L’Arcadia in Brenta, Torino, Guibert e Orgeas, 1777

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera.
 
 FABRIZIO, poi LAURETTA
 
 FABRIZIO
1110Oimè! Dove m’ascondo?
 Oimè, che son andato in precipizio.
 Povera Arcadia! Povero Fabrizio!
 È finito il denaro;
 è venduto il vendibile. Ogni cosa
1115alfin s’è terminata il giorno d’ieri
 e non v’è da mangiare pei forestieri.
 Oh sorte! Oh cielo! Oh fato!
 Io non so che mi far, son disperato.
 LAURA
 Signor Fabrizio d’ogni grazia adorno,
1120io gli auguro buongiorno.
 FABRIZIO
 Grazie a vussignoria.
 LAURA
 Che mai ha, che mi pare
 alterato un tantin?
 FABRIZIO
                                     Mi duole il capo.
 LAURA
 Me ne dispiace, anch’io
1125mi sento nello stomaco aggravata,
 beverei volentier la cioccolata.
 FABRIZIO
 (La solita campana).
 LAURA
                                        Vuol far grazia
 d’ordinarla in cucina?
 FABRIZIO
 (Certo tu non la bevi stamattina).
 
 SCENA II
 
 Madama LINDORA e detti
 
 LINDORA
1130Signor Fabrizio, amabile e garbato,
 ella sia il ben levato.
 FABRIZIO
                                        Ancora lei...
 LINDORA
 Supplicarla vorrei
 ordinar mi sia data
 la mia colazioncina praticata.
 FABRIZIO
1135E in che consiste la sua colazione?
 LINDORA
 Fo pestar un cappone,
 poscia lo fo bollire a poco a poco
 e lo fo consumar fin che vi resta
 di brodo un scudellino
1140e vi taglio due fette di panino.
 FABRIZIO
 Se il cappon non vi fosse...
 LINDORA
                                                  Oh me meschina!
 Certo mi ammalerei,
 certo per debolezza io morirei.
 FABRIZIO
 (Se il brodo del cappon vuol aspettare,
1145stamattina madama ha da crepare).
 
 SCENA III
 
 Il CONTE e detti
 
 CONTE
 Nostro eroe, nostro nume, (A Fabrizio)
 giacché nel principato
 anco per questo dì fui confermato,
 impongo che si faccia
1150una solenne strepitosa caccia.
 I cacciator son lesti,
 sono i cani ammaniti, altro non manca
 che il generoso core
 d’ospite così degno
1155supplisca dal suo canto al grande impegno.
 FABRIZIO
 Come sarebbe a dir?
 CONTE
                                         Poco e polito,
 un sferico pasticcio,
 due volatili alessi,
 un quadrupede arrosto,
1160torta, latte, insalata e pochi frutti.
 E poi il di lei bel cor contenta tutti.
 FABRIZIO
 Ah non vuol altro, sì, sarà servito.
 Stamane il desinar sarà compito.
 
 SCENA IV
 
 FORESTO e detti
 
 FORESTO
 Signor Fabrizio.
 FABRIZIO
                                 Ebben, che c’è di nuovo?
 FORESTO
1165È un’ora che vi cerco e non vi trovo.
 Dove diavolo è
 il rosolio, il caffè?
 Giacinto ne vorria, Rosanna il chiede
 e un cane che lo porti non si vede.
 FABRIZIO
1170Oh canchero, mi spiace! Presto presto,
 Pancrazio, dove sei? (Viene il servo)
 Apri l’orecchio bene.
 Servi questi signor come si conviene.
 
    A Lauretta la sua cioccolata,
1175a madama un tazzin di ristoro.
 Il rosolio a quegli altri e il caffè.
 Poi farai una torta sfogliata.
 (Zitto... ascolta). Farai un pasticcio.
 (Zitto, dico. Non dir: «Non ve n’è».
 
1180   Già lo so tutto quel che vuol dire.
 Non v’è roba, non v’è più denaro.
 Non importa; sta’ cheto, l’ho caro.
 Tai pensieri non toccan a te). (Parte col servo)
 
 SCENA V
 
 Il CONTE, madama LINDORA, LAURETTA e FORESTO
 
 CONTE
 Generoso è Fabrizio.
 LINDORA
                                         È di buon core.
 LAURA
1185Per le ninfe d’Arcadia è un buon pastore.
 FORESTO
 Signori miei, disingannar vi voglio.
 Il povero Fabrizio è disperato.
 Egli s’è rovinato.
 Ordina di gran cose ma stamane
1190non ha due soldi da comprarsi un pane.
 LAURA
 Ma la mia cioccolata?
 FORESTO
 Per stamattina è andata.
 CONTE
 La caccia e il desinar?
 FORESTO
                                           Convien sospendere,
 fin che si trovin quei che voglion spendere.
 LINDORA
1195Ma il cappon vi sarà?
 FORESTO
                                          No, certamente.
 LINDORA
 Come viver potrò senza ristoro?
 Aimè, che languidezza! Io manco, io moro.
 CONTE
 Ah madama, madama,
 eccovi samperiglie,
1200spirito di melissa,
 acqua della regina,
 estratto di cannella soprafina.
 LINDORA
 V’è alcuna spezieria?
 FORESTO
                                         Sì, mia signora.
 LINDORA
 Deh fatemi il piacer, contino mio,
1205andatemi a pigliare,
 giacché non ho ristoro,
 della polvere d’oro,
 un cordial di perle,
 un elexir gemmato
1210con qualche solutivo delicato.
 CONTE
 Per servirvi, madama, in un istante,
 pongo lo sprone al cor, l’ali alle piante. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 Madama LINDORA, LAURETTA e FORESTO
 
