La fondazion di Venezia, Venezia, Valvasense, 1736

Vignetta Frontespizio
 Amico lettore,
    farei torto alla tua erudizione, farei torto alla fama s’io volessi dilucidare un argomento non men noto ai dotti per l’istorie che agl’ignoranti per una continua fedel tradizione de’ padri a’ figli. Non v’ha persona che non sappia e non discorra di questo glorioso principio come di cosa meravigliosa; onde basterà dire La fondazion di Venezia, perché cadauno sia prevenuto doversi rappresentare l’arrivo della più fiorita nobiltà d’Italia alle lagune del mar Adriatico, ove per la ruvina delle desolate città riffuggiandosi, non isdegnando la società de’ poveri pescatori, vi hanno stabilito la più gloriosa, la più potente, la più ordinata repubblica. La misura d’un brieve divertimento non mi permette stendermi più diffusamente, come vorrei e come potrei, sul nobile argomento, onde riducendomi alla sola azione dell’arrivo de’ cavalieri lascierò con pena di dimostrare quanto valore, quanto sapere, quanta giustizia, quanta pietà, quanta moderazione abbiano sempre mai promossa e fecondata la felicità del loro dominio. La serietà dell’argomento meritava altra frase, altro stile ma siccome un divertimento dato da comici non deve essere tutto serio, così nelle persone de’ pescatori mi sono servito del loro vernacolo veneziano, il quale grazioso per natura renderà più piacevole la rappresentazione. Di me niente parlo, trattami come vuoi. Vivi felice.