Arcifanfano re dei matti, Venezia, Fenzo, 1750

Vignetta Frontespizio
 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Campagna corta.
 
 SORDIDONE collo scrigno ed un badile, poi MALGOVERNO
 
 Sordidone
 
    Terra, terra, madre terra,
940prendi, prendi, serra, serra
 il mio scrigno ed il mio cor. (Cantando cava una fossa in cui seppelisce lo scrigno, poi copre con la terra. Malgoverno in disparte osserva)
 
 Ora questi bricconi
 non mi rubberan più l’argento e l’oro.
 Ho nascosto, ho nascosto il mio tesoro. (Parte)
 Malgoverno
 
945   Terra, terra, madre terra,
 lascia, lascia, a me disserra
 questo scrigno ch’è il mio cor. (Cava la terra, leva il tesoro e lo prende)
 
 O povere monete
 condannate in prigion, che avete fatto?
950Sepellir il denaro? Oh che gran matto!
 
 SCENA II
 
 Madama GLORIOSA e detto
 
 Gloriosa
 Ecco lo sprezzator di mia bellezza.
 Malgoverno
 Madama, vi son schiavo.
 Gloriosa
 In man che cosa avete?
 Malgoverno
 Un tesor, se il volete;
955ma voi non vi degnate;
 ma voi l’oro e l’argento ricusate.
 Gloriosa
 Lo prenderò con patto
 che dite ch’io son bella fra le belle.
 Malgoverno
 Splendete come il sol tra tante stelle.
 Gloriosa
960Ora contenta io sono.
 Malgoverno
 Prendetelo, mia cara, io ve lo dono. (Le dà lo scrigno e parte)
 
 SCENA III
 
 Madama GLORIOSA, poi FURIBONDO
 
 Gloriosa
 
    La bellezza non s’apprezza,
 se non prende, se non rende,
 se non chiede, se non dà.
 
 Furibondo
965Lascia, lascia, lascia qua. (Gli prende lo scrigno)
 
 Gloriosa
 Oimè, che pel timore
 perderò delle guancie il bel rossore. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 FURIBONDO, poi madama GARBATA
 
 Furibondo
 
    L’oro e la terra
 tutto è per me.
970Voglio far guerra
 con tutti i re.
 
 Garbata
 
    Così furente?
 Dite, perché?
 
 Furibondo
 
    Non voglio niente;
975tutto è per te. (Gli dà lo scrigno e parte)
 
 Garbata
 Oh questa è bella assai.
 Chi nasce matto non guarisce mai.
 Che ho da far, che ho da far di quest’imbroglio?
 L’ho donato una volta e più nol voglio.
 
 SCENA V
 
 L’ARCIFANFANO e detta
 
 Arcifanfano
980Olà, donna rapace,
 restituisci a me
 quello che tuo non è.
 Garbata
 Tenete quest’intrico,
 che del dinar no me n’importa un fico.
 
985   Non sono interessata.
 Per fiori rendo frutti;
 mi spoglierei per tutti;
 son tutta carità. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 L’ARCIFANFANO, poi madama SEMPLICINA
 
 Arcifanfano
 Che diavolo ha quest’oro?
990Pare che sia fatato,
 si vede ch’è dinar mal acquistato.
 Ma io che sono il re,
 io ne posso disporre a modo mio;
 a Semplicina mia dar lo vogl’io.
995Eccola che sen viene.
 Presentarlo conviene
 all’amorose piante,
 come se io fossi un cavaliere errante. (Frattanto che si fa il ritornello dell’aria viene madama Semplicina)
 
    Idolo mio diletto,
1000mi levo il cor dal petto
 e lo consegno a te.
 
    Prendilo, o bella;
 prendilo, o cara,
 ch’io sono il re.
 
1005   Unico mio tesoro,
 ahi per te languo e moro,
 cosa sarà di me?
 
    Prendilo, o bella,
 prendilo, o cara,
1010ch’io sono il re. (Gli lascia lo scrigno e parte)
 
 SCENA VII
 
 SEMPLICINA, poi SORDIDONE
 
 Semplicina
 M’ha detto la mia mamma
 che quando si vuol bene si regala.
 Se mi regala il re,
 dunque l’affetto suo sarà per me.
1015Ma poi dell’amor suo
 che cosa ne vuo’ fare?
 Non lo voglio guardare;
 non lo voglio toccare
 e non voglio più fare
1020la gente innamorare
 di queste luci rare, chiare, avare.
 Sordidone
 Avare o non avare,
 che cosa v’ha a importare?
 Questo denaro è mio
1025ed a vostro dispetto lo vogl’io.
 
    Sì, lo voglio, lo voglio, lo voglio;
 maledetto! Che pena, che imbroglio!
 Non so dove nasconderlo più.
 Zitto, zitto; so quel che farò.
1030Liquefatto me lo beverò. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 SEMPLICINA sola
 
 Semplicina
 Crede d’avermi fatto un dispiacere
 e m’ha fatto servizio.
 L’oro delle fanciulle è il precipizio.
 
    Mi diceva un dì mia nonna:
1035«Il denaro tutto fa;
 e la povera onestà
 per cagione del denaro
 qualche volta se ne va». (Parte)
 
 SCENA IX
 
 Camera con trono e tre sedie.
 
