L’isola disabitata, Venezia, Fenzo, 1757

Vignetta Frontespizio
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Boschetto delizioso.
 
 VALDIMONTE e GARAMONE, poi PANICO in disparte
 
 Valdimonte
 Garamone, che dite?
 Le nostre innamorate
 par si siano accordate
 di accarezzar Panico per vendetta.
 Garamone
665Che rabbia maledetta!
 Hanno preteso di mortificarci.
 Valdimonte
 E con esse noi pur dobbiam rifarci.
 Son gelose di noi per la chinese.
 E noi concordemente
670facciamle disperare.
 Garamone
 Ma tutti due non la possiam sposare.
 Valdimonte
 Bene; da buoni amici
 facciam così; che scelga per marito
 di noi due la chinese il più gradito.
 Garamone
675Son contento. (Lo scelto sarò io). (Da sé)
 Valdimonte
 (Già mi posso fidar del merto mio). (Da sé)
 Panico
 (Eccoli tutti due, sentir io voglio
 se parlano di me). (Da sé in disparte)
 Garamone
                                     Ma se Roberto
 avesse la medesima intenzione?
 Valdimonte
680Or mi passa per mente un’invenzione.
 Già nel nostro equipaggio
 vi son vari chinesi
 che hanno gli abiti ancor dei lor paesi.
 C’informeremo in prima
685del padre di Gianghira,
 poi con una imbasciata
 fingerem che da lui sia ricercata.
 Garamone
 Il pensamento è astuto.
 Panico
 (A tempo ad ascoltar son qui venuto). (Da sé)
 Valdimonte
690Quando in poter l’avremo
 da lei dipenderemo.
 Garamone
 Tutto va ben; ma ciò non basta amico.
 Dee sentir la sua pena anche Panico. (Panico si accosta un poco più e di quando in quando per timor si ritira)
 Valdimonte
 Sì, vogliam bastonarlo?
 Garamone
695Bastonarlo? Perché? Meglio è ammazarlo.
 Valdimonte
 L’idea non mi dispiace.
 Garamone
 Finite avrà le impertinenze sue.
 Panico
 (Che siate maledetti tutti due).
 Valdimonte
 Dove lo troverem?
 Garamone
                                     Lo cercherò.
 Valdimonte
700Voglio cavargli il cor. (Parte)
 Garamone
                                          Lo scannerò!
 
    Se lo trovo codesto vigliacco,
 nel mortaio lo voglio pistar.
 Lo vuo’ mettere dentro in un sacco
 e nel mare lo voglio cacciar.
 
705   Già mi pare d’averlo pigliato,
 già mi pare che sia strittolato.
 Qua una gamba, qua un braccio, qua il core,
 traditore, ti voglio sbranar. (Parte. Panico di quando in quando si avanza ad ascoltare e si ritira tremante)
 
 SCENA II
 
 PANICO, poi MARINELLA
 
 Panico
 Obbligato signore
710della sua cortesia, del suo buon core.
 Se trovassi Giacinta e Carolina...
 Ehi dite ragazzina, (A Marinella che arriva)
 avete voi vedute
 Carolina e Giacinta?
 Marinella
                                        Sì signore,
715le ho vedute, saran cinque o sei ore.
 Panico
 Ditemi dove son se lo sapete.
 Marinella
 Subito ve lo dico;
 se vi preme di lor saperne nuova,
 le potete cercar; chi cerca trova.
 Panico
720Non mi fate arrabbiar secondo il solito.
 Marinella
 Credo che siano andate...
 Ma vi preme davver?
 Panico
                                          Via dite su!
 Marinella
 In verità, non mi ricordo più.
 Panico
 Ragazza impertinente. (La minaccia)
 Marinella
725Ehi lasciatemi stare,
 che le mani ancor io saprò menare.
 Panico
 Via se volete dirmi dove sono,
 questi dolci son vostri, io ve li dono.
 Marinella
 Davver?
 Panico
                   Signora sì.
 Marinella
730Datemi i dolci in prima.
 Panico
                                               Eccoli qui. (Le dà le cose dolci)
 Marinella
 Carolina e Giacinta
 van caminando con i piedi suoi
 per quest’isola anch’esse come voi.
 Panico
 Ora un paio vi do di bastonate.
 Marinella
735Provatevi; paura non mi fate.
 
