L’Arcadia in Brenta, Milano, Malatesta, 1751

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Camera.
 
 FABRIZIO, poi LAURETTA
 
 FABRIZIO
 Ohimè! Dove m’ascondo?
 Oimè, che sono andato in precipizio.
 Povera Arcadia! Povero Fabrizio!
 È finito il denaro;
1080è venduto il vendibile. Ogni cosa
 alfin s’è terminata il giorno d’ieri
 e non v’è da mangiar pei forastieri.
 Oh sorte! Oh cielo! Oh fato!
 Io non so che mi far, son disperato.
 LAURA
1085Signor Fabrizio d’ogni grazia adorno,
 io gli auguro buongiorno.
 FABRIZIO
 Grazie a vusignoria.
 LAURA
 Che mai ha che mi pare
 alterato un tantin?
 FABRIZIO
                                     Mi duole il capo.
 LAURA
1090Me ne dispiace, anch’io
 mi sento nello stomaco aggravata,
 beverei volontier la ciocolata.
 FABRIZIO
 (La solita campana).
 LAURA
                                        Vuol far grazia
 d’ordinarla in cucina.
 FABRIZIO
1095(Certo tu non la bevi stamattina).
 
 SCENA II
 
 Madama LINDORA e detti
 
 LINDORA
 Signor Fabrizio amabile e garbato,
 ella sia il ben levato.
 FABRIZIO
                                        Ancora lei.
 LINDORA
 Supplicarla vorrei
 ordinar mi sia data
1100la mia colazioncina praticata.
 FABRIZIO
 E in che consiste la sua colazione?
 LINDORA
 Per esempio un piccione,
 due quaglie, una pernice, un francolino
 e una mezza botteglia di buon vino.
 FABRIZIO
1105Mia cara madamina
 io vi posso esibir la polentina.
 LINDORA
 Sentite, tante e tante
 che fan le schizzignose, come me,
 mangian la polentina, se ve n’è.
 
 SCENA III
 
 CONTE e detti
 
 CONTE
1110Nostro eroe, nostro nume, (A Fabrizio)
 giacché nel principato
 anco per questo dì fui confermato,
 impongo che si faccia
 una solenne strepitosa caccia.
1115I cacciator son lesti,
 sono i cani ammaniti, altro non manca
 che il generoso core
 d’ospite così degno
 supplisca dal suo canto al grande impegno.
 FABRIZIO
1120Come sarebbe a dir?
 CONTE
                                         Poco e polito.
 Un sferico pasticcio,
 due volatili alessi,
 un quadrupede arrosto,
 torta, latte, insalata e pochi frutti
1125e poi il di lei bel cor contenta tutti.
 FABRIZIO
 Ah, non vuol altro? Sì, sarà servito.
 Stamane il desinar sarà compito.
 
 SCENA IV
 
 FORESTO e detti
 
 FORESTO
 Signor Fabrizio.
 FABRIZIO
                                 Ebben, che c’è di nuovo?
 FORESTO
 È un’ora che vi cerco e non vi trovo.
1130Dove diavolo è
 il rosolio, il caffè?
 Giacinto ne vorria, Rosanna il chiede
 e un cane che lo porti non si vede.
 FABRIZIO
 Oh cancaro, mi spiace! Presto, presto.
1135Pancrazio, dove sei? (Viene il servo)
 Apri l’orecchio bene.
 Servi questi signori come conviene.
 
    Se voi non volete altro,
 il tutto vi sarà;
1140e lei quanto richiede,
 non dubiti, averà.
 
    (Io già me lo figuro,
 io già ne sto sicuro
 che questo non sarà). (Parte col servo)
 
 SCENA V
 
 Il CONTE, madama LINDORA, LAURETTA e FORESTO
 
 CONTE
1145Generoso è Fabrizio.
 LINDORA
                                         È di bon core.
 LAURA
 Per le ninfe d’Arcadia è un bon pastore.
 FORESTO
 Signori miei, disingannar vi voglio.
 Il povero Fabrizio è disperato.
 Egli s’è rovinato.
1150Ordina di gran cose ma stamane
 non ha due soldi da comprarsi un pane.
 LAURA
 Ma la mia cioccolata?
 FORESTO
 Per stamattina è andata.
 CONTE
 La caccia e il desinar?
 FORESTO
                                           Convien sospendere
1155finché si trovin quei che voglion spendere.
 LINDORA
 Ma il cappon vi sarà?
 FORESTO
                                          No certamente.
 LINDORA
 Come viver potrò senza ristoro?
 Ahimè, che languidezza! Io manco, io moro.
 CONTE
 Ah madama, madama,
1160eccovi sampereglie,
 spirito di melissa,
 acqua della regina,
 estratto di canella soprafina.
 LINDORA
 V’è alcuna spezieria?
 FORESTO
                                         Sì, mia signora.
 LINDORA
1165Deh fatemi il piacer, contino mio,
 andatemi a pigliare
 della polvere d’oro,
 un cordiale di perle,
 un elixir gemmato
1170con qualche solutivo delicato.
 CONTE
 Per servirvi, madama, in un istante,
 pongo lo sprone al cor, l’ali alle piante. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 Madama LINDORA, LAURETTA e FORESTO
 
