La birba, Venezia, Zatta, 1794

 PARTE PRIMA
 
 SCENA PRIMA
 
 ORAZIO di casa cacciato da quattro che poi affiggono su la porta un cartello e partono
 
 Orazio
 Piano, piano signori,
 abbiate compassione
 d’un pover galantuomo.
 In camiscia restar sopra la strada
5degg’io con questo fredo?
 Cotanta crudeltade in voi non credo.
 Andate alla malora.
 Ecco dove alla fin m’hanno ridotto
 il giuoco rio, la crapula, i bagordi.
10Ma che dirà mia moglie
 quando questo saprà? Purtroppo anch’essa
 con le sue tante mode e tante gale
 fu in gran parte cagion di questo male.
 Ma non vorrei al certo
15ch’ella mi ritrovasse in questo stato;
 vuo’ batter da Cecchina mia sorella.
 È ver che fuor di casa
 per cagion di mia moglie io la cacciai
 e che le consumai
20quasi tutta la dote
 ma pur trovarla io spero
 per la forza del sangue
 ancor pietosa ad un fratel che langue.
 Ehi di casa, Cecchina.
 
 SCENA II
 
 CECCHINA al balcone e detto
 
 Cecchina
25Siete voi, fratel mio?
 Orazio
 Sì, sorella, son io.
 Cecchina
 In camiscia perché?
 Orazio
                                        La mia disgrazia
 mi ridusse così.
 Cecchina
                                Come?
 Orazio
                                                Di casa
 per i debiti miei fui discacciato.
 Cecchina
30Io non saprei che farvi.
 Orazio
                                             In questo stato
 non vi muovo a pietà?
 Cecchina
                                           Me ne dispiace.
 Orazio
 Soccoretemi dunque.
 Cecchina
                                          Andate in pace.
 Orazio
 Come? Sorella ingrata,
 meco così spietata?
35Sapete quanto amor che vi portai.
 Cecchina
 Io veramente il vostro amor provai,
 quando mi discacciaste
 di casa sì vilmente
 e la mia dote riduceste in niente.
 Orazio
40(Ella ha ragion ma voglio far il bravo).
 Orsù non tante ciarle,
 datemi da vestire; se da uomo
 abiti non avete
 datemi un qualche andrien che tanto serve.
 Cecchina
45Ma da una miserabile
 che vorreste voi mai?
 Orazio
 Orsù, Cecchina, ho pazientato assai.
 O aprite questa porta
 o giù la getterò.
 Cecchina
50Aspettate fratel, ch’io l’aprirò.
 (S’inganna, se m’aspetta;
 vuoto la casa e me ne fuggo in fretta).
 Orazio
 Ma una gondola giunge.
 Sarà forse mia moglie. Oh questa è bella,
55che fuor di casa dovrà stare anch’ella.
 
 SCENA III
 
 Lindora
 
    No la se incomoda,
 caro lustrissimo,
 no no, certissimo,
 za son a casa,
60resti pur là.
 
 Orazio
 Sempre da cavallieri ella è servita
 ma adesso ancor per lei sarà finita.
 Lindora
 Oe, oe fermé, barcarioli,
 dé una siada indrio.
65Sior marchese, l’aspetto
 stamattina a disnar.
 Orazio
 Venga, venga, che avrà ben da mangiar.
 Lindora
 Sior Orazio in camisa e su la strada!
 Che! Seu deventà mato?
 Orazio
70Io già pazzo non son ma disperato.
 Lindora
 Come sarave a dir?
 Orazio
                                      Guardate in alto,
 quel cartello leggete.
 Lindora
 Qua dise: «Casa d’affittar».
 Orazio
                                                     Ridete?
 Or sappiate che alfine i creditori
75m’han cacciato di casa,
 i mobili s’han preso,
 colà entrar non si puole.
 Lindora
 Oh povera Lindora
 come sogio redotta!
 Orazio
80Le vostre pompe e gale...
 Lindora
 Quel ziogo maledetto...
 Orazio
 Il vostro praticar gran cavalieri...
 Lindora
 El vostro morosar con questa e quella...
 Orazio
 Vostro poco cervello...
 Lindora
85Vostro poco giudizio...
 Orazio
 È stata la cagion...
 Lindora
                                    Xe stà el motivo...
 a due
 Del nostro precipizio.
 Orazio
 Cosa mai si può far? Vi vuol pazienza.
 Lindora
 Inzegneve pur vu, za mi gh’ho in testa
90una resoluzion bizara e presta.
 Orazio
 Mia sorella Cecchina, a cui palese
 ho fatto il caso mio,
 dovria darci soccorso.
 Lindora
                                          Arecordeve
 che senza de culia mi vogio far,
95se da fame credesse anca crepar.
 
