Figli, amici e compagni, a cui mi lega,
più che il grado primier, paterno amore,
dura necessità, render conviene
grata più che si può e odiosa meno.
alle donne di mano, l’arte nostra
consiste nel saper, quando a noi pare,
pelar la quaglia e non la far gridare.
poiché perduti ho i genitori in fasce,
avvezza sono ad obbedirvi, è vero,
ma pace non avrò, ma inquieta sempre
mi vedrete, e turbata ed agitata,
s’io non giungo a saper da chi son nata.
voi avete gran torto. Meglio parmi
della nascita vostra esser dubbiosa
che arrischiar di trovare i genitori
servi, schiavi, villani o pescatori.
i genitori miei conoscer voglio.
La natura mi parla e non l’orgoglio.
d’un vecchio egiziano opera e dono,
di cui l’erede e il successore io sono.
Quel che al petto lo tien cambia a sua voglia
di voce e di figura e passar puote
per l’oggetto che vuol, straniero o assente.
lo presento, lo affido e lo consegno.
consegniate a una donna il talismano.
a cambiar di pensiero e di sembianza
sono abili abbastanza e la natura
per far prodigi il talisman del sesso.
Nelle mani d’un uom passar potrebbe
per opra uscita di Pluton dal regno.
criticarlo non puote o non ardisce,
che una donna gentil tutto abbelisce.
in grado di tentar la vostra sorte.
ricco, bello, gentile e che vi adora.
stato non siavi confidato invano.
Mi ama Lindoro ma il signor Pancrazio,
ch’è suo zio e tutore e ch’ha una figlia
del padre di Lindoro un testamento.
Ah questa figlia, questa figlia è causa
di propria autorità mi ha processato,
mi costrinse a salvarmi e mi ha esiliato.
Intesi dir che della cameriera
Giannina stessa lo credea. Mi valsi
per veder la padrona in libertà.
Non è amor vero amor, se non è saggio.
di una buona novella apportatore.
e la sua confidenza a voi destina.
sarò vestito in modo... E poi che serve?
D’accidente fatal si teme invano
dove vi è Carolina (e un talismano). (Piano a Carolina. Perillo tocca accortamente il talismano ch’è attaccato al petto di Carolina e sembra che abbracci la donna. Lindoro dà qualche segno di gelosia e Perillo continua e si prende gioco dell’altro)
Vi credo all’amor mio fida e costante;
so che Perillo di Sandrina è amante
anche un semplice scherzo inquieta il cuore.
di secondare il mio desir?
di vero amor verace testimonio.
Che vuol dire il matrimonio.
Io catarri non ho. Sono di beni
provveduto abbastanza. È ver che tutto
è in man del mio tutor, che il padre mio
arbitro l’ha lasciato... Ma che importa?
Troveremo la via... Convien vederlo.
Strologarlo convien; di lui darovvi
e saprete di lui casi e avventure.
Una figlia ha perduta. Lusingarlo
che vive ancora ed impedir che pensi
della seconda a stabilir lo stato.
che voi siete in cammin. Tutto andrà bene
d’addrizzar tutto e condur tutto al segno
del desiderio mio, del vostro impegno.
a qual rischio m’espongo?... Ed a qual fine?
che mi ama, che mi piace, che può fare
il mio ben, la mia sorte... Ah sì ti sento,
farmi coraggio ed infiammarmi il petto.
nato ricco e civil, per causa mia
farà l’alta follia?... Non so, non posso
e non deggio soffrirlo. Ma che fare
Tremo, sudo, mi perdo e mi abbandono.
Levatevi di qui, non vuo’ vedervi.
domandarmi ragion de’ sdegni miei?
ho perduto Perillo. Al padre mio
lungo tempo d’amarmi. Alfin son donna,
son donna, come voi. Serva o padrona,
abbiamo in sen dalla natura impresse
le debolezze e le passioni istesse.
Orgogliosa tacete e a me dinnanzi
se geloso furor per me l’irrita,
se vedermi non vuol, sarà servita.
Perfida sortirai... Ma vien Lindoro,
nuovo oggetto al cuor mio d’ira e martoro.
Posso, cugina mia, depositare
nel cuor vostro un arcano?
destinato all’onor di possedervi,
dovrei contento giubbilar. Ma, oh dio!
contien, riguardo a me, la stessa cosa.
a pro del nostro cuor l’arte e l’ingegno.
