L’Arcadia in Brenta, Venezia, Fenzo, 1749 (Padova)

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera.
 
 FABRIZIO, poi LAURETTA
 
 FABRIZIO
 Ohimè! Dove m’ascondo?
 Ohimè, che son andato in precipizio.
 Povera Arcadia! Povero Fabrizio!
 È finito il denaro;
1115è venduto il vendibile. Ogni cosa
 alfin s’è terminata il giorno d’ieri
 e non v’è da mangiar pei forastieri.
 Oh sorte! Oh cielo! Oh fato!
 Io non so che mi far, son disperato.
 LAURA
1120Signor Fabrizio d’ogni grazia adorno,
 io gli auguro buongiorno.
 FABRIZIO
 Grazie a vusignoria.
 LAURA
 Che mai ha, che mi pare
 alterato un tantin?
 FABRIZIO
                                     Mi duole il capo.
 LAURA
1125Me ne dispiace, anch’io
 mi sento nello stomaco aggravata.
 Beverei volentier la cioccolata.
 FABRIZIO
 (La solita campana).
 LAURA
                                        Vuol far grazia
 d’ordinarla in cuccina.
 FABRIZIO
1130(Certo tu non la bevi stamatina).
 
 SCENA II
 
 Madama LINDORA e detti
 
 LINDORA
 Signor Fabrizio amabile e garbato,
 ella sia il ben levato.
 FABRIZIO
                                        Ancora lei...
 LINDORA
 Supplicarla vorrei
 ordinar mi sia data
1135la mia colazioncina praticata.
 FABRIZIO
 E in che consiste la sua colazione?
 LINDORA
 Fo pestar un cappone,
 poscia lo fo bollire a poco a poco
 e lo fo consumar fin che vi resta
1140di brodo un scudellino
 e vi taglio due fette di panino.
 FABRIZIO
 Se il cappon non vi fosse...
 LINDORA
                                                  Oh me meschina!
 Certo mi ammalerei,
 certo per debolezza io morirei.
 FABRIZIO
1145Se il brodo di cappone vuol aspettare,
 stamattina, madama, ha da creppare.
 
 SCENA III
 
 Il CONTE e detti
 
 IL CONTE
 Nostro eroe, nostro nume, (A Fabrizio)
 giacché nel principato
 anco per questo dì fui confermato,
1150impongo che si faccia
 una solenne strepitosa caccia.
 I cacciator son lesti,
 sono i cani ammaniti, altro non manca
 che il generoso core
1155d’ospite così degno
 supplisca dal suo canto al grande impegno.
 FABRIZIO
 Come sarebbe a dir?
 IL CONTE
                                         Poco e polito.
 Un sferico pasticcio,
 due volatili alessi,
1160un quadrupede arrosto,
 torta, latte, insalata e pochi frutti
 e poi il di lei bel cor contenta tutti.
 FABRIZIO
 Ah non vuol altro? Sì, sarà servito.
 Stamane il desinar sarà compito.
 
 SCENA IV
 
 FORESTO e detti
 
 FORESTO
1165Signor Fabrizio.
 FABRIZIO
                                 Ebben, che c’è di nuovo?
 FORESTO
 È un’ora che vi cerco e non vi trovo.
 Dove diavolo è
 il rosolio, il caffè?
 Giacinto ne vorria, Rosana il chiede
1170e un cane che lo porti non si vede.
 FABRIZIO
 Oh cancaro, mi spiace! Presto presto.
 Pancrazio, dove sei? (Viene il servo)
 Apri l’orecchio bene.
 Servi questi signori come conviene.
 
1175   A Lauretta la sua cioccolata,
 a madama un tazzin di ristoro.
 Il rosolio a quegli altri ed il caffè.
 Poi farai una torta sfogliata.
 (Zitto... ascolta). Farai un pasticcio.
1180(Zitto, dico. Non dir: «Non ve n’è».
 
