La birba, Venezia, Valvasense, 1735

Vignetta Frontespizio
 PARTE TERZA
 
 CECHINA da orbetta
 
 Cechina
 
    Via, con l’orbetta
370sié generosi,
 mostreve pietosi,
 no me abbandoné.
 
    Chi me dà un soldo?
 Chi me dà un bezzo?
375Qualcossa butté.
 
 Oh poveretta mi xe più d’un’ora
 che stago a chiappar fredo
 e ’l primo soldo non ho visto ancora.
 (M’affatico parlar in veneziano,
380che un tal mestier non fa perfetamente
 chi la favella ed il vestir non mente.
 L’arte di cavamacchie
 m’è andato male assai,
 onde quest’imparai
385novo mestier da certa vecchiarella
 che con simil finzion vive ancor ella.
 Infatti mi contento. In pochi giorni
 m’avvanzai tal dinaro
 che alle miserie mie può far riparo.
390Oh se mi capitasse
 un qualche buon partito
 vorrei pigliar marito e benché fosse
 molto inferiore alli natali miei
 senza riguardo alcun lo piglierei).
 Orazio
395Fate la caretate
 a chisso poveromo
 ch’è tutto sgangherato,
 nelle gambe e le braccia stropeato.
 Datemi no carlino
400che canteraggio na canzuna bella
 napoletana sopra na cittella.
 
    Bella figliama, se bolete,
 ve daraggio lo mio core,
 songo tutto, già lo sapete,
405arso strutto pe vostr’amore
 e ’l mio core solo desia
 che voi siate consorte mia.
 
 Anemo via segnuri
 na lemosena fate. (Oh che bel volto,
410da una cieca gentil lo stroppio è colto).
 Cechina
 Alla povera orbina
 chi fa la carità?
 Orazio
                               (Oh che peccato!
 Costei rassembra il cieco dio bendato).
 Cechina
 (Questo stroppio mi viene
415a dimezzar la preda).
 Orazio
 Bella figliuola mia, dime no poco,
 sei de chisso paese?
 Cechina
 Veneziana siorsì.
 Orazio
                                  (Com’è cortese!)
 Sei zita o maretata?
 Cechina
420So una povera putta.
 Orazio
 Perché no te marite?
 Cechina
 Perché per mia desgrazia no ghe vedo.
 Orazio
 Se be’ che no ce vide,
 se te vuoi maretar te piglieraggio.
 Cechina
425Ma vu no seu stroppià?
 Orazio
                                             Siente feliulla,
 no secreto t’affido ma sta’ zitta.
 Io non songo stroppeato
 ma chissa è na fenziune
 pe ingannà le persune.
430Se no lo cride aspetta, in un momento
 io ietto le stampelle e san deviento.
 Cechina
 Oh cossa sentio mai!
 Orazio
 E per narrarti il tutto,
 non son napolitano
435ma son, figliola, un galantuom romano.
 Cechina
 Vu sé donca una birba?
 Orazio
                                              In questo modo
 cento scudi avvanzati ho nel taschino,
 se voi vi contentate,
 sarò vostro marito.
440Ah se voi me vedeste,
 so certo che di me vi invogliereste.
 Cechina
 Per dirvela signore,
 io già cieca non sono
 ma fingo come voi.
 Orazio
                                      Ciel ti ringrazio!
445Mi vedete voi dunque?
 Cechina
 Io vi vedo benissimo.
 Orazio
 Volete esser mia sposa?
 Cechina
 Io son contenta. Ma...
 Orazio
                                          Che ma?
 Cechina
                                                             Quel volto
 sì sporco e quel vestito da birbante...
 Orazio
450E mi vederete poi bello e galante.
 Cechina
 Io non voglio più far vita sì trista,
 di già ch’ho la mia vista
 e voi stroppio non siete,
 qualche miglior mestier vuo’ che facciamo
455e che il mondo godiamo.
 Anch’io tengo una borsa di denari,
 l’impiegheremo assieme.
 Voglio che si vestiam da cortigiani.
 Orazio
 E poi doppo faremo i ciarlatani.
 Lindora
 
460   Chi ha drappi vecchi, (Di dentro)
 chi ha veste vecchie,
 chi ha coridoro
 vecchi da vender?
 
 Orazio
 È questi un stracciaruollo,
465uno che compra e vende li vestiti.
 Comperarne vorrei; s’egli l’avesse
 un per voi, un per me.
 Cechina
                                            Giove il volesse!
 Lindora
 
    Chi ha capei vecchi,
 chi ha rami vecchi
470da vender?
 
