Il conte Chicchera, Milano, Montano, 1759

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera in casa di donna Lucrezia.
 
 LUCREZIA ed IPPOLITO
 
 Ippolito
950È ver, da voi non merito
 né pietade né amor. So che ho mancato
 e so che giustamente,
 or che torno da voi mesto e pentito,
 con estremo rigor sarò punito.
 Lucrezia
955Lo so perché temete. Alfin vedeste
 quale stima di voi facea Lindora.
 Lo sdegno mio non è contento ancora.
 Ippolito
 Quando si placherà?
 Lucrezia
                                        Può darsi mai.
 Ippolito
 Deh! Quei vezzosi rai
960volgete a me pietosi.
 Lucrezia
                                        Anima ingrata!
 Ippolito
 Mi promettete amor?
 Lucrezia
                                          No; son sdegnata.
 
 SCENA II
 
 MANTECCA e detti
 
 Mantecca
 Signora, il mio padron...
 Lucrezia
                                               Il tuo padrone
 è un cavalier malnato.
 L’ho deriso mai sempre e non amato.
 Mantecca
965Mi manda il mio padron...
 Lucrezia
                                                   Digli che impari
 a trattar colle dame.
 Mantecca
                                       A dir mi manda...
 Lucrezia
 Vattene via di qua.
 Mantecca
                                      Come comanda. (In atto di partire)
 Ippolito
 Sentimi.
 Mantecca
                    Sì signor.
 Ippolito
                                        Per parte mia
 di’ a madama Lindora ch’io mi pento
970d’averla vagheggiata un sol momento.
 Mantecca
 Glielo dirò. (Come sopra)
 Ippolito
                         T’arresta.
 Dille che di Lucrezia
 il cuor vale un tesoro.
 Che le fui sconoscente e che or l’adoro.
 Mantecca
975Sarà servita. (Come sopra)
 Lucrezia
                           Ascoltami.
 Racconta al tuo padrone
 che sol per sua cagione
 con Ippolito mio sdegnata io sono.
 Ma che scuso il suo fallo e gli perdono.
 Ippolito
980(Oh amore! Oh cortesia!)
 Dille la gioia mia. (A Mantecca)
 Lucrezia
                                    Narra all’indegno
 che in dolce amor si convertì lo sdegno.
 Mantecca
 Sì, sarete serviti,
 farò l’obbligo mio;
985ma voglio dire anch’io
 con vostra permissione
 quel che ha detto di dirvi il mio padrone.
 
    «Vanne» mi disse «o servo,
 vanne dove sai tu.
990Dille...» Mi son confuso;
 non mi ricordo più.
 
    Ora... Mi par... Sì bene.
 Disse ch’è innamorato
 ma di chi poi non so.
995Di voi mi par di no.
 
    Dunque sarà di lei...
 Uh, mi bastonerei.
 Zitto, che mi sovviene;
 me ne ricordo affé.
 
1000   Disse ch’io vi dicessi
 quel che di dir mi ha detto...
 Cervello maladetto
 non vuoi più star con me. (Parte)
 
 SCENA III
 
 LUCREZIA ed IPPOLITO
 
 Lucrezia
 Non mi preme saper quel che dir voglia,
1005bastami che voi siate
 ritornato ad amarmi.
 Ippolito
 Basta che voi seguite a perdonarmi.
 Lucrezia
 Sì, vel dissi di cor.
 Ippolito
                                    L’affetto mio
 brama un più certo segno.
 Lucrezia
1010Che vorreste da me?
 Ippolito
                                         La destra in pegno.
 Lucrezia
 La meritate voi?
 Ippolito
                                 No, non la merito;
 ma la spero però.
 Lucrezia
                                   Su che fondaste
 questa vostra speranza?
 Ippolito
 Sul vostro cor ch’ogni bel core avvanza.
 Lucrezia
 
1015   Sì, mio bene, io ti perdono
 e ritorno al primo amor.
 Prendi pur la destra in dono
 e alla destra unito il cor.
 
 Ippolito
 
    Idol mio, del tuo perdono
1020mi fa degno il dio d’amor.
 Corrisponda a un sì bel dono
 la mia destra ed il mio cor.
 
 a due
 
    Cara destra, amabil core,
 m’empie l’alma un dolce ardore,
1025fortunato il mio dolor. (Partono)
 
 SCENA IV
 
 CAVALLINA e FABRIZIO
 
 Fabrizio
 Cavallina, che dite?
 Dalla padrona vostra
 posso sperare amor?
 Cavallina
                                         Io non ci vedo
 certa difficoltà. Voi siete libero,
1030libera è la padrona.
 Io crederei di sì.
 Fabrizio
 Quando crediamo noi verrà quel dì?
 Cavallina
 Oh questo, signor mio,
 non lo sapete voi né lo so io.
 Fabrizio
1035Viver così non posso.
 Parmi d’avere adosso
 centomila demoni; ogni momento
 per lei tremo e pavento. In questa guisa
 vivere più non so;
1040un bel sì vuo’ sentire od un bel no.
 
