Il re alla caccia, Venezia, Bassanese, 1763

Vignetta Frontespizio
 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Bosco con collina praticabile ed arbori isolati. Continua la scena oscura come nella fine dell’atto primo, oscura però in maniera che si vedano i personaggi.
 
 GIORGIO da una parte, PASCALE dall’altra, ambidue collo schioppo con baionetta in canna, non conoscendosi fra di loro
 
 Giorgio
 
    Chi va là?
 
 Pascale
 
                         Chi va là?
 
 Giorgio
 
 Altolà.
 
 Pascale
 
               Ferma là.
 
 Giorgio
 
    Se ti trovo.
 
 Pascale
 
                          Se ti prendo.
 
 Giorgio
 
505Tu sei morto.
 
 Pascale
 
                            Ti distendo.
 
 Giorgio
 
 Di fuggirmi non sperar.
 
 Pascale
 
 Non potrai di qua scampar.
 
 Giorgio
 
 Chi va là?
 
 Pascale
 
                      Ferma là. (S’incontrano)
 
 Giorgio
 Pascale.
 Pascale
                  Giorgio.
 Giorgio
                                    Siete voi?
 Pascale
                                                         Son io.
 Giorgio
510Voi avete arrischiato
 di restare ammazzato.
 Pascale
                                           Per mia fé,
 voi avete arrischiato più di me.
 Ma che fate voi qui? Non vi fidate
 di me, de’ miei compagni?
 Giorgio
                                                    Ho accompagnato
515Giannina a casa sua con mia sorella.
 Pascale
 E Lisetta ancor ella
 al mulin di Giannina?
 Giorgio
                                           Sì, pregato
 m’han tutte due di stare in compagnia.
 Passeranno la notte in allegria.
 Pascale
520Lisetta è la migliore
 ragazzina del mondo. Ella ha proposito.
 Voi, per vostra bontà, mi avete detto
 che all’amor che ho per essa
 non sarete contrario e vi protesto...
 Giorgio
525Or non è tempo di parlar di questo.
 Si è dispersa la caccia. Il re medesmo
 dicon che si è smarrito e se per sorte
 ritrovassi milord perduto, errante,
 lo vorrei confinar fra queste piante.
 Pascale
530Lontano ancora il calpestio si sente.
 Giorgio
 Voi colla vostra gente
 andate verso la montagna. Io resto
 alla collina intorno
 colle mie guardie sin che arriva il giorno. (S’incamminano per partire uno da una parte, l’altro dall’altra. Giorgio prende un albero isolato per un uomo)
 
 Giorgio
 
535   Chi va là?
 
 Pascale
 
                         Chi va là?
 
 Giorgio
 
 Ferma là.
 
 Pascale
 
                     Ferma là.
 
 Giorgio
 
    Non si muove.
 
 Pascale
 
                                 Chi sarà?
 
 Giorgio
 
    Niente, niente, ella è una pianta.
 
 Pascale
 
 È una grande oscurità.
 
 Giorgio
 
540   Voi andate per di là.
 Io men vado per di qua.
 
 Pascale
 
    Io men vado per di qua.
 Voi andate per di là.
 
 Giorgio
 
    Chi va là?
 
 Pascale
 
                         Chi va là?
 
 a due
 
545È una grande oscurità. (Partono)
 
 SCENA II
 
 Il RE discende dalla collina colla spada in mano che gli serve di guida. L’orchestra accompagna la sua discesa
 
 il Re
 
    Infelice... io son perduto...
 Né so dove... avanzi il piè...
 Senza scorta, senza aiuto
 che mi giova l’esser re?
 
550Ah in sì fatal momento
 veggio quanto si accosta
 al più vil de’ mortali un re possente.
 Non va un monarca esente
 dal timor, dal dolor; finché sul trono
555siede il sovrano, ai sudditi prevale;
 quando è solo in un bosco, agli altri è eguale.
 
