Il mercato di Malmantile, Venezia, Fenzo, 1758

Vignetta Frontespizio
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Piazza rustica in pianura con fabriche antiche e in distanza il castello di Malmantile sopra collina. Varie botteghe ammovibili, con merci e venditori che formano il mercato, e vari contadini e contadine che vendono i loro prodotti.
 
 BERTO, LENA e CECCHINA ai loro posti. LAMPRIDIO, il CONTE DELLA ROCCA e BRIGIDA che passeggiano per il mercato e RUBICCONE da un lato per esercitare la sua professione. Tutti cantano come segue
 
 tutti
 
    Che bella festa, che bel mercato!
 Qui tutto è bello, qui tutto è grato.
 Non vi è castello più signorile
 del bel castello di Malmantile.
5Aria sanissima, terra buonissima
 che giocondissima per noi sarà.
 
 Lena, Cecchina e Berto
 
    Chi vuol capponi, chi vuol galline?
 Chi vuol comprare le riccottine?
 Chi vuol dell’ova si accosti qua.
 
 il Conte, Lampridio e Brigida
 
10   Chi va, chi viene, chi compra o vende;
 ed al mercato le sue faccende
 ciascun può fare con libertà.
 
 Rubiccone
 
    Ecco signori l’operatore.
 Io sono un medico di gran valore
15che a tutti reca la sanità.
 
 tutti
 
    Che bella festa, che bel mercato,
 qui tutto è bello, qui tutto è grato.
 Non vi è castello più signorile
 del bel castello di Malmantile.
20Aria sanissima, terra buonissima
 che giocondissima per noi sarà.
 
 Lampridio
 Che dice, signor conte,
 di questo bel mercato?
 Ne ha veduto un più bello in altro stato?
 il Conte
25Certo, ve lo prottesto,
 il mercato miglior non vi è di questo.
 Ma voi di Malmantile
 degno governatore,
 lo rendete migliore e a maraviglia
30cresce la sua beltà la vostra figlia.
 Lampridio
 Oh signor mi confonde...
 Troppa grazia mi fa coi detti suoi...
 Al complimento rispondete voi. (A Brigida)
 Brigida
 Risponderò come da me si suole
35liberi sensi in semplici parole.
 Il conte della Rocca,
 per grazia, per bontà,
 non ha fatto che dir la verità.
 Lampridio
 Che tu sia benedetta.
40(Pare una dottoressa).
 il Conte
 (Il padre è stolto e un po’ leggiera è anche essa).
 Lena, Cecchina e Berto
 
    Chi vuol capponi, chi vuol galline?
 Chi vuol comprare le riccottine?
 Chi vuol dell’ova si accosti qua.
 
 Lampridio
45(Cotesti contadini
 che vengono al mercato
 l’utile che mi vien non mi hanno dato.
 Ho del conte un pochin di soggezione).
 Via signor conte, andate.
50Passeggiate, comprate
 e voi, figliuola mia,
 lo dovete servir di compagnia.
 il Conte
 Se l’onor mi concede,
 eccomi qui a servirla. (Offre la mano a Brigida)
 Brigida
55Sono tutta disposta a favorirla. (Parte col conte)
 Rubiccone
 
    Ecco signori l’operatore.
 Io son un medico di gran valore
 che a tutti reca la sanità.
 