 LAURA
 Eh madamina mia,
 so io che vi vorria
1215perché ogni vostro mal fosse guarito.
 LINDORA
 E che mai vi vorrebbe?
 LAURA
                                             Un bel marito.
 
    Le fanciulle giovinette
 son soggette a certi mali
 ma non hanno gli speziali
1220la ricetta che vi vuol.
 
    Altro recipe richiede
 della giovine il difetto.
 Un amante giovinetto
 d’ogni mal sanar la puol.
 
 SCENA VII
 
 Madama LINDORA e FORESTO
 
 FORESTO
1225Che ne dite, madama, la ricetta
 piacevi di Lauretta?
 LINDORA
                                        Io non ascolto
 né di lei né di voi le debolezze.
 Le passioni d’amor son leggierezze.
 FORESTO
 Modestia è gran virtù. Ma finalmente
1230la passione del cor convien che sbocchi,
 che se il labbro non parla, parlan gli occhi.
 Voi adorate il conte.
 LINDORA
 State zitto, ch’ei viene.
 FORESTO
 Parto, perché sturbarvi non conviene. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 Madama LINDORA, poi il CONTE con un speziale con vari medicamenti
 
 LINDORA
1235Io l’amo, è ver, ma non vo’ dirlo adesso,
 vo’ sostener la gravità del sesso.
 CONTE
 Eccovi lo spezial, signora mia,
 ed ha mezza con lui la spezieria.
 LINDORA
 Il cordiale? (Al conte)
 CONTE
                         Il cordiale. (Allo speziale) Ecco il cordiale. (A madama)
 LINDORA
1240Mezzo voi, mezzo io.
 CONTE
                                        Io non ho male.
 LINDORA
 Quando si serve dama,
 ricusar non si può.
 CONTE
 Dite ben, dite bene, io beverò. (Ne getta mezzo in un bicchiere e lo beve, poi dà il resto a Lindora)
 LINDORA
 È gagliardo?
 CONTE
                          Un po’ troppo.
 LINDORA
1245Ne vo’ assaggiar un poco,
 ah no no, non lo voglio, è tutto foco.
 Datemi l’elexir.
 CONTE
                                Eccolo qui.
 LINDORA
 Bevetene voi prima in quel bicchiere.
 CONTE
 Ma io...
 LINDORA
                 Ma voi non siete cavaliere.
 CONTE
1250Vi domando perdono.
 Vi servo, io bevo e cavaliero sono.
 LINDORA
 Vi piace?
 CONTE
                     Niente affatto,
 mi ha posto un mongibel nel corpo mio.
 LINDORA
 Dunque, quand’è così, non lo vogl’io.
 CONTE
1255Ed io intanto l’ho preso.
 LINDORA
                                              Oimè mi sento
 lo stomaco pesante.
 Ha portato il purgante?
 CONTE
                                              Sì, madama,
 è questo un solutivo
 ch’è molto operativo
1260e se voi vi sentite indigestione,
 in poch’ore farà l’operazione.
 LINDORA
 Lasciatelo veder.
 CONTE
                                  Eccolo.
 LINDORA
                                                 È troppo
 per lo stomaco mio.
 Mezzo voi il beverete e mezzo io.
 CONTE
1265Bisogno non ne ho.
 LINDORA
                                      Che importa questo?
 Prendetelo e bevete,
 se cavalier voi siete.
 CONTE
 Beverò, beverò, sì, madamina.
 (Ella ha mal ed io prendo medicina).
 LINDORA
1270Oibò, nausea mi fa. No, non lo voglio.
 CONTE
 Io sento un grande imbroglio
 nello stomaco mio.
 LINDORA
 Conte, soffrite voi, che soffro anch’io.
 CONTE
 
    Sì, madama, soffrirò
1275ma mi sento un certo che...
 che vorrebbe tornar su.
 Ahi soffrir non posso più.
 Deh, ch’io vada permettete,
 attendete, tornerò.
 
1280   No, vi dico, non vorrei...
 Se sentiste i dolor miei;
 nol credete? Io tacerò.
 Voi volete? Io creperò.
 
 SCENA IX
 
 Madama LINDORA, poi GIACINTO
 
 LINDORA
 Povero conte! Al certo riderei,
1285se non mi fesse il rider tanto male.
 GIACINTO
 Madama, siete attesa.
 Avrete di già intesa
 la disgrazia dell’ospite compito
 che per la bell’Arcadia è già fallito.
1290Rosanna, che non lungi ha la sua villa,
 tutti seco c’invita;
 colà l’Arcadia unita
 sarà con più giudizio.
 E con noi conduremmo anco Fabrizio.
 LINDORA
1295Oh povero Fabroni,
 me ne dispiace assai. Ma non ci penso,
 perché se ci pensassi
 forse per compassion m’attristerei
 e attristandomi un poco io morirei.
 
