55Ma che abito è questo?
 Tanti e tanti ne avete
 da cambiar ogni giorno, se volete.
 Lucrezia
 Questo è un abito apposta
 per far la mascherata,
60alla quale son io stata invitata.
 Beltrame
 (Oh maledetti inviti!) E quanto costa?
 Lucrezia
 Il sarto ha preso tutto,
 e drappo e guarnizion e fornimenti;
 ha fatta la sua lista
65ed io gliel’ho revista
 e alfin con il mio dire
 s’è stretto il conto in settecento lire.
 Beltrame
 Oh diavol! Costa tanto?
 Lucrezia
 Marito oh che bel manto!
70Che ricca guarnizion fatta alla moda!
 Che maniche! Che coda!
 Mi piace assai, assai;
 un vestito più bel non ebbi mai.
 Beltrame
 (Povero me!)
 Lucrezia
                            Via, presto
75pagate il sarto.
 Beltrame
                              E vuole
 esser pagato subito?
 Lucrezia
                                        L’ha fatto
 per me con questo patto,
 che non vuole aspettar.
 Beltrame
                                             Ma io...
 Lucrezia
                                                             Se voi
 non pagate il vestito
80indietro ei se lo porta.
 Beltrame
 Faccia pur come vuol, che non importa.
 Lucrezia
 Via, marituccio mio,
 non mi fatte penar.
 Beltrame
                                      Questo è un affronto,
 che a noi fa il sarto, e il soffriremo in pace?
85Che se lo porti via.
 Lucrezia
                                     Ma se mi piace.
 Beltrame
 Prenderlo non convien.
 Lucrezia
                                             Ma se lo voglio.
 Beltrame
 (Ora cresce l’imbroglio).
 Lucrezia
 Via, non mi fate piangere.
 Beltrame
                                                  (Se avessi
 da vender, da impegnare).
 Lucrezia
90Non mi fate penare.
 Beltrame
 Moglie mia... moglie mia... se voi sapeste...
 Lucrezia
 Se bene mi voleste...
 Beltrame
                                        Io... v’adoro...
 Voi siete il mio tesoro.
 Lucrezia
 Consolatemi dunque,
95marituccio, mio caro.
 Beltrame
 Moglie mia, moglie mia, non ho denaro.
 Lucrezia
 Come! Voi non avete
 denaro? Io non lo credo.
 Beltrame
 Purtroppo è ver, purtroppo.
 Lucrezia
100Se denar non avete,
 impegnate, vendete;
 le settecento lire s’han da spendere;
 l’abito mi sodisfa e si ha da prendere.
 Beltrame
 Io da vender non ho né da impegnare;
105non so dove trovare
 chi mi presti denaro.
 Chi ha giudizio il denar se lo tien caro.
 Lucrezia
 
    Oh povera me!
 Che cosa farò?
 
 Beltrame
 
110   Abbiate pazienza.
 
 Lucrezia
 
 Oh questo poi no!
 
 Beltrame
 
    (Che pena! Che imbroglio!)
 
 Lucrezia
 
 Lo voglio, lo voglio.
 Si venda la seta;
115si vendano i panni.
 
 Beltrame
 
 Si vendano. E poi?
 
 Lucrezia
 
 Pensateci voi.
 
 Beltrame
 
 Poi vostro marito
 fallito sarà.
 