 Orazio
 Caro amico...
 Lindora
                           Andé in pase
 che mi no gh’ho monea.
 Orazio
 Io già la carità non vi chiedea.
 Ditemi, avreste niente
475che m’andasse alla vita?
 Lindora
 Son strazariol ma mi non vendo strazze.
 Orazio
 Ed io straccie non compro.
 Un abito vogl’io da cavaliero.
 Cechina
 Ed io da gentildonna uno ne voglio.
 Lindora
480Varé che musi! Dove gaveu i bezzi?
 Orazio
 Questi qui sono scudi.
 Cechina
 E questi son zecchini.
 Lindora
 Quando la xe cusì gh’avé rason.
 Ve mostro un per de cai ma su la giusta.
485Vardé sto abito intiero,
 el xe niovo de pezza,
 fatto all’ultima moda
 e su la vostra vita el par tagiao,
 se lo volé vel dago a bon marcao.
 Orazio
490Questo saria a proposito.
 Quanto costa? Non dite uno sproposito.
 Lindora
 Appian che voi che femo un sol contratto.
 Sto andrien per sta patrona
 saria giusto una mana
495e la lo pol portar senza sottana.
 Cechina
 E questo quanto val?
 Lindora
                                         Poche parole
 voi che femo tra nu.
 Cento ducati in tutto.
 Orazio, Cechina
                                          Uh uh uh uh.
 Lindora
 Via no ve fé paura,
500me remetto alle cose del dover.
 Orazio
 Vi do cinquanta scudi.
 Lindora
                                            In ogni forma
 voi che resté contento.
 Tiolé la robba e deme i bezzi.
 Orazio
                                                        In questa
 borsa sono, contante.
 Lindora
                                         In un’occhiada
505ve so dir se i xe giusti.
 Orazio
 Andiamo all’osteria
 dove alcun’altra bagatella io tengo
 addattata al bisogno. Indi alla piazza
 veremo immantinente
510e faremo stupir tutta la gente.
 Cechina
 Andiamo, che ancor io
 mi voglio porre in buona positura
 e in piazza voglio far la mia figura. (Via)
 Lindora
 Chi l’averave dito
515che do pitochi avesse tanti bezzi.
 Cossì anca mi cantando canzonette
 ho fatto quatro soldi
 e me son messa a far sto bon mistier,
 con el qual delle volte in un momento
520se ghe pol vadagnar cento per cento.
 Però sto capital tutto no è mio,
 che no gh’ho tanto al mondo
 e sti abiti stessi,
 che in sto ponto ho vendui,
525in credenza i ho abui,
 come saver se puol
 da quel mio sior compare strazzariol.
 Da omo m’ho vestio,
 perché se mio mario
530me cognoscesse gh’averia paura
 che despoggiada resteria a dretura.
 Benché quando ghe penso
 me vien da pianzer. Povero mario
 el sarà andà de mal;
535el sarà in sepoltura o all’ospeal.
 Questo è ’l solito fin de chi vol far
 come che sol dir d’ogn’erba un fasso,
 perché chi no misura
 el voler col poder puoco la dura.
 
540   Quanti quanti pareggini,
 tutti gala e tutti mina,
 doppo aver fenio i zecchini,
 a magnar la polentina
 xe redotti ai nostri dì.
 
545   Se sguazza, se gode,
 se osserva le mode.
 E zo a tombolon
 co no se pol pì.
 
 Ma cossa vedio mai?
550L’abito che ho venduo lo vedo adosso
 d’Orazio mio mario.
 Lu è quel che l’ha comprà, lu xe el pitocco
 e Cechina sarà forsi culia.
 Me voggio retirar
555e in desparte ascoltar voi quel che i dise.
 Orazio xe alla fin le mie raise. (Si ritira)
 Orazio
 Cara Cechina mia, già che la sorte
 ci fa trovare assieme,
 stiamoci in buona pace.
 Cechina
560Signor fratello mio, quel che vi piace;
 di venire con voi non mi ritiro
 e vi starò lieta e contenta ognora
 purché assieme con voi non sia Lindora.
 Lindora
 (Sentì che petulante!)
 Orazio
                                           Eh non temete,
565alla moglie scacciata io più non penso,
 vadi pur a cantar le canzonette.
 Lindora
 (Che razze maledette!)
 Orazio
 Se la farem tra noi cara sorella.
 Lindora
 (Adess’adesso ghe la voi far bella).
 Orazio
570Orsù montiamo in banco;
 voi col cantar il popolo atraete;
 ed io, come sapete,
 venderò quel vital contraveleno
 ch’io già composi di farina giala,
575miele, vitriolo e gala,
 ch’è quel composto che si vende a maca
 da’ ciarlatani in nome de teriaca.
 Cechina
 Quanto rider io voglio.
 Orazio
                                            Andiamo al banco;
 se capitasse un qualche fazzoletto
580che fosse buono assai
 mettetelo in saccocia
 e a chi ve lo cercasse poi direte
 ch’egli si è perso ed altro non sapete.
 Su via signora Olimpia, a sti signori
585diamo divertimento.
 Oggi non parlo di medicamento.
 Cechina
 
    Che bella vita è quella dei birbanti,
 si gode il mondo a spalle dei baggiani,
 si mangia e beve senza aver contanti
590ed oggi non si pensa per dimani.
 