 LAURA
 Eh madamina mia,
 so io che vi vorria
1175perché ogni vostro mal fosse guarito.
 LINDORA
 E che mai vi vorrebbe?
 LAURA
                                             Un bel marito. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 Madama LINDORA e FORESTO
 
 FORESTO
 Che ne dite, madama, la ricetta
 piacevi di Lauretta?
 LINDORA
                                        A dire il vero
 un marito geniale
1180credo ancor io non mi farebbe male.
 FORESTO
 Ma che vuol dir che spesso
 vi vengon svenimenti?
 LINDORA
                                            Io ve la dico
 appunto come sta. Finto ho svenire
 per obbligare il conte,
1185ch’è tutto complimenti,
 a tenere per me i medicamenti.
 FORESTO
 Siete brava davvero.
 LINDORA
                                        Io tale sono
 qual esser deve al mondo
 una donna di brio lieto e giocondo.
 FORESTO
1190Eccolo ch’egli viene.
 LINDORA
                                       Andate, andate.
 FORESTO
 Egli v’ama il meschino e voi il burlate.
 
 SCENA VIII
 
 Madama LINDORA, poi il CONTE con uno speciale con vari medicamenti
 
 LINDORA
 Io fo così; sian belli o siano brutti,
 per prendermi piacer, li burlo tutti.
 CONTE
 Eccovi lo spezial, signora mia,
1195ed ha mezza con lui la speziaria.
 LINDORA
 Il cordiale. (Al conte)
 CONTE
                        Il cordiale. (Allo speciale) Ecco il cordiale. (A madama)
 LINDORA
 Mezzo voi, mezzo io.
 CONTE
                                        Io non ho male.
 LINDORA
 Quando si serve dama,
 ricusar non si può.
 CONTE
1200Dite ben, dite bene, io beverò. (Ne getta mezzo in un bicchiere e lo beve, poi dà il resto a Lindora)
 LINDORA
 È gagliardo?
 CONTE
                          Un po’ troppo.
 LINDORA
 Ne vuo’ assaggiar un poco.
 Ah no no, non lo voglio, è tutto foco.
 Datemi l’elixir.
 CONTE
                               Eccolo qui.
 LINDORA
1205Bevetene voi prima in quel bicchiere.
 CONTE
 Ma io...
 LINDORA
                 Ma voi non siete cavaliere.
 CONTE
 Vi domando perdono,
 vi servo, io bevo e cavalier io sono.
 LINDORA
 Vi piace?
 CONTE
                     Niente affatto.
1210Mi ha posto un mongibel nel corpo mio.
 LINDORA
 Dunque, quand’è così, non lo vogl’io.
 CONTE
 Ed io intanto l’ho preso.
 LINDORA
                                              Ohimè mi sento
 lo stomaco pesante.
 Ha portato il purgante?
 CONTE
                                              Sì, madama,
1215è questo un solutivo
 ch’è molto operativo;
 e se voi vi sentite indigestione,
 in poch’ore farà l’operazione.
 LINDORA
 Lasciatelo veder.
 CONTE
                                  Eccolo.
 LINDORA
                                                 È troppo
1220per lo stomaco mio.
 Mezzo voi il beverete e mezzo io.
 CONTE
 Bisogno non ne ho.
 LINDORA
                                      Che importa questo?
 Prendetelo e bevete,
 se cavalier voi siete.
 CONTE
1225Beverò, beverò, sì, madamina.
 (Lei ha mal ed io prendo medicina).
 LINDORA
 Oibò, nausea mi fa, no, non lo voglio.
 CONTE
 Io sento un grande imbroglio
 nello stomaco mio.
 LINDORA
1230Conte, soffrite voi che soffro anch’io.
 CONTE
 
    Madama bella, amabile...
 Ohimè! Non posso più;
 mi sento venir su
 un certo non so che...
1235Vorrei non so dir che...
 So che m’intende già.
 
 SCENA IX
 
 Madama LINDORA, poi GIACINTO
 
 LINDORA
 Povero conte! Al certo mi fa ridere.
 Se non mi fesse il rider tanto male!
 GIACINTO
 Madama, siete attesa.
1240Avrete di già intesa
 la disgrazia dell’ospite compito
 che per la bell’Arcadia è già fallito.
 Rosanna, che non lungi ha la sua villa,
 tutti seco c’invita;
1245colà l’Arcadia unita
 sarà con più giudizio
 e con noi condurremo anco Fabrizio.
 LINDORA
 Oh povero Fabroni;
 non vuo’ prendermi affanno,
1250s’egli è stato un bagian, sarà suo danno.
 
    No, non s’ama più davvero,
 sol si cerca ad ingannar;
 lusingare or va l’usanza,
 la costanza è una follia.
1255Dir potete se ciò sia,
 alme amanti, voi per me.
 