    Scufia bonzorno,
 andrien a spasso,
 cerchi ve lasso,
 no fé per mi.
 
 Orazio
100Anch’io penso di farne una assai bella.
 Ma non viene e mi burla la sorella.
 Or è meglio ch’io parta,
 che se qualcun mi vede in questa guisa
 creperà certamente dalle risa.
 
105   Io sembro di quelli
 che a mezzo l’estate
 si vedono snelli
 giocare al ballon.
 
    Ma tremo dal freddo;
110ingrata Cecchina
 non v’è compassion.
 
 Lindora
 Alfin son arrivada
 a cantar canzonette in sulla strada.
 Vaga pur co la sa andar.
115Anca cusì se vive e se sbabazza,
 che de zente da ben piena è la piazza.
 Orsù demo principio,
 sentì sta canzonetta
 niova de sto paese,
120che una sol volta l’ha cantada Agnese.
 
    Quando vedo in zamberlucco
 donna Catte e donna Betta
 me vien squasi el mal mazzucco
 a pensar che mi nol gh’ho.
 
125   Ma se posso mel voi far,
 gh’ho un bon terno, el voi zogar,
 trenta soldi rischierò.
 
 E chi la vuol la costa un soldo solo.
 Vago una volta attorno
130e a chi me dà un soldetto
 darghe la so resposta anca prometto.
 Orazio
 Chi chi chi vuo... vuo... vuol vedere
 a ballar i ca... cani.
 Lindora
 Varé qua un’altra birba.
 Orazio
135Pre... presto ma... mangia fre... fredo,
 fa’ un salto per la vecchia.
 Lindora
 Oh questo ghe mancava
 per levar dal mio bozzolo la zente.
 Che tartaggia insolente!
 Orazio
 
140   Tutto il giorno la... lavora, lavora,
 be... benedetto sia il lavorare,
 tutto il giorno affa... fa... faticare
 e la sera pa... pa... pan e cipola.
 
 Lindora
 Son za stuffa morbada,
145no voi più soportar. Oe galantomo,
 questa no xe la forma
 de vogarme sul remo.
 Orazio
                                          Che che dite?
 Lindora
 Digo cusì che con i vostri cani
 vu me desfé el mio treppo.
 Orazio
150La pia... piazza è comune.
 Lindora
 Siorsì ma el posto è mio.
 Orazio
 Po... po... posso poste... teggiar anch’io.
 Lindora
 E mi digo che voi che andé lontan,
 perché altrimenti doprerò le man.
 Orazio
155Non fa... fate la matta
 pe... perché adoprerò anch’i... ch’i... ch’io
 il ba... ba... bastone.
 Lindora
 Vorave veder questa.
 
 SCENA IV
 
 Cecchina
                                         Olà, fermeve;
 disì, che diavol feu?
 Lindora
160Sto tartaggia insolente
 con i so cani m’ha levà la zente.
 Orazio
 Ella è una bu... bugiarda.
 Cecchina
 E no v’a vergugnè
 in piazza a taccar lit?
165Più tost che circulant
 me parì du birbant.
 Orazio
                                       Di... dite bene,
 co... colei è una che non sa nula,
 più ignorante e ostinata di una mula.
 Lindora
 E vu siora chi seu?
 Cecchina
170No vediv? Urtadora;
 e sì a da Bulogna son.
 Lindora
                                          Steme lontan.
 Cecchina
 
    Se chi son saver volì
 vel dirò, steme a scultar.
 Basta ben che non ridì
175nel sentirm a rasonar.
 
    La mi mama fu Menghina,
 mi papà Bartolamiè,
 i vendean la porcelina
 alla tor d’i Asiniè.
 