 Lampridio
 (Anche costui, che dicesi
60medico operatore,
 dee col governatore
 far la sua obbligazione,
 se vuole esercitar la professione). (Da sé)
 Galantuomo. (A Rubicone)
 Rubicone
                            Signore.
 Lampridio
                                              Una parola.
 Rubicone
65Eccomi ad obbedirla. (Si accosta)
 Se ha qualche malattia, saprò guarrirla.
 Lampridio
 Io per grazia del ciel nella mia età
 godo la sanità.
 Rubicone
                             Sfortuna mia.
 Lampridio
 Bacio le mani di vossignoria.
 Rubicone
70Signor, chiedo perdono,
 per far veder chi sono,
 davvero, io bramerei
 che avesse almen cinque malanni o sei.
 La sciatica, la gotta,
75la febre, lo scorbuto, il mal d’orina,
 piaghe, fistole, doglie per la vita
 e sarebbe da me tosto guarrita.
 Lampridio
 Signor operatore,
 grazie al vostro buon core,
80io bisogno non ho del vostro aiuto
 ma alla carica mia chiedo il tributo.
 Rubicone
 Subito immantinente.
 Un tesoro signor darle destino.
 Eccole per i calli un cerottino.
 Lampridio
85Io non voglio cerotti...
 Rubicone
                                          Ecco un arcano,
 da cui vedrà portenti,
 la polve mia per rissanare i denti.
 Denti guasti, gelati,
 dal verme divorati,
90deboli, traballanti,
 nelle mascelle infranti,
 senza ferri, tanaglie e pulicani,
 colla polvere mia ritornan sani.
 Lampridio
 Della polvere vostra
95noi parlerem da poi.
 Ora voglio da voi...
 Rubicone
                                     Prenda signore.
 Prenda questa porzion del mio liquore.
 Questo è un liquor gemmato
 coll’oro incorporato,
100d’erbe composto, di radici e sali,
 di balsami, di gome e minerali,
 buon per la digestione,
 buon per la convulsione,
 per calcoli, per febri ed etisia,
105per dolori di corpo e idropisia.
 Lampridio
 Buon per quel che volete
 ma voi non intendete
 quel che or da voi pretendo...
 Rubicone
 Eh sì signore, intendo,
110ella crede ch’io sia
 un di coloro ciarlatan chiamati.
 Ecco qui gli attestati
 delle cure che ho fatto. Favorisca...
 Lampridio
 Io non voglio saper...
 Rubicone
                                         Senta e stupisca.
 
115   Noi sottoscritti facciamo fede
 a chi ne dubbita, a chi non crede,
 che Rubbicone l’operatore
 è un uomo celebre, è un gran dottore.
 Che ha fatto cose da inorridir.
 
120   A Boboli ha guarrito
 un etico spedito,
 a Siena ha rissanato
 un povero stroppiato,
 a Pisa ad un idropico
125donò la sanità.
 E per la verità
 diciamo ed attestiamo
 
    che il gran dottore,
 l’operatore
130ha rissanati
 tanti ammalati
 che dai maledici
 speziali e medici
 perseguitato
135fu discacciato
 per impostor.
 Viva il gran medico,
 l’operator. (Parte)
 
 SCENA II
 
 LAMPRIDIO, LENA, BERTO, CECCHINA ed altre persone come sopra
 
 Lampridio
 Per dir la verità non mi credeva
140ch’ei fosse un uom sì bravo.
 Tanta gente ha guarrito? Io gli son schiavo.
 Merita la virtù dove si trova
 essere rispettata.
 Mia figlia letterata
145goderà di saper i pregi suoi.
 Vuo’ che egli venga a desinar con noi.
 Venite contadine e contadini.
 (Spendere non vorrei molti quattrini).
 Lena
 
    Se vuole un bel cappone
150lo puol comprar da me.
 
 Cecca
 
    Se vuole un bel piccione
 nel mio cestino c’è.
 
 Berto
 
    Se vuol dell’ova fresche
 da me le troverà.
 
 a tre
 
155   Io vendo roba buona,
 di meglio non si dà.
 
    Veda, prenda,
 compri, spenda.
 
    Io vendo roba buona,
160di meglio non si dà.
 