    Son ancor giovine,
 tenera ancor,
 ma non per questo,
 ve lo protesto,
740dei brutti musi
 so paventar.
 
    Se vi pensate
 colle bravate
 farmi tremar
745siete pur semplice,
 dolce di cor. (Parte)
 
 SCENA III
 
 PANICO solo
 
 Panico
 Vendicarmi l’età non mi permette.
 Mala cosa è il trattar colle fraschette.
 Vuo’ cercar di Giacinta,
750vuo’ cercar Carolina,
 vuo’ lor raccomandarmi
 contro costor che vogliono ammazzarmi
 e vuo’, per obbligarle
 ad avere di me più compassione,
755discoprir la finzione
 che han fra di lor pensata
 di portar dalla China un’ambasciata.
 Voi volete burlarmi,
 canaglia maledetta,
760dice il proverbio: «Chi la fa l’aspetta».
 
    Con queste ragazze
 contento sarò.
 Per me vanno pazze,
 son cotte, lo so.
765Mi par di vederle
 d’intorno di me,
 a dirmi: «Panico
 son morta per te».
 
    Sì care belline,
770le mie ragazzine,
 non dico di no.
 Al diavolo andate,
 bricconi crepate;
 di voi riderò. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 Padiglioni sparsi per la campagna.
 
 ROBERTO, guardie, poi GIANGHIRA
 
 Roberto
775Ancor mi sta nell’alma
 la sventurata giovane furente,
 cotanto agli occhi miei bella e avvenente.
 Vorrei coi benefici,
 colla pietade e coll’affetto ancora
780moderar s’io potessi il suo dolore,
 tornarle il senno e consecrarle il cuore.
 Parmi, se non m’inganno... Appunto è dessa.
 Eccola; a me si appressa.
 Oh povera infelice!
785Troppo il male fondata ha la radice.
 Gianghira
 Signore, a’ piedi vostri... (Corre impetuosamente a’ piedi di Roberto)
 Roberto
 Stelle! Voi delirate.
 Gianghira
 Non deliro, signor, no, v’ingannate.
 Io piuttosto il perdono
790chieder devo prostrata a voi dinante
 per avervi creduto un delirante.
 Roberto
 Come! Alzatevi oh numi! E ciò fia vero?
 Gianghira
 Purtroppo un menzognero
 ambidue c’ingannò con tal finzione.
 Roberto
795E chi fia quest’audace?
 Gianghira
                                             È Garamone.
 Roberto
 Ma perché un tal inganno?
 Gianghira
 Per me quel mentitore
 arde non vi so dir di qual amore.
 Roberto
 Bellissima Gianghira,
800se le vostre pupille
 della colpa di lui le cause sono
 una colpa sì bella io gli perdono.
 Gianghira
 Dunque mi abbandonate
 in balia dell’indegno?
 Roberto
805No, col più forte impegno
 mi dichiaro per voi. Arbitra siete
 del mio poter. Tutti son miei soggetti.
 Vuo’ che ogniuno vi stimi e vi rispetti.
 Quivi nelle mie tende
810vi supplico restar. Là dentro entrate,
 placida riposate infin ch’io torni.
 Per i novei contorni
 il comun bene e il mio dover mi chiama.
 Sì felice e contenta il cor vi brama.
 
815   Colle procelle in seno
 di cento affanni e cento
 il vostro cuor scontento
 paventa naufragar.
 
    Scacciate il rio timore,
820udite il mio consiglio.
 Se a me volgete il ciglio
 vedrovvi a respirar.
 
