La favola de’ tre gobbi, Cadice, Espinosa, 1772 (I tre gobbi o sia madama Vezzosa)

 INTERMEZZO PRIMO
 
 Camera con due porte.
 
 MADAMA VEZZOSA, poi un cameriere
 
 VEZZOSA
 
    Alla toletta
 mi vado a porre.
 Eh! Cosa dite?
 Non farò bene?
5Mi vuo’ conciare,
 conciar mi voglio
 ma da mia pari
 un bel toppè. (Va alla toletta)
 
 Per tutte le botteghe
10so che di me si parla,
 per le vie, per le piazze e per le case,
 in ogni angolo alfin della città
 non si fa che parlar di mia beltà.
 Io però non son pazza;
15non mi fo vagheggiar per ambizione,
 non cerco cicisbei belli e graziosi
 ma ricchi, di buon core e generosi.
 So che la gioventù passa e non dura;
 onde chi non procura
20per tempo stabilir la sua fortuna
 arriva la vecchiezza
 ed allora può dirsi: «Addio bellezza». (Viene un cameriere che le parla all’orrecchio)
 Come? Chi? Il marchese Parpagnacco?
 Venga, venga, è padrone. (Parte il cameriere)
25Costui fa il signorone,
 benché nato villan; ma non importa;
 in oggi chi ha denaro in quantità
 porta nel suo taschin la nobiltà. (Sopraggiunge Parpagnacco)
 PARPAGNACCO
 Riverente m’inchino
30a quella bella grazia
 che di farmi languir non è mai sazia.
 VEZZOSA
 Io faccio riverenza
 a quei vezzosi rai
 che di farmi penar non cessan mai.
 PARPAGNACCO
35Ah madama Vezzosa,
 siete molto graziosa.
 VEZZOSA
 Ah Parpagnaco mio,
 siete tutto belleza e tutto brio.
 PARPAGNACCO
 Non dico per lodarmi
40ma da che son marchese
 faccio meravigliar tutto il paese.
 Quand’ero alla montagna
 d’esser mi pareva un contadino,
 ora di esser mi pare un ballerino.
 VEZZOSA
45Certo che un uomo siete
 veramente ben fatto,
 v’è un certo non so che dietro la schiena
 ma è una cosa da niente e non dà pena.
 PARPAGNACCO
 Sì, vi dirò il perché; come ricolma
50di pesanti pensieri ho la mia mente,
 par che il dorso s’incurvi e non è niente.
 VEZZOSA
 Niente, niente, signor, lo dico anch’io;
 anzi grazia li dà quel monticello
 e poi chi ha del danaro è sempre bello.
 PARPAGNACCO
55Danar! Voi lo sapete,
 feudi, ville e campagne,
 palazzi, servitù, sedie e carozze,
 ori, argenti e diamanti e ricche spoglie
 non mi mancano mai, voi lo sapete,
60io possedo un tesoro.
 VEZZOSA
 Certamente ha costui la gobba d’oro.
 PARPAGNACCO
 Una cosa mi manca.
 VEZZOSA
                                        Cosa mai!
 Lei ha feudi, campagne
 e palazzi, servitù, sedie e carrozze,
65ori, argenti, diamanti e ricche spoglie...
 PARPAGNACCO
 Mi manca... lo dirò... una bella moglie.
 VEZZOSA
 Ritrovarla conviene; una tal donna
 sarà ben fortunata,
 se la trovi, o signore.
 PARPAGNACCO
                                        Io l’ho trovata.
 VEZZOSA
70E chi è mai? E chi è mai? Sarà sicuro
 giovine, come lei, graziosa e bella.
 PARPAGNACCO
 Lo volete saper? Voi siete quella.
 VEZZOSA
 Io? Davvero? Lo credo, oh me felice!
 Oh che sorte! Oh che grazia! Oh che contento!
75Quasi impazzir dall’allegria mi sento.
 Se mi credi, minchion, la sbagli affé;
 voglio la borsa tua, non voglio te.
 PARPAGNACCO
 Questa vostra allegrezza
 m’empie il cor di dolcezza;
80sudo, smanio, deliro;
 rido per il contento e poi sospiro.
 
