L’Arcadia in Brenta, Torino, Guibert e Orgeas, 1777

 SCENA V
 
 Il CONTE, madama LINDORA, LAURETTA e FORESTO
 
 CONTE
 Generoso è Fabrizio.
 LINDORA
                                         È di buon core.
 LAURA
1185Per le ninfe d’Arcadia è un buon pastore.
 FORESTO
 Signori miei, disingannar vi voglio.
 Il povero Fabrizio è disperato.
 Egli s’è rovinato.
 Ordina di gran cose ma stamane
1190non ha due soldi da comprarsi un pane.
 LAURA
 Ma la mia cioccolata?
 FORESTO
 Per stamattina è andata.
 CONTE
 La caccia e il desinar?
 FORESTO
                                           Convien sospendere,
 fin che si trovin quei che voglion spendere.
 LINDORA
1195Ma il cappon vi sarà?
 FORESTO
                                          No, certamente.
 LINDORA
 Come viver potrò senza ristoro?
 Aimè, che languidezza! Io manco, io moro.
 CONTE
 Ah madama, madama,
 eccovi samperiglie,
1200spirito di melissa,
 acqua della regina,
 estratto di cannella soprafina.
 LINDORA
 V’è alcuna spezieria?
 FORESTO
                                         Sì, mia signora.
 LINDORA
 Deh fatemi il piacer, contino mio,
1205andatemi a pigliare,
 giacché non ho ristoro,
 della polvere d’oro,
 un cordial di perle,
 un elexir gemmato
1210con qualche solutivo delicato.
 CONTE
 Per servirvi, madama, in un istante,
 pongo lo sprone al cor, l’ali alle piante. (Parte)