Arcifanfano re dei matti, Venezia, Fenzo, 1750-1751

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera con tre tavolini e sedie.
 
 Madama GLORIOSA seduta alla tavoletta che si sta adornando. Madama GARBATA ad un tavolino con alcune bottiglie. SORDIDONE ad un altro tavolino che numera i suoi denari. MALGOVERNO in piedi che va dispensando fiori
 
 Malgoverno
 Deh madama Gloriosa
 prendete questa rosa.
 Gloriosa
                                          Io non la voglio,
 poiché i colori miei
920mi fanno rubiconda più di lei.
 Malgoverno
 Voi, madama Garbata,
 prendete una gionchiglia.
 Garbata
 Vi lascio i fiori e prendo la bottiglia.
 Malgoverno
 Voi almen Sordidone
925prendete questo fior sì bello e raro.
 Sordidone
 Il fior che più mi piace è il mio denaro.
 Malgoverno
 Contentarvi vorrei;
 e di più vi darei, quando ne avessi.
 Purtroppo è vero, l’uomo generoso
930poche volte ha denaro
 e per lo più chi ne possede è raro.
 
    Il denaro è quella cosa
 che ognun cerca, ognun desia.
 Chi lo vuol per gettar via,
935chi lo vol per odorarlo,
 per andarlo a vagheggiar.
 
    Io qualor ne ho possedutto
 certamente l’ho goduto.
 Ed or poi che sono senza
940mi conviene aver pazzienza,
 far lunari e sospirar.
 
 SCENA II
 
 Madama GLORIOSA, madama GARBATA, SORDIDONE
 
 Garbata
 E via, lasciate star, venite qui.
 Finite di guardarvi nello specchio.
 E voi di numerare
945lasciate quel denaro.
 Questo vino è assai buono.
 Ne volete un bicchiere? Io ve lo dono.
 Gloriosa
 Bevete pure, che buon pro vi faccia.
 Io mi sazio abbastanza
950guardando nel cristallo
 di queste luci belle
 i raggi fiammeggiar come due stelle.
 Sordidone
 Bevete pur, bevete,
 fame non ho né sete
955quando vedo quest’oro,
 l’oro della mia vita è il sol ristoro.
 Garbata
 Oh pazzi maledetti!
 Tutti al roverscio del diletto mio,
 se non volete ber, beverò io.
 
960   Guardate nello specchio
 oimè che gran bellezza.
 Contate quel denaro
 oimè che gran ricchezza!
 Intanto io beverò
965e un brindisi farò:
 «Evviva, evviva quelli
 che mi stanno a ascoltar».
 
    Io parlo di voi due,
 degl’altri no non parlo.
970Il brindisi vuo’ farlo
 soltanto a chi mi par.
 
 SCENA III
 
 Madama GLORIOSA e SORDIDONE
 
 Gloriosa
 Oh guardate che invidia
 hanno le donne della mia bellezza!
 Perché ognuna mi sprezza
975ma ognuna che conosce il suo difetto
 è obligata a lodarmi a suo dispetto.
 
    Chi le mie guancie,
 chi le mie chiome,
 chi le mie luci
980sospira e brama;
 ciascun mi ama,
 ciascun desia
 la grazia mia
 tutta acquistar.
 