 SCENA III
 
 GIORGIO ed il suddetto
 
 Giorgio
 Ho inteso qualchedun.
 il Re
                                            Qualcun s’avanza.
 Giorgio
 Chi va là? Chi va là?
 il Re
                                        Son io.
 Giorgio
                                                       Chi siete?
 il Re
 Son io. Non intendete? (Con alterezza)
 Giorgio
                                              Io, io; quest’io
560non sarà il vostro nome.
 Vo’ sapere chi siete e dove andate.
 il Re
 In guisa mi parlate
 troppo nuova per me. Chi siete voi?
 Giorgio
 Guardacaccia del re. Della foresta
565inspettor principale;
 e uso con voi l’autorità reale.
 il Re
 Mi convien rispettarla. E bene, io sono
 un amico...
 Giorgio
                        Che amico? Io non accetto
 per amici color ch’io non conosco.
570Cosa fate a quest’ora in questo bosco?
 il Re
 (Affidar non ardisco a un sconosciuto
 il grado mio). Son uno (Da sé)
 del seguito del re.
 Giorgio
                                   Suo cortigiano?
 il Re
 Suo cortigian.
 Giorgio
                             Perbacco!
575Me ne sono avveduto
 a quel nome d’amico. I cortigiani
 sono amici sinceri? (Con ironia)
 il Re
 Per gl’incerti sentieri
 smarrito io son della foresta oscura.
 Giorgio
580E morite mi par dalla paura.
 Non avete cavallo?
 il Re
                                     Il mio destriere
 cadde dal monte al pian precipitato.
 Giorgio
 Può darsi; ho ritrovato
 un cavallo spirante in su la strada.
585Ma cosa avete in mano?
 il Re
                                              È la mia spada,
 sulla quale mi appoggio.
 Giorgio
 Datela qui; tenete,
 meglio sul mio baston vi appoggiarete. (Gli dà il bastone e prende la spada)
 (Non mi fido). (Da sé)
 il Re
                               (Conviene
590acchetarsi e soffrir). (Da sé)
 Giorgio
                                         Ma dite un poco.
 Dove pensate andar?
 il Re
                                         Vi pregherei
 di condurmi a Scerud.
 Giorgio
                                            Io? Questa notte?
 Con questa oscurità? Per quest’arena?
 A tre leghe lontan? No, perdonate.
595Ma compassion mi fate,
 vi credo galantuom, malgrado al nome
 d’amico e cortigian; se voi volete
 abbreviar il cammino,
 condurovvi a un mulin che è qui vicino.
 il Re
600Bene l’accetterò.
 Giorgio
                                 Farò trovarvi
 domattina un caval; lo pagherete
 e vi farò scortar dove volete.
 il Re
 Voi verrete con me?
 Giorgio
                                        No, certamente.
 Non mi distaccherei di qui lontano,
605se me lo comandasse il mio sovrano.
 il Re
 Non ho nulla che dire.
 Giorgio
                                           Andiam. Credete
 che alla caccia domani il re ritorni?
 il Re
 No; il re non caccierà per vari giorni.
 Giorgio
 Cosa sapete voi?
 il Re
                                 Ne son sicuro.
 Giorgio
610Voi conoscete il re?
 il Re
                                      Sì lo conosco.
 Giorgio
 Dicono ch’ei sia buon.
 il Re
                                           Mi par di sì.
 Giorgio
 Oh se la sorte un dì
 fa ch’io possa vederlo!...
 Oh se arrivo a parlargli!...
 il Re
615Che vorreste?
 Giorgio
                             Una grazia ho a dimandargli.
 
    Figurate che voi siate
 per esempio il nostro re.
 Se venissi a querelarmi
 d’un milord che m’ha insultato,
620potrei essere ascoltato?
 O faresti licenziarmi
 senza intendere il perché?
 
 il Re
 
    Se il sovrano conosceste
 tal di lui non pensareste,
625così ingiusto egli non è.
 
 Giorgio
 
    Voglio creder ch’ei sia buono
 ma di lui d’intorno sono
 tanti tristi cortigiani
 che dispor non può da sé.
 
 il Re
 
630   (Ecco qui il primier momento
 che da un labbro dir io sento
 verità che fa per me).
 
 Giorgio
 
    Date a me la vostra mano.
 Camminando piano piano,
635vi dirò chi sia quell’uomo,
 quel milord senza fé.
 
    Mi parete un galantuomo,
 meritate d’esser re. (Partono)
 
 SCENA IV
 
 MILEDI sola
 
 Miledi
 Misera sfortunata,
640da tutti abbandonata. I servi miei
 non vedo e non ascolto.
 Tetro cammino e folto
 m’arresta ad ogni passo
 né trovo almen per riposarmi un sasso.
645Ah ingrato Fidelingh, per tua cagione
 sono agl’insulti esposta
 di perverso destino... Oh dei! Mi sembra
 tacito calpestio sentir non lungi.
 Tutto mi rende pavida e tremante.
650Celerò il mio timor fra queste piante. (Si concentra nel bosco)
 
 SCENA V
 
 Interno del bosco.
 
