Filosofia ed amore, Venezia, Fenzo, 1760

Vignetta Frontespizio
 ATTO PRIMO
 
 SCENA PRIMA
 
 Giardino.
 
 CLORIDEA, LEONZIO, poi MENALIPPE
 
 Cloridea, Leonzio
 
    Dolce amor, te solo invoco
 testimon del nostro foco.
 Opra tu che non invano
 questo cuore e questa mano
5pegno sia di vera fé.
 
 Menalippe
 
    Bravo, bravo, brava, brava.
 Lo scolaro colla schiava
 si diverte? Così è;
 ma l’avrete a far con me.
 
10Mi rallegro con voi di tutto cuore.
 Che giovani garbati!
 Son ambi innamorati.
 E s’unirian senz’altro testimonio
 la schiava e lo scolaro in matrimonio.
 Cloridea
15Menalippe pietà.
 Leonzio
                                  Pietà signora.
 Menalippe
 Me la chiedete ancora?
 No, che pietà non c’è.
 Disgraziati, l’avrete a far con me.
 Una schiava comprata
20a denari contanti. (A Cloridea) Uno scolaro
 del filosofo Xanto (A Leonzio)
 ardiscono cotanto?
 Io di Xanto la sposa
 comando a tutti due,
25con quel poter che ho dallo sposo mio,
 che andiate tosto.
 Cloridea
                                   V’obbedisco. Addio. (A Leonzio)
 
    Parto per obbedirvi. (A Menalippe)
 Resta con te il mio cor. (A Leonzio)
 (Tu mi proteggi Amor
30nume sovrano).
 
    Meco non siate austera. (A Menalippe)
 Caro non mi lasciar. (A Leonzio)
 (Ch’io non lo voglia amar
 si spera invano). (Da sé e parte)
 
 SCENA II
 
 MENALIPPE e LEONZIO
 
 Leonzio
35Vado anch’io, mia signora.
 Menalippe
                                                   No, fermate.
 Dunque così studiate?
 Mentre fuor di paese è il precettore,
 state voi colla schiava a far l’amore?
 Leonzio
 Veramente confesso
40che amar non mi dispiace...
 Menalippe
 Una più degna face
 arder vi vegga in petto
 e pietosa m’avrete al vostro affetto.
 Leonzio
 Cloridea non è vile.
 Menalippe
                                      È una mia schiava.
 Leonzio
45È ver, ma i suoi natali
 sono incogniti ancora;
 e quel che in lei si vede
 che sia nobile nata a noi fa fede.
 Menalippe
 Costei, qualunque siasi,
50da noi la scaccierò.
 Voi l’adorate ed io la venderò.
 Leonzio
 Ma perché mai?
 Menalippe
                                 Perché...
 Il perché lo so io.
 Vecchio è lo sposo mio.
55E poi la fé gli ho data
 ma non son maritata. Egli potrebbe
 pentirsi, abbandonarmi
 o morire e lasciarmi,
 quando sola restassi...
60E s’io giungessi a questo passo amaro...
 consolarmi potrebbe un suo scolaro.
 Leonzio
 Cose lontane troppo
 voi ravvolgete in mente...
 Menalippe
                                                 È ver; ma quando
 lo volesse il destin, dite Leonzio,
65l’affetto mio non gradireste allora?
 Leonzio
 Lungi siam noi, non vi rispondo ancora. (Parte)
 
 SCENA III
 
 MENALIPPE, poi CORINA
 
 Menalippe
 Stanca son di soffrire
 un amante noioso,
 filosofo, seccante e fastidioso.
70E se volesse il fato
 trarmi una volta da cotanti guai
 questo scolar mi piacerebbe assai.
 Perciò di questa schiava
 che nel seno di lui destato ha il foco
75nemica son per gelosia non poco.
 Corina
 Oh signora padrona,
 buone nuove.
 Menalippe
                            Che c’è?
 Corina
                                              Torna il padrone.
 Menalippe
 Non me n’importa un fico.
 Quando torna, per me torna un intrico.
 Corina
80Ha comprato di nuovo
 un’altra schiava ed uno schiavo ancora.
 Menalippe
 Lo schiavo è bello almen?
 Corina
                                                 Non l’ho veduto;
 ma vuo’ sperare che bellino ei sia
 e che mi tenga buona compagnia.
 Menalippe
85Bada ben; s’è vezzoso,
 tu non l’hai da mirar.
 Corina
                                          Oh bella affé!
 Tutto, tutto per voi, niente per me?
 Lo scolar non vi basta?
 Menalippe
                                            E tu non sei
 di Rapa giardinier tenera amante?
 Corina
90È ver, l’amo costante;
 ma se procuro anch’io d’averne un paro
 dalla padrona a regolarmi imparo.
 Menalippe
 Basta... basta... Vien Xanto,
 il mio tormento or viene.
 Corina
95(Oh questi due si vogliono il gran bene!)
 