 Lampridio
 (Questa contadinella
 tanto è graziosa e bella
 che quasi quasi, se piacesse a lei,
 la sua bella grazietta io comprerei). (Da sé parlando di Lena)
 Berto
165Signor, se vuol dell’ova...
 Lampridio
                                               Sì, aspettate, (A Berto)
 bella ragazza, come vi chiamate? (A Lena)
 Lena
 Lena ai vostri comandi.
 Cecca
 Signore, un piccioncino...
 Lampridio
 Aspettate un pochino. (A Cecca)
170Dove state di casa? (A Lena)
 Lena
 Sto qui poco lontano.
 Berto
 Se vuol dell’ova...
 Lampridio
                                  Acchetati, villano.
 Lasciatemi veder che cosa avete. (A Lena)
 Lena
 Ecco, signor, prendete
175questa grassa gallina.
 Lampridio
 Datela qui. (Che morbida manina). (Da sé)
 Mi fareste il piacere
 di portarmela a casa? (A Lena)
 Lena
                                           Sì signore.
 Berto
 Sono freschi, signor...
 Lampridio
                                          Che seccatore.
 Lena
180Quanto la pagherete? (A Lampridio)
 Lampridio
 Tutto quel che vorrete,
 basta che voi vogliate...
 Cecca
 Vuol comprare da me?
 Lampridio
                                            Non mi seccate.
 
    Bella Lenina,
185cara carina,
 questa gallina
 io comprerò. (A Lena)
 
    Non mi seccate,
 non mi annoiate,
190da voi comprare
 per or non vuo’. (A Cecca e Berto)
 
    Sarà perfetta
 la gallinetta
 ma graziosetta
195voi siete ancor. (A Lena)
 
    Ma che insolenza,
 che impertinenza,
 che seccatrice.
 Che seccator! (A Cecca e Berto)
 
200   Vi aspetto in casa. (A Lena)
 Tacete un po’. (A Cecca e Berto)
 Venite presto. (A Lena)
 Comprar non vuo’. (A Cecca e Berto)
 
    Andate al diavolo,
205non si può vivere,
 in piazza a spendere
 più non verrò. (Parte)
 
 SCENA III
 
 LENA, CECCA, BERTO ed altri come sopra
 
 Cecca
 Che cara signorina!
 Tutti corron da lei.
 Lena
210Non v’impacciate con i fatti miei.
 Cecca
 Ancor io, se volessi
 far la graziosa con i compratori,
 aquistarmi potrei degli avventori.
 Berto
 Si vendon facilmente
215i capponi, i pollastri e le galline,
 facendo il giocolin colle manine.
 Lena
 Via tacete, invidiosi,
 son giovine onorata,
 non sono una sfacciata
220e se mi stuzzicate niente niente...
 Non mi voglio scaldar fra tanta gente.
 
    Son chi son; mi maraviglio,
 dir di me non si potrà
 e tacere io vi consiglio,
225che per voi meglio sarà.
 
    Se mi dicon ch’io son bella,
 se vezzosa alcun mi appella,
 non si offende l’onestà.
 
    La pecorella
230nel mezzo al prato
 serba illibato
 suo bel candor.
 
    Son poverella
 ma innocentina,
235son tenerina,
 dolce di cor. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 CECCA, BERTO e detti come sopra
 
 Cecca
 Oh quanto mi fa ridere.
 Se non si conoscesse!
 Se l’usanza di lei non si sapesse!
 Berto
240Zitto, non mormorate.
 Cecca
 È ver, voi dite bene,
 mormorar della gente non conviene.
 Berto
 La Lena è maliziosa.
 Cecca
 Con cento fa all’amore.
 Berto
245Or col governatore
 userà l’arti che con altri ha usate.
 Cecca
 Zitto; non ditte mal.
 Berto
                                        Non mormorate.
 Cecca
 Di lei ne so di belle
 ma parlar non conviene.
 Berto
                                               Anch’io ne so;
250ma vuo’ tacere e mormorar non vuo’.
 Cecca
 Con Pasqual, con Medoro
 l’altro dì l’ho veduta.
 Berto
 Da tutti è conosciuta,
 si sa che non sa far che raggazate.
 Cecca
255Zitto; non dite mal.
 Berto
                                      Non mormorate.
 
    Io l’ho veduta
 con più di cento
 far la vezzosa
 per civettar.
260Ma non sta bene
 di mormorar.
 