 MILORD, RICCARDO e MILEDI ritirata
 
 Milord
 Ehi Riccardo? (Riccardo alla dritta ed il milord alla sinistra)
 Riccardo
                              Milord.
 Milord
                                              Non vi staccate.
 Stiamo uniti. L’un altro
 ci potremo aiutare.
 Riccardo
                                      Ahi. (Mostra quasi di cadere)
 Milord
                                                 Cos’è stato?
 Riccardo
 La radice di un albero
655quasi mi fe’ cader.
 Milord
                                     Gran notte oscura!
 Miledi
 (La sorte mi procura
 un incontro all’amore o alla vendetta). (Da sé fra gli alberi)
 Milord
 Perdo la notte e la Giannina aspetta.
 Miledi
 (Perfido!) (Da sé)
 Riccardo
                       E che credete
660di miledi sarà? S’ella perduta
 fosse, qual noi, nel bosco?
 Milord
                                                 Un mal cercato
 non merita pietà. Se un tale affanno
 procurato ha da sé, direi suo danno.
 Miledi
 Sì mio danno, crudel! (Esce e si fa sentire accostandosi)
 Milord
                                           Cieli!
 Riccardo
                                                        Che sento?
 Miledi
665È tua colpa, è mio danno il mio tormento.
 Milord
 E che fate voi qui?
 Miledi
                                     Son qui, spietato,
 l’ingiustizia a sentir di un cuore ingrato.
 Milord
 Riccardo. (Sottovoce chiamandolo)
 Riccardo
                      Eccomi qui.
 Milord
                                              Partiam. La mano (Piano a Riccardo, crede di prender lui per la mano e prende quella di miledi)
 datemi. Andiamo via.
 Miledi
                                           Ferma inumano.
670Di qui non partirai. (Lo ferma per il braccio colla mano sinistra)
 Milord
                                        (Barbaro fato!) (Da sé)
 Riccardo
 (Oh l’amico davvero è imbarazzato). (Da sé)
 Milord
 Che volete da me? (A miledi)
 Miledi
                                      Vo’ che la fede
 serbi che mi giurasti o che tu mora.
 Milord
 In un bosco? All’oscuro? Ed a quest’ora?
 Miledi
675Non schernirmi, crudel. Con questo stile
 vendicarmi saprò. (Impugna uno stile)
 Milord
                                     Come.
 Riccardo
                                                    Fermate.
 Miledi
 Invan vi lusingate
 disarmar la mia destra. Il mio furore
 resistere saprà.
 
 SCENA VI
 
 PASCALE con lanterna accesa, poi molte guardie armate di fucili con baionetta, le quali escono a tempo, da lui chiamate, e detti
 
 Pascale
680Chi va là? Chi va là?
 Miledi
                                        (Misera me!) (Da sé intimorita, scostandosi un poco)
 Riccardo
 (La guardia. Rispondiamo). (Piano al milord)
 Milord
 No; la guardia è una sola e in due noi siamo.
 Difenderci convien. (Mette mano alla spada)
 Riccardo
                                        Come volete. (Mette mano alla spada)
 Pascale
 Chi va là? Chi va là? Non rispondete?
 
685   Fuori guardie ed attaccate,
 circondate ed arrestate
 chi resistere vorrà. (Escono le guardie ed attaccano il milord e Riccardo che difendendosi entrano fra le scene seguitati dalle stesse guardie)
 
    Voi siete? (Trovando miledi, alza la lanterna e la guarda)
 
 Miledi
 
                          Un’infelice.
 
 Pascale
 
 A quest’ora a voi non lice
690passeggiare per di qua.
 
    Perdonate ma lasciate
 che con tutta civiltà
 vi conduca via di qua. (Le dà mano)
 
 SCENA VII
 
 RICCARDO ed il MILORD fra le guardie e detti
 
 Pascale
 Ah ah, voi siete presi.
695Bravi, signori miei, me ne consolo.
 Guidateli ambidue dove sapete. (Alle guardie)
 Ma vo’ veder chi siete. (Alza la lanterna)
 Ah milord Fidelingh, mi spiace assai
 della vostra disdetta.
700Giannina è nel castello che vi aspetta. (Poi da sé ride)
 Miledi
 Va’, perfido, spergiuro.... (A milord)
 Milord
                                                 Olà son stanco
 gl’insulti tollerar di un vil ministro,
 di una femmina ardita.
 Perder poss’io la vita
705ma non soffrir in pace
 una donna insolente, un servo audace.
 