    Parla il labro e non il core,
 tutto è finto nell’amore,
 non sa alcun che cosa è fé;
1260dir potete se ciò sia,
 alme amanti, voi per me.
 
 SCENA X
 
 GIACINTO, poi ROSANNA
 
 ROSANNA
 Giacinto, il tutto è pronto.
 Preparato è il burchiello.
 Mandati avanti ho i servitori miei;
1265che veniste voi meco io bramerei.
 GIACINTO
 Non ricuso l’onor che voi mi fate.
 ROSANNA
 Anzi, se non sdegnate,
 quando nella mia casa voi sarete,
 io farovvi padron e disporrete.
 GIACINTO
1270Io, Rosanna, perché?
 ROSANNA
                                         Perché se veri
 son quei detti di ieri...
 Basta, di più non dico.
 GIACINTO
 Sì, mia cara, v’intendo;
 e da voi sol la mia fortuna attendo.
 
1275   Vicino al termine
 de’ suoi martiri,
 fugge quest’anima,
 sciolta in sospiri,
 sul volto amabile
1280di te, mio ben.
 
    Per te il mio fato
 non freme irato,
 per te ritornami
 il core in sen.
 
 SCENA XI
 
 ROSANNA sola
 
 ROSANNA
1285Giacinto ha un certo brio
 che piace al genio mio.
 E se privo di lui
 si trovasse il mio core,
 ah, non avria conforto il mio dolore.
 
1290   Son confusa pastorella
 che nel bosco a notte oscura
 senza face e senza stella
 infelice si smarrì.
 
    Ogni moto più leggero
1295mi spaventa e mi scolora;
 è lontana ancor l’aurora
 e non spero un chiaro dì.
 
 SCENA ULTIMA
 
 Giardino che termina al fiume Brenta, in cui evvi il burchiello che attende la compagnia dell’Arcadia.
 
 FABRIZIO, poi FORESTO, poi ROSANNA, poi GIACINTO, poi madama LINDORA, poi LAURETTA e per ultimo il CONTE
 
 FABRIZIO
 No, non vuo’ che si dica
 ch’io abbia avuto di grazia
1300d’andar in casa d’altri
 dopo aver rovinata casa mia.
 Vuo’ fuggir la vergogna e scampar via. (S’incontra in Foresto)
 FORESTO
 Dove, signor Fabrizio?
 FABRIZIO
 Vado a far un servizio,
1305aspettatemi qui, che adesso torno. (Vuol andar da una parte e s’incontra in Rosanna)
 ROSANNA
 Cercato ho ogni contorno,
 alfin v’ho ritrovato,
 signor Fabrizio amato,
 degnatevi venir in casa mia.
 FABRIZIO
1310Con buona grazia di vusignoria. (Vuol andar da un altro lato e s’incontra in Giacinto)
 GIACINTO
 Fermatevi signore,
 fateci quest’onore,
 venite da Rosanna a star con noi.
 FABRIZIO
 Aspettate un pochino e son con voi. (Si volta da una parte e incontra madama Lindora)
 LINDORA
1315Dove correte?
 FABRIZIO
                             (Oh bella!) (Vuol andare dall’altra e incontra Lauretta)
 LAURA
 Dove n’andate?
 FABRIZIO
                                (Oh buona!) (Vuol ragirarsi per un altro lato e incontra il conte)
 CONTE
 Voi siete prigionier, non vi movete.
 FABRIZIO
 Che vi venga la rabbia a quanti siete.
 FORESTO
 Orsù, signor Fabrizio,
1320permettete ch’io parli; ognuno sa
 che siete un galantuomo,
 che siete rovinato,
 che non v’è più rimedio. Ognun vi prega
 che venghiate con noi; se ricusate,
1325superbia e non virtù voi dimostrate.
 ROSANNA
 Vi supplico.
 LINDORA
                         Vi prego.
 LAURA
                                            Vi scongiuro.
 CONTE
 Non siate con tre donne ingrato e duro.
 FABRIZIO
 Orsù m’arrendo al generoso invito.
 Non è poca fortuna
1330per un uom rovinato
 esigger compassion dal mondo ingrato.
 Per lo più quegl’istessi
 ch’hanno mandato il misero in rovina
 lo metton colli scherzi alla berlina.
 TUTTI
 
1335   Signor Fabrizio,
 venga con noi
 e lieto poi
 ritornerà.
 
 FABRIZIO
 
    Vengo e ringrazio
1340tanta bontà.
 
 TUTTI
 
    L’Arcadia in Brenta
 è terminata
 e la brigata
 via se ne va.
 
 FABRIZIO
 
1345   Andata fosse
 tre giorni fa.
 
 TUTTI
 
    Signor Fabrizio,
 venga con noi
 e lieto poi
1350ritornerà.
 
 FABRIZIO
 
    Vengo e ringrazio
 tanta bontà.
 
 Fine del dramma