La fondazion di Venezia, Venezia, Valvasense, 1736

Vignetta Frontespizio
 AZIONE PRIMA
 
 BESSO, DORILLA, NISO. Coro di pescatori
 
 coro
 
    Mattina e sera
 cantemo: «E viva
 la libertà».
 
165   Questa è la vera,
 questa è la nostra
 felicità.
 
 Besso
 Cossa serve, fradei, l’arzento e l’oro,
 i superbi palazzi,
170le ricche veste e le preziose tole
 se el tesoro mazor no se possiede?
 Digo la libertae dada dal cielo,
 conservada da nu con tanto zelo.
 Dorilla
 Mi certo non invidio
175la fortuna de quelle
 che de ganzo vestie, carghe de zoggie
 nega la volontà per complimento.
 Oh quante con tormento
 per forza e contragenio maridae
180ghe tocca d’ingiotir,
 co se sol dir, le pillole indorae.
 Niso
 Caro sier Besso, ho sentio a dir da tanti
 che le persone ricche
 magna boni bocconi,
185nu semo poveretti e me rincresce
 che me tocca a magnar sempre del pesce.
 Besso
 Cossa vustu de meggio? Un bon bruetto
 de bisatti marini o femenali,
 un cievolo rostio,
190quattro folpi da latte,
 un pospasto de cappe o masanette
 xe meggio de pastizzi e de polpette.
 Dorilla
 E no ti xe contento
 de quelle sepolline
195che te fazzo magnar tante mattine?
 Besso
 Orsù a monte ste istorie;
 pensemo a far le nozze; avanti sera,
 voi che sié maridai.
 Dorilla
                                       Caro sior pare
 sarò tutta contenta.
 Niso
                                      Missier Besso,
200farò quel che volé ma fin adesso
 no ho fatto altro mistier che de pescar
 né so cossa che sia sto maridar.
 Besso
 
    No ti intendi maridar?
 Se l’intende fina i pesci
205mutti e sordi in mezzo al mar.
 
    Mamalucco senza inzegno
 ti è più tondo della luna,
 se ti perdi sta fortuna
 ti xe un matto da ligar. (Parte)
 
 AZIONE SECONDA
 
 DORILLA e NISO
 
 Dorilla
210Niso, quanto me piase
 sta to semplicità.
 Niso
                                  Mo via, Dorilla,
 vame a cata dei vermi int’el paluo,
 pesta dei granzi e fa’ della pastella;
 gh’ho voggia in sta zornada
215de far una bellissima pescada.
 Dorilla
 Cossa me donerastu?
 Niso
                                          Ti è parona
 de tutto quel che chiappo.
 Te piase i paganelli?
 Te piase i go da latte?
220I bottoli da bon o pur le cappe,
 frutti de sto paltan.
 Dorilla
 Tutto riceverò dalle to man.
 Ma dime, caro coccolo,
 ti ha da esser stasera mio mario
225e gnanca ti me vardi? In sta maniera
 ti tratti chi per ti sbasisce e muor?
 Niso
 Mo coss’hoggio da far?
 Dorilla
                                            Farme l’amor.
 Niso
 Ma no sastu che mi no me ne intendo?
 Insegneme Dorilla
230cossa che xe st’intrigo.
 Dorilla
 Via te l’insegnerò; fa’ quel che digo.
 Voltete in qua; vardeme fissa in viso;
 storzi un pochetto il collo.
 Niso
 Cusì?
 Dorilla
              Bravo; suspira.
 Niso
235Ahi!
 Dorilla
            Pulito; su via fame d’occhietto.
 Niso
 Cusì?
 Dorilla
              Giusto cusì caro visetto.
 Quando che ti me vedi
 fa’ sempre in sta maniera.
 El resto po te insegnerò stasera.
 
240   Qual cocaletta
 che a pelo d’acqua
 va svolazzando,
 pietà cercando
 dal so cocal,
 
245   da ti mi cerco
 caro tesoro
 qualche ristoro
 per el mio mal. (Parte)
 
 AZIONE TERZA
 
 NISO solo
 
 Niso
 Figurarse se voggio
250deventar matto con sto novo imbroggio.
 Cossa ghe pensio mi de far l’amor?
 Vardar, schizzar l’occhietto e suspirar
 le xe cosse da matti da ligar.
 Voi tender al mio pesce;
255el gusto del pescar za l’ho provà
 né me voggio intrigar in novità.
 