Cugina mia, vi do la fede in pegno. (Prendendo Sandrina per la mano)
giva in traccia di voi. Ho prevenuto
la zingara verrà per obbedirvi.
Io veniva di questo ad avvertirvi.
ed il contratto che dee farsi è un’altra.
una mezz’ora di divertimento
è di vedervi maritati insieme.
se disposti vi trovo unitamente...
È astrologa di fondo e non da piazza.
Tu parli della zingara ed io parlo
Carolina a venir non tarderà.
stordirmi, sbalordirmi? Tracotante,
a tutto quel ch’è dal tutor prescritto.
Ma questa volta quel ch’è scritto è scritto.
(Come invan si lusinga!) (Da sé)
che fai la modestina, penseresti
Se il rispetto e l’amor... Se di Lindoro
fosse l’inclinazion per altro oggetto...
Più che tu parli, il tuo parlar m’irrita.
Le ragioni de’ sciocchi udir non soglio,
io dispongo, io comando, io parlo, io voglio.
Dica quel che sa dire il padre mio;
siamo Lindoro ed io d’intelligenza
e non soffre la legge violenza.
se viene il padre mio siete perduto.
temo che sia per voi. Notar mi fingo
e opportuno arrivare io mi lusingo.
del piacer di vedervi un sol momento.
Troppo lungo è il tormento...
se persone sospette abbiam qui intorno.
tutto non m’ha levato il tuo furore,
se ancor mi resta di Sandrina il core;
ma viene il vecchio e Carolina; è meglio
evitare per or ch’ei qui mi veda
e rivenir quando bisogno il chieda. (Si ritira)
dirvi permetterete in confidenza
come il volgo, non credo... Ma al mio caso
voi giungete opportuna. Di mia figlia
vi ho parlato abbastanza ed a voi tocca
e renderla sommessa al suo dovere.
che ignoranza, interesse ed impostura.
penetro a mio talento e far son pronta,
sperienze incontrastabili d’ingegno.
non le cose avvenir ma le passate.
Volentieri, signore. Oh ciel, che miro!
Due fanciulle, due figlie, due sorelle!
Quella che ho in mar perduta!... Ma pian piano
potrebbe aver inteso...) (Da sé) Dite un poco;
A chi la figlia mia fu consegnata?
tutt’i fili ha disposti al mio lavoro). (Da sé)
Qual piacer! Qual prodigio! Vien Sandrina,
vieni e meco gioisci. Tua sorella
morta non è. Lo dice, lo sostiene,
quest’arca di scienza. Vedi, ascolta,
senti che ti sa dir. Dite, parlate. (A Carolina)
Mia figlia strologate. Io vado intanto
a preparar, per dare in sì bel giorno
della gioia ch’io sento un testimonio.
di Sandrina e Lindoro il matrimonio). (Da sé e parte)
Senza che a indovinar pena vi diate
spinte ad un fin dalle passioni istesse.
il credulo tutore e mi lusingo
che occupato e distratto in nuovi oggetti,
di noi si scordi e l’altra figlia aspetti.
Ma quanto aspetterà? Quanto noi stessi
amor per l’avvenir darà il consiglio.
Il consiglio miglior che amor può darci
è di non perder tempo e di sposarci.
Carolina dov’è? (Con vivacità)
ita è sull’erba a riposare un poco.
So la vostra imprudenza e vi consiglio
più non esporvi a un simile periglio.
Amor! Amor! Ma come finiranno
mi fa molto sperar. Perduta in mare
Pancrazio ha una figliuola. Al mare in riva
e una certa cassetta ho conservata...
conviene agir senza esitanza alcuna
ad aprire una porta alla fortuna.
veggiovi, amico, in libertà!
l’ha mandato, ispirato. Ma, vi prego,
Carolina dov’è? Che fa? Non posso
Aspettate. Vedrò s’è risvegliata. (Parte)
Faccia quel che sa fare il mio tutore,
vuo’ sposar Carolina o vuo’ morire.
Ah Perillo indiscreto! (Verso la scena)
È venuto Perillo e mi ha svegliata.
dell’imprudenza sua cagione io sono.
Per sì bella cagione io gli perdono.
di quel piacer che m’inondava il petto.
Cardano mi sollecita e mi aspetta.
Vi seguirò, non cesserò pregarvi...
Vengo, vengo, signor. (Verso la scena) Vuo’ soddisfarvi. (A Lindoro. Mentre si fa il ritornello dell’aria vedesi venir Giannina di lontano che curiosa si nasconde ed osserva)
Ma mi par di veder... Sì sì, è Giannina,
temo che qualche mal non mi succeda.
