Il mondo della luna, Verona, Ramanzini, 1750 (Vicenza)

 SCENA IX
 
 BUONAFEDE, poi LISETTA
 
 BUONAFEDE
 Se mandarla potessi
 nel mondo della luna, avrei speranza
 castigata veder la sua baldanza.
 LISETTA
370Serva, signor padrone.
 BONAFEDE
                                            Addio Lisetta.
 LISETTA
 Vuol cenare?
 BONAFEDE
                           È anco presto, aspetta un poco.
 LISETTA
 Ho posta già la panatella al foco.
 BONAFEDE
 Brava, brava. Lisetta, oh se sapessi
 le belle cose che ho vedute!
 LISETTA
                                                    E cosa
375ha veduto di bello?
 BONAFEDE
 Ho avuta la fortuna
 di mirar dentro al tondo della luna.
 LISETTA
 (Ecco la sua pazzia).
 BONAFEDE
                                        Senti, può darsi...
 Sai che ti voglio ben. Può darsi ancora,
380se tu mi sei fedel, se non ricusi
 di darmi un po’ d’aiuto,
 ch’io ti faccia veder quel che ho veduto.
 LISETTA
 Sapete pur ch’io sono
 vostra serva fedele e se mi lice
385vostra tenera amante
 (invaghita però sol del contante).
 BONAFEDE
 Quand’è così, mia cara,
 della ventura mia ti voglio a parte.
 Vedrai d’un uomo l’arte
390quanto può, quanto vale;
 le prodezze vedrai d’un canocchiale.
 LISETTA
 Vorrei che un canocchial si desse al mondo
 da cui vedeste il fondo
 del mio povero cor che sol per voi
395arde d’amore e fede.
 (Egli è pazzo da ver, se me lo crede).
 BUONAFEDE
 Per rimirar là dentro
 in quel tuo cor sincero
 serve di canocchial il mio pensiero.
400Vedo che mi vuoi bene,
 vedo che tu sei mia.
 LISETTA
 (Ma non vede che questa è una pazzia).
 BUONAFEDE
 Doman ti vuo’ menar dal bravo astrologo,
 vedrai quel che si pratica lassù
405dalle donne da ben, come sei tu.
 LISETTA
 
    Una donna come me
 non vi fu né vi sarà.
 Io son tutt’amor e fé,
 io son tutta carità.
410Domandate a chi lo sa.
 Sì ch’è vero ognun dirà.
 
    Io malizia in sen non ho;
 sono stata ognor così;
 poche volte dico no;
415quando posso, dico sì.
 Ma lo dico, già si sa,
 salva sempre l’onestà.