    Già lo so tutto quel che vuoi dire.
 Non v’è robba, non v’è più denaro.
 Non importa; sta’ chetto, l’ho caro.
 Tai pensieri non toccan a te). (Parte col servo)
 
 SCENA V
 
 Il CONTE, madama LINDORA, LAURETTA e FORESTO
 
 IL CONTE
1185Generoso è Fabrizio.
 LINDORA
                                         È di bon core.
 LAURA
 Per le ninfe d’Arcadia è un bon pastore.
 FORESTO
 Signori miei, disingannar vi voglio.
 Il povero Fabrizio è disperato.
 Egli s’è rovinato.
1190Ordina di gran cose ma stamane
 non ha due soldi da comprarsi un pane.
 LAURA
 Ma la mia cioccolata?
 FORESTO
 Per stamattina è andata.
 IL CONTE
 La caccia e il desinar?
 FORESTO
                                           Convien sospendere
1195fin che si trovin quei che voglion spendere.
 LINDORA
 Ma il cappon vi sarà?
 FORESTO
                                          No certamente.
 LINDORA
 Come viver potrò senza ristoro?
 Ahimè, che languidezza! Io manco, io moro.
 IL CONTE
 Ah madama, madama,
1200eccovi sampereglie,
 spirito di melissa,
 acqua della regina,
 estratto di canella soprafina.
 LINDORA
 V’è alcuna spezieria?
 FORESTO
                                         Sì, mia signora.
 LINDORA
1205Deh fatemi il piacer, contino mio,
 andatemi a pigliare,
 giacché non ho ristoro,
 della polvere d’oro,
 un cordiale di perle,
1210un elexir gemmato
 con qualche solutivo delicato.
 IL CONTE
 Per servirvi, madama, in un istante,
 pongo lo sprone al cor, l’ali alle piante. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 Madama LINDORA, LAURETTA e FORESTO
 
 LAURA
 Eh madamina mia,
1215so io che vi vorria
 perché ogni vostro mal fosse guarito.
 LINDORA
 E che mai vi vorrebbe?
 LAURA
                                             Un bel marito.
 
    Le fanciulle giovinette
 son soggette a certi mali
1220ma non hanno gli speciali
 la ricetta che vi vuol.
 
    Altro recipe richiede
 della giovine il difetto.
 Un amante giovinetto
1225d’ogni mal sanar la puol.
 
 SCENA VII
 
 Madama LINDORA e FORESTO
 
 FORESTO
 Che ne dite, madama, la ricetta
 piacevi di Lauretta?
 LINDORA
                                        Io non ascolto
 né di lei né di voi le debolezze.
 Le passioni d’amor son leggierezze.
 FORESTO
1230Modestia è gran virtù. Ma finalmente
 la passione del cor convien che sbocchi,
 che se il labbro non parla, parlan gl’occhi.
 Voi adorate il conte.
 LINDORA
 State zitto, ch’ei viene.
 FORESTO
1235Parto, perché sturbarvi non conviene. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 Madama LINDORA, poi il CONTE con un speziale con vari medicamenti
 