 Orazio
 Adess’adesso canteremo il resto.
 Signori in questo giorno
 d’interesse non parlo.
 Quest’è l’arcano mio, chi vuol comprarlo
595costa un ducato al vaso.
 Ma viva lor signori,
 più ressister non posso.
 Vi do per dieci soldi il vaso grosso.
 A che serve? A che vale?
600Eccovi la ricetta.
 Vivifica, purifica,
 fa buona pelle, scalda, scaccia e sana
 ferite, maccature,
 botte, percosse, calci di cavallo.
605È buon per tutti i mali
 e con celerità guarisse i calli.
 Quelli che son vicin lunghin la mano,
 chi è da lontan mi getti il fazzoletto.
 Signori io vi prometto
610che sarete contenti.
 Oltre l’altre virtudi io cavo denti
 a suon di campanello,
 meglio che non faceva il paduanello.
 Lindora
 Siori non ghe credé, ch’el xe un furbazzo,
615credeme a mi, son vostro patrioto,
 mi son a tutti noto,
 gh’ho posto in piazza e gh’ho bottega vecchia
 e cavo denti meggio de Scarnecchia,
 da tutti i forestieri
620ch’el mio valor contrasta
 me deffendo col nome e tanto basta.
 
    El mio balsamo è perfetto,
 el fa sempre bon effetto.
 
    Totorototo, tiritititì
625Purrichinella che dixe de sì.
 
 Orazio
 E chi è quel temerario
 che ardisse tanto?
 Lindora
                                    Tasi che deboto
 sbianchisso i petoloni.
 Cechina
                                           Che arrogante!
 Sfidatelo a pigliar qualche veleno.
 Orazio
630Bricone ad un mio parri
 si parla in tal maniera?
 Ho il privileggio del gran can de’ Tartari
 e il mio saper profondo
 già mi rese famoso a tutto il mondo.
 Lindora
635Di’ pur quel che ti vol, mi te cognosso.
 Siori, saveu chi l’è? L’è un tal Orazio
 che xe vegnuo da Roma.
 Doppo aver consumada ogni sostanza,
 doppo aver maltratada so muggier,
640con culia che è Cechina so sorella
 va caminando el mondo
 e facendo el mistier del vagabondo.
 Cechina
 (Oimè siamo scoperti!)
 Orazio
 È un mendace custui, nessun gli creda.
 Lindora
645Acciò che tutti veda
 che quel che digo xe la verità,
 mi son Lindora; mi son to muggier.
 Orazio, Cechina
 Oh oh che sento mai!
 Lindora
 Mi son quella furbazzo
650che t’ha vendù quei abiti
 co ti finzevi d’esser un pitocco.
 E quella scagazzera...
 Cechina
 A me questo? Guidona,
 aspettami che vengo.
 Lindora
655Vien pur che za te spetto.
 Te voi maccar il muso.
 Orazio
 Presto, presto fermate.
 Cechina
 Eccomi.
 Lindora
                  Vien avanti.
 Orazio
 Vi fate svergognar dalli ascoltanti.
 Lindora
 
660   Questo qua xe mio mario.
 
 Cechina
 
 Egl’è ancora fratel mio.
 
 Orazio
 
 Tutte due ragione avete,
 che volete?
 
 Lindora
 
 Che ti vegni a star con mi.
 
 Cechina
 
665Che tu resti voglio qui.
 
 Orazio, Lindora, Cechina a tre
 
 La volete
 La volemio mai finir?
 La vogliamo
 
 Orazio
 
    Meglio è dunque donne care
 che torniamo in compagnia.
 
 Lindora, Cechina a due
 
 Con culia no voggio
                                     star.
 Con colei non voglio
 
 Orazio
 
670Dunque addio, lasciatemi andar.
 
 Lindora
 
    Oe fermeve.
 
 Cechina
 
                             Non partite.
 
 Lindora, Cechina
 
 Senza vu non voggio
                                      star.
 Senza voi non voglio
 
 Orazio
 
    O agiustatela fra voi
 o vi lascio tutte due.
 
 Lindora
 
675Mi voi esser la patrona.
 
 Cechina
 
 Ancor io vuo’ comandar.
 
 Orazio
 
    Faremo così,
 un giorno per una
 vi basta?
 
 Lindora, Cechina
 
                    Sì sì.
 
 Orazio
 
680   Cara consorte.
 
 Lindora
 
 Marito bello.
 
 Orazio
 
 Cara sorella.
 
 Cechina
 
 Dolce fratello.
 
 a tre
 
    Mi sento tornare
685la pace nel sen.
 
 Orazio
 
 Andiamo.
 
 Cechina
 
                      Vi sieguo.
 
 Lindora
 
 Son vostra muggier.
 
 a tre
 
    Così il mondo caminando
 diremo cantando
690che la birba è un bel mistier.
 
 Fine dell’intermezzo