    Può minacciar il fato
 straggi, ruine e morte
 ma un’anima ch’è forte
710tremar non si vedrà.
 
    Quel che mi fa dispetto,
 quel che mi move a sdegno
 è un derisore indegno,
 è garrula beltà. (Parte con Riccardo fra le guardie)
 
 SCENA VIII
 
 MILEDI, PASCALE e guardie
 
 Pascale
715Prendetevi di ciò, signora mia,
 la parte vostra, io prenderò la mia. (A miledi)
 Miledi
 Il linguaggio intendeste
 di un barbaro infedel! Tratta in tal guisa
 quella che un dì chiamava
720suo conforto, suo ben.
 Pascale
                                          Non vi affligete;
 sola in tale destin voi non sarete.
 
    Per tutto ove son stato
 sentito ho a dir così:
 «Il tal mi ha abbandonato;
725il tale mi tradì».
 
    Ma s’egli vi abbandona
 fate voi pur così.
 Voi siete troppo buona
 e tutto il mal sta qui. (Parte e fa cenno partendo alle guardie che scortino miledi)
 
 SCENA IX
 
 MILEDI e guardie
 
 Miledi
730Ah che per mia sventura
 serbo un cuor troppo fido e se l’amore
 mi ha legato una volta
 spero invan finch’io vivo andar disciolta!
 Ma per chi tanta fé? Per un ingrato?
735Per un che mi deride,
 che mi alletta, m’incanta e poi m’uccide?
 O cuor, più nero ancora
 di quest’orrida notte! Alma ferina
 più degli abitator della foresta!
740Che più sperar mi resta
 da te, dall’odio tuo, dalla mia sorte?
 Viver in pene o accelerar mia morte.
 
    Fra l’orror di queste selve,
 vieni, o morte, al seno mio.
745No capace non son io
 tanti affanni a tollerar.
 
    Se la vita è un bel tesoro
 per chi gode amor e pace,
 è la morte il sol ristoro
750di chi è nato a sospirar. (Parte colle guardie)
 
 SCENA X
 
 Cortile di Giannina piantato d’alberi che da una parte introduce alla casa e dall’altra al mulino, per via di un picciolo ponte levatoio.
 
 GIANNINA, venendo dal mulino, passa il ponte e si avanza, poi LISETTA
 
 Giannina
 
    Bella cosa è il vedere un mulino
 macinare di notte e di giorno
 e girando girando d’intorno
 separare la crusca dal fior.
 
755   S’un molino vi fosse de’ cuori
 e di vizi e di belle virtù,
 la farina sarebbe pochina
 e la crusca sarebbe assai più.
 
 Così è. Se per esempio
760il cuor di Giorgio e quello di milordo
 nel mulino gettati
 fossero macinati,
 un farina daria candida e pura,
 l’altro in crusca andarebbe arida e dura.
765Lisetta. (Chiama alla porta dalla casa)
 Lisetta
                  Eccomi qui. (Sortendo dalla porta)
 Giannina
                                          Non torna ancora
 Giorgio dalla foresta?
 Lisetta
                                          Io sono in pena
 niente meno che voi.
 Giannina
                                         Se ci patite,
 coricarvi potete a piacer vostro.
 Lisetta
 No no, s’egli non vien, non vado a letto.
 Giannina
770Anch’io fino a doman veglio e l’aspetto.
 Lisetta
 Ma facciam qualche cosa.
 Giannina
                                                 Lavoriamo.
 Lisetta
 Lavoriam se volete e in un cantiamo. (Si mettono a sedere, cavano dalle loro borse il loro lavoro, lavorano e cantano)
 
    L’amore è dolce cosa, a dir io sento,
 ma qualche volta ci può far del male.
775La figlia deve star con l’occhio attento,
 che quando è fatta il sospirar non vale.
 
 Giannina
 
    Amor da prima rende il cuor contento
 e poi la piaga sua si fa mortale,
 fuggite, donne, amor quando diletta,
780che non lo fugge più chi troppo aspetta.
 
 Lisetta, Giannina a due
 
    Fuga amore chi amore paventa;
 son contenta d’averlo nel core
 che l’ardore piacere mi dà.
 