    Dietro la porta
 l’ho ritrovata,
 l’innamorata
265sapeva far.
 Ma non sta bene
 di mormorar.
 
    So tante cose
 ma non le dico,
270un certo intrico
 so ch’è accaduto.
 Ed ho veduto...
 Non vuo’ parlar
 che non sta bene
275di mormorar. (Parte)
 
 SCENA V
 
 CECCHINA ed altri come sopra
 
 Cecca
 Berto è un uom prudente,
 dice tutto e gli par di non dir niente.
 Dicon che il mormorare
 della femmina sia costume ed arte
280ma fan gli uomini ancor la loro parte.
 Io dico quel che dico
 non già per mormorare;
 ma non so tollerare
 veder che tante e tante
285hanno più d’un amante ed io meschina,
 che di fare all’amor talvolta bramo,
 non trovo un cane che mi dica: «Io t’amo».
 
    Se nessuno ora non c’è,
 verrà un giorno ancor per me.
290Poverella, tenerella,
 per amore o per pietà,
 qualcheduno mi amerà.
 
    Come l’altre voglio far...
 Ma non voglio mormorar.
295Se bonina, modestina
 la Cecchina si vedrà,
 qualchedun mi sposerà. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 Camera in casa di Lampridio.
 
 Il CONTE e BRIGIDA
 
 Brigida
 No, caro signor conte,
 non mi lasci sì presto. Favorisca
300di restar con me; mi divertisca.
 il Conte
 Veramente, signora,
 io non ho gran talento
 per dar divertimento e non vorrei
 vi voleste spassar de’ fatti miei.
 Brigida
305So la mia obbligazione.
 Il mio cuore ha per lei rispettazione.
 il Conte
 (Tanta bellezza unita
 a sì gran scioccheria non è un peccato?)
 Brigida
 (Le cerimonie mie l’hanno incantato).
 il Conte
310Verrò, se il permettete,
 verrò spesso a trovarvi.
 Brigida
                                             Ella è padrone;
 anzi mi farà grazia
 e quando ella verrà
 io la riceverò con gran bontà.
 il Conte
315È la vostra bontà singolarissima.
 Brigida
 Oh cosa dice mai? Serva umilissima. (S’inchina)
 il Conte
 Oh quanto pagherei che nel mio feudo
 veniste ad albergare.
 Brigida
                                         In verità
 non so come mi faccia a restar qua.
320Io che sono nutrita
 con nobiltà fiorita
 viver con questa gente villanaccia,
 mi vengono i rossori sulla faccia.
 il Conte
 Infatti io lo diceva,
325trovar peggio per voi non si poteva.
 Brigida
 Basta, spero che un giorno
 la stella mia risplenderà propizia
 e che la sorte mi farà giustizia.
 Signor conte garbato,
330favorisca di grazia, è maritato?
 il Conte
 Non ancora. Ho un impegno
 con certa vedovella
 nobile, ricca e bella.
 Ma non è soddisfatto il genio mio.
335Siete più bella voi.
 Brigida
                                     Lo credo anch’io.
 Però se il signor conte
 mostra per me della benevoglianza
 ho anch’io per lui della concomitanza.
 il Conte
 Veggo che cortesissima
340siete verso di me.
 Brigida
                                   Serva umilissima.
 il Conte
 Per or deggio lasciarvi,
 tornerò a incomodarvi,
 vicino a voi mi sento
 l’anima giubilar per il contento.
 
345   Il seren di quelle ciglia
 mi conforta, mi consiglia
 a sperar d’amor la pace,
 la sua face a risvegliar.
 
    Quelle guancie porporine
350son due rose damaschine,
 può quel labbro vezzosetto
 il mio petto riscaldar. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 BRIGIDA, poi LAMPRIDIO
 