 Aria
 
    Quegli occhietti belli belli
 mi hanno fatto innamorar.
 Quei labbretti cari cari
85mi potrebber consolar.
 Quel ch’io vedo e ch’io non vedo
 mi fa sempre sospirar.
 
    Occhi vezzosi,
 labbri amorosi,
90via, non mi fate
 più delirar.
 
 VEZZOSA
 Io ingannarvi, signor? Mi maraviglio.
 In casa mia non vien nessun al mondo.
 Io non sono di quelle... Eh faccia grazia,
95dove ha comprato mai
 quello bello diamante,
 spiritoso e brillante?
 Certamente è un incanto.
 PARPAGNACCO
 Le piace?
 VEZZOSA
                     Signorsì, mi piace tanto.
 PARPAGNACCO
100Padrona.
 VEZZOSA
                    Maraviglio.
 PARPAGNACCO
                                           Eh via...
 VEZZOSA
                                                             No certo.
 PARPAGNACCO
 Mi fa torto.
 VEZZOSA
                        Ma poi... Non vuo’, non vuo’...
 PARPAGNACCO
 Eh lo prenda...
 VEZZOSA
                              Via, via, lo prenderò.
 PARPAGNACCO
 Dunque, mia cara sposa... (Viene il camariere)
 VEZZOSA
                                                   Con licenza.
 Il barone Macacco
105mi viene a visitar? Non so che dire;
 farlo indietro tornar non è creanza.
 Venga pur, io l’attendo in questa stanza.
 Sono imbrogliata assai. Vien mio fratello,
 uomo senza cervello e assai manesco,
110se vi vede con me, voi state fresco.
 PARPAGNACCO
 Dunque che deggio far?
 VEZZOSA
                                              Io vi consiglio,
 per fuggir il periglio,
 nascondervi colà.
 PARPAGNACCO
 Poi se mi ritrova?
 VEZZOSA
                                    Poi se vi trova
115lasciate fare a me.
 Difendervi prometto.
 PARPAGNACCO
 Che mi spiani la gobba io già m’aspetto.
 VEZZOSA
 Vi vuol un po’ d’ingegno a far l’amore
 con questo e con quell’altro
120e vi vuol pronto labbro ed occhio scaltro. (Viene il baron Macacco)
 MACACCO
 Ma... ma... ma... ma... ma... ma... ma... ma... madama
 vi chie... chie... chiedo perdono.
 VEZZOSA
 Del barone Macacco io serva sono.
 MACACCO
 Cosa fa... fa... fa... fa... fa... fate?
 VEZZOSA
125Io sto be... be... be... be... bene.
 MACACCO
 Non mi co... co... corbellate.
 VEZZOSA
 Pensi lei, signorsì.
 Parlo anch’io qualche volta co... co... co... così.
 MACACCO
 Io son inna... na... na... na... namorato
130di voi, mia be... be... be... be... bella,
 viver non po... po... po... po... posso
 senza chia... chiamar aita
 da voi che che che che siete la mia vita.
 VEZZOSA
 Che ti venga la rabbia!
135Oh che bella figura!
 Questo può dirsi un mostro di natura.
 MACACCO
 Le raga... ga... gazze mi corron dietro.
 Vorrian ch’io fol... fo... follemente
 le amassi ma non fa... fa... fa... fanno niente.
 
 Aria
 
140   Se voi mi volete
 non pe... penso più là.
 
    Ca... caro visetto,
 credetemi ce... certo,
 se voi mi amerete
145piacere n’avrò.
 