 L’ARCIFANFANO con guardie; poi madama GLORIOSA, madama GARBATA e madama SEMPLICINA
 
 Arcifanfano
 Dunque il regno de’ pazzi (Alle guardie)
1040vuol che il suo re si unisca in matrimonio.
 Cospetto del demonio,
 l’hanno ben ritrovata fuor del mazzo,
 per farmi diventar sempre più pazzo.
 Elà, giacché le belle
1045novelle pazzarelle
 aspirano de’ pazzi alla corona,
 vengano tutte tre,
 che una di loro sceglierò per me... (Parte una guardia e Arcifanfano va in soglio. Vengono le tre donne)
 Gloriosa
 Monarca, per voi carca
1050la rocca della Parca
 sia sempre e stia da voi lungi la barca
 di Caronte che l’alme a Stigie varca.
 Arcifanfano
 Viva la bella Laura del Petrarca.
 Garbata
 Sovrano, sempre sano
1055il cielo vi mantenga e stia lontano
 dal vostro corpo il morbo oltramontano.
 Arcifanfano
 Elena siete voi del ciel troiano.
 Semplicina
 Signore, con il core (Senza mirarlo)
 m’inchino al bel splendore,
1060perché ho un po’ di rossore ed ho timore
 di perder, se vi miro, il mio pudore.
 Arcifanfano
 Siete sorella del bambino Amore.
 Orsù, quel che volete,
 chete, liete, discrete,
1065esponete e sedete, se potete.
 Gloriosa
 Brama la mia bellezza
 del trono la grandezza,
 se la vostra rozezza non mi sprezza.
 Arcifanfano
 A me troppo non piace la grassezza.
 Garbata
1070Io vi voglio pregare
 volermi, se vi pare,
 fra queste pazze rare incoronare.
 Arcifanfano
 Voi mi fareste in pochi dì creppare.
 Semplicina
 Vorrei e non vorrei...
1075spiegare i desir miei...
 Oimei, che di vergogna morirei.
 Arcifanfano
 Ho inteso, ho inteso e tu mia sposa sei.
 Gloriosa
 Io sdegno il vostro regno
 e siete voi di mia bellezza indegno. (Parte)
 Arcifanfano
1080La bellezza superba è un grande impegno.
 Garbata
 Dell’allegria nemico
 sapete che vi dico?
 Che già di voi no me n’importa un fico. (Parte)
 Arcifanfano
 Il ciel m’ha liberato da un intrico.
 Semplicina
1085Ed io cosa dirò?
 Davvero io non lo so.
 Arcifanfano
 Venite.
 Semplicina
                 Signor no.
 Arcifanfano
 Per darvi confidenza scenderò. (Scende dal trono e va a sedere vicino a lei)
 Semplicina
 Oibò, signore, oibò.
 Arcifanfano
1090Lo scettro vi darò.
 Semplicina
 Lo scettro mi darete? Il prenderò.
 Arcifanfano
 Brava, brava.
 Semplicina
                            Però,
 che mantenete io vuo’
 tutti, tutti quei patti ch’io farò.
 Arcifanfano
1095Cosa son questi patti?
 Semplicina
                                           Or li dirò.
 
    Se sposa sarò,
 io sempre farò
 quel mai che vorrò!
 Né mai sentirò
1100da voi dirmi no.
 
 Arcifanfano
 
 Non son sì cocò.
 
 Semplicina
 
    Io dunque men vo.
 Sposarmi non vuo’.
 
 Arcifanfano
 
    Fermate, sarò,
1105mia cara, un cocò. (Partono)
 
 SCENA X
 
 Sala.
 
 SORDIDONE, MALGOVERNO, FURIBONDO, madama GLORIOSA, madama GARBATA, servi pazzi
 
 tutti
 
    Saper vogliamo
 da sua maestà
 il nome proprio
 della città.
 
 a due
 
1110   Se n’andaremo,
 se nol dirà.
 
    Vogliamo il nome
 della città.
 
 tutti
 
    Saper vogliamo
1115da sua maestà
 il proprio nome
 della città.
 
 SCENA ULTIMA
 
 ARCIFANFANO e SEMPLICINA
 
 Arcifanfano
 Pazzi, sudditi miei,
 or contenti sarete.
1120Tutti saper volete
 il nome della nostra gran città;
 ora, ve lo prometto, si saprà.
 Vengano innanzi a noi
 i sei pazzi novelli.
1125Io voglio che da quelli,
 uniti alla real persona mia,
 il nome alla cittade oggi si dia. (Vengono avanti sei pazzi cantando)
 sei pazzi
 
    Saper vogliamo
 da sua maestà
1130il proprio nome
 della città.
 
 Arcifanfano
 Olà, diasi, o ministri,
 una lettera a ognun dell’alfabetto
 che il nome abia a compor chiaro e perfetto. (I servi pazzi danno a tutti una lettera dell’alfabetto ed una anche all’Arcifanfano)
1135Su via, tutti schieratevi
 e in buona consonanza accomodatevi.
 Or ora si vedrà
 il nome della nostra alma città. (Li va accomodando ma non si vede nome perfetto)
 No, così non va bene;
1140tramuttarvi conviene. (Li dispone diversamente)
 Così non viene ancora.
 Eh lo farò ben io venir or ora. (Li dispone diversamente e unendosi lui agli altri si vede dalle lettere a formare queste due parole: «Il mondo»)
 Ecco il nome, ecco il nome.
 Sarete soddisfatti.
1145Poco vi vuole a soddisfare i matti.
 
    Nel mondo albergano
 i savi e i matti;
 e si confondono
 spesso fra lor.
 
1150   Chi pazzo credesi
 talor è saggio
 e saggio credesi
 chi ha pazzo il cor.
 
 Fine del dramma