    Di Tantalo le pene
 non voglio più soffrir.
 Il sospirare un bene
 è cosa da morir.
 
1045   Di sì se mi dirà,
 contento il cor sarà.
 Se mi dirà di no,
 mi spiacerà moltissimo
 ma poi mi quieterò. (Parte)
 
 SCENA V
 
 CAVALLINA, poi MANTECCA
 
 Cavallina
1050Questi è un uom che mi piace.
 Pena, sospira e langue
 ma non si scalda il sangue,
 spera d’amore il frutto
 ma se invano lo spera è pronto a tutto.
 Mantecca
1055La padrona dov’è?
 Cavallina
                                     Sarà di là.
 Mantecca
 Ho delle novità.
 Cavallina
                                Ma in che proposito?
 Mantecca
 Donna Lucrezia ha fatto lo sproposito.
 Cavallina
 Che vuol dire?
 Mantecca
                              Ad Ippolito
 ha tutto perdonato;
1060e credo che oramai l’abbia sposato.
 Cavallina
 Per questo? Ha fatto mal?
 Mantecca
                                                  Male, malissimo.
 Cavallina
 E perché?
 Mantecca
                      Il maritarsi
 mi dicono che sia
 un sproposito vero e una pazzia.
 Cavallina
1065Dunque il signor Mantecca
 non si vuol maritar?
 Mantecca
                                        Credo di no.
 Cavallina
 Possibile?
 Mantecca
                      Sicuro.
 Cavallina
                                      Eh via.
 Mantecca
                                                      No certo.
 Cavallina
 E se io mi esibissi
 dargli la destra mia?
 Mantecca
                                         Prova e vedrai.
 Cavallina
1070Eccola.
 Mantecca
                Cosa fai?
 Cavallina
 Col più sincero affetto
 ti esibisco la destra.
 Mantecca
                                       Ed io l’accetto.
 Cavallina
 
    Ah furbetto malizioso!
 Mi volesti corbellar.
1075No, la man non ti vuo’ dar.
 
    Sì, mio caro, a te la dono,
 tu sei mio, di te già sono.
 Maritarsi è uno sproposito
 ma lo fa chi lo può far. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 MANTECCA, poi madama LINDORA
 
 Mantecca
1080Per dir la verità
 io ne avea volontà più assai di lei
 ma certi amici miei m’hanno insegnato
 che quando dalla donna
 qualche cosa si vuo’
1085principiare bisogna a dir di no.
 Madama
 Mantecca.
 Mantecca
                      Mia signora.
 Madama
 È egli ver che Lucrezia
 si sposi con Ippolito?
 Mantecca
                                         Sicuro.
 Anzi mi hanno ordinato
1090di dire a voi ed al padrone ancora
 cento insolenze e ve lo dico or ora.
 Madama
 Va’ tosto immantinente
 a cercare il padron.
 Mantecca
                                      Subitamente. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 MADAMA, poi il CONTE
 