 SCENA IV
 
 XANTO e detti
 
 Xanto
 Si chiama e si richiama
 ed alcun non si vede.
 Menalippe
                                         Eccomi qui.
 Xanto
 Vorrei che foste dove nasce il dì.
 Menalippe
 E voi, senz’altre fole,
100vorrei che andaste dove muore il sole.
 Corina
 Bravi, bravi mi piace.
 Così lontani, vivereste in pace.
 Xanto
 Dopo tre dì ch’io manco
 così la cara sposa,
105da me fatta padrona in queste soglie,
 mi viene incontro ed il suo sposo accoglie?
 Menalippe
 Ah di tre giorni il giro
 come presto è passato!
 Xanto
 Ben trovata, signora.
 Menalippe
                                         Oh! Bentornato.
 Corina
110Dopo che per tre giorni
 stati siete lontani,
 via, di buon cor, toccatevi le mani.
 Menalippe
 Oh non importa, no.
 Xanto
                                        No, non importa.
 Menalippe
 Già ci vogliamo ben senz’altri fatti.
 Corina
115Che maniera gentil! Che amor da gatti!
 Xanto
 Ho comprato uno schiavo ed una schiava.
 Menalippe
 Lo schiavo è bello almeno?
 Xanto
                                                   Anzi è bellissimo.
 Il gusto esquisitissimo
 di lei mi è noto, a belle cose avvezza, (Ironico)
120ho comprato un Narciso, una bellezza.
 Menalippe
 (Son curiosa da ver). Dov’è?
 Xanto
                                                      Corina,
 presto, dite allo schiavo
 che senza altra dimora
 venga a baciar la mano alla signora.
 Corina
125Dov’è?
 Xanto
                 L’ordine mio
 fuor nella sala aspetta.
 Corina
 Glielo dirò; corro a chiamarlo in fretta. (Va per partire, poi torna)
 
    Ehi, signore, una parola. (A Xanto)
 La padrona... non vorrei...
130tutti i schiavi vuol per lei...
 Non mi state a palesar. (Piano a Xanto)
 (Gli dicevo della schiava
 che Leonzio vuol amar). (Piano a Menalippe)
 
    (La signora è innamorata
135del scolaro ed or vorria
 collo schiavo amoreggiar). (Piano a Xanto)
 Questi amori miei signori
 voi dovete rimediar. (Forte)
 (Non mi state a palesar). (Piano a Xanto, indi parte)
 
 SCENA V
 
 XANTO e MENALIPPE
 
 Xanto
140(Di Leonzio scolaro
 Menalippe graziosa è innamorata?) (Da sé)
 Menalippe
 (Ho piacer che Corina
 a Xanto abbia svelato
 Leonzio della schiava innamorato).
 Xanto
145Dunque lo scolaretto
 le sue fiamme coltiva in questo tetto? (A Menalippe)
 Menalippe
 Non avete sentito?
 Xanto
                                     Sì, ho sentito.
 E voi lo confermate?
 Menalippe
 Ho piacer lo sappiate.
 Xanto
                                           Anche di più?
 Menalippe
150Se poco è quel che fu,
 potete preveder quel che sarà.
 Xanto
 Brava, signora sposa, in verità.
 Son filosofo, è vero;
 non mi prendo pensiero
155di certe coserelle
 ma queste poi mi toccano la pelle.
 Menalippe
 Chi è colui che ora viene?
 Xanto
 Lo schiavo che ho comprato.
 Menalippe
 Quel mostro sciagurato
160soffrir deggio vedere a me vicino?
 Xanto
 Eh sì sì, lo scolaro è più bellino.
 Menalippe
 (Diamine! Non vorrei...) Che importa a me
 che Leonzio sia bello,
 s’egli ama Cloridea?
 Xanto
165(Quanto si scusa più, più si fa rea).
 