Meglio è di qui partir, pria che mi veda. (Parte)
Ho scoperto il mister, tutto ho capito;
che qui mi fe’ venir. Perillo ingrato
mi sta nel cor. Veggiam se questi zingari
avessero una polve, una bevanda,
per fare all’amor mio tornar Perillo.
Perillo è in libertà. Vieni Perillo.
Tu merti esser da un orso pettinata.
che far, che dir, che immaginar potesti.
per te sono esiliato ed oggi ancora,
d’introdurre il notar che mi ha scoperto.
mi servì questa volta a meraviglia,
per scoprir, per troncare il tuo disegno.
Vattene via di qua, lasciami in pace.
Come! Minacci ancor? Perfido indegno
m’abborri a questo segno? Aspetta, aspetta.
Al padrone, al padron; vuo’ far vendetta.
i miei giorni tranquillo io passerei.
che mi dà più dolore e che mi tiene
come... come... Mi posso comparare
a una nave sdruscita in mezzo al mare.
Non signor, l’ho veduto e gli ho parlato.
ed è nel ruol de’ malandrini anch’esso.
o il ribaldo è fuggito. Ma non lungi,
la vostra autorità. Vi dirò cose...
che pena vi faran ma che non deggio
e la bella indovina è Carolina.
favorisce Lindoro e fa il mezzano.
testamento, sentenza, tribunale,
foro civile, foro criminale.
Fa’ che venga Lindoro immantinente.
Subito sì signor. (Perillo ingrato,
più del tuo cuor, più del tuo amor m’alletta
il soave piacer della vendetta). (Parte)
tutti contro di me? No, dal mio scrigno
da un fratel consegnato e confidato.
La conservo e useronne a tempo e loco.
Guardatevi da me s’io prendo foco.
quel che la sua testaccia le consiglia;
se vuole o se non vuol sposar mia figlia.
di scuse, di pretesti o di timori.
Dite voglio o non voglio, o dentro o fuori.
Poverino! Per voi risponderò:
perché il core ho donato a Carolina».
che ne’ lacci plebei t’ha l’alma involta?
Pensa, risolvi e se ti ostini... ascolta.
il segreto amor mio. Meschia agl’insulti
la derision. Lepido a un tempo stesso
il riso affetta e col beffar minaccia.
ma sia il suo minacciar finto o verace,
non sarò men costante e meno audace.
Uomo è Lindoro e quel coraggio ha in seno
al mio grado, al mio sesso e ad ogni istante
veggio al mio amore il precipizio innante.
Vorrei... e non vorrei... Cieli! Ritorna
il genitor, mi perdo, mi confondo.
Vado? Resto? Che fo? Dove m’ascondo?
Parlar, gridare, minacciar che vale? (Con vari fogli in mano)
Chi fa presto fa bene; e chi fa subito
Che fai tu in questa stanza? Via di qua. (Chiama e vede Sandrina)
poi vengo diviato a’ fatti tuoi.
Sandrina in un ritiro, fi, fi, fi. (Imita il pianto caricato. Pancrazio siede, legge i suoi fogli e fa de’ contorcimenti, mentre Sandrina canta)
ma ho bisogno dei servi e te non chiedo.
Sarà servita. (In atto di partire)
Mi volevi parlar? Parla stordita.
(Che pazienza ci vuole!) È qui arrivata
e che varie novelle ha da recarvi.
che arriva uno de’ servi...
l’affar che non ancora è terminato.
In que’ fogli Perillo è condannato). (Parte)
oggi fian convocati e son sicuro
dinanzi al concistoro convocato,
che Lindoro sarà deseredato.
Giubbilo, son contenta e appena il credo.
che facevanmi dir per il contado:
«La bella sposa del fattor Corrado!»
ma qualcosa di buon m’è ancor restato.
dal viaggio affaticata dir non posso
dir le cose qual sono esattamente,
schiettamente, lealmente...
Sono... sono... mi par vent’anni e un giorno.
le cose a lambiccar lunghe e distese,
resterete a parlar vent’anni e un mese.
Non signor, non signor, Lisaura è in vita.
Cielo, ciel, ti ringrazio. Ov’è Lisaura?
fu da me separata. Oh quanto! Oh quanto
per lei ma invano ho camminato e pianto!