 Lucrezia
 
120   Io voglio il vestito,
 non penso più in là.
 
 SCENA III
 
 LEANDRO e detti
 
 Leandro
 Cos’è questo rumor? Deh perdonate,
 s’io questo ardir mi prendo.
 D’entrar ne’ fatti vostri io non pretendo.
 Beltrame
125(Ci mancava costui).
 Lucrezia
                                         Caro Leandro,
 io sono disperata.
 Leandro
                                   Cos’è stato?
 Sapete che per voi son impegnato.
 Beltrame
 Nulla, nulla, signore. (Ehi Lucrezia,
 non mi fate restare svergognato).
 Leandro
130Se posso in qualche cosa,
 commandatemi pure.
 Lucrezia
                                           Vi dirò.
 Il sarto...
 Beltrame
                    (Or glielo dice).
 Lucrezia
 M’ha portato un vestito.
 Stamane mio marito...
 Beltrame
                                            (Ehi). (Fa cenno a Lucrezia che non parli)
 Lucrezia
                                                          Ha pagato
135tutti i suoi operari.
 E per dirla com’è, non ha denari.
 Beltrame
 Sì signore, ho pagato
 questa mane denari in quantità.
 Leandro
 Eh non importa, il sarto aspetterà.
 Lucrezia
140Oh non vuole aspettar.
 Leandro
                                            Quanto ha d’avere?
 Lucrezia
 Eh non è poi gran somma.
 Leandro
 A questa cosa rimediar si puole.
 Lucrezia
 Il conto è lire settecento sole.
 Leandro
 (Ahi che fiera stocata!)
 Lucrezia
145Voi della mascherata
 sapete il grande impegno.
 Il vestito mi piace,
 onde il marito mio può far, può dire,
 ch’io lo voglio, se credo di morire.
 Beltrame
150Questo «voglio», signora, è un poco duro.
 Non si puole cavar sangue da un muro.
 Lucrezia
 Maledetto!
 Beltrame
                       Indiscreta!
 Leandro
                                              State cheti.
 Se mi date licenza,
 io tutto aggiusterò.
 Beltrame
155Eh non importa, no.
 Lucrezia
                                        Caro Leandro,
 se un tal piacer mi fate,
 voi la vita mi date.
 Beltrame
 (Ed io dovrò sofrir...) Eh non signore...
 Non le state a badar.
 Lucrezia
                                        (Olà, tacete,
160se buono voi non siete
 da pagarmi il vestito,
 questa volta non fate da marito).
 Beltrame
 (E s’io non posso farlo,
 c’è bisogno di farsi vergognare
165per andar mascherata?)
 Lucrezia
 (Sì signore, così son avvezzata).
 Beltrame
 (Il rimprovero è mio,
 chi l’ha avvezzata sono stato io).
 Leandro
 (Vederò, se potessi
170aggiustarla con poco). Via, Lugrezia,
 fate venire il sarto.
 Lucrezia
                                     Ehi monsieur,
 venite col vestito. Eccolo qui. (Entra il sarto col vestito)
 Guardate com’è bello;
 mi piace assai, assai,
175un vestito più bel non ebbi mai.
 Leandro
 Monsieur, mi conoscete.
 Dieci doppie tenete
 a conto del vestito di madama.
 Domani io venirò
180e il resto del denar vi porterò. (Il sarto s’inchina; lascia il vestito e parte)
 Lucrezia
 Ora son contentissima.
 Vi sono obbligatissima; e il denaro
 che avete dato per il mio vestito
 vi sarà reso poi da mio marito.
 Beltrame
185(Sì sì, gli sarà reso; aspetti pure).
 Leandro
 A me basta che siate
 persuasa del mio vero rispetto
 e dirò ancor del mio sincero affetto.
 Beltrame
 Affetto?
 Leandro
                  Dir m’intendo
190onestissimamente.
 Beltrame
 Affetto? Voi non siete suo parente.
 Lucrezia
 E per questo? Guardate.
 Non si può voler ben senza malizia?
 Leandro
 Orsù la mascherata
195oggi si deve fare; Aurelia e Silvio,
 Vittoria e Menichino
 ci attendono quest’oggi a casa loro.
 Là tutti ci uniremo,
 indi alla piazza andremo
200e potrò forse, come il mio cor brama,
 con grazia di monsieur servir madama.
 