 Orazio
180(Oh quanto agl’occhi miei
 va piacendo costei!)
 Lindora
                                       No me despiase
 sta vostra profession.
 Cecchina
                                         Se a v’ cuntintè
 farem, com se sol dir, tra nu de balla.
 Lindora
 Come sarave a dir?
 Orazio
                                      Che cocalona!
 Cecchina
185El zerc non intendì? Farem de balla
 vul dir che s’unirem tutti tri assiem.
 Spartirem el vadagn
 e goderem el mond ai spal del gonz,
 za sem de quella razza
190che per non lavorari batte la piazza.
 Lindora
 Per mi son contentissima. (In sta forma
 nell’arte del birbar sarò perfetta).
 Orazio
 Anch’i... ch’i... ch’io mi contento.
 (Già per costei ardere il cor mi sento).
 Cecchina
195(Così costoro mi faran le spese,
 fin che possa tornar al mio paese).
 Lindora
 Orsù via scomenzemo,
 voi che tutta la zente a nu tiremo.
 
    Cari signori, vi voglio pregare,
200questo sarà per vostra cortesia,
 tutti d’accordo volerme ascoltare
 se avé voglia de star in allegria.
 
 Orazio
 Ma l’ora si fa tarda
 e qui non viene alcuno;
205meglio è che ce ne andiamo all’osteria
 a stabilir la nostra compagnia.
 Lindora
 Come? No tartaggié?
 Orazio
                                         Oibò pensate!
 È questa una finzione, acciò che il popolo
 di me piacer si prenda
210e con più gusto il suo danaro ei spenda.
 Lindora
 Oh cossa sentio mai?
 Cecchina
                                         Se voi credete
 che bolognese io sia,
 v’ingannate, signori, in fede mia;
 per celarmi qual sono,
215in un linguaggio forastier ragiono.
 Lindora
 Poderavio saver con verità
 chi sé? Za semo tutti d’una lega.
 Orazio
 Io sono Orazio galantuom romano.
 Cecchina
 Io son Cecchina giovine romana.
 Lindora
220E mi che son Lindora veneziana
 ve mando a far squartar.
 Ti ti xe mio mario
 e ti quella petegola sfazada
 Cecchina mia cugnada.
 Cecchina
                                             Orazio voi?
 Orazio
225Cecchina tu?
 Cecchina, Orazio a due
                           Che vedo?
 Orazio
 Ma come in questi panni
 e a far questo mestier ti sei ridotta?
 Cecchina
 Da voi perseguitata
 deliberai fuggir.
 Orazio
                                 Or che far pensi?
 Cecchina
230Eh via ch’io questi conti
 non rendo ad un fratello
 che ha nella testa sua poco cervello.
 Orazio
 E voi siete Lindora?
 Lindora
 Son quella apponto, cara la mia zogia.
 Orazio
235Volete star con me?
 Lindora
                                       Va’ pur al bogia.
 
    Sì furbazzo, son Lindora,
 no te voggio; va’ in malora;
 basta quel che ti m’ha fatto.
 
 Orazio
 
 No no no, non son sì matto.
 
 Cecchina
 
240Io non voglio star con voi.
 
 a tre
 
 Ognun tenda a’ fatti suoi.
 
 Lindora
 
    Mi viverò cantando.
 
 Orazio
 
 Io pure tartagliando.
 
 Cecchina
 
 Ed io cavando macchie
245il mondo goderò.
 
 a tre
 
    E viva la birba
 e chi l’inventò.
 
 Lindora
 
    Se mai più ti me trovassi
 no me star gnanca a vardar.
 
 Orazio, Cecchina a due
 
250   Se mai più ti me incontrassi
 guarda ben a non parlar.
 
 a tre
 
    No sicuro.
 
 Lindora
 
                         Ve lo zuro.
 
 a tre
 
 Ognun tenda al suo mestier.
 
 Lindora
 
    Chi vuol canzon novelle?
 
 Cecchina
 
255Chi vuol terra per le macchie?
 
 Orazio
 
 Chi chi vuol ve... vedere
 ba... balar i cani?
 
 a tre
 
 Per il resto vi protesto
 che sempre dirò:
260«E viva la birba
 e chi l’inventò».
 
 Fine della prima parte