Il negligente, Porto, 1762 (Il trascurato)

 SCENA VI
 
 AURELIA e CORNELIO
 
 AURELIA
 Sì sì, Cornelio mio,
190amami di buon cuor, che t’amo anch’io.
 CORNELIO
 Circa all’amor, mia cara,
 non v’è niente che dir. Siamo felici,
 tu mi voi bene a me;
 io voglio bene a te. Ma il punto sta
195che tu dote non hai,
 che io poderi non ho, non ho mistiere;
 e non vorrei che avesse
 il nostro dolce amor presto a finire
 e ci avessimo poi, cara, a pentire.
 AURELIA
200Per questo è ch’io procuro
 allettar co’ miei vezzi
 il signor Filiberto,
 il quale, incatenato
 da quell’arti che a lui poco son note,
205mi vorrà bene e mi farà la dote.
 CORNELIO
 Io per un’altra strada
 tento la nostra sorte.
 Ti è nota quella lite
 che contro Filiberto
210mossa ha il conte?
 AURELIA
                                    Lo so.
 CORNELIO
                                                 Sappi che siamo
 interessati nella lite in terzo.
 Io per il primo, il conte e ser Imbroglio.
 AURELIA
 Come! Anco ser Imbroglio?
 Di Filiberto istesso
215il causidico ancora?
 CORNELIO
                                       Sì, ti pare
 cosa strana? È così. Siam tre d’accordo
 per mandarlo in rovina.
 Il conte fa la principal figura;
 Imbroglio al precipizio apre la strada;
220io vo tenendo Filiberto a bada.
 AURELIA
 Dunque si può sperar che vada bene.
 CORNELIO
 Si può sperar ma dubitar conviene.
 AURELIA
 Voi tre tesa gl’avete
 una terribil rete.
225Io un altro laccio ho teso.
 Dalla rete o dal laccio ei sarà preso.
 CORNELIO
 E noi contenti allora,
 senza che della fame
 v’entri il brutto demonio,
230faremo lietamente il matrimonio.
 
    Alme incaute che torbide ancora
 non provaste l’umane vicende,
 ben io veggio vi spiace, vi offende
 il consiglio d’un labro fedel;
 
235   confondete con l’utile il danno,
 chi vi regge credete tiranno,
 chi vi giova chiamate crudel.