 SCENA V
 
 GIANGHIRA sola
 
 Gianghira
 Senza ch’ei più si spieghi
 già l’intesi abbastanza,
825mi offre nel suo bel cor lieta speranza
 ma a che pro, se non lungi
 dalla paterna riva
 l’amante e il padre a penetrarlo arriva?
 Per amor mio Roberto
830si espone ad un periglio ed io meschina
 la cagione sarò di sua rovina.
 
    Di me più misera,
 più sfortunata
 non rese al mondo
835la sorte ingrata,
 son nata a piangere
 e a sospirar.
 
    Veggo risplendere
 per me una stella
840ma la fortuna
 che mi è rubella
 fra mille spasimi
 mi fa tremar. (Entra nel padiglione)
 
 SCENA VI
 
 CAROLINA sola
 
 Carolina
 Affé che l’ho veduta.
845Quello è quel bel sembiante
 che mi rubba l’amante.
 Il povero Panico
 a tempo mi ha avvisata
 della bricconeria dell’imbasciata.
850Oh se sapessi il modo
 almen di vendicarmi!
 Or or vado là dentro ad isfogarmi. (Mostra voler entrare nel padiglione)
 Ma veggo Valdimonte
 venir da questa parte.
855Voglio usare ancor io l’ingegno e l’arte.
 
 SCENA VII
 
 VALDIMONTE e la sudetta
 
 Valdimonte
 (Ecco qui Carolina;
 per tener meglio il mio pensier celato,
 voglio finger con lei lo spasimato). (Da sé)
 Carolina
 (Fingere mi convien col traditore
860di esser pentita e spasimar d’amore). (Da sé)
 Valdimonte
 
    Carolina bella bella.
 
 Carolina
 
 Poverina non son quella.
 
 Valdimonte
 
    Siete il mio cor.
 
 Carolina
 
 No, traditor.
 
 a due
 
865Sospirare quel volto mi fa.
 
 Valdimonte
 
    (Tutto non vede). (Da sé)
 
 Carolina
 
 (Tutto non sa). (Da sé)
 
 a due
 
    Mio conforto, mio dolce tesoro
 per voi moro, vi chiedo pietà.
 
 Valdimonte
870Cara, mi amate ancora?
 Carolina
 Questo mio cor vi adora.
 Valdimonte
 Vi è scapata dal sen la gelosia?
 Carolina
 Ogni brutto sospetto è andato via.
 E voi siete sicuro
875del sincero amor mio?
 Valdimonte
                                            Son sicurissimo.
 (Sciocca! Te ne avvedrai). (Da sé)
 Carolina
                                                   (Maledettissimo). (Da sé)
 Ah per vostra cagione
 quanti sospir ho tratto!
 Valdimonte
 In lacrime per voi mi son disfatto.
 Carolina
880Poverino! Si vede.
 Valdimonte
                                    Si conosce
 quanto avete patito.
 Carolina
 Me ne dispiace assai.
 Valdimonte
                                          Ne son pentito.
 Carolina
 Mai più liti fra noi.
 Valdimonte
                                      Mai più gridare.
 Carolina
 (Che ti venga il malan). (Da sé)
 Valdimonte
                                               (Possa crepare). (Da sé)
 Carolina
885Caro il mio ben, quello ch’è stato è stato.
 Valdimonte
 Panico disgraziato!
 Tutto per sua cagione.
 Carolina
 Sì Panico è un briccone.
 Valdimonte
                                              Se lo trovo,
 vuo’ con lui vendicarmi.
 Carolina
890Zitto. Venite qui. (Voglio provarmi). (Da sé)
 Sono ancor io sdegnata (Lo tira in disparte)
 con lui che mi ha ingannata,
 fingendo che Valmonte, poverino,
 ritrovato si avesse un amorino.
895Ma lo so che son io la sua diletta,
 sì vita mia, vuo’ che facciam vendetta.
 Sentite, quel briccone
 dorme in quel padiglione.
 Pian pian senza svegliarlo
900cogliere lo potete ed ammazzarlo.
 Valdimonte
 Subito colla spada...
 Carolina
                                       No fermate.
 All’avvenir pensate.
 Se da voi colla spada egli è traffitto,
 vi potrian castigar per tal delitto.
905Parlo così perché vi voglio bene.
 Valdimonte
 Suggeritemi voi che far conviene.
 Carolina
 Voi dalla vostra gente
 fate tagliar le corde,
 fate levar le mazze
910del padiglion, dov’è colui serrato,
 sicché resti coperto e soffocato.
 Poi, perché non respiri e non si mova,
 fategli passar sopra
 carri di monizione,
915armi, sassi, cavalli ed un cannone.
 Valdimonte
 Brava; son persuaso.
 Diranno allor che l’ha ammazzato il caso.
 Voi mi volete ben; non vi è risposta.
 Carolina
 Ditemi gioia mia, son corrisposta?
 Valdimonte
920Siete l’idolo mio; di cuor vel dico.
 Carolina
 Contenta io son. (Non me n’importa un fico).
 