    Servirvi sol bramo,
 di core vel dico. (A Lucrezia)
 Io son vostro amico
205e sempre il sarò. (A Beltrame)
 
    Se posso, se vaglio,
 di me fate conto,
 sarò sempre pronto
 di notte, di giorno
210e senz’alcun fallo
 e senza intervallo
 servirvi saprò.
 
 SCENA IV
 
 BELTRAME e LUCREZIA
 
 Lucrezia
 Leandro è veramente
 un giovine prudente.
 Beltrame
215Ma con la sua prudenza
 parmi si prenda troppa confidenza.
 Lucrezia
 E ben, che cosa ha fatto?
 Beltrame
 Dieci doppie pagar per una donna
 cosa non mi rassembra indifferente.
 Lucrezia
220Quest’è un favor che non conclude niente.
 Beltrame
 Eh so io quel che dico.
 Lucrezia
                                           Via, spiegatevi.
 Beltrame
 Lasciatemi tacere e contentatevi.
 Lucrezia
 No no, parlate pure.
 Beltrame
                                       È meglio assai
 ch’io tacia per sfugir qualch’altro imbroglio.
 Lucrezia
225Parlate, io così voglio.
 Beltrame
 La donna regalata
 si può dire che sia quasi obbligata.
 Lucrezia
 Il parlar vostro intendo
 ma io per dieci doppie non mi vendo.
 Beltrame
230Basta... Poco mi piace...
 quel cicisbeo vezzoso.
 Lucrezia
 Che? Sareste geloso?
 Beltrame
 Non dico... Ma... colui
 non lo posso veder in casa mia.
 Lucrezia
235Avete gelosia?
 Eh marito mio caro,
 ve potete fidar della mia fede
 ma se altra donna io fossi,
 ve la farei sugl’ochi. Hanno le donne
240un’arte soprafina
 e chi ci studia più men la indovina.
 
    Quando le donne vogliono,
 nessun si può guardar,
 una occhiatina qua,
245due paroline là.
 A questo un detolino,
 a quello col penino,
 un poco a ciascheduno
 e pare sempre intatta
250la nostra fedeltà.
 
    Ma io, che onesta sono,
 così mai non farò;
 e vostra sol sarò
 e tutto, tutto a voi
255mio cor si serberà.
 
 SCENA V
 
 BELTRAME solo
 
 Beltrame
 Lucrezia parla bene;
 le sue parole m’hanno sodisfatto
 ma dal fare al parlar v’è un lungo tratto.
 Ho da fidarmi? Perché no? Mi dice
260che fedele sarà? Ma! Le ho da credere?
 Qualche imbroglietto non potria succedere?
 Eh via, Lucrezia è onesta,
 cosa mi vien in testa? Adagio un poco.
 Figuriamo ch’io fossi
265con una bella donna in compagnia;
 cosa succederia! Dirlo non so.
 Dunque, se la mia moglie
 in compagnia d’un giovine sarà,
 la cosa come andrà?
270Questa mi par filosofia massiccia.
 Lucrezia vorrà certo mascherarsi
 e dovrà accompagnarsi
 per certa convenienza
 con Leandro e dovrò portar pazienza.
275Ma se vanno... mi spiace.
 Se non vanno... chi sa.
 Forse peggio sarà. Sì sì, risolvo,
 per quietarla e veder il fatto mio,
 andar con essa mascherato anch’io.
 
280   Mascherato ch’io sarò,
 con Lucrezia come andrò?
 Se starò vicino a lei
 mi diran che non conviene;
 se do luogo ai cicisbei,
285non mi piace, non sta bene.
 Darle mano... signor no.
 Star lontano... oibò, oibò.
 
    Ahi che pena, ahimè che imbroglio!
 E fra il voglio ed il non voglio
290dubbio, incerto ancora sto.
 
    Maledetta gelosia
 che mi dai sì gran tormenti.
 Vi son tanti che contenti
 alle mogli poco pensano
295e con pace si dispensano
 dal guardarle, dall’amarle...
 Quel ch’io dica più non so.
 
