L’Arcadia in Brenta, Bonn, Stamparia delle Loterie, 1771

 SCENA VII
 
 Madama LINDORA con due braccieri e detto
 
 LINDORA
 Come non v’è nissuno
275che mi venga incontrar. Dove è il padrone?
 FABRIZIO
 Vi priego inginochione,
 perdono, s’ho tardato.
 LINDORA
 Il padrone di casa è un malcreato.
 FABRIZIO
 Il padrone son io!
 LINDORA
280Oh scusi, padron mio,
 detto ho così per gioco,
 gli domando perdon, se ho detto poco.
 FABRIZIO
 Che serve? Un’altra volta
 meglio si porterà.
 LINDORA
285Guardate per pietà
 che non vi siano fiori,
 io non posso sentir cattivi odori.
 FABRIZIO
 L’odor non è cattivo, faccia grazia.
 LINDORA
 Ahi, ahi!
 FABRIZIO
                    Qualche disgrazia?
 LINDORA
290Maledetto giardino,
 ho sentito l’odor di gelsomino.
 FABRIZIO
 Vuol che lo butti via?
 LINDORA
                                         Sì, fate presto.
 FABRIZIO
 Vattene, o bruto vaso
 che di madama hai conturbato il naso.
 LINDORA
295È lei signor Fabrizio?
 FABRIZIO
                                          Sì signora.
 LINDORA
 È questo il suo casin?
 FABRIZIO
                                          Questo è il casin
 ove ogn’anno villeggio.
 LINDORA
                                            Ohibò, che robba?
 Non si può far di peggio.
 FABRIZIO
 Se mai non le piacesse, ella è padrona
300d’andar quando le pare.
 LINDORA
 No no... non voglio fare
 questo gran torto al mio signor Fabrizio,
 resterò, vi farò questo servizio.
 FABRIZIO
 Obligato da vero ma se mai
305se ne volesse andar...
 LINDORA
                                         Dite! Ove sono
 l’arcadi pastorelle?
 FABRIZIO
                                     Io non lo so.
 LINDORA
 Non importa, signor, le cercherò.
 FABRIZIO
 Commanda ch’io la servi?
 LINDORA
                                                  Obligatissima.
 Voi siete un po’ vechietto,
310io voglio che mi servi un giovanetto.
 FABRIZIO
 Adunque io son vechio?
 Perché viene da me?
 LINDORA
                                         Per darmi spasso.
 FABRIZIO
 Spasso de’ fatti miei.
 LINDORA
                                         No, bel visino,
 no, di voi non mi burlo, anzi vi stimo,
315vi lodo, vi professo obligazione
 e vi dico che siete...
 FABRIZIO
                                      Un bel minchione.
 LINDORA
 Non dicevo così.
 FABRIZIO
                                 Ma io lo dico.
 LINDORA
 Quando lo dice lei, nol contradico.
 FABRIZIO
 Ma vada! Non conviene
320una donna di spirto come lei
 perder il tempo suo co’ pari miei.
 LINDORA
 Voi siete della Brenta il primo onore,
 d’Arcadia il gran pastore,
 siete signor Fabrizio
325senza diffetto alcuno.
 FABRIZIO
                                         Senza giudizio.
 LINDORA
 Eh che dite?
 FABRIZIO
                          Conosco il merto mio.
 LINDORA
 Quando lo dite voi, lo dirò anch’io.
 FABRIZIO
 Dunque.
 LINDORA
                    Dunque men vado
 a ritrovar le belle
330di questa vostra Arcadia pastorelle.
 
 Aria
 
    Riverente a lei m’inchino.
 Ehi, braccieri, qua la mano.
 Venga presto... Andate piano.
 Venga poi... Non mi stroppiate.
335Correr troppo voi mi fate;
 mi vien mal, non posso più.
 
    Via, bel bello, andiamo avanti,
 li son serva, addio, monsiur.