    Se vedeste di dentro il mio core,
 vi farebbe di gioia crepar.
 Io mi sento per voi liquefar.
 
925   Oh che pena, che tenero amor!
 (Bel piacere che il cor mi diletta
 la speranza di pronta vendetta!)
 Bel sposino mio caro carino,
 dall’amore non posso più star.
930(Che la testa ti possa cascar). (Da sé e parte)
 
 SCENA VIII
 
 VALDIMONTE solo, poi guardie
 
 Valdimonte
 L’idea non mi dispiace.
 Senza carri e cannoni,
 di grosse travi è il padiglion formato,
 se Panico c’incappa, egli è schiacciato.
935Nasca quel che sa nascere. Proviamo.
 Ehi guardie. Immantinente (Alle guardie che arrivano)
 fate cader quel padiglione a terra.
 Cada precipitando.
 Non lo dite a nessuno; io vel comando. (Le guardie partono)
940Questi da me dipendono.
 Della lor fedeltà son sicurissimo
 e lo faran prestissimo.
 Panico disgraziato,
 ci sei pur capitato. (Cade il padiglione)
945Bravi davvero, è il padiglion caduto.
 C’è restato il briccone.
 una voce di dentro
                                           Aiuto aiuto.
 Valdimonte
 Grida aiuto il villano
 ma lo domanda invano.
 Statene lì, ch’io non ci penso un cavolo.
 
 SCENA IX
 
 PANICO dalla parte opposta ed il suddetto
 
 Panico
950Cos’è questo rumore?
 Valdimonte
                                           Aiuto. Il diavolo. (Vedendo Panico dietro di lui si spaventa)
 Panico
 Il diavolo? Dov’è? (Si spaventa)
 Valdimonte
                                     Spirto dannato,
 sei da casa del diavol ritornato? (A Panico, tremando)
 Panico
 Povero me! Che sento?
 Mi vuol far spiritar dallo spavento.
 Valdimonte
955Panico. (Con timore)
 Panico
                  Che volete? (Con timore)
 Valdimonte
 Sei morto?
 Panico
                        Io non lo so.
 Valdimonte
 Fosti accopato?
 Panico
                               Io crederei di no.
 Valdimonte
 Come ti sei dal padiglion salvato!
 Panico
 Io non ci sono entrato.
 Valdimonte
960Come? Non fosti là?
 Panico
 Io non fosti di là; fosti di qua.
 Valdimonte
 Ah trista Carolina!
 Mi ha ingannato così l’impertinente,
 tu me la pagherai.
 Panico
                                    Non ne so niente.
 Valdimonte
965Voglio teco sfogar lo sdegno e l’ira.
 