 Brigida
 Il conte mi vuol bene;
 è di me innamorato.
355Ma vi vorrebbe un principe d’altezza
 per la bella beltà di mia bellezza.
 Pure se prestamente
 una sorte miglior non mi si appressa,
 mi basterà di diventar contessa.
 Lampridio
360Figlia, così soletta?
 Brigida
                                     Signor padre,
 favorisca mandare
 subito a comperare,
 per un messo pedone o cavalcante,
 una cuffia, un’andrienne e un guardinfante.
 Lampridio
365Ma perché questa cosa?
 Brigida
 La figlia sua d’un cavaliere è sposa.
 Lampridio
 Come! Come! Narrate.
 Brigida
                                            Il signor conte
 va di me stupefatto
 e mi vuole sua sposa in ipso fatto.
 Lampridio
370Ti ringrazio fortuna. Veramente
 si vede che tua madre
 ch’era donna di nobili pensieri
 ebbe grande amistà coi cavalieri.
 Brigida
 Anch’io se andrò in città
375vuo’ praticare il fior di nobiltà.
 Lampridio
 Appunto, ora è venuta
 una dama da noi ch’io non conosco.
 Io non sono avvezzato ai complimenti,
 vuo’ che tu la riceva in vece mia.
 Brigida
380Venga, la tratterò con cortesia.
 Lampridio
 Ehi, dite a quella dama (Verso la scena)
 che se vuole venir, venghi di qua.
 Brigida
 Bella cosa è signor la civiltà.
 
 SCENA VIII
 
 La MARCHESA e detti
 
 la Marchesa
 Serva di lor signori.
 Lampridio
385Schiavo, padrona mia.
 Brigida
                                            Con un tributo
 d’ossequioso rispetto io la saluto.
 Chi è di là? Da sedere.
 la Marchesa
 Signor, bramo un favore... (A Lampridio)
 Brigida
 Io son la figlia del governatore.
 la Marchesa
390Seco me ne consolo.
 Brigida
                                       È compitissima,
 favorisca seder. Serva umilissima.
 Lampridio
 (Gran figliuola!)
 la Marchesa
                                 Perdoni...
 Brigida
 Favorisca sedere e poi ragioni. (Siede)
 la Marchesa
 Vorrei, con permissione
395della di lui figliola,
 con il padre parlar da solo a sola.
 Brigida
 È ver che l’illustrissimo
 mio signor genitore
 di qui è il governatore;
400ma s’egli è il principale,
 nel governo son io collaterale.
 Lampridio
 Certo, la mia figliuola
 fa tutti i fatti miei,
 chi vuol meco parlar parli con lei.
 la Marchesa
405Dunque alla sua presenza,
 svelerò le cagioni...
 Brigida
 Favorisca sedere e poi ragioni. (Siede)
 Lampridio
 (Che tu sia benedetta.
 Che nobile maniera!
410È propriamente una ceremoniera). (Da sé)
 la Marchesa
 Voi sapete, signori,
 che l’amore e il timor son due gemelli.
 Brigida
 Favorisca il suo nome e poi favelli.
 Lampridio
 Brava!
 la Marchesa
                Io son la marchesa
415Giacinta di Bel Poggio,
 vedova di poch’anni a cui la fede
 diè il conte della Rocca
 e dev’essere il conte a me marito.
 Brigida
 Basta, signora mia, basta, ho capito. (S’alza)
420Il conte della Rocca
 con sua buona licenza
 diede a un’altra beltà la preferenza.
 Una sposa averà pregievolissima
 e la sposa son io. Serva umilissima.
 
425   Marchesina vedovella
 siete cara, siete bella;
 ma vi manca un non so che
 che ritrova il conte in me.
 
    Un’aria nobile,
430un vezzo amabile,
 un occhio tenero
 che in voi non vi è.
 