 Madama
 Mi aspetto che Lucrezia
1095col caro sposo unita
 pensi venire e rinfacciarmi ardita.
 Dirà: «Con cento amanti
 che sospiran per lei la notte e il dì,
 io son sposata e madamina è lì».
1100Sia per amore o brio,
 vuo’ maritarmi anch’io e per avere
 un marito discreto,
 come che piace a me,
 meglio del conte Chiccara non c’è.
1105Eccolo; vuo’ sposarlo
 ma non vogl’io pregarlo.
 Voglio star su le mie ma come va;
 e lo vuo’ consolar per carità.
 Conte
 Madam, vostre valé. (Sostenuto)
 Madama
1110Molto grave, signor.
 Conte
                                       Je suis fâché.
 Madama
 Fate voi lo sdegnato (Passeggiando)
 e l’offesa son io.
 Conte
                                Bene obbligato. (Come sopra)
 Madama
 Andare a mio dispetto
 Lucrezia a vagheggiar? Una mia pari
1115si ha da trattar così?
 Conte
 Uì, vous avé raison. (Come sopra)
 Madama
 Scherzar, parlar d’amori
 fin colla mia fantesca;
 e poi colla tedesca...
 Conte
                                       Ah ah ah. (Ridendo e passeggiando)
1120Uì madam. Ubsassà.
 Madama
 (Che tu sia maledetto;
 non si vede piegar). Pazienza! Ingrato
 tanto amor che ho per lui
 e mi tratta così? (Conte si ferma)
1125Tre volte in un sol dì
 mi ha mancato di fede;
 o non sa quant’io l’ami o non lo crede.
 Conte
 Madama, perdonate.
 Voi mi rimproverate ed io non parlo.
 Madama
1130Ed io seguito ancora ad adorarlo.
 Conte
 Ma voi cosa faceste
 con colui di Fabrizio?
 Madama
 Donne senza giudizio. (Passeggiando)
 Conte
 Voi mi avete schernito
1135con troppa crudeltà.
 Madama
                                       Sì sì, ho capito. (Come sopra)
 Conte
 Per rabbia e per dolore
 ho fallato, lo so.
 Madama
                               Che bell’amore! (Come sopra)
 Conte
 E poi quella tedesca...
 Madama
                                          Ah ah ah. (Ridendo e passeggiando)
 Uì monsieur. Ubsassà.
 Conte
1140(Ah, se fosse pentita,
 io le perdonerei). Via madamina
 delicieuse, chermante,
 pitié, pitié de moi.
 Madama
                                     Non siete degno. (Irata)
 Conte
 Chi non cura l’amor provi lo sdegno.
 Madama
 
1145   Mio signor, non tanto foco,
 si contenti a poco a poco
 che si calmi il mio dolor.
 
 Conte
 
    Troppo caldo, mia signora,
 pensi ben che lei ancora
1150innocente non ha il cor.
 
 Madama
 
    Vuol che a lei mi getti al piede?
 
 Conte
 
 Vuol che a lei chieda mercede!
 
 a due
 
 Nol consente il proprio onor.
 
 Madama
 
    Vada pur.
 
 Conte
 
                         La riverisco.
 
 Madama
 
1155Non intendo...
 
 Conte
 
                             Non capisco...
 
 a due
 
 Di che pasta sia quel cor.
 
 Madama
 
    Il mio core è troppo buono.
 
 Conte
 
 Troppo amante ancor io sono.
 
 Madama
 
 Ah crudele!
 
 Conte
 
                         Ahimè spietata!
 
 a due
 
1160Io mi sento dal tormento
 palpitare in seno il cor.
 
 Conte
 
    Madamina.
 
 Madama
 
                            Bel contino.
 
 Conte
 
 Poverina!
 
 Madama
 
                     Poverino!
 
 a due
 
 Che vi ha fatto il dio d’amor?
 
 Conte
 
1165   Mi ha ferito.
 
 Madama
 
                             Mi ha piagato.
 
 Conte
 
 Qui nel seno.
 
 Madama
 
                           In questo lato.
 
 Conte
 
 Oh che pena!
 
 Madama
 
                            Oh che dolor!
 
 a due
 
    Chi ci ha ferito
 dunque ci sani,
1170stringa le mani,
 stringaci il cor.
 
    Splenda d’amore
 la chiara face.
 Viva la pace,
1175viva l’amor.
 
 SCENA ULTIMA
 
 FABRIZIO, CAVALLINA, MANTECCA e detti
 
 Fabrizio
 Madama io son venuto
 ardito e risoluto
 per sapere da voi sinceramente
 se volete esser mia sicuramente.
 Madama
1180Oh sì, signor Fabrizio,
 siete venuto in tempo.
 Via, mostratevi pur sereno in fronte,
 che in questo punto mi ho sposata al conte.
 Fabrizio
 Davvero?
 Conte
                     Uì monsieur.
 Fabrizio
1185Ah donne, donne, io non vi credo più.
 Cavallina
 Ed io mi son sposata
 col mio caro Mantecca.
 Mantecca
                                            E con Ippolito
 si è sposata Lucrezia.
 Fabrizio
                                         Ah sì, pazienza;
 povero disgraziato! Io resto senza.
 tutti
 
1190   Non si lagni del destino
 chi contento il cor non ha.
 Che se adesso egli è meschino,
 più felice un dì sarà.
 
 Conte, Madama a due
 
    Provo in petto un bel diletto
1195per la mia felicità.
 
 Cavallina, Mantecca a due
 
    Che contento ch’io mi sento,
 che piacere amor mi dà.
 
 tutti
 
    Non si lagni del destino
 chi contento il cor non ha.
1200Che se adesso egli è meschino,
 più felice un dì sarà.
 
 Fine del dramma