 SCENA X
 
 GARAMONE e detti
 
 Garamone
 Amico. (Affannato)
 Valdimonte
                  Che cos’è?
 Garamone
                                        Morta è Gianghira.
 Valdimonte
 Come?
 Garamone
                 La poverina
 là dentro ritirata,
 caduto il padiglion, morì accopata.
 Panico
970Suo danno.
 Valdimonte
                        Oh cosa ho fatto?
 Presto... voglio veder... Ma con costui
 voglio prima sfogar... Forse Gianghira
 morta ancor non sarà...
 Ammazzatelo voi per carità.
 
975   Dalla sponda d’Acheronte
 della donna che morì
 odo il labbro a dir così:
 «Sia Panico scellerato
 strascinato, tanagliato.
980Sia squartato il traditor».
 Negli Elisi la bell’alma
 la sua calma non avrà,
 se il crudel non perirà.
 
    Quel briccone, quel guidone
985non si rida, non si sbeffi,
 sia legato ed attaccato
 per il collo con un crollo
 né staccare si dovrà
 se alla luna gli sberleffi
990sulla forca non farà. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 GARAMONE e PANICO
 
 Garamone
 Hai sentito?
 Panico
                          Ho sentito.
 Garamone
                                                 Valdimonte
 vuol che per le mie mani
 faccia morire il povero Panico.
 Io lo farò per contentar l’amico.
 Panico
995Non vi saria maniera
 di vedere le cose accomodate
 per esempio con quattro bastonate?
 Garamone
 No, certo, non ci è caso,
 son galantuom, la mia parola ho dato.
1000Dei esser ammazzato.
 Questo è tutto il piacer ch’io posso farti.
 Scegli tu con qual morte ho da sbrigarti.
 Panico
 Se ho da morir pazienza.
 Fate così signore,
1005aspettate che un dì mi venga male
 e morirò di morte naturale.
 Garamone
 Subito dei morir.
 Panico
                                   Subito? Oibò.
 Garamone
 Colla spada briccon ti passerò! (Tira fuori la spada)
 
 SCENA XII
 
 GIACINTA e detti
 
 Panico
 Aiuto.
 Giacinta
               In tua difesa (Con una spada in mano)
1010eccomi nuovamente.
 Panico
                                         Brava brava. (A Giacinta)
 Garamone
 Andate via. (A Giacinta)
 Giacinta
                         Signore,
 del suo bestial furore
 si potrebbe saper l’alta cagione?
 Garamone
 Domandate la causa a quel briccone.
 Panico
1015Dicono, e non so niente,
 che per opera mia morta è Gianghira.
 Giacinta
 Si consoli, signor, che ancor respira. (A Garamone)
 Per la bella chinese
 il di lei cor si accese
1020e vorrebbe ingannarmi
 e sfogare vorebbe il suo dispetto
 con quest’uomo da ben che me l’ha detto.
 Gran valor, gran bravura.
 Col ferro sfoderato
1025contro un uom disarmato!
 Panico
 Mi raccomando a voi. (A Giacinta)
 Giacinta
                                           Quell’empio cada.
 Difendetevi, o caro, ecco la spada. (Dà la spada a Panico)
 Panico
 A me. Che ne ho da far?
 Garamone
                                               Vien via, poltrone,
 ch’io ti do il primo colpo nel polmone.
 Giacinta
1030Animo. (A Panico)
 Panico
                  Io non so fare.
 Giacinta
 Provati; io sarò teco.
 Garamone
 Vien pure.
 Panico
                       Io menerò colpi da cieco.
 Garamone
 Ah. (Tirando colpi)
 Panico
           Ah. (Tirando colpi e gli cade la spada)
 Garamone
                    Sei morto.
 Giacinta
 Vuo’ di Panico riparare il torto.
1035Difenditi, se puoi. (Contro Garamone)
 Garamone
                                     Contro una donna
 fulminare non vuo’ del ferro il lampo.
 Metto l’arma nel fodro e cedo il campo.
 Giacinta
 Eh di’ più tosto che la tua bravura
 di una donna par mio muor di paura.
 
1040   Se ne trovano tanti e tanti
 di questi uomini, come te,
 che far sogliono gli arroganti,
 che pretendono spaventar.
 