 SCENA VI
 
 ESOPO e detti
 
 Xanto
 Vieni, Esopo, t’avanza.
 Esopo
 Eccomi qui, signore.
 Ma fattemi un favore,
 questa donna chi è?
 Menalippe
                                       Brutto villano,
170questa donna si dice a una mia pari?
 Son di Xanto la sposa e voi signore (A Xanto)
 o cacciatelo via
 o ch’io lo fo saltar con un bastone.
 Esopo
 Presto, signor padrone,
175cacciate via uno schiavo
 vile, come son io, brutto e meschino,
 la padrona ne vuole un più bellino.
 E sapete il perché? Lo dirò io.
 Perché, padrone mio,
180vogliono certe tali
 che supplisca talvolta al loro umore,
 dove manca il padrone, il servitore.
 Xanto
 Bravo, Esopo, bravissimo.
 Menalippe
                                                  Il lodate? (A Xanto)
 Ancor gli dite bravo?
185Veramente di voi degno è lo schiavo.
 Xanto
 Via, via signora sposa,
 non trattate il meschin con tanta asprezza,
 che anzi la sua bruttezza
 più risaltar farà
190la vostra vezzosissima beltà.
 Menalippe
 Voi mi schernite indegno,
 per mettermi in impegno
 d’andarmene lontan da’ muri vostri,
 per viver quieta ed isfuggir due mostri.
 Xanto
195Parla, Esopo, rispondi
 a lei che pieno ha di veleno il gozzo.
 Esopo
 Cosa ho da dir? Gettatela in un pozzo.
 Menalippe
 Temerario, così...
 Xanto
                                   Dicesti bene.
 Disfarmene dovrei prima d’un’ora. (Ad Esopo)
200Ma quel volto mi piace e l’amo ancora.
 Esopo
 Voi filosofo siete?
 Come può darsi mai
 che uniscansi fra loro in armonia
 amor di donna e di filosofia?
 Menalippe
205Sciocco! Che pensi tu che sia la donna?
 Esopo
 Che cosa sia non so
 ma quel che dire intesi
 della femmina un giorno anch’io dirò.
 
    Del caval la bizzarria
210suol domarsi collo sprone
 e la donna col bastone
 la perfidia suol cangiar.
 Non vi state a riscaldar. (A Menalippe)
 
    Delle triste sol ragiono;
215ma le buone quante sono?
 Mia signora, in verità,
 l’un per cento non si dà. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 XANTO e MENALIPPE
 
 Menalippe
 Una di queste due padrone mio,
 o via colui o me ne vado io.
 Xanto
220Ne parleremo poi.
 Menalippe
                                    Parliamo adesso.
 Rispondetemi a tuono.
 Xanto
 Ora impegnato sono.
 Deggio andar alla scuola.
 Menalippe
                                                Signor no.
 O risolvete o non vi lascierò.
 Xanto
225Fra poco... (Volendo partire)
 Menalippe
                       Non v’è caso.
 Non voglio che partiate,
 se di scacciar colui non v’impegnate.
 Xanto
 Lo scaccierò... (Come sopra)
 Menalippe
                             Che mi burliate io dubito.
 Voglio che lo scacciate adesso subito.
 Xanto
230Ma non ho tempo...
 Menalippe
                                      Il tempo è bello e buono.
 Xanto
 Ma di voi stanco sono.
 Menalippe
 Tant’è, voglio così; non replicate.
 Xanto
 Eh lasciatemi andar; non mi seccate. (Canta l’aria sempre in atto di partire trattenuto da Menalippe)
 
    Che impertinenza è questa?
235Dico ch’io voglio andar.
 Mi parlerete poi...
 Quel che volete voi...
 Ma se v’ho già capito.
 M’avete omai stordito...
240Basta; non vuo’ sentire...
 Eh, che non vuo’ impazzire...
 Sia maledetto il giorno
 che mi veniste intorno;
 no, non ne posso più. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 MENALIPPE sola
 
 Menalippe
245Questo mancava ancora,
 che mi venisse in casa,
 oltre l’odiato sposo,
 un altro ceffo impertinente odioso.
 Ma so ben io quel che farò; se a Xanto
250questo bel schiavo è caro,
 io mi vendicherò collo scolaro.
 Già lo so che il filosofo
 ha per me dell’affetto
 e vuo’ far quel che voglio a suo dispetto.
 