    Se lo sperate
 voi v’ingannate,
435non vi è pericolo,
 conosce il merito,
 quel cor amabile
 tutto è per me. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 La MARCHESA e LAMPRIDIO
 
 la Marchesa
 Non curo i detti suoi.
440Mi spiegherò con voi.
 Lampridio
                                          Cosa volete,
 cosa signora mia che in ciò vi dica?
 Meco il tempo gettate e la fatica.
 la Marchesa
 Voi che padre le siete,
 voi pur seconderete
445la vostra figlia in simile pazzia?
 Lampridio
 Pazza la figlia mia?
 la Marchesa
                                      S’ella pretende
 il conte della Rocca...
 Lampridio
 Brigida non è sciocca.
 la Marchesa
                                          Un cavaliere
 se pretende sposar...
 Lampridio
                                        La mia ragazza
450figlia è d’un uom civile,
 sono il governator di Malmantile.
 la Marchesa
 È ver ma non per questo...
 Lampridio
 Non parlate così; ve l’avertisco.
 la Marchesa
 Che vorreste voi dir?
 Lampridio
                                         Vi riverisco. (Parte)
 
 SCENA X
 
 La MARCHESA sola
 
 la Marchesa
455Padre e figlia egualmente
 sono arditi di cuor, stolti di mente.
 Ma non sariano meco
 audaci a questo segno,
 se il conte non avesse
460di costei fomentato il folle amore.
 Ah purtroppo m’inganna il traditore.
 
    Non vi è costanza al mondo,
 non vi è più fedeltà.
 Misera mi confondo,
465tutto penar mi fa.
 
    Ma se il crudel ritrovo,
 lo sdegno mio saprà.
 O l’amor suo rinovo
 o il fio mi pagherà. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 BRIGIDA, poi LAMPRIDIO
 
 Brigida
470La signora marchesa
 se torna a importunarmi,
 della mia civiltà saprò scordarmi.
 Son umile, son buona,
 son la stessa prudenza
475ma perdo la pazienza facilmente.
 Non mi posso tener con certa gente.
 Lampridio
 Figlia, figlia, una visita.
 Brigida
 Chi è che vuol farmi onore?
 Lampridio
 Un arcistupendissimo dottore.
480Un medico eccellente
 che ho conosciuto in piazza,
 che desia riverir la mia ragazza.
 Brigida
 Mi conosce?
 Lampridio
                          È informato,
 della vostra sapienza è innamorato.
 Brigida
485Venga, quand’è così.
 Lampridio
 Figlia, fatevi onore, eccolo qui.
 
 SCENA XII
 
 RUBICONE e detti, poi la LENA, poi BERTO
 
 Rubicone
 
    Mia signora, a voi m’inchino.
 Vi son servo oh mio signor.
 Che bel volto peregrino.
490Mi ha ferito in seno il cor.
 
 Brigida
 (Ecco di mia beltà gli usati frutti.
 Tutti restano presi; incanto tutti).
 Lampridio
 Che dite di mia figlia?
 Rubicone
 La miro e nel mirarla io mi confondo.
495La più bella di lei non vidi al mondo.
 Brigida
 Effetto della grazia
 che previene da lei pregievolissima.
 Rubicone
 Anzi merito suo.
 Brigida
                                 Serva umilissima.
 Lampridio
 Che ne dite? (A Rubicone)
 Rubicone
                            È un incanto.
 Lampridio
500(Ma non sapete ancora
 che gran pezzo ella sia di virtuosa.
 Domandatele un poco qualche cosa).
 Rubicone
 Signora, io mi consolo
 di vedere una giovane
505sì bella e virtuosissima.
 Mi rallegro davver.
 Brigida
                                      Serva umilissima.
 Lampridio
 (Domandatele un poco
 di legge, medicina o matematica.
 Sentirete che in tutto è donna pratica).
 Rubicone
510Sa ancor di medicina. (A Brigida)
 Brigida
 Ne so quanto conviene.
 Rubicone
 Saprà da che proviene
 la febre, l’emicrania e l’etisia.
 Lampridio
 Presto, figliuola mia, fatevi onore.
 Brigida
515La febre, mio signore,
 vien dall’alterazione;
 lo sputo è la cagione
 dell’etisia funesta.
 Vien l’emicrania dal dolor di testa.
 Lampridio
520Ah? Che dite? (A Rubicone)
 Rubicone
                              Bravissima,
 non si può far di più.
 Brigida
                                         Serva umilissima.
 Rubicone
 
    Si conosce, si vede, si sa
 di quel volto la rara beltà
 ma del bello si apprezza ancor più
525la famosa stupenda virtù.
 