 VEZZOSA
 Caro signor Macacco,
 quando lei fosse sposo,
 sarebbe poi geloso?
 MACACCO
                                       Pe... pensate,
 vorrei che la mia sposa
150fosse co... co... corteggiata
 e spiritosa chia... chia... chia... chiamata.
 VEZZOSA
 Non vi saria pericolo
 che li facesse torto,
 poiché più bel di lei
155che si trovi nel mondo io non saprei.
 MACACCO
 Io sono ben fa... fatto,
 son be... be... bello in conclusione
 e non son un co... co... co... co... cornacchione.
 VEZZOSA
 (Che faccia di ca... ca... castrone). (Viene il cameriere)
160Mi permettete?
 MACACCO
                                Sì sì, signora sì.
 VEZZOSA
 Oh questa è bella affé. (Parte il cameriere)
 Se quest’altro sen vien saranno tre.
 Sì sì, venga ancor lui,
 soggezzion non mi prendo di costui.
165Giacché non è geloso,
 caro signor barone,
 con buona permissione,
 un altro cavalier vuol visitarmi,
 onde la prego in libertà lasciarmi.
 MACACCO
170Fa... fa... fa... fa... fa... fate pure,
 so anch’i... ch’i... io l’usanza,
 mi ritiro in quella stanza.
 VEZZOSA
 Questo farebbe al caso
 per una cui piacesse
175di vivere al gran mondo.
 Ha la vita piegata e il capo tondo.
 Lasciate, dirò meglio... (Viene il conte)
 CONTE
 Permettete, o madama,
 che umilmente si prostri,
180si umili, incurvi, abbassi al vostro bello
 l’infimo, anzi fra tutti l’infimissimo
 d’un vostro servitore,
 e che facciate onore
 di soffrir che si dica
185che son per voi, mia dea,
 un nuovo don Chisciotte a Dulcinea.
 VEZZOSA
 Io dalle grazie sue resto stordita
 e riverisco il conte Bellavita.
 CONTE
 Di me non vi dolete,
190se tardi mi vedete,
 sono stato finor da certe dame,
 che vogliono ballar con fondamento,
 ad insegnar di vita il portamento.
 VEZZOSA
 Già si sa, già si vede,
195la sua vita ben fatta è cosa rara;
 vezzi e grazie da lei ciascuno impara.
 CONTE
 Veda, signora mia,
 osservi in cortesia
 i dolci modi e belli
200e del corpo ogni parte.
 Muovomi con tal arte
 che un membro all’altro così ben s’accorda,
 come fa appunto un ballerin da corda.
 VEZZOSA
 Non ne dica di più; lo so, lo credo,
205lo capisco, lo vedo;
 lei è tutto ben fatto,
 lei è tutto gentil. (Lei è un bel matto).
 
 Aria
 
    Nel formar quel nero ciglio
 che fa guerra a più d’un cor,
210quell’occhietto graziosetto
 con quel labro di cinabro
 ove scherza e ride amor.
 
 CONTE
 Senta, signora mia, per dirle il vero,
 io son un cavaliere
215ameno e disinvolto;
 se lei m’osserva in volto,
 un certo non so che vi vederà
 che s’accosta di molto alla beltà.
 Circa la grazia poi, non fo per dire,
220osservi la presenza,
 col piè sempre in cadenza,
 nelle braccie grazioso,
 nel gestir manieroso;
 si può dire ch’io sia cosa compita;
225e poi che serve? Il conte Bellavita.
 Ma voi, che tanto siete
 bramata, desiata,
 corteggiata, esaltata e riverita,
 ossequiata, chiamata ed obbedita,
230di me non vi curate
 e voi di gelosia morir mi fate.
 
 Aria
 
    Serbati a me costante,
 parte dell’alma mia,
 sai qual tormento sia
235dividermi da te.
 