 SCENA VI
 
 Camera in casa di Vittoria.
 
 SILVIO e VITTORIA
 
 Vittoria
 Aurelia mia nipote
 dir si può fortunata,
300poiché un bel cavalier, come voi siete,
 in cui ogni virtude alberga e regna,
 per sua consorte prenderla si degna.
 Silvio
 Ma voi, Vittoria cara,
 abbondare solete in gentilezza,
305come siete abbondante di bellezza.
 Vittoria
 Eh via non mi burlate.
 Silvio
                                            Io dico il vero.
 Giuro da cavaliero
 che, se dal bel d’Aurelia
 quest’amante mio cor ferito fu,
310forse voi mi piacete ancora più.
 Vittoria
 Oh cosa dite mai...
 Oh non vorrei che Aurelia
 sapesse questa cosa,
 ch’ella forse di me saria gelosa.
 Silvio
315Oh cara vedovella,
 siete graziosa e bella.
 Vittoria
                                         Eh via tacete.
 Silvio
 E pur vi voglio ben.
 Vittoria
                                       Che diavol dite,
 voi dovete sposar la mia nipote.
 Silvio
 E ben, che importa questo?
320Con amor puro e onesto
 v’amo, Vittoria mia,
 come puole il nipote amar la zia.
 Vittoria
 È ver che con Aurelia
 non è ancora concluso il matrimonio
325e che potreste ancora...
 Basta, non voglio dir...
 Silvio
                                           Via, seguitate.
 Vittoria
 Ho paura, briccon, che mi burlate.
 Silvio
 Ecco Aurelia sen viene.
 Vittoria
                                             (In sul più bello
 si è troncato il discorso).
 
 SCENA VII
 
 AURELIA e detti
 
 Aurelia
330Silvio, mio caro sposo,
 siete poco amoroso,
 sfugindo di star meco in compagnia.
 Silvio
 Sono con vostra zia.
 Vittoria
 S’egli meco sen sta, che male c’è?
 Aurelia
335Sino che sta con voi, non sta con me.
 Vittoria
 (Se lo dico; è gelosa). (Piano a Silvio)
 Silvio
                                          (E con ragione,
 se di lei in paragone (Piano a Vittoria)
 siete più vaga e più gentil d’aspetto).
 Vittoria
 (E pur è ver; tutti me l’hanno detto).
 Aurelia
340Quei segreti discorsi cosa sono.
 Silvio
 Con Vittoria ragiono
 dei dolci affetti miei.
 Aurelia
 Discoretene meco e non con lei.
 Silvio
 Voi siete la mia sposa.
 Aurelia
345(È ver, ma questa cosa non mi piace).
 Non vi credo capace...
 Già lo so che mal penso e mal ragiono
 ma, perché v’amo assai, gelosa io sono. (Piano a Silvio)
 Silvio
 Deh cara, se mi amate,
350dal seno discacciate
 la vana gelosia.
 Non fate che mi dia
 tormento il vostro amor ma gioia e pace;
 amar contento e non penar mi piace.
 
355   Idol mio, donato ho il core
 al fulgor di quei bei rai.
 V’amo, o cara; ognor v’amai
 e costante ognor sarò.
 
    Ma la fiamma allor che splende
360agitarla non conviene;
 e chi troppo aver pretende
 spesse volte s’ingannò.
 