985   Anco le donne
 sono forzate
 a farmi intorno
 le inamorate
 e per l’invidia
990quasi a creppar.
 
 SCENA IV
 
 SORDIDONE, poi FURIBONDO
 
 Sordidone
 Questo è lo spechio mio,
 questa è la mia bellezza
 e so che più s’apprezza
 da chi non è di noi più goffo e stolto
995una bella moneta di un bel volto.
 Furibondo
 Alto, alto... (Colla spada sfodrata)
 Sordidone
                        Fermate.
 Furibondo
 Presto va’ via di qua.
 Sordidone
                                         Ma il mio denaro.
 Furibondo
 Lascialo, o sozzo avaro.
 Sordidone
 Io lasciarlo? Perché?
 Furibondo
1000Perché il denaro tuo lo vuo’ per me.
 Sordidone
 Ah più tosto ammazzatemi,
 feritemi, scannatemi
 poiché questo denaro
 più della vita mia mi riesce caro.
 Furibondo
1005L’hai goduto abbastanza,
 or lo devi lasciar.
 Sordidone
                                  Signor più tosto
 ve ne darò qualche porzione a patti.
 Furibondo
 Un uomo valoroso
 non apprezza il denaro.
 Sordidone
                                             Eppur io so
1010che i forti militari
 combattono anche lor per i denari.
 Furibondo
 Ma io non ne ho bisogno,
 io di queste minuccie mi vergogno.
 
    L’oro e la terra
1015tutto è per me,
 voglio far guerra
 con tutti i re.
 
    Perché hai tremato
 e l’ho lasciato,
1020prendilo pure
 ch’egli è per te.
 
 SCENA V
 
 SORDIDONE solo
 
 Sordidone
 Ponete il mio denaro!
 Vien qui, vien qui, mio caro.
 Ti voglio sotterrar... Ma i scelerati
1025lo troveran, dunque che far dovrò?
 Povero il mio denaro! Io non lo so.
 
    Il mio caro denaro sei tu,
 non so dove nasconderti più.
 Zitto, zitto, so quel che farò
1030liquefatto me lo beverò. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 SEMPLICINA, poi ARCIFANFANO
 
 Semplicina
 Io non so, non intendo
 cosa mi dica il core.
 Se alcuno non mi guarda, mi dispiace.
 Se mi guardano un poco,
1035vengo dalla vergogna tutta fuoco.
 Ma viene l’Arcifanfano.
 Vorrei e non vorrei...
 Andrei e non andrei...
 Mi piace ma non so...
1040Sono fra il sì ed il no.
 Per veder che sa fare e che sa dire,
 fingerò di dormire. (Siede e finge dormire)
 Arcifanfano
 Che val il regno mio,
 se goder non poss’io qualche contento,
1045con quella pazzarella un sol momento.
 Ma eccola che dorme,
 quanto quanto è bellina!
 Oh che bella bocchina!
 Che bel color di rosa!
1050Mi dispiace che sia tanto ritrosa.
 Eppure il re de’ pazzi
 non dovrebbe aver tanti riguardi.
 Ma amor, con sue vicende,
 ora leva il cervello, ora lo rende.
1055Voglio destarla... E poi...
 Se n’anderà quando sarà destata.
 Dunque è meglio lasciarla addormentata.
 Ma sino ch’ella dorme
 non può dell’amor mio sentir pietà.
1060Dunque è meglio svegliarla, e che sarà?
 Andrò così bel bello
 svegliandola, chiamandola pian piano,
 non starò né vicino né lontano.
 
    Semplicina bella bella,
1065su svegliatevi per pietà.
 
 Semplicina
 
    Arcifanfano caro, caro,
 consolatemi per pietà.
 
 Arcifanfano
 
    Vengo, vengo... Dorme ancora!
 
 Semplicina
 
 Caro, caro.
 
 Arcifanfano
 
                       Dorme ancora
1070e dormendo si sogna di me.
 
    Semplicina mia bellina.
 
 Semplicina
 
 Chi mi chiama!
 
 Arcifanfano
 
                                Sì, son io.
 
 Semplicina
 
 Dove siete, idolo mio.
 
 Arcifanfano
 
 Cara, cara, eccomi qua.
 
 Semplicina
 
1075   Compatitemi, che ho sognato.
 
 Arcifanfano
 
 Ecco il sogno verificato.
 
 Semplicina
 
 Oh che sogno!
 
 Arcifanfano
 
                             Semplicina!
 
 Semplicina
 
 Mi vergogno.
 