255   Noialtre femmine
 siam fatte a posta
 per far degli uomini
 crepar il cor.
 Se ci patiscono
260noi facciam peggio.
 Se si disperano
 godiamo allor.
 
    Se ci rispondono
 noi siamo l’ultime;
265e se ci ammazzano
 parliamo ancor. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 Camera.
 
 RAPPA e CORINA
 
 Rapa
 Sì sì per dir il vero,
 è il padron di buon gusto.
 In Esopo davver comprò un bel fusto.
 Corina
270Certo ch’ei non è bello
 ma ha tanto buon cervello;
 è tanto astuto e destro
 che di filosofia pare un maestro.
 Rapa
 Come lo sai?
 Corina
                           Lo so, perché ho sentito
275come colui ragiona.
 Mel disse la padrona,
 lo dicon da per tutto
 che di spirito è bel, se il viso ha brutto.
 Rapa
 Dunque, per quel ch’io sento,
280Corina del suo spirto innamorata
 quasi quasi di me s’è già scordata.
 Ma però mi consolo,
 che avrò il modo ancor io di vendicarmi.
 Corina
 Come? Vuoi tu lasciarmi?
 Rapa
                                                  Sto a vedere
285quello che tu sai far; poi colla schiava
 che il padron questa mane ha qui condotta
 saprò fare di te la mia vendetta.
 Corina
 Eh di quella fraschetta
 soggezione non ho; so ch’è una sciocca,
290so che non apre bocca,
 che non dica per uso una sciocchezza.
 Rapa
 È un gran pregio però la giovinezza.
 Corina
 Ed io non sono forse
 giovine quanto basta? E mi vorresti
295porre di quella stolida al confronto?
 A me codesto affronto?
 Rapa
                                             E in faccia mia
 vuoi Esopo lodare a mio dispetto?
 Corina
 Voglio dir quel ch’io voglio.
 Rapa
                                                    Ed io pretendo
 amar chi più m’alletta.
 Corina
300Ecco la tua diletta;
 amala disgraziato.
 Ti lascio in libertà.
 Rapa
                                     Corina mia,
 teco volli scherzar.
 Corina
                                    Voglio andar via. (Parte)
 
 SCENA X
 
 RAPA, poi MERLINA
 
 Rapa
 Godo che ci patisca. Imparerà
305lodare in faccia mia
 un altro oggetto e darmi gelosia.
 Peraltro colla schiava
 io non saprei che farmi,
 semplice è un poco troppo e a lei non bado.
310Le frutta e i fiori a coltivare io vado. (S’avvia al fondo del giardino)
 Merlina
 
    Poverina ho già perduta
 la mia cara libertà.
 
    Sono schiava, son venduta
 e servir mi converrà.
 