 SCENA VIII
 
 AURELIA e VITTORIA
 
 Aurelia
 Potrei sapere anch’io
 in che si tratteneva
365la signora Vittoria e Silvio mio?
 Vittoria
 V’appagherò, signora.
 Si discorrea fra noi
 di quella mascherata
 che per farvi piacer Silvio ha ordinata.
 Aurelia
370Che dite? Si farà?
 Vittoria
                                    Sì, certamente.
 Io ho mandato a invitar diversa gente.
 Aurelia
 Avrei piacer sapere
 chi sarà questa gente.
 Vittoria
                                          Or ve lo dico.
 Lisetta con l’amico,
375con quel, se m’intendete,
 che va sempre con lei, come sapete.
 Aurelia
 Vi sarà suo marito?
 Vittoria
                                       Io non lo so
 ma crederei di no. Avremo ancora
 la nostra Menichina.
380Sua madre stamattina,
 per farla comparir di bell’aspetto,
 le ha comprate le mosche ed il belletto.
 Aurelia
 Verrà Cecco con lei?
 Vittoria
                                        Questo si sa;
 senza l’amante in maschera non va.
 Aurelia
385E di lasciarla andare
 la madre è persuasa?
 Vittoria
 La buona vecchia se ne resta in casa.
 Aurelia
 Vi son altri?
 Vittoria
                          Lucrezia
 credo verrà ancor essa.
 Aurelia
390Qual è?
 Vittoria
                  La mercantessa,
 per cui il buon marito
 uno di questi dì sarà fallito.
 Aurelia
 Verrà sola?
 Vittoria
                        Oh pensate;
 è capace colei
395di condursi tre o quattro cicisbei.
 Aurelia
 E il marito il comporta?
 Vittoria
 Il marito sopporta
 e vede e soffre e tace,
 per aver colla moglie un po’ di pace.
 Aurelia
400Ma voi avete scelto
 tutta gente cattiva.
 Vittoria
                                     Io non saprei
 ritrovarne di meglio.
 E credetemi pur, nipote cara,
 che v’è quasi per tutto la sua tara.
 Aurelia
405Io, quando sarò sposa,
 non sarò certamente
 di tal sorta di gente.
 Vittoria
 Quando sposa sarete,
 forse diversamente pensarete.
 Aurelia
410No, non penserò mai
 che savia, onesta moglie
 poss’aver altre voglie
 che quelle del consorte,
 a cui fida esser dee sino alla morte.
 
415   No, non v’è maggior diletto
 d’un fedele, onesto affetto;
 l’amoroso dolce sposo
 fida sempre adorerò.
 
    Sol m’alletta, sol mi piace
420d’imeneo la cara face.
 Altro foco ancor per gioco
 coltivare aborrirò.
 
 SCENA IX
 
 VITTORIA, poi MENICHINO
 
 Vittoria
 Aurelia è una regazza
 d’indole buona e piena d’onestà;
425ma l’uso e il praticar la guasterà.
 Avrà un marito allegro
 e i mariti a cui piace l’allegria
 lascian andar le mogli in compagnia.
 Silvio mi fa finezze
430e non so dir perché.
 Sembra acceso di me;
 ma questo non vorrei;
 chi ama due donne puol amarne sei.
 Ecco il mio Menichino;
435questo m’ama davvero
 e con questo ho speranza
 di terminar la dura vedovanza.
 Menichino
 
    La bella vedovina
 m’ha fatto male qui. (Accena il core)
440E la mia medicina,
 carina, eccola lì. (Accenna il volto di Vittoria)
 