E mio fratello e mia cognata?
gli ho veduti perire. Udite, udite,
Stanca sarete, a riposarvi andate.
le forze ho conservate e se qui resto
e mi riposo, sentirete ancora
dirmi dalla città, dir dal contado:
«La bella vedovella di Corrado».
grazie al ciel non è morta. Chi è di là?
Carolina m’ha detto e ha indovinato. (Comparisce uno o due servi)
si è lasciata sedur!) Ecco più fogli. (Ai servi)
Portateli a chi vanno e vi avvertisco...
(Carolina! Non so, non la capisco).
scritta è in que’ fogli. Il segretario amico
Ma riparo non veggio alla violenza.
se non oso, ov’io son, scoprirmi appieno
incognita vogl’io parlargli almeno).
Qual volto rispettabile, sereno
ma lo deggio saper più di nessuno.
la madre o la congiunta... Ah Carolina.
Che pensare non so). Dite di grazia,
v’insulti e vi derida? Agl’insensati
il vostro labbro, il vostro cuor risponda:
«Non sapete in colei qual ben s’asconda».
Quel ma che vuol dir? Su via parlate.
non sarem conosciuti. Il talismano
non posseggo, egli è ver, prender non posso
l’effigie di colui che più mi piace
ma di me posso e de’ compagni miei
l’aria, la voce e la fisonomia.
sulle spine, per aria o in fondo al mare.
tutt’i legisti del castello, a fine
di rovinar Lindoro, ed ho timore
queste deboli teste impaurite
il povero Lindor perda la lite.
che ottenga e non ottenga. In ogni evento
verranno all’uopo e finiran la festa.
Farò la parte mia. Son pronto a tutto.
E sosteniam la gravità e il decoro.
a sposar la Sandrina? E perché questa,
a sposare Lindor perché è forzata?
Oh danaro! Oh danaro! Oh terre! Oh case!
Oh eredità finor tenuta in mano,
ti avrò sperata e migliorata invano!
che promessa mi vien... Ma quando arrivi,
Inutile sarà la tua venuta.
Povera eredità, tu sei perduta.
osa venir da me? Per suo consiglio
impaniato Lindor. Venga. Sta fresco.
(Penso il giorno e la notte a quell’audace). (Da sé e parte)
capo di vagabondi e d’impostori.
spero che avrà ragion di ringraziarmi.
sulla spiaggia del mare una fanciulla
qual fosse il nome ver della bambina,
Ah se ciò fosse ver... Se Carolina
Fortunato Pancrazio! Olà Giannina.
sparì la vecchia e non l’ho più veduta.
Che si cerchi e si trovi... (In ogni modo,
tal crederla mi giova). (Da sé)
se inganno in me credete...
verrà con Carolina unitamente
ricevuto qual è puro e innocente.
Oh questo, oh questo poi...
venga seco Perillo e tutto il mondo.
di gente vagabonda e riprovata.
di Perillo non v’è. Son noti al mondo
e voi venite a perorar per lui?
è d’avere per voi provato amore.
Fece a voi quel che ad altri avrete fatto.
per malizia non è né per fierezza
ma difetto sarà di debolezza.
l’innocenza e l’onor. Tutto finora,
tutto ho fatto a buon fin ma se si vuole...
secondate il destin, tutto andrà bene.
la vezzosa, l’amabil Carolina,
è mia figlia, è tua suora, è tua cugina.
Vieni al mio seno... (A Carolina)
il favor di fortuna, oso pregarvi
la ragione svelarmi e il fondamento.
Siete facile troppo e troppo buono;
la balia non verrà, finch’io qui sono.
l’innocenza è il mio nume. Amo Lindoro.
l’arte per forza appresa ma chi tenta
non sa di qual fortezza ho il cuor capace,
a dispetto d’amor divengo audace.
(Donna per mio malanno unica al mondo).
Un altro tentativo ed ho finito. (Parte con Pancrazio)
Quest’è l’amor?... (A Carolina)
Quest’è la tenerezza?... (A Carolina)
per farmi disperar, per mio tormento
divenite eroina in un momento?
Ma il dover... Ma l’onor... Se mi scordassi
quella virtù che la ragion m’insegna,
sarei del vostro cor, sarei men degna.
che comincio a odiar. Raminga e sola
cercar sott’altro ciel...
Sì partire, lasciarvi e poi morire.
non ho alcun interesse. Anzi al contrario,
di senno, di saper, di spirto ornata,
perduto ho il meglio della mia brigata;
che di stato miglior mi sembra degna,
prendo interesse e l’amor mio s’impegna.
mertan d’esser felici e secondate.
trovata in riva al mar poco distante
dalla bambina languida, spirante.
e ritratti e figure. Eravi ancora
qualche denaro ed altre coserelle...