 Rapa
315Sento che si lamenta.
 Ascoltiamo che dice. (Accostandosi un poco)
 Merlina
                                         Oh poverina!
 Son tanto tenerina;
 se faticar mi fanno
 resister non potrò sicuramente;
320e poi non so far niente.
 Rapa
                                             Ehi quella giovane.
 Merlina
 Oimè! Cosa volete? (Con timore)
 Rapa
 Dite, che nome avete?
 Merlina
 Merlina è il nome mio.
 Rapa
 Siete greca voi pur?
 Merlina
                                       Greca son io.
 Rapa
325Avete mai servito?
 Merlina
                                     Signor no.
 Rapa
 Or dovrete servir.
 Merlina
                                    Mi proverò.
 Rapa
 Cosa sapete far?
 Merlina
                                 So camminare,
 so mangiar, so vestirmi,
 so pianger quando ho male,
330so rider se bisogna e di buon core,
 se qualcun mi vuol ben, so far l’amore.
 Rapa
 (Bella semplicità!)
 Dite la verità, foste finora
 di molti innamorata?
 Merlina
                                          Oh sì, signore.
335Ho amato in una volta
 più di dieci persone.
 Rapa
                                         Brava, brava;
 e tutti giovanotti?
 Merlina
                                    Oh signor no.
 Chi amai ve lo dirò.
 Ho amato mio fratello,
340che è tanto, tanto bello,
 e mio padre e mia madre
 e mio nonno e mia nonna
 e quella buona donna
 della balia graziosa
345e fu la mia amorosa
 Nicandra mia cugina,
 Cloridea, Floridaura e ancor Barsina.
 Rapa
 (È innocente davvero). Vi ho sentito
 fra tante e tante donne
350Cloridea nominar.
 Merlina
                                     Povera figlia!
 Stata è anch’ella venduta
 e non l’ho più veduta e tanto tanto
 bene ci volevam che sempre ho pianto.
 Rapa
 Il padrone ha comprata
355una che appunto Cloridea è chiamata.
 Se sia quella non so.
 Merlina
 Io la conoscerò. Volesse il cielo
 che fosse quella che cotanto ho amata,
 vorrei che fosse la mia innamorata.
 Rapa
360Ma ditemi di grazia;
 amar voi non sapreste
 un uomo e che non fosse
 né fratel né cugino?
 Merlina
 L’amerei, s’egli fosse un po’ bellino.
 Rapa
365Per esempio, s’io fossi
 invaghito di voi, non mi amereste?
 Merlina
 Signor no.
 Rapa
                      Perché no? Che scusa avete
 per non volermi amar?
 Merlina
                                             Non mi piacete.
 Rapa
 Davver?
 Merlina
                   Vi parlo schietto.
 Rapa
                                                    Ed io vi dico:
370non me n’importa un fico. La bellezza
 senza spirito e brio poco s’apprezza.
 
    Il pregio non curo
 d’incolta beltà.
 Più gusto mi dà
375quel vezzo, quel brio
 che piace al cor mio.
 Due sguardi furbetti,
 due bei sorrisetti,
 un volto che ad arte
380più bello si fa.
 
    Non merita affetto
 chi amare non sa. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 MERLINA, poi LEONZIO
 
 Merlina
 Io non so che si dica e non m’importa
 di saperlo nemmen. Vorrei vedere
385se la mia Cloridea qui si ritrova.
 E se la cara amica
 si presenta di nuovo agli occhi miei,
 voglio far all’amor solo con lei.
 Leonzio
 (Menalippe per tutto
390mi segue ed importuna; ed io sospiro
 veder l’idolo mio).
 Merlina
                                     (Che bel signore!
 Questo mi piaceria più di quell’altro.
 S’ei mi volesse bene
 forse ne avrei conforto;
395ma alla mia Cloridea non vuo’ far torto).
 Leonzio
 (Chi è costei? Non mi pare
 di averla più veduta).
 Merlina
 (Mi guarda attentamente.
 Quasi gli parlerei; ma non ardisco).
 Leonzio
400Giovinetta gentil.
 Merlina
                                   La riverisco.
 Leonzio
 Siete voi forestiera?
 Merlina
                                        Io non lo so.
 Leonzio
 Siete voi nata in Samo?
 Merlina
                                              Signor no.
 Leonzio
 Perché dunque mi dite
 non esser forestiera?
 Merlina
                                         Oh quest’è bella!
405Nel paese signor dove son nata
 forestiera nessun mi ha mai chiamata.
 Leonzio
 (È innocente al vedere).
 Merlina
                                               E voi chi siete?
 Leonzio
 Uno scolaro io sono
 del filosofo Xanto.
 Merlina
                                    E che imparate?
 Leonzio
410Filosofici arcani
 m’insegna il precettore;
 ma una scienza miglior mi detta amore.
 Merlina
 Oh oh, di questa scienza
 me n’intendo ancor io.
 Leonzio
                                            Voi pure amate?
 Merlina
415Sì signor, per servirla, e mi lusingo
 d’essere fortunata,
 se qui ritrovo la mia innamorata.
 Leonzio
 Come! L’innamorata?
 Siet’uomo o siete donna?
 Merlina
                                                 Oh quest’è bella!
420Son donna a parer mio.
 Leonzio
                                              Non vi capisco.
 Merlina
 E non v’intendo anch’io.
 Leonzio
 Ma chi cercate?
 Merlina
                                Io cerco
 una donna vezzosa,
 bella come una dea.
 Leonzio
425E qual è il di lei nome?
 Merlina
                                             È Cloridea.
 Leonzio
 Oh ciel! La conoscete?
 Merlina
 La conosco sicuro,
 siam nate entrambe nel paese istesso,
 siam d’un medesmo sesso,
430siam della stessa età.
 Ditemi s’ella è qui per carità.
 Leonzio
 Cloridea qui si trova;
 ma chi sa poi s’è quella.
 Merlina
 È vezzosa?
 Leonzio
                       È vezzosa.
 Merlina
                                            È bella?
 Leonzio
                                                             È bella.
 Merlina
435Dunque è quella senz’altro.
 Affé l’ho ritrovata.
 Voglio vedere la mia innamorata.
 Leonzio
 Ma questa è l’amor mio.
 Merlina
 Signor no, signor no; la voglio io.
 