 Giannina
 Han battuto, mi par.
 Lisetta
                                         Vado a vedere. (S’alza e corre alla porta che dà sulla strada)
 Giannina
785Amor mi fa piacere.
 L’amor di Giorgio mio mi sembra bello.
 Lisetta
 Giannina, è mio fratello;
 ma seco in compagnia
 evvi un signore che non so chi sia.
 Giannina
790Un signor è con lui? (Si alza e mette via il lavoro)
 
 SCENA XI
 
 Il RE, GIORGIO e le suddette
 
 Giorgio
                                        Son qui, Giannina.
 Scusate se ho condotto
 un galantuom ch’io stesso non conosco.
 L’ho trovato nel bosco,
 mi ha fatto compassione;
795e l’ho condotto qui.
 Giannina
                                      Siete padrone.
 Giorgio
 Signore io vi presento
 Giannina molinara
 che mia sposa sarà. (Al re)
 il Re
                                       Gentile e bella. (A Giannina con gravità, la quale gli fa una riverenza)
 Lisetta
 Ed io sono di Giorgio la sorella. (Gli fa una riverenza)
 il Re
800Vezzosetta e gentil non men di lei. (Come sopra a Lisetta)
 Giorgio
 Vostra madre dov’è? (A Giannina)
 Giannina
                                          Povera vecchia!
 Se n’è andata al riposo.
 Giorgio
 Veramente non oso;
 ma pregarvi vorrei... (A Giannina)
 Giannina
                                          Che far io posso?
805Comandatemi pur.
 Giorgio
                                      Non ho cenato;
 e questo gentiluomo,
 ch’è un di quelli del seguito del re,
 ha appetito, cred’io, non men di me.
 il Re
 (La cosa è singolar). (Da sé)
 Giannina
                                        Sì, volontieri,
810vi darò di buon cuore
 quello che ci sarà. (A Giorgio)
 Questo buon cavalier perdonerà. (Al re con una riverenza)
 Lisetta
 Perdonerà la nostra povertà. (Al re con una riverenza)
 Giorgio
 Ehi, è amico del re. (A Giannina) Non è egli vero? (Al re)
 il Re
815Verissimo.
 Giorgio
                       Gli ho detto
 l’istoria di milord che ci ha insultato;
 e meco si è impegnato
 d’impetrarci dal re buona giustizia. (A Giannina)
 È vero? (Al re)
 il Re
                   È ver.
 Giannina
                                 Credete
820che il re farà giustizia? (Al re)
 il Re
                                             Ne son certo.
 Giannina
 E ch’ei la sappia far?
 il Re
                                         Ne dubitate?
 Giannina
 Caro signor, scusate.
 Mi han detto che alla corte
 tre chiavi apron le porte;
825l’oro, l’adulazione e la bellezza.
 Io non so d’esser bella,
 io sono poverella,
 adulare non so colle persone,
 dunque fatene voi la conclusione.
 il Re
830(Un caso tal credo non si sia dato.
 Così vero ad un re mai fu parlato).
 Giorgio
 Via, Giannina, spicciatevi;
 quel povero signore
 ch’alla caccia col re sinora è stato
835senz’altro è bisognoso
 di ristoro, di quiete e di riposo.
 Giannina
 Io non so concepire
 come gl’uomini ch’han qualch’intelletto
 vogliano affaticarsi a bel diletto.
840Sopra tutto la caccia
 detestabil mi sembra e vi avvertisco,
 se siete mio marito,
 che non vi venga mai questo prurito.
 
    Una cosa fastidiosa
845è un marito cacciator.
 Ei si leva innanzi dì
 e la moglie resta lì.
 Fa l’amor col suo cavallo,
 il suo cane lo diletta
850e la moglie poveretta...
 E la moglie resta lì.
 
    Corre, corre, vola, vola,
 trova il cervo e si consola.
 Tippe tuppe tutto il dì.
855E la sera stanco e lasso
 non è buon da fare un passo,
 va a trovare il nuovo dì
 E la moglie resta lì. (Parte)
 
 SCENA XII
 
 Il RE, GIORGIO e LISETTA
 
 Giorgio
 Cosa dite, signor, dell’allegria,
860del bel talento di Giannina mia?
 il Re
 Unisce alla bellezza
 una briosa natural vivezza.
 Giorgio
 Presto, Lisetta, andate
 Giannina ad aiutar.
 Lisetta
                                       Con sua licenza. (Fa una riverenza al re)
 Giorgio
865Spicciatevi. (A Lisetta)
 Lisetta
                          So anch’io la convenienza. (A Giorgio e parte)
 
 SCENA XIII
 
 Il RE e GIORGIO
 
 Giorgio
 Sedete; accomodatevi. (Lo fa sedere vicino alla scena, alla sinistra)
 Sarete stanco e sono stanco anch’io. (Siede alla dritta)
 Questo è il mio gran piacer. Fo il mio dovere,
 tutto il giorno fatico e poi la sera,
870in casa di Giannina, oppur da me,
 mangio, godo e riposo come un re. (Si stende su la sedia)
 il Re
 (Vera felicità!)
 