 Lampridio
 
    Ma del bello si apprezza ancor più
 la famosa stupenda virtù.
 
 Brigida
 
    Quel ch’io sono, signore, lo so
 ma di questo vantarmi non vuo’.
530Non è facil trovare oggidì
 una donna che parli così.
 
 Lampridio
 
    Non è facil trovar oggidì
 una donna che parli così.
 
 Rubicone
 
    Sì lo dico; voi siete un incanto.
 
 Lampridio
 
535È un incanto mia figlia davver.
 
 Brigida
 
    Il sapere fu sempre il mio vanto.
 
 Lampridio
 
 Il suo vanto fu sempre il saper.
 
 a tre
 
    Se si ricercano
 del mondo i termini
540no, non si trovano
 di tali femmine
 che quando parlano
 diano piacer.
 
 Brigida
 
    Voi siete un gran dottore,
545lo riconosco affé.
 
 Lampridio
 
    Un uom del suo valore
 fra gli uomini non c’è.
 
 Rubicone
 
    Un uomo di buon core
 ritroverete in me.
 
 Brigida
 
550   Siete voi nobile?
 
 Lampridio
 
 È nobilissimo.
 
 Brigida
 
 Siete voi ricco?
 
 Lampridio
 
 Egli è ricchissimo.
 
 Rubicone
 
 Per la mia nascita,
555per il mio merito
 io son notissimo
 per le città.
 
 a tre
 
    Viva il sapere,
 viva il potere,
560viva la scienza,
 la nobiltà.
 
 Lena
 
    La gallina gli vengo a portar
 che stamane voleva comprar.
 
 Lampridio
 
    Sì carina, mi fate piacer.
565La gallina lasciate veder.
 
 Brigida
 
    Quella donna si faccia partir,
 contadine non posso soffrir.
 
 Lena
 
    Che gran nobiltà.
 
 Rubicone
 
 Partite di qua.
 
 Lena
 
570Non voglio partir.
 
 Lampridio
 
 Lasciatela star.
 
 Brigida
 
 Non voglio soffrir.
 
 Rubicone
 
 Non vuol sopportar.
 
 Lena
 
 Lasciatemi star.
 
 Berto
 
575   Dell’ova fresche
 chi vuol comprar?
 
 Brigida
 
    Quest’altro villano
 sen vada di qua.
 
 Berto
 
    Volete dell’ova? (A Lampridio)
 
 Lampridio
 
580Ritirati in là.
 
 Berto
 
 Dell’ova signore. (A Rubicone)
 
 Rubicone
 
 Non fanno per me.
 
 Berto
 
 Son freschi signora. (A Brigida)
 
 Brigida
 
 Non parlo con te.
 
 Lena
 
585   Non far che si offenda
 la sua nobiltà. (A Berto)
 
 Brigida
 
    Ciascuno m’intenda,
 partite di qua.
 
 Lena, Berto a due
 
    Io voglio star qua.
 
 Brigida, Rubicone a due
 
590Partite di qua.
 
 Lampridio
 
 Fermatevi qua. (Alla Lena)
 
 Lena, Berto, Lampridio a tre
 
 Qua qua qua.
 
 Brigida, Rubicone a due
 
 Qua qua qua. (Burlandoli)
 Partite di qua.
 
 Lena
 
595   Chi vuol piccioni?
 
 Brigida, Rubicone a due
 
 Che villanacci.
 
 Berto
 
 Chi vuol dell’ova?
 
 Brigida, Rubicone a due
 
 Che insolentacci.
 
 Lampridio
 
 Ma non gridate,
600ma non strillate,
 ma state zitti
 per carità.
 
 tutti
 
    Non posso stare,
 non vuo’ crepare,
605che impertinenza,
 che prepotenza,
 quest’insolenza
 si finirà.
 
 Fine dell’atto primo