 SCENA XII
 
 MENALIPPE e detti
 
 Menalippe
440(Leonzio colla schiava
 nuovamente comprata?) (Da sé)
 Merlina
 Io sono innamorata
 e non posso soffrir la gelosia.
 Menalippe
 (Brava).
 Leonzio
                   Della mia fiamma
445lagnar non vi potrete.
 Menalippe
                                          (Oh maledetto!)
 Merlina
 Vo’ che mi promettiate
 non amar Cloridea.
 Leonzio
                                      Vi do parola
 che sarete ambedue liete e contente.
 Menalippe
 Via di qua, impertinente. (A Merlina)
 Merlina
450Oimè! Cosa vi ho fatto?
 Menalippe
 Ben ben, faremo i conti. (A Leonzio)
 Leonzio
 Pensate che con lei...
 Menalippe
                                        Giovin garbata,
 siete già innamorata? (A Merlina)
 Merlina
                                            Sì signora.
 Menalippe
 Sentite? (A Leonzio)
 Leonzio
                    Non di me...
 Menalippe
                                             Dello scolaro
455siete voi l’amorosa?
 Merlina
 Sono di lui gelosa.
 Menalippe
 Anche di più? Sentite? (A Leonzio)
 Leonzio
 Vi dirò la ragion...
 Menalippe
                                    Non vo’ sentire.
 Via di qua. (A Merlina)
 Merlina
                         Non mi fate intimorire.
 
460   Io non sono impertinente
 ma son tenera di cor
 e ho imparato dalla gente
 voler bene e far l’amor.
 
    Amerei ancora voi,
465se non foste sì cattiva...
 Non gridate, non mi date,
 sarò buona, perdonate.
 Son fanciulla di bon cor
 e mi piace a far l’amor. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 LEONZIO, MENALIPPE, poi CLORIDEA
 
 Menalippe
470Bravo; due alla volta?
 Leonzio
                                          V’ingannate...
 Menalippe
 Eh invano vi scusate;
 ho sentito, ho veduto.
 Leonzio
                                          Eppur credete...
 Menalippe
 Siete un bravo scolaro e imparerete.
 Leonzio
 Questa è la prima volta...
 Menalippe
                                                Poverino.
475La prima volta è questa
 che fa l’amor con due.
 Badate ancora a me,
 che in questa guisa ne averete tre.
 Leonzio
 Se dir mi lascierete...
 Menalippe
                                          Eh già lo so
480quel che dir mi vorreste. Nell’amare
 delle schiave la facile beltà
 ci trovate minor difficoltà.
 Leonzio
 Lo dico e lo protesto.
 Sono un giovane onesto.
 Menalippe
                                               Oh oh davvero
485per le vie, per le piazze a dir si sente:
 «Quel povero Leonzio è un innocente!»
 Leonzio
 Mi deridete a torto.
 Menalippe
                                       Affé di Bacco,
 veggo là Cloridea dolente e sola.
 Ehi dico, una parola. (Verso la scena)
 Leonzio
                                          E che volete?...
 Menalippe
490Voglio quello ch’io voglio e voi tacete.
 Cloridea
 Eccomi ai cenni vostri.
 Menalippe
                                            Poverina
 mi dispiace di darvi
 una trista novella.
 Si è trovata Leonzio un’altra bella.
 Cloridea
495Davver?
 Leonzio
                   Non le credete...
 Menalippe
 Un temerario siete
 dandomi una mentita. Io l’ho sentito
 colla schiava novella
 a favellar d’amore (A Cloridea)
500e negarlo vorebbe il mentitore? (Verso Leonzio)
 Cloridea
 (Povera me!)
 Leonzio
                            Credetemi...
 Menalippe
 A lui non date fede.
 In volto gli si vede
 la malizia, l’inganno e il tradimento.
505(Dalla rabbia ch’ho in sen crepar mi sento).
 