    Che bel gusto a mezzozorno
 star coll’amo in riva al mar
 e veder vegnir attorno
260mille pesci a bagolar;
 chi nol prova dir nol sa.
 
    Quando i scampa e l’amo i tocca,
 ingannai se tira su
 ma co i chiappa l’amo in bocca
265i è cuccai, no i scampa più;
 mazor gusto no se dà. (Parte)
 
 AZIONE QUARTA
 
 Arrivano a suono di strumenti giulivi due schiffi, da’ quali sbarcano ADRASTO, LISAURA, ORONTE con molti cavalieri
 
 Adrasto
 Compagni eccoci alfine
 sulle felici sponde
 ove alberga la pace ed il riposo;
270qui scortati da quella
 diva e donna del mar ch’Adria s’appella,
 lungi dallo furor dell’empio Marte
 vivrem sicuri, in solitaria parte.
 Oronte
 Oh come spira più soave e pura
275l’aria in sì bel contorno! Oh come lieta,
 come umile del mar la placid’onda
 e parte e torna a ribacciar la sponda!
 Lisaura
 Sian grazie ai numi eterni,
 posso pur una volta
280amar senza temer; diletto Oronte,
 qui dove in mezzo all’aque
 non penetra l’invidia, ira non giunge,
 potranno i nostri cori
 goder sicuri i fortunati amori.
 
285   Zeffiretto che placido spira
 a goder le fresch’aure ne invita,
 l’onda stessa il riposo ne addita
 dibattendo leggiera nel mar.
 
    Qui dell’armi lo strepito tace,
290qui godremo sicura la pace
 né spavento potralla turbar.
 
 Adrasto
 Ecco che a noi sen viene
 un che all’incolte vesti
 sembra un di questi abitator felici.
 
 AZIONE QUINTA
 
 BESSO e detti
 
 Besso
295Ohimè! Coss’è sta cossa?
 Donca no xe segura
 gnanca la nostra povertà infelice
 dall’ingordisia vostra? In ste lagune
 cossa spereu trovar? Qua no ghe nasce,
300oltre i frutti del mar, che poche erbette,
 cibo anca scarso a zente poverette.
 Adrasto
 Quietatevi buon vecchio; io ve lo giuro,
 cupidiggia crudel noi qui non tragge,
 abbiam oro, abbiam gemme,
305voi ne sarete apparte.
 Besso
                                          A prezzo d’oro
 la nostra libertà nu no vendemo;
 liberi semo nati,
 liberi moriremo.
 Oronte
 Come franco raggiona in sua favella!
 Lisaura
310Oh cara libertà tu sei pur bella.
 Adrasto
 La deità tutellare
 che la vostra innocenza ama e difende
 a vostro pro quivi ne scorta, avrete
 in noi fidi compagni e non nemici.
315Liberi voi, liberi noi, godremo
 quell’armonia beata
 che invidia non ammette o garra o fasto,
 se non che sarà nostro
 di diffenderla il peso e il frutto vostro.
 Besso
320Quando la xe cusì, sbasso la testa
 al decreto del ciel ma perché mai
 aveu lassà le vostr’alte fortune
 per abitar in povere lagune?
 Oronte
 Fortuna è sol dove la pace alberga;
325quanti credon l’impero
 esser degno d’invidia e non è vero.
 Lisaura
 Fortuna è solo dov’è il cor contento;
 quanti credono un regno
 esser felicitade ed è tormento.
 Adrasto
330Arde l’Italia tutta
 d’empio foco crudel che l’ira accese,
 il povero paese
 gemme sotto il gran peso
 delle barbare schiere, onde scuotendo
335il tirannico giogo,
 quivi siam scorti a stabilir la sede
 d’una reggia felice
 sovra i cardini suoi, giustizia e fede.
 
    Regnerem ma il nostro impero
340sarà giusto e non severo.
 Il vassallo dal regnante
 sarà lungi un brieve instante,
 anzi parte di quel soglio
 senz’orgoglio anch’egli avrà.
 
345Ma chi è colei che in rozzi panni avvolta
 tanta ostenta beltade e leggiadria?
 Quella che a noi sen vien...
 Besso
                                                   Quella è mia fia.
 Adrasto
 Qual Venere novella
 ebbe il natal fra le sals’onde anch’ella.
 