 LINDORA
 Io l’amo, è ver, ma non vuo’ dirlo adesso;
 vo’ sostener la gravità del sesso.
 IL CONTE
 Eccovi lo spezial, signora mia,
 ed ha mezza con lui la speziaria.
 LINDORA
1240Il cordiale. (Al conte)
 IL CONTE
                        Il cordiale. (Allo speziale) Ecco il cordiale. (A madama)
 LINDORA
 Mezzo voi, mezzo io.
 IL CONTE
                                        Io non ho male.
 LINDORA
 Quando si serve dama,
 ricusar non si può.
 IL CONTE
 Dite ben, dite bene, io beverò. (Ne getta mezzo in un bicchiere e lo beve, poi dà il resto a Lindora)
 LINDORA
1245È gagliardo?
 IL CONTE
                          Un po’ troppo.
 LINDORA
 Ne vuo’ assaggiar un poco,
 ah no no, non lo voglio, è tutto foco.
 Datemi l’elixir.
 IL CONTE
                               Ecco qui.
 LINDORA
 Bevetene voi prima in quel bicchiere.
 IL CONTE
1250Ma io...
 LINDORA
                 Ma voi non siete cavagliere.
 IL CONTE
 Vi domando perdono.
 Vi servo, io bevo e cavalier io sono.
 LINDORA
 Vi piace?
 IL CONTE
                     Niente affatto.
 Mi ha posto un mongibel nel corpo mio.
 LINDORA
1255Dunque, quand’è così, non lo vogl’io.
 IL CONTE
 Ed io intanto l’ho preso.
 LINDORA
                                              Ohimè mi sento
 lo stomaco pesante.
 Ha portato il purgante?
 IL CONTE
                                              Sì, madama,
 è questo un solutivo
1260ch’è molto operativo;
 e se voi vi sentite indigestione,
 in poch’ore farà l’operazione.
 LINDORA
 Lasciatelo veder.
 IL CONTE
                                  Eccolo.
 LINDORA
                                                 È troppo
 per lo stomaco mio.
1265Mezzo voi il beverete e mezzo io.
 IL CONTE
 Bisogno non ne ho.
 LINDORA
                                      Che importa questo?
 Prendetelo e bevete,
 se cavalier voi siete.
 IL CONTE
 Beverò, beverò, sì, madamina.
1270(Lei ha mal ed io prendo medicina).
 LINDORA
 Oibò, nausea mi fa, no, non lo voglio.
 IL CONTE
 Io sento un grande imbroglio
 nello stomaco mio.
 LINDORA
 Conte, soffrite voi che soffro anch’io.
 IL CONTE
 
1275   Sì, madama, soffrirò;
 ma mi sento un certo che...
 che vorrebbe tornar su.
 Ahi soffrir non posso più.
 Deh, ch’io vada permettete,
1280attendete, tornerò.
 
    No, vi dico, non vorrei...
 Se sentiste i dolor miei!
 Nol credete? Io tacerò.
 Voi volete? Io crepperò.
 
 SCENA IX
 
 Madama LINDORA, poi GIACINTO
 
 LINDORA
1285Povero conte! Al certo riderei,
 se non mi fece il rider tanto male.
 GIACINTO
 Madama, siete attesa.
 Avrete di già intesa
 la disgrazia dell’ospite compito
1290che per la bell’Arcadia è già fallito.
 Rosana, che non lungi ha la sua villa,
 tutti seco c’invita;
 colà l’Arcadia unita
 sarà con più giudizio
1295e con noi conduremmo anco Fabrizio.
 LINDORA
 Oh povero Fabroni;
 me ne dispiace assai. Ma non ci penso,
 perché se ci pensassi
 forse per compassion m’attristerei
1300e attristandomi un poco io morirei.
 
    Non voglio affani al core,
 non vuo’ pensar a guai,
 non ci ho pensato mai
 e non ci penserò.
 
1305   Io son d’un certo umore
 che par che mesta sia
 e pur malinconia
 dentro il cor mio non ho. (Parte)
 
 SCENA X
 
 GIACINTO, poi ROSANA
 
 GIACINTO
 Può darsi ch’ella sia
1310allegra più di quel ch’ognuno crede
 ma fa morir d’inedia chi la vede.
 ROSANNA
 Giacinto, il tutto è pronto.
 Preparato è il burchiello.
 Mandati avanti ho i servitori miei;
1315che veniste voi meco io bramerei.
 GIACINTO
 Non ricuso l’onor che voi mi fate.
 ROSANNA
 Anzi, se non sdegnate,
 quando nella mia casa voi sarete,
 io farovi padron e disporrete.
 GIACINTO
1320Io, Rosana, perché?
 ROSANNA
                                       Perché se veri
 son que’ detti di ieri...
 Basta, di più non dico.
 GIACINTO
 Sì, mia cara, v’intendo;
 e da voi sol la mia fortuna attendo. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 ROSANA sola
 
 ROSANNA
1325Giacinto ha un certo brio
 che piace al genio mio.
 Per lui, a poco a poco,
 m’accese un dolce foco in seno amore.
 L’amo, l’adoro e gli ho donato il core.
 