    Ma se a loro si mostra il muso,
1045delle porcole piglian suso.
 Chi li sente: «Cospetto di Bacco!»
 Ma le pive ponendo nel sacco
 zitti zitti li vedi scappar. (Parte)
 
 Panico
 
    Cospetto di Bacco! (Partita Giacinta repplica la burla a Garamone e parte)
1050Cospetto di Bacco!
 Zitti zitti li vedi scappar.
 Zitto zitto, mi vuo’ vendicar.
 
 SCENA XIII
 
 ROBERTO e GIANGHIRA, poi MARINELLA
 
 Roberto
 
    Giusto ciel vi serbi in vita
 per conforto del mio cor.
 
 Gianghira
 
1055   La pietà mi torna in vita,
 mi consola il vostro amor.
 
 a due
 
    Sia quest’alma in dolce calma,
 non mi affanni il rio timor.
 
 Marinella
 Signor, son due chinesi
1060che vorrebbero udienza.
 Roberto
                                               Vengan pure.
 Marinella
 Vedrete due figure
 fatte a caricatura,
 han certi baffi che mi fan paura. (Parte)
 Roberto
 Ritiratevi, o cara,
1065fin che costoro io senta.
 Gianghira
 Ah, che tutto mi affligge e mi spaventa. (Parte)
 
 SCENA XIV
 
 ROBERTO, poi VALDIMONTE e GARAMONE con finti baffi, vestiti alla chinese. Vengono a suono di strumenti, facendo i passi e le ceremonie con caricatura a tempo di suono. Si pongono tre sedili. Roberto siede e fa sedere i due sudetti, poi MARINELLA
 
 Valdimonte, Garamone a due
 
    Noi siam venuti qua
 da Kamenitzkatà.
 
 Valdimonte
 
    Per parte di Kakira.
 
 Garamone
 
1070Ch’è il padre di Gianghira.
 
 Valdimonte
 
 La figlia a domandar.
 
 Garamone
 
 Che deve ritornar.
 
 Valdimonte, Garamone a due
 
    Kakira la vuol là
 in Kamenitzkatà.
 
 Roberto
1075Parlerò con Gianghira.
 Innanzi di accordarla,
 se acconsente tornar vuo’ ricercarla.
 So che il suo genitore
 con barbaro furore
1080l’abbandonò alla sorte
 di trista vita o miserabil morte.
 Valdimonte
 
    Kakira è già pentito.
 
 Garamone
 
 Le troverà il marito.
 
 a due
 
 Lo sposo suo sarà
1085Kakiro Karakà.
 
 Marinella
 Signor dai lor paesi
 vengono per parlarvi altri chinesi.
 Delle donne vi son.
 Roberto
                                      Siano introdotte.
 Marinella
 Mi sembra di veder tante marmotte. (Parte)
 Roberto
1090(Pria di ceder Gianghira
 perder la vita io voglio).
 Valdimonte
 (Amico, che sarà?) (Piano a Garamone)
 Garamone
                                      Vi è dell’imbroglio. (Piano a Valdimonte)
 
 SCENA XV
 
 PANICO alla chinese con baffi, CAROLINA e GIACINTA alla chinese, e i suddetti. Vengono a suono di strumenti, con passi e colle ceremonie come gli altri due, poi siedono
 
 Panico, Carolina, Giacinta a tre
 
    Noi siam venuti qui
 da Karamanakì.
 
 Carolina
 
1095   Per parte di Kakai.
 
 Giacinta
 
 Signor di Kalankai.
 
 Carolina, Giacinta a due
 
 Amante di Gianghira.
 