 AZIONE SESTA
 
 DORILLA e detti
 
 Dorilla
350Sior pare, un gran sussurro
 xe per tutto el paese. I pescaori
 colle fossine armai, parte coi remi,
 contra sta zente nova
 vol deffender la nostra libertae.
355Le donne desperae
 chi tien el pare e chi trattien el fio,
 chi seguita el fradello e chi el mario.
 Besso
 Cossa gh’hali paura?
 Questa è zente dabben.
 Adrasto
                                             Vaga donzella,
360non temete di noi, qui non vedete
 che veri amici e se mi lice il dirlo
 del vostro bel sembiante
 in me vedete un cavaliero amante.
 Dorilla
 Grazie, sior cavalier,
365de tanta cortesia,
 mi son povera fia;
 se andasse tanto in alto
 troppo saria precipitoso el salto.
 Oronte
 Corrispondono al volto i spirti suoi.
 Lisaura
370Anco la povertade ha degli eroi.
 
 AZIONE SETTIMA
 
 NISO seguito da pescatori armati e detti. Il coro lo cantano tutti quelli che sono in scena, anco li cavalieri
 
 coro
 
    Libertà libertà.
 
 Niso
 
    Chi vol metterme in caena
 per so pena morirà.
 
 coro
 
    Libertà libertà.
 
 Besso
375Trattegnive e ascolteme,
 son Besso e tanto basta, onde credeme.
 Questi che qua vedé no xe nemici;
 i vien a star con nu.
 Delle ricchezze soe, dei so tesori
380anca nu goderemo
 e in tanta povertà no viveremo.
 Niso
 Ma le arme...
 Adrasto
                           Quest’armi
 saran vostra diffesa, ora potrete
 scorrer dall’uno all’altro lido il mare,
385senza temer l’insidie
 de’ barbari corsari. In certo segno
 della fortezza nostra
 alzeremo il leone e perché siano
 facili i suoi progressi ad ogni lato
390sarà il nostro leon leone allato.
 Niso
 Basta, mi no l’intendo,
 no voi deventar matto;
 quel che farà sier Besso sia ben fatto.
 Adrasto
 Anzi per maggiormente
395della nostra amistà fissar il nodo,
 con vincolo di sangue egli si formi.
 Questa figlia vezzosa
 io m’eleggo in isposa, un certo foco...
 Besso
 Adasio caro sior, adasio un poco.
400Questa xe za promessa.
 Adrasto
                                             E chi è lo sposo?
 Besso
 Niso.
 Niso
             De mi patron
 no l’abbia suggezion,
 se gh’avesse de donne una dozena
 tutte ghe le daria per una cena.
 Adrasto
405E voi cara, che dite?
 Dorilla
 
    Vorria dir ma int’el mio cuor
 el mio amor me tien confusa.
 Son esclusa dal mio Niso
 ma quel viso che me piaxe
410me despiaxe abbandonar.
 
    Nati insieme e arlevai,
 avvezzai a cocolarse,
 a lassarse l’è intrigada,
 son sforzada a suspirar.
 
 Niso
415Dorilla, xestu matta!
 Te despiase a lassarme? E mi te zuro
 che se i fasse de ti tanta triacca
 no ghe ne penso un’acca.
 Dorilla
 Infame, desgrazià, cusì ti parli
420a chi sprezza per ti... Ma sì, son matta
 a tender a un babban;
 sior cavalier amante,
 se la dixe dasseno, ecco la man.
 Adrasto
 Cara, la stringo al seno e vi prometto
425fede costante ed un eterno affetto.
 Dorilla
 Cossa diseu sier pare?
 Besso
                                            Son contento.
 Da pare che te son te benedigo.
 Niso
 Son fora, grazie al ciel, d’un gran intrigo.
 Adrasto
 Ora pensiamo amici
430sovra queste isolette
 a formar la più vaga e più pomposa
 città meravigliosa.
 Copransi le paludi
 di noderose travi e sovra queste
435s’ergano senza esempio
 piazze, palaggi e l’alta reggia e il tempio.
 Lisaura
 
    Il tuo nome, adriaca Teti,
 renderem famoso e chiaro
 e in paese a te sì caro
440serberem la libertà.
 
 coro
 
    Qua felici viveremo
 e dell’oro goderemo
 ancor noi la prisca età,
 oh felice libertà.
 
 Dorilla
 
445   Vegna pur nemiga zente
 con idea de far paura,
 sempre più resa sigura
 xe la nostra libertà.
 
 Fine del divertimento