 VEZZOSA
 Non si stia a faticare,
 sempre meno dirà di quel che appare.
 Ma se tanto è grazioso,
 sarà ancor generoso.
 CONTE
                                        Eh cosa importa!
240Dov’è grazia e beltà,
 non si ricerca generosità.
 VEZZOSA
 Signor, lei mi perdoni; in questo sbaglia.
 Un amante ancor che bello e grazioso,
 quando si mostra avaro,
245alla donna non puol esser mai caro.
 CONTE
 Donque con i miei vezzi
 io non posso da voi sperare affetto?
 VEZZOSA
 Per me, vi parlo schietto,
 se mi volete innamorar da buono,
250fate che dalla borsa io senta il suono.
 CONTE
 Sarà dunque un amor interessato?
 VEZZOSA
 Sarà l’amor che dalle donne è usato.
 CONTE
 Parmi di sentir gente.
 VEZZOSA
                                           Ah dite piano,
 poiché tengo un germano
255che è piuttosto cervello stravagante,
 se ci sente, vorrà far l’arrogante.
 CONTE
 Tiriamoci in qua. Torniamo un poco
 al discorso di prima.
 Per esempio volendo
260darvi un segno d’amor, quest’orologgio,
 dite, saria opportuno?
 VEZZOSA
 Ah sì, ne ho perso appunto
 uno simile a quello.
 CONTE
 Guardate con che grazia io vel presento.
 VEZZOSA
265Oh che grazia gentil, siete un portento.
 CONTE
 Mi vorrete poi bene?
 VEZZOSA
                                         Uh! Tanto tanto.
 CONTE
 Vi piace il volto mio?
 VEZZOSA
                                         Siete un incanto.
 
 Quartetto
 
 CONTE
 
    Vezzosa gradita,
 mio dolce tesoro.
 
 VEZZOSA
 
270Per voi, Bellavita,
 io smanio, io moro.
 
 A DUE
 
 Che dolce contento
 che io provo, ch’io sento.
 Che brio, che beltà!
 
 CONTE
 
275   Ohimè sento gente.
 
 VEZZOSA
 
 No no, non è niente.
 Sarà mio fratello.
 
 CONTE
 
 Ha poco cervello,
 tremar ci farà.
 
 VEZZOSA
 
280   Non tema di nulla,
 stia fermo, stia qua. (Viene Parpagnacco)
 
 PARPAGNACCO
 
    Padron riverito.
 
 CONTE
 
 Son servo obbligato.
 
 PARPAGNACCO
 
 È tutto compito.
 
 CONTE
 
285È assai ben creato.
 
 VEZZOSA
 
 Sorella gli sono,
 spiacermi non sa.
 
 PARPAGNACCO, CONTE
 
    Fratello più buono
 di lui non si dà.
 
 VEZZOSA
 
290   Per fino ch’ei parte
 celatevi là.
 
 PARPAGNACCO
 
 È troppa bontà.
 
 VEZZOSA
 
    Andate in disparte,
 che poi partirà.
 
 CONTE
 
295È troppa bontà.
 
 PARPAGNACCO, CONTE
 
    Gli son servitore.
 Comandi, signore,
 ma con libertà. (Si ritirano)
 
 VEZZOSA
 
    Oh questa sì che è bella.
300M’hanno creduto affé. (Sopragiunge il baron Macacco)
 
 MACACCO
 
    Non c’è più più nessuno,
 to... to... to... tocca a me.
 
 VEZZOSA
 
    E questo bel Macacco
 da me cosa vorrà?
 
 MACACCO
 
305   Mia ca... ca... ca... cara.
 
 VEZZOSA
 
 Mio be... be... be... bello.
 
 A DUE
 
 Son qua qua qua qua qua. (Escono Parpagnaco ed il conte)
 
 PARPAGNACCO, CONTE
 
    Un altro suo fratello
 codesto ancor sarà.
 
 VEZZOSA
 
310   Or sono nell’imbroglio,
 non so cosa sarà.
 
 MACACCO
 
 Son qua qua qua qua qua.
 
 PARPAGNACCO, CONTE
 
    Ebben quanti fratelli
 avete, mia signora?
 
 VEZZOSA
 
315Padroni cari e belli,
 io non ve lo so dir.
 
 PARPAGNACCO
 
    Voi siete menzognera.
 
 CONTE
 
 Voi siete lusinghiera.
 
 A DUE
 
 Scoperta siete già.
 
 VEZZOSA
 
320   Andate che vi mando,
 andate via di qua.
 
 MACACCO
 
 Co... co... cosa mai sarà!
 
 A QUATTRO
 
    Che rabbia maledetta!
 Che rabbia che mi fa.
 
 Fine del primo intermezzo