1330   Principiai amar per gioco
 e d’amor il cor m’acesi;
 già m’aletta il dolce foco.
 E maggiore ognor si fa.
 
    Fra i piaceri e fra i diletti
1335oggi nacque il mio tormento;
 ma d’amare io non mi pento,
 perché spero alfin pietà.
 
 SCENA ULTIMA
 
 Giardino che termina al fiume Brenta, in cui evvi il burchiello che attende la compagnia dell’Arcadia.
 
 FABRIZIO, poi FORESTO, poi ROSANA, poi GIACINTO, poi madama LINDORA, poi LAURETTA e per ultimo il CONTE
 
 FABRIZIO
 No, non vuo’ che si dica
 ch’io abbia avuto di grazia
1340d’andar in casa d’altri
 dopo aver rovinata casa mia.
 Vuo’ fugir la vergogna e scampar via. (S’incontra in Foresto)
 FORESTO
 Dove, signor Fabrizio?
 FABRIZIO
 Vado a far un servizio.
1345Aspettatemi qui, che adesso torno. (Vuol andar da una parte e s’incontra in Rosana)
 ROSANNA
 Cercato ho ogni contorno,
 alfin v’ho ritrovato,
 signor Fabrizio amato,
 degnatevi venir in casa mia.
 FABRIZIO
1350Con buona grazia di vusignoria. (Vuol andar da un altro lato e s’incontra in Giacinto)
 GIACINTO
 Fermatevi, signore,
 fateci quest’onore,
 venite da Rosana a star con noi.
 FABRIZIO
 Aspettate un pochino e son con voi. (Si volta da una parte e incontra madama Lindora)
 LINDORA
1355Dove corrette?
 FABRIZIO
                              (Oh bella!) (Vuol andare dall’altra e incontra Lauretta)
 LAURA
 Dove n’andate?
 FABRIZIO
                                (Oh buona!) (Vuol rigirarsi per un altro lato e incontra il conte)
 IL CONTE
 Voi siete prigionier, non vi movete.
 FABRIZIO
 Che vi venga la rabbia a quanti siete.
 FORESTO
 Orsù, signor Fabrizio,
1360permettete ch’io parli; ognuno sa
 che siete un galantuomo,
 che siete rovinato,
 che non v’è più rimedio. Ognun vi prega
 che venghiate con noi; se ricusate,
1365superbia e non virtù voi dimostrate.
 ROSANNA
 Vi suplico.
 LINDORA
                       Vi prego.
 LAURA
                                          Vi scongiuro.
 IL CONTE
 Non siate con tre donne ingrato e duro.
 FABRIZIO
 Orsù, m’arrendo al generoso invito.
 Non è poca fortuna
1370per un uom rovinato
 esigger compassion dal mondo ingrato.
 Per lo più quegl’istessi
 ch’hanno mandato il misero in rovina
 lo metton colli scherni alla berlina.
 TUTTI
 
1375   Signor Fabrizio,
 venga con noi
 e lieto poi
 ritornerà.
 
 FABRIZIO
 
    Vengo e ringrazio
1380tanta bontà.
 
 TUTTI
 
    L’Arcadia in Brenta
 è terminata
 e la brigata
 via se ne va.
 
 FABRIZIO
 
1385   Andata fosse
 tre giorni fa.
 
 TUTTI
 
    Signor Fabrizio,
 venga con noi
 e lieto poi
1390ritornerà.
 
 FABRIZIO
 
    Vengo e ringrazio
 tanta bontà.
 
 Fine del dramma