 SCENA XIV
 
 GIANNINA e LISETTA che portano la tavola con tutto il bisogno per la cena e detti
 
 Giorgio
                              Brave, ragazze,
 la tavola accostate. (Mettono la tavola fra il re e Giorgio)
 Mangerete un boccon se vi degnate.
 il Re
875Non è il costume mio
 la sera di cenar.
 Giorgio
                                Mangierò io.
 Scommetto che alla corte,
 ai gran banchetti del sovrano augusto,
 non vedrete a mangiar sì di buon gusto.
 il Re
880(Credo che dica il vero). (Da sé. Giorgio mangia qualche cosa)
 Giannina
                                                Eccovi qui
 del prosciutto, del pane e del buon vino.
 Noi abbiamo cenato,
 servitevi voi due. Mangi, signore. (Al re)
 il Re
 Grazie, fanciulla mia.
 Lisetta
885Mangi almeno un boccon per compagnia. (Al re)
 il Re
 Vi ringrazio, non posso.
 Giorgio
                                              Almen bevete; (Al re)
 ecco il bicchier, tenete. (Versa il vino in un bicchiere e lo presenta al re)
 Bevete ancora voi, (Alle donne) beviamo tutti. (Versa il vino in tre bicchieri, ne dà uno per una alle donne e l’altro per sé)
 Beviamo alla salute
890del re.
 il Re
               Con gran piacere;
 viva il re. (Beve)
 Giorgio, Giannina, Lisetta a tre
                      Viva il re. (Bevono)
 Giorgio
                                          Vada il bicchiere. (Getta via il bicchiere)
 Giannina
 Oh il bicchier mi dispiace!
 Il re non lo saprà
 e quando il sappia non lo pagherà. (A Giorgio)
 il Re
895Fate conto che il re l’abbia saputo
 e in nome suo, per segno
 di vero aggradimento,
 pregovi di accettar... (Tira fuori una borsa e l’offre a Giannina)
 Giorgio
                                         No no, signore
 pregovi per favore.
900Rimettete la borsa, siamo gente
 povera ma onorata. Dei bicchieri
 ne abbiamo a sufficienza.
 Giannina, con licenza,
 vado a prenderne uno e torno qua. (A Giannina)
905Vi ringrazio signor; troppa bontà. (Al re)
 
    In questo mondo fra li signori
 vi son due sorte di pagatori.
 Chi paga poco fa un’ingiustizia
 ma chi dà troppo lo fa a malizia.
910Voi mi capite, voi m’intendete,
 voi lo sapete meglio di me.
 
    Un borson d’oro per un bicchiere?
 Che generoso buon cavaliere!
 In questa casa, patrone mio,
915quel che si rompe lo pago io.
 Sono onorato, son delicato
 quant’esser possa lo stesso re. (Parte)
 
 SCENA XV
 
 Il RE, GIANNINA e LISETTA
 
 il Re
 Manderebbe il sospetto in abbandono,
 s’ei conoscesse il donatore e il dono.
 Lisetta
920Scusatelo, signore.
 Giannina
                                     Egli ha paura...
 Si ricorda milord... (Al re)
 Lisetta
                                       Vi è differenza. (A Giannina)
 Milord avea delle intenzion cattive
 e, per esempio, questo buon signore
 dona senza malizia e di buon core.
 il Re
925Così è. Sdegnareste
 voi di accettar?... (A Lisetta offerendole la borsa)
 Giannina
                                   Scusate.
 Una fanciulla non riceve in dono... (Al re)
 Lisetta
 Scusate voi. Così incivil non sono. (A Giannina)
 il Re
 Tenete. (Dà la borsa a Lisetta)
 Lisetta
                  Obbligatissima. (Riceve la borsa)
 Giannina
930Bella cosa! (A Lisetta)
 Lisetta
                        (Eh tacete.
 Penso a farmi la dote.
 Questa è una provvidenza
 che non macchia l’onor né l’innocenza). (A Giannina)
 
    Sarebbe uno sproposito
935l’offerta ricusar. (A Giannina)
 Signore obbligatissima
 del vostro buon amor. (Al re)
 La cosa è innocentissima,
 nessun mi può tacciar. (A Giannina)
 