    Oh guardate il bel soggetto
 che più donne vuol amar!
 Vi vuol altro poveretto
 che languire e sospirar.
510Non crediate ch’io ci pensi,
 che di voi non so che far. (A Leonzio)
 
    Quel bel fusto voi amate?
 Ma da lui cosa sperate?
 Ehi sentite una parola;
515vi consiglio di star sola
 se di meglio non si dà. (A Cloridea)
 Sguaiatello via di qua. (A Leonzio e parte)
 
 SCENA XIV
 
 LEONZIO e CLORIDEA
 
 Leonzio
 Cloridea, non badate...
 Cloridea
                                            Eh non vi credo.
 M’ingannate, crudele, io già lo vedo.
 Leonzio
520La schiava è vostra amica.
 Cloridea
                                                  E cosa importa?
 Leonzio
 Ella del grado vostro
 può far testimonianza.
 Cloridea
                                            Io son chi sono.
 Leonzio
 Vi domando perdono,
 seco parlate e intenderete poi...
 Cloridea
525Credere non vogl’io né a lei né a voi. (Parte)
 
 SCENA XV
 
 LEONZIO solo
 
 Leonzio
 Misero me! Da tutti
 schernito, abbandonato,
 che farò in tale stato? Ah finalmente
 si saprà che son io fido e innocente.
 
530   Dalle nubi il sol lucente
 qualche volta si scolora;
 ma ritorna bello ancora,
 dileguato il rio vapor.
 
    Ed un’anima innocente,
535se talora è calunniata,
 l’innocenza alfin provata,
 merta fede, acquista onor. (Parte)
 
 SCENA XVI
 
 Scuola di Xanto.
 
 XANTO e vari scolari seduti che ascoltano la lezione, poi ESOPO
 
 Xanto
 Abbadate, scolari,
 a quel ch’io vi dirò
540e sapienti e felici io vi farò.
 Ma Leonzio per anche
 non viene alla lezion? Quel ragazzaccio
 ha il cervello distratto in amoretti
 ed in lui la ragion cede agli affetti.
545Andatelo a chiamar. (Lo compatisco.
 Anch’io sento nel core
 che l’umana ragion cede all’amore.
 Lo so che Menalippe
 poco mi ama e moltissimo m’inquieta
550e pure all’evidenza
 la passion contrasta,
 filosofia non basta
 a superar l’affetto
 e la deggio soffrire a mio dispetto).
555Orsù giacché ci siamo
 la lezion facciamo. State attenti
 e stampate nel cor tai sentimenti.
 Esopo
 Signor, se si contenta,
 vorrei sentire anch’io.
 Xanto
                                           Tu cosa sai,
560che studiato non hai?
 Esopo
                                          Non ho studiato;
 ma uomo anch’io son nato e la natura
 madre commune e pia
 insegna a tutti la filosofia.
 Xanto
 È ver, da ciascheduno
565si suol filosofar. Ma gl’intelletti
 si ammaestran però con i precetti.
 Esopo
 Anzi con buona grazia
 soglion le vostre scuole
 i cervelli imbrogliar con cento fole.
 Xanto
570Tu non sai quel che dici.
 Esopo
 Io ve lo proverò.
 Xanto
 Vo’ detar la lezione.
 Esopo
                                       Ascolterò.
 Xanto
 
    È l’amore un certo foco
 che s’inoltra a poco a poco
575ed accende il nostro cor.
 