 Vittoria
 Dove avete imparato
 questa bella canzone?
 Menichino
 L’ho fatta a scola invece di lezione.
 Vittoria
445Dunque avete gran male?
 Menichino
                                                  Male assai.
 Vittoria
 Ed io da che restai senza marito
 ho perduto perfino l’appetito.
 Menichino
 E a me cara rincresce,
 ch’ardo d’amore e l’appetito cresce.
 Vittoria
450Orsù ne parleremo.
 Menichino
 Le cose fra di noi aggiusteremo.
 Vittoria
 Oggi verrete meco
 voi pure nella nostra mascherata.
 Menichino
 Verrò, se voi volete.
 Vittoria
455E vi provederete
 d’un abito gaioso,
 fatto con bizzaria,
 che possa star cogli altri in compagnia.
 Menichino
 Un abito gaioso?
460Dove l’ho da trovar?
 Vittoria
                                        Lo troverete,
 come tant’altri fanno,
 da quei che a nolo li vestiti danno.
 Menichino
 Ma io per verità
 ho una difficoltà.
 Vittoria
                                  Che dubbio avete?
 Menichino
465Non so se m’intendete.
 A dirlo mi vergogno.
 Vittoria
                                        Via parlate,
 caro il mio Menichino.
 Menichino
 Per l’abito pagar non ho un quattrino.
 Vittoria
 Oh povero ragazzo! Non importa,
470tenete due zecchini;
 fate quel che bisogna.
 Menichino
 Son confuso fra il gusto e la vergogna.
 Vittoria
 Mi vorrete poi bene?
 Menichino
                                         Assai, assai.
 Vittoria
 Mi sarete infedele?
 Menichino
                                      Oh questo mai.
 Vittoria
475Menghino, son due anni
 ch’io vivo negl’affanni
 d’un’aspra vedovanza
 e voi siete la mia dolce speranza.
 
    Vedovella poverella
480son due anni ch’io tormento,
 quel ch’io soffro, quel ch’io sento
 chi l’intende, chi lo sa
 deh lo dica per pietà.
 
    Vo penando, vo smaniando
485e domando carità. (Parte)
 
 SCENA X
 
 MENECHINO solo
 
 Menichino
 Cotesta vedovella
 mi piace, perché è bella,
 ma poi gli affetti suoi mi riescon cari
 perché, oltre l’amor, mi dà i denari.
490Oh è pur brutta l’usanza
 di chi spende per farsi voler bene.
 Le donne che da noi regali bramano
 ci burlano, non ci amano.
 Io sì che sono amato,
495perché l’amante mia m’ha regalato.
 
    Donne belle che pigliate,
 io giammai vi crederò.
 Via piangete, via pregate,
 io di voi mi riderò.
 
500   «Io vi voglio tanto bene».
 Maledette, non vi credo.
 «Per voi, caro, vivo in pene».
 Maledette, vi conosco.
 «Ahi che moro, mio tesoro!
505Quanto affetto! Mio diletto!»
 Galeotte, disgraziate,
 non mi state a corbellar.
 
 SCENA XI
 
 LUCREZIA servita da LEANDRO, BELTRAME e VITTORIA
 
 Lucrezia
 Di grazia perdonate.
 Vittoria
 Anzi voi mi onorate.
 Leandro
                                        Io sono a parte
510di vostra cortesia.
 Vittoria
 Oh voi siete padron di casa mia.
 Beltrame
 Servo suo, mia signora. (A Vittoria)
 Vittoria
                                              Riverisco.
 Cara mia Lucrezina,
 state ben di salute?
 Lucrezia
                                      Bene, e voi?
 Vittoria
515Così e così. Signor Leandro, e lei?
 Leandro
 Bene, a’ vostri comandi.
 Vittoria
                                               Mi ralegro.
 Io ho il capo un poco storno.
 Beltrame
 (E a me nessuno non abbada un corno).
 