940   Il ciel vi renda merito,
 voi siete di buon cor. (Al re)
 Nol dite a mio fratello
 che mi potria sgridar. (A Giannina)
 (Vo’ andarmene bel bello
945la borsa a rinserrar). (Da sé e parte correndo verso il mulino, passando il ponte)
 
 SCENA XVI
 
 Il RE e GIANNINA, poi GIORGIO, poi LISETTA
 
 Giannina
 Scusatela, vi prego.
 il Re
                                      Ah se sapeste
 qual piacere mi reca
 veder senza alcun velo
 l’innocenza, il candor, mirar sul labbro
950la verità, non da malizia involta!
 Ah sì, questa è per me la prima volta.
 Giorgio
 Ecco un altro bicchiere. (Lo mette su la tavola)
 Lisetta dov’è andata?
 Sola vi ha abbandonata? (A Giannina)
 Giannina
955E che temete?
 Giorgio
                             Nulla. (Guardando il re bruscamente e mostrando il suo dispiacere di vederla sola)
 il Re
 Amico, chi io sia voi non sapete.
 Giorgio
 Ho ordinato un cavallo.
 Subito ch’ei verrà,
 voi potrete partir per la città. (Al re bruscamente)
 il Re
960Ben volontier.
 Lisetta (Viene correndo dalla parte del mulino)
                             Fratello,
 vengono qui le guardie ed ho veduto
 che hanno due prigionieri. (Affannata e paurosa)
 Giorgio
                                                    Saranno genti
 nel bosco ritrovate.
 Presto; di qui la tavola levate. (Due paesani portano via la tavola. Giannina e Lisetta si mettono dalla parte del re, coprendolo in maniera che quei che arrivano non lo possano veder così presto. Giorgio resta vicino a Giannina ed anch’egli copre il re come sopra)
 
 SCENA XVII
 
 PASCAL colle guardie, conducendo fra i fucili con baionetta in canna milord FIDELINGH e RICCARDO
 
 Pascale
965Ecco, abbiamo arrestato...
 Giannina
 (Milord! Povera me!) (Fugge e si nasconde)
 Pascale
 Questi due che vedete e il terzo poi...
 Giorgio
 Ah milord siete voi?
 Milord
 Sei tu, villano indegno,
970che mi hai fatto arrestar?
 Giorgio
                                                 Siete voi quello
 che ha nascosto Giannina?
 Milord
                                                   Sì, Giannina
 è in mio poter; sappilo a tuo dispetto
 né sì tosto uscirà fuor del mio tetto.
 Giorgio
 Bravo, me ne consolo. (Ridendo)
 Milord
                                           E dell’insulto
975mi pagherai che fer le guardie a me.
 Riccardo
 Ah milord, milord, ecco là il re. (Tutti restano attoniti e si fanno indietro. Il re s’alza e seriosamente passa nel mezzo; Giorgio mortificato s’inchina. Lisetta si copre il viso e fa delle riverenze. Milord si ritira un poco per rispetto. Riccardo passa vicino al re, fra lui e il milord. Pascal fa schierare le guardie e si mette alla testa; Giannina è nascosta)
 Riccardo
 Sire, la maestà vostra
 ci fe’ viver in pena.
 Giorgio
                                      Ah sire, sire,
 vi domando perdon. (Si getta in ginocchio)
 Lisetta
                                         Serva umilissima...
980di vostra maestà... (Tremando e facendo la riverenza)
 il Re
                                     Sì, buona gente.
 Alzatevi. (A Giorgio)
 Giorgio
                    (Oh fortuna!) (Si alza e baccia il lembo dell’abito del re)
 il Re
                                               E voi, milord,
 che dite sul proposito
 della giovin rapita?
 Milord
                                      Sire, io credo
 non merti l’attenzione
985di vostra maestà.
 Giorgio
                                  Sire... (Raccomandandosi contro milord con collera)
 il Re
                                                Tacete. (A Giorgio che s’inchina, fremendo)
 Dite la verità. (A milord)
 Milord
                             Dirò, signore...
 È una vil molinara, è un’infelice
 che volea quell’indegno... (Giorgio freme)
 il Re
                                                 Olà pensate
 chi vi ascolta al presente e a chi parlate. (A milord)
 Milord
990Una che ho preso alfine
 a protegger, signor, perché volea
 Giorgio violentemente
 suo malgrado sposarla e non conviene...
 Giannina
 Non è vero, signor; Giorgio è il mio bene. (Esce da dove era e corre a’ piedi del re)
 Milord
995(Oh cieli!)
 il Re
                       Or che direte? (A milord)
 Milord
 Sire, la maestà vostra
 spero mi renderà quella giustizia...
 il Re
 Basta così. Per ora
 lo conducan le guardie in sicurezza.
 Milord
1000(Precipizio dell’uomo è la bellezza). (Da sé. Parte con delle guardie)
 Riccardo
 Sire, a parte io non sono...
 il Re
                                                  Ite voi pure. (A Riccardo)
 Riccardo
 Io detesto milord e lo condanno. (Al re)
 (Mi assocciai con milord per mio malanno). (Da sé. Parte con le guardie)
 Giorgio
 