C’intendiam; son bagatelle.
Padre... (Addrizzando la parola a Cardano)
non merto quest’onore. Padre chiamo
per dover, per rispetto...
che ho fatte fare io stesso.
Bravi, bravi, (A quelli che arrivano)
che si cerca e si spera un scoprimento. (Apre la cassetta, osserva ed esamina)
senza taccia d’ardita il talismano.
Voi avete ragion... (Prende il talismano)
Figlia. (A Sandrina) Nipote. (A Lindoro)
Ecco qui la cassetta. Qui mirate,
fogli di mio fratello, fogli miei,
sì che tu sei mia figlia. Questa volta
che mi parlano al cor. Non è impostura.
amorosa espression che mi consola,
Io più non temo e in quest’istante, oh dio!
un palpito di gioia al core io sento
che di speme mi colma e di contento.
e di qui tutti quanti ve ne andate. (Partono i zingari)
nel bizzarro progetto? Carolina,
opra sia di natura oppur del fato,
merta d’esser felice e in altro stato.
avessero una polve, una bevanda,
per far all’amor mio tornar Perillo.
Perillo in libertà. Vieni Perillo.
Tu merti esser da un orso pettinata.
che far, che dir, che immaginar potesti.
per te sono esiliato ed oggi ancora
d’introdurre il notar che mi ha scoperto.
mi servì questa volta a meraviglia
per scoprir, per troncar il tuo disegno.
Vattene via di qua, lasciami in pace.
Come, minacci ancor? Perfido indegno
mi voglio vendicar, sprezzarti ognora
e mandarti alla fine alla malora.
i miei giorni tranquilli io passerei.
Di Sandrina l’amor t’ha rovinato,
e vergogna non hai? Non hai rossore?
Che risolvi? Che fai?... Mi batte il core.
Ma qui non veggio alcun che a lei mi guidi;
di poterla veder. Qui pur dovrebbe
esser di già tornata. A questo seno
del tuo Lindoro a consolar le pene.
Chi mai sarà? Perillo! Ah con qual gioia
veggiovi, amico, in libertà!
l’ha mandato, ispirato. Ma vi prego,
Carolina dov’è? Che fa? Non posso
Aspettate. Vedrò s’è risvegliata. (Parte)
Faccia quel che sa fare il mio tutore;
vuo’ sposar Carolina o vuo’ morire.
Ah Perillo indiscreto! (Verso la scena)
È venuto Perillo e mi ha svegliata.
dell’imprudenza sua cagione io sono.
Per sì bella cagione io gli perdono.
di quel piacer che m’innondava il petto.
Cardano mi sollecita e mi aspetta.
Vi seguirò, non cesserò pregarvi...
Vengo, vengo, signor. (Verso la scena) Vuo’ soddisfarvi. (A Lindoro)
Ma mi par di veder... Sono in periglio.
temo che qualche mal non mi succeda;
meglio è partir, pria che nessun mi veda. (Parte)
la vostra occulta fiamma? Ah qui conviene
troppo nel suo pensier, troppo è fissato,
vostro sposo mi vuole ovver soldato.
perdere Carolina? Espor la vita
dell’armi ognora al periglioso evento?
Sì, di me stesso ora maggior mi sento,
non conosco timor, vile non sono;
corro fra l’armi e ’l mio tutor indegno
d’un oltraggiato amor provi lo sdegno.
un non so che che piace ed innamora.
che tutto il peso dell’età non sento.
voi foste sempre d’un bizzarro umore.
(Che venisse per far meco all’amore?
grazie al ciel non è morta? Dunque il vero
Carolina mi ha detto e ha indovinato?
se la figlia ritrovi! A quest’oggetto
vuo’ cercar, vuo’ mandar per ogni via,
perché ritorni a me la figlia mia.
proporre e terminar. Vedrà fra poco,
che invan non parla un zio ed un tutore. (Parte)
il momento fatal. Almen vorrei
per sollievo al mio duol, al mio martire,
Carolina veder e poi partire.
Oh caso stravagante! In un momento
arde la casa tutta e in un istante
tutto il foco s’estingue. A dire il vero
i beni, le sostanze, e posto in salvo
è un contento maggior d’ogni contento.
Io dubito... Chi sa... Forse.