 Panico
 
 E a Karamanakira
 l’abbiamo da portar.
 
 a tre
 
1100   Lo sposo la vuol lì
 a Karamanakì.
 
 Roberto
 Questi che qui vedete
 vennero per il padre
 a domandar la figlia. Voi Gianghira
1105per l’amante chiedete. (Si alza)
 Datemi tempo e la risposta avrete. (Parte)
 
 SCENA XVI
 
 CAROLINA, GIACINTA, VALDIMONTE, GARAMONE, PANICO
 
 Valdimonte
 (Garamon, di costoro
 cosa credete voi?) (Piano a Garamone)
 Garamone
 (Dubito sian chinesi come noi). (Piano a Valdimonte)
 Valdimonte
1110(Forti nella finzione). (Piano a Garamone)
 Garamone
 (Forti fin che si può). (Piano a Valdimonte)
 Panico
 (Che ci conoscan?) (Piano a Carolina e a Giacinta)
 Carolina
                                      (Non lo credo). (Piano a Panico)
 Giacinta
                                                                    (Oibò). (Piano a Panico. Gli stromenti tornano a ripigliare l’aria di prima e i finti chinesi fanno fra di loro i soliti passi, colle solite ceremonie)
 Valdimonte, Garamone a due
 
    Carameniskatà.
 Macacco rebeccà
1115ti menaccà paraticà.
 Baracca papagà. (Verso degli altri mostrano che queste parole siano complimenti chinesi)
 
 Giacinta
 
    (Sentite!) (A Carolina e Panico)
 
 Carolina
 
                          (Che han detto?) (A Panico)
 
 Panico
 
 (Chi diavolo il sa). (Piano a Carolina)
 
 Carolina, Giacinta a due
 
    Panciri nascattà
1120panaci caraccà.
 Timpana là, timpanaccà. (Corispondono con simili complimenti)
 
 Panico
 
    Scarbocci mascabà.
 Chichirichì caccaraccà.
 Quaiotta squaquarà.
 
 Valdimonte
 
1125   (Che han detto capite?)
 
 Garamone
 
 (Io no in verità). (Piano a Valdimonte. Tornano a far alcune cerimonie, colle quali Carolina si accosta a Valdimonte e Giacinta a Garamone e Panico nel mezzo)
 
 Carolina
 
    Barona caccà. (A Valdimonte)
 
 Giacinta
 
 Briccona caccà. (A Garamone)
 
 Panico
 
 Garamon caccà.
1130Valmonta caccà.
 
 Valdimonte, Garamone a due
 
    Ah ah maledetta
 Panicaccaccà.
 
 Carolina
 
    Barone. (A Valdimonte)
 
 Giacinta
 
                      Briccone. (A Garamone)
 
 Valdimonte, Garamone a due
 
 Tacete caccà.
1135Tacete caccà.
 
 Valdimonte
 
    Se tutto è scoperto
 di noi che sarà?
 
    Nol sappia Roberto
 che sdegno ne avrà.
 
 Carolina, Giacinta a due
 
1140   D’avervi burlato
 bastar mi potrà.
 
 Panico
 
    Nol sappia nessuno,
 partiamo di qua.
 
 tutti
 
    Zitti zitti andiamo via,
1145non lo sappia chi si sia. (Piano fra di loro)
 E chinesi agli olandesi
 comparir si studierà.
 
    Kara mella karakà
 caccomiri napatà. (Tutti forte)
1150Gnascatà papagà.
 Caro bella caraccà. (Cantando e facendo le solite ceremonie partono)
 
 BALLO SECONDO
 
 La scena rappresenta una specie di arsenale di arti mecaniche necessarie per lo stabilimento delle abitazioni dell’isola, con qualche fabbrica nel fondo principiata dai muratori con scale ed armature, eccetera.
 
    Veggonsi i ballerini vestiti secondo il mestiere a cui sono impiegati, ciascheduno lavorando nell’arte sua. Vengono le ballerine, le quali portano in alcuni cesti la colazione agli operatori ed aspettano l’ora destinata al respiro. Suonata l’ora lasciano tutti il lavoro; vanno alla colazione e si divertono colle donne danzando. Poi sentendosi l’ora di ritornare al travaglio, va ciascheduno alla sua incombenza.
 
 Il fine del atto secondo