    Sire, perdon, perdono.
1005Cieli! Son fuor di me. (Confuso e tremante)
 Senza saper ragiono,
 non vi è malizia in me.
 
 Lisetta
 
    Sire, fo riverenza, (Fa varie riverenze)
 sire, a vostra eccellenza.
1010Sire, vostra maestà
 spero perdonerà.
 
 Pascale
 
    Sire, siam tutti pronti
 al suo real cospetto.
 Sire, con buon rispetto,
1015il suo cavallo è qua.
 
 Giannina
 
    Sire, alle nostre nozze
 voglio invitarvi ardita;
 fate che sia compita
 tanta felicità.
 
 il Re
 
1020   Sì l’innocente invito
 ben volontieri accetto,
 gente che serba in petto
 vera sincerità.
 
 Giannina, Giorgio, Lisetta, Pascale a quattro
 
    Viva il re giusto e buono,
1025viva la sua bontà. (Con trasporto di allegrezza)
 Noi domandiam perdono (Con altro tuono, cioè con sommissione e rispetto)
 a vostra maestà.
 
 il Re
 
    Giorgio, la spada mia.
 
 Giorgio
 
 Che? Volete andar via?
 
 il Re
 
1030La spada vi domando.
 
 Giorgio
 
 Subito, sì signore...
 Sire, immediatamente...
 Maestà subitamente;
 che grazia, che favore!
1035Che bell’onor per me,
 di dar la spada al re! (Va in casa a prender la spada)
 
 Giannina
 
    Ed io potrò vantare
 un re per mio compare.
 
 Lisetta
 
 Ed io che un re mi ha dato
1040un pochettin di dote.
 
 Pascale
 
 Ed io che accompagnato
 avrollo alla città.
 
 Giannina, Lisetta, Pascale a tre
 
    Maggior fortuna al mondo
 di questa non si dà.
 
 Giorgio (Viene colla spada e la presenta al re con una gran riverenza)
 
1045   Ecco la spada, o sire.
 
 il Re
 
 La spada mia prendete; (La prende e subito la torna a dar a Giorgio)
 e nobile voi siete,
 fatto per man del re.
 
 Giorgio
 
    La nobiltade a me? (Allegro)
 
 Giannina
 
1050A noi la nobiltà? (Allegra)
 
 Lisetta
 
    Sire son sua sorella.
 Per me ve ne sarà?
 
 Pascale
 
    E il povero Pascale
 guardiano resterà?
 
 il Re
 
1055   Tutti un re grato e giusto
 beneficar saprà. (Seriosamente)
 
 Giannina, Lisetta, Giorgio, Pascale a quattro
 
    Che grazia, che fortuna,
 che gran felicità! (Gianina canta e si move con trasporto d’allegrezza)
 
 Giannina
 
    Oh sposo dilettissimo (A Giorgio abbracciandolo)
1060son piena d’allegrezza!
 Cognata mia carissima... (A Lisetta abbracciandola)
 che bella contentezza!...
 Pascal son fuor di me. (A Pascal abbracciandolo)
 
    Son fuor di me, signore...
1065ma sento che il rossore... (Vorrebbe abbracciar il re e si trattien)
 Pericolo non v’è.
 
 il Re
 
    La verità del cuore
 è quel che piace a me.
 
 Giannina, Lisetta, Giorgio, Pascale a quattro
 
    Che grazia! Che fortuna!
1070Siam nati in buona luna.
 E viva un re clemente
 che è pieno di bontà.
 
 tutti
 
    Oh giorno fortunato!
 Oh giorno di clemenza!
1075Trionfa l’innocenza,
 trionfa l’onestà.
 
 Fine dell’atto secondo