 Esopo
 
    Questo foco non accende,
 se ad estinguerlo si attende
 sul principio dell’ardor.
 
 Xanto
 
    Bravo, bravo, mi contento,
580caro Esopo a quel ch’io sento
 sei filosofo tu ancor.
 
 Esopo
 
    Sì signor, con questa mia
 natural filosofia
 mi ho diretto fino ad or.
 
 Xanto
 
585   Seguitiam la lezione.
 
 Esopo
 
 Son con voi signor padrone.
 
 Xanto, Esopo a due
 
 Più bel gusto non si dà.
 Chi ha talento imparerà.
 
 Xanto
 
    Le passion con noi son nate
590ma nell’alme illuminate
 la ragion trionferà.
 
 Corina
 
    Padron mio con sua licenza.
 
 Xanto
 
 Via di qua, che impertinenza?
 
 Corina
 
 Voglio dirvi, vo’ avvertirvi
595che Merlina, innocentina,
 è venuta a far l’amor.
 
 Xanto, Esopo a due
 
 Voi farete peggio ancor.
 
 Xanto
 
    Ritorniamo alla lezione.
 Io dicea che la ragione...
 
 Rapa
 
600Con licenza, padron mio.
 
 Xanto
 
 La lezione far vogl’io.
 
 Rapa
 
 Questo schiavo, così bravo
 di Corina graziosina (Acenna Esopo)
 ha d’amore acceso il cor.
 
 Esopo
 
605Obbligato dell’onor.
 
 Xanto
 
 Via di qua, sei mentitor.
 La lezion vo’ seguitar...
 
 Merlina
 
    Io vi prego a perdonare,
 se vi vengo a disturbar.
610La padrona mi vuol dare
 e mi ha fatto lacrimar.
 
 Xanto
 
 Vonno farmi disperar.
 
    Via di qua. (A Merlina)
 
 Merlina
 
                            Per carità.
 
 Xanto
 
 La lezion vo’ seguitar.
 
615   La ragione che è perfetta...
 
 Menalippe
 
 Signor sposo...
 
 Xanto
 
                              (Maledetta).
 
 Menalippe
 
 Vi son molte novità.
 
 Xanto
 
 Eh partite, via di qua.
 
    La ragione io vi dicea...
 
 Menalippe
 
620È una frasca Cloridea.
 
 Xanto
 
 La ragion comanda al core.
 
 Menalippe
 
 Con Leonzio fa all’amore.
 
 Xanto
 
 E con voi che cosa fa?
 Deh partite in carità.
 
625   La ragione chi ha perduta...
 
 Menalippe
 
 E la schiava ch’è venuta...
 
 Xanto
 
 La passion non vincerà.
 
 Menalippe
 
 Fa l’amore in società.
 
 Xanto
 
    State zitta. La ragione...
 
 Merlina
 
630Non è ver signor padrone.
 
 Xanto
 
 Ma tacete.
 
 Rapa
 
                      Sì signore.
 
 Rapa, Corina a due
 
 Ancor essa fa all’amore.
 
 Menalippe
 
 Tutti quanti son birbanti,
 e scacciateli di qua.
 
 Xanto
 
635   Che dispetto, che martire!
 No, non posso più soffrire,
 andar via mi converrà.
 
 Esopo
 
    Ah filosofo padrone,
 filosofica ragione
640sopportar v’insegnerà.
 
 Menalippe, Corina, Merlina, Rapa a quattro
 
    Ascoltate quel che io dico.
 
 Xanto
 
 Non v’ascolto, non m’intrico.
 
 i quattro suddetti
 
 Voglio dir la mia ragione.
 
 Xanto
 
 Vo’ finir la mia lezione.
 
 i quattro suddetti
 
645Ma sentite.
 
 Xanto
 
                        Via di qua.
 
 i quattro suddetti
 
    Ma sentite padron mio.
 
 Xanto
 
 Maledetti, anderò io.
 Non vi posso tollerar.
 
 tutti
 
    È finita la lezione,
650più non giova la ragione.
 La natura, che procura
 la passione superar,
 qualche volta divien stolta
 e si vede a delirar.
 
 Fine dell’atto primo