1300   Non voglio affanni al core,
 non vo’ pensar a guai,
 non ci ho pensato mai
 e non ci penserò.
 
    Io son d’un certo umore
1305che par che mesta sia
 e pur malinconia
 dentro il cor mio non ho.
 
 SCENA X
 
 GIACINTO, poi ROSANNA
 
 GIACINTO
 Può darsi ch’ella sia
 allegra più di quel ch’ognuno crede
1310ma fa morir d’inedia chi la vede.
 ROSANNA
 Giacinto, il tutto è pronto.
 Preparato è il burchiello.
 Mandato avanti ho i servitori miei;
 che veniste voi meco io bramerei.
 GIACINTO
1315Non ricuso l’onor che voi mi fate.
 ROSANNA
 Anzi, se non sdegnate,
 quando nella mia casa voi sarete,
 io farovvi padrone e disporrete.
 GIACINTO
 Io, Rosanna, perché?
 ROSANNA
                                         Perché se veri
1320son que’ detti di ieri...
 Basta, di più non dico.
 GIACINTO
 Sì, mia cara, v’intendo
 e da voi sol la mia fortuna attendo. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 ROSANNA sola
 
 ROSANNA
 Giacinto ha un certo brio
1325che piace al genio mio.
 Per lui a poco a poco
 m’accese un dolce foco in seno amore.
 L’amo, l’adoro e gli ho donato il core.
 
    Principiai amar per gioco
1330e d’amor il cor m’accesi,
 già m’alletta il dolce foco
 e maggior ognor si fa.
 
    Fra i piaceri e fra i diletti
 oggi nacque il mio tormento;
1335ma d’amare io non mi pento
 perché spero alfin pietà.
 
 SCENA ULTIMA
 
 Giardino che termina al fiume Brenta, in cui evvi il burchiello che attende la compagnia dell’Arcadia.
 
 FABRIZIO, poi FORESTO, poi ROSANNA, poi GIACINTO, poi madama LINDORA, poi LAURETTA e per ultimo il CONTE
 
 FABRIZIO
 No, non vo’ che si dica
 ch’io abbia avuto di grazia
 d’andar in casa d’altri
1340dopo aver rovinata casa mia,
 vo’ fuggir la vergogna e scampar via. (S’incontra in Foresto)
 FORESTO
 Dove, signor Fabrizio?
 FABRIZIO
 Vado a far un servizio.
 Aspettatemi qui, che adesso torno. (Vuol andar da una parte e s’incontra in Rosanna)
 ROSANNA
1345Cercato ho ogni contorno,
 alfin v’ho ritrovato,
 signor Fabrizio amato,
 degnatevi venir in casa mia.
 FABRIZIO
 Con buona grazia di vussignoria. (Vuol andar da un altro lato e s’incontra in Giacinto)
 GIACINTO
1350Fermatevi signore,
 fateci quest’onore,
 venite da Rosanna a star con noi.
 FABRIZIO
 Aspettate un pochino e son con voi. (Si volta da una parte e incontra madama Lindora)
 LINDORA
 Dove correte?
 FABRIZIO
                             (Oh bella!) (Vuol rigirarsi per un altro lato e incontra il conte)
 CONTE
1355Voi siete prigionier, non vi movete.
 FABRIZIO
 Che vi venga la rabbia a quanti siete.
 FORESTO
 Orsù, signor Fabrizio,
 permettete ch’io parli; ognuno sa
 che siete un galantuomo,
1360che siete rovinato,
 che non v’è più rimedio. Ognun vi prega
 che venghiate con noi; se ricusate,
 superbia, e non virtù, voi dimostrate.
 ROSANNA
 Vi supplico.
 LINDORA
                         Vi prego.
 LAURA
                                            Vi scongiuro.
 CONTE
1365Non siate con tre donne ingrato e duro.
 FABRIZIO
 Orsù m’arrendo al generoso invito.
 Non è poca fortuna
 per un uom rovinato
 esiger compassion dal mondo ingrato.
1370Per lo più quegl’istessi
 ch’hanno mandato il misero in rovina
 lo metton cogli scherni alla berlina.
 TUTTI
 
    Signor Fabrizio,
 venga con noi
1375e lieto poi
 ritornerà.
 
 FABRIZIO
 
    Vengo e ringrazio
 tanta bontà.
 
 TUTTI
 
    L’Arcadia in Brenta
1380è terminata
 e la brigata
 via se ne va.
 
 FABRIZIO
 
    Andata fosse
 tre giorni fa.
 
 TUTTI
 
1385   Signor Fabrizio,
 venga con noi
 e lieto poi
 ritornerà.
 
 FABRIZIO
 
    Vengo e ringrazio
1390tanta bontà.
 
 Fine del dramma