 Arcifanfano
 
                           Via carina.
 
 a due
 
 Già che il sogno ti è spiegato,
1080oh che sogno fortunato!
 Oh che dolce e caro amor! (Partono)
 
 SCENA VII
 
 SORDIDONE, MALGOVERNO, FURIBONDO, madama GLORIOSA, madama GARBATA, servi pazzi
 
 tutti
 
    Saper vogliamo
 da sua maestà
 il nome proprio
1085della città.
 
 a due
 
    Se n’andaremo,
 se nol dirà.
 
 a due
 
    Vogliamo il nome
 della città.
 
 tutti
 
1090   Saper vogliamo
 da sua maestà
 il proprio nome
 della città.
 
 SCENA ULTIMA
 
 ARCIFANFANO e SEMPLICINA e detti
 
 Arcifanfano
 Pazzi, sudditi miei,
1095or contenti sarete,
 tutti saper volete
 il nome della nostra gran città.
 Ora, ve lo prometto, si saprà.
 Vengono innanzi a noi
1100i sei pazzi novelli,
 io voglio che da quelli
 uniti alla real persona mia
 il nome alla cittade oggi si dia. (Vengono avanti i sei pazzi)
 a sei
 
    Saper vogliamo
1105da sua maestà
 il proprio nome
 della città.
 
 Arcifanfano
 Olà diasi, o ministri,
 una lettera a ognun dell’alfabetto
1110che il nome abbia a compor chiaro e perfetto. (I servi pazzi danno a tutti una lettera)
 Arcifanfano
 Su via tutti schieratevi
 e in buona consonanza accomodatevi.
 Or ora si vedrà
 il nome della nostra alma città. (Gli accomoda ma non si vede nome perfetto)
1115No, così non va bene,
 tramuttarvi conviene. (Torna a muttarli)
 Così non viene ancora,
 eh lo farò ben io venire ov’era. (Li dispone diversamente e vedesi colla sua lettera formar da sette lettere quella parola: «Il mondo»)
 Ecco il nome, ecco il nome,
1120sarete sodisfatti,
 poco vi vuole a sodisfare i matti.
 In tutto, in tutto il mondo
 savi e pazzi si trovano
 e spesso si confondono fra loro.
1125Talor saggio dirassi
 chi non ha di raggion né meno un raggio,
 talor pazzo dirassi un uomo saggio.
 Gloriosa
 Dunque se tutto il mondo
 è la nostra città, restasse pure.
1130Girando andrò per questa parte e quella
 a trovar genti che mi dican bella.
 Sordidone
 Se per tutto vi son ladri assassini,
 anch’io vado
 a far cogl’altri l’assassin di strada.
 Malgoverno
1135Ed io, già che non posso
 saziar fra questi pazzi le mie voglie,
 anderò per il mondo
 a far quel bel mestier del vagabondo.
 Furibondo
 Ed io me n’anderò
1140a unirmi con quei pazzi
 che fanno i bellicosi,
 sol per il gusto di morir gloriosi.
 Garbata
 Io per me posso andare
 per tutto dove voglio e son sicura
1145di trovar compagnia,
 mentre piace per tutto l’allegria.
 Semplicina
 Io sto bene così.
 Arcifanfano
 E voi restate qui.
 Semplicina
 Non ho più ritrosia.
 Arcifanfano
1150Sanata ha il matrimonio la pazzia. (I cinque pazzi s’avviano alla collina)
 Gloriosa, Sordidone, Furibondo, Malgoverno, Garbata a cinque
 
    Per tutto il mondo andremo
 e pazzi trovaremo
 per tutto in quantità.
 
 Semplicina, Arcifanfano a due
 
    Andate, andate pazzi
1155e noi restiamo qua.
 
 a cinque
 
    Lasciamo l’Arcifanfano,
 che pazzi già non mancano
 per tutte le città.
 
 a due
 
    Andate, andate subito,
1160che noi restiamo qua.
 
 a cinque
 
    I sordidi, i colerici,
 i malgoverni prodighi
 e ognor le pazze femine
 il mondo produrrà.
 
 a due
 
1165   Andate per il mondo
 e noi restiamo qua.
 
 Fine del drama