 SCENA XII
 
 MENICHINO e detti
 
 Menichino
 Servo di lor signori. Oh benvenuta
520la signora Lucrezia.
 Leandro vi son schiavo.
 Ehi, signora Vittoria, riverisco.
 Beltrame
 (Ed a me niente? Io non la capisco).
 Menichino
 (Ho trovato il vestito). (Piano a Vittoria)
 Vittoria
                                            (Bravo).
 Leandro
                                                              Ormai,
525mie signore, s’accosta
 l’ora di mascherarsi.
 Qui abbiam fatti portar gl’abiti nostri,
 se ci date licenza,
 ci vestiremo qui.
 Vittoria
530Padroni, signorsì.
 Lucrezia
                                   In qual maniera
 vi mascherate voi?
 Vittoria
                                     Da fiorentina.
 Voi da che Lucrezina?
 Lucrezia
 E io da veneziana.
 Vittoria
                                    Brava, brava.
 Menghino è il mio compagno.
 Leandro
                                                         Ed io ho l’onore
535di servire Lucrezia.
 Beltrame
                                      Ed io sarò
 fra lor signori un barba Nicolò.
 Lucrezia
 Ben, venite anche voi.
 Beltrame
                                           E che figura
 mi volete far fare?
 Lucrezia
 Fate quella figura che vi pare.
 Beltrame
540Voglio far la figura di marito.
 E lei, padrone mio, (A Leandro)
 sapia che con mia moglie vuo’ andar io.
 Leandro
 Vusignoria s’accomodi.
 Signora, mi perdoni, (A Lucrezia)
545io faccio riverenza a lor padroni.
 Lucrezia
 Dove! Dove! Fermate.
 Leandro
 Eh col marito andate.
 Io sono un uomo onesto,
 fra lui e me discorrerem del resto. (Parte)
 Beltrame
550(Sì sì, le dieci doppie, l’ho capito). (Da sé)
 Lucrezia
 Bravo, signor marito,
 l’avete fatta bella.
 Vittoria
 Io non credevo mai
 simile debolezza in uomo tale. (A Beltrame)
 Beltrame
555Signora mia non sono uno stivale.
 Lucrezia
 Amica, addio. (A Vittoria)
 Vittoria
                              Partite?
 Lucrezia
 Sì sì, voglio andar via.
 Beltrame
 Schiavo, padrona mia. (A Lucrezia)
 Menichino
 La nostra mascherata
560per quel che vedo è andata.
 Lucrezia
 Maledetto!
 Beltrame
                       Indiscreta!
 Vittoria
                                              Oh pazza! (A Lucrezia)
 Menichino
                                                                   Oh sciocco! (A Beltrame)
 Lucrezia
 Serva sua.
 Vittoria
                      Riverisco.
 Menichino
                                           Addio.
 Beltrame
                                                          Padroni.
 Lucrezia
 Vado via.
 Vittoria
                     Vada pur.
 Lucrezia
                                          Scusi.
 Beltrame
                                                        Perdoni. (Tutti s’avviano per partire; poi ognuno si ferma alla scena)
 
    Vo pensando col cervello
565se io resto o pur se vo.
 Fra l’incudine e il martello
 dubbio, incerto ancora sto.
 
 Lucrezia
 
    Resto o vado in fretta in fretta?
 Io risolvere non so.
570Sono come una rocchetta
 che di qua e di là balzò.
 
 Menichino
 
    Parto? Taccio? O pur ragiono?
 Sono ancor fra il sì ed il no.
 Qual tamburo adess’io sono
575che scordato risuonò.
 
 Vittoria
 
    Son restata come quello
 che dormendo si destò
 quando il suon del campanello
 d’improviso lo svegliò!
 
 a quattro
 
580   Zitto zitto il cor mi parla,
 mi consiglia ed io farò.
 
    Fermate, restate,
 sentite, son qui.
 Andremo... Diremo...
585Faremo... così.
 
 Vittoria
 
    Lucrezia col marito
 e coll’amico andrà.
 
 Menichino
 
    Beltrame per di qua.
 Leandro per di là.
 
 Lucrezia
 
590   Io son contenta; e voi?
 
 Vittoria, Menichino
 
 Ei si contenterà.
 
 Lucrezia
 
    Via, dite sì o no.
 
 Beltrame
 
 Io mi contenterò.
 
 a quattro
 
    La cosa è accomodata,
595faciam la mascherata.
 
 Beltrame
 
 Voglio pensarci un po’.
 
 Lucrezia
 
    Via, dite sì o no.
 
 Beltrame
 
 Io mi contenterò.
 
 a quattro
 
    Andiamo in compagnia,
600staremo in allegria
 e sempre goderò.
 
 Fine dell’atto primo