Il negligente, [Norimberga?], s.d.

 SCENA IV
 
 PASQUINO e PORPORINA
 
 PASQUINO
115Che mi venga la rabbia,
 se mi ricordo più cosa m’ha detto.
 Basta, a palazzo andrò;
 qualche cosa dirò.
 PORPORINA
                                    Ehi, ehi, Pasquino.
 PASQUINO
 Porporina, che vuoi?
 PORPORINA
                                         Così tu parti
120senza darmi un addio?
 Più bene non mi vuoi, Pasquino mio?
 PASQUINO
 Se ti vo’ bene? E come;
 ma per non mi scordar la mia lezione
 io me n’anderò a dire a ser Imbroglio
125del testamento e la constituzione.
 PORPORINA
 Vorrei ti ricordassi
 della tua Porporina.
 PASQUINO
 La sera e la mattina,
 quando mi levo e quando vado a letto
130penso sempre, mia cara, a quel visetto.
 PORPORINA
 Eh tu burli; lo so.
 PASQUINO
                                   No che io non burlo;
 te lo dico di cuore.
 PORPORINA
                                    Eh furbacchiotto,
 mi vorresti far giù.
 PASQUINO
                                      Per te son cotto.
 PORPORINA
 Via, via, vanne Pasquino;
135la cosa preme assai;
 vanne e ritornerai poscia da me.
 PASQUINO
 Se premesse al padron, v’andria da sé.
 PORPORINA
 Sai la sua negligenza.
 PASQUINO
 Vado... Ma dove? Oh bella.
140Non mi ricordo più dov’abbia a andare.
 PORPORINA
 A palazzo.
 PASQUINO
                      La borsa l’ho da dare...
 A chi?
 PORPORINA
               A miser Imbroglio.
 PASQUINO
 Meser Imbroglio amato,
 stavolta più di voi son imbrogliato.
 
 Aria
 
145   Ho da dir che il testamento,
 ho da dir... Non ne so più.
 Porporina dillo tu...
 Zitto, zitto, l’ho trovata;
 ho da dir che è la ragione
150della sua costituzione
 che si deve sostener.
 
    Gran memoria tengo io;
 ho da dir che il padron mio
 l’ha cercato, l’ha trovato.
155Sì, va bene, lo dirò.