L’Arcadia in Brenta, Amburgo, Spieringk, 1755

 SCENA II
 
 Tutti, fuorché Fabrizio
 
 LINDORA
 Oh quanto mi fa ridere ah, ah. (Ride)
720Oimè non posso più ah, ah, ah, ah.
 Messer Fabrizio ah, ah, ah, (Ride)
 è in colera ah, ah,
 non posso respirar. (Si getta a sedere)
 LAURA
                                       Che cosa è stato?
 LINDORA
 Il rider mi scompone e mi rovina.
 LAURA
725Povera madamina,
 siate tenera assai, vi compatisco.
 (Con questa smorfia anch’io mi divertisco).
 FORESTO
 Signori, con licenza,
 vo’ seguitar Fabrizio. Egli è arrabbiato.
730Vo’ veder di placarlo. A dirla schietta,
 tutto il torto non ha. Ma questo è il fruto
 di chi vuol far di più del proprio stato;
 spende, soffre, non gode ed è burlato. (Parte)
 LAURA
 Io rido quando vedo
735certi pazzi che fan gl’innamorati
 e credon col contante
 render la donna amante.
 Quando il genio non v’è, non fanno niente.
 Si lascian nell’inganno;
740e se si voglion rovinar suo danno.
 LINDORA
 In quanto a questo poi,
 non l’intendo, Lauretta, come voi.
 Non dono e non accetto
 e per non ingannar nulla prometto.
 CONTE
745Deh madama,
 andiam per questi deliziosi colli,
 co’ vostri bei colori
 la vil bellezza a svergognar de’ fiori.
 ROSANNA
 (Che parlar caricato!)
 GIACINTO
750(E pur così affettato
 vi dovrebbe piacer). (A Rosanna)
 ROSANNA
                                         (Per qual ragione?) (A Giacinto)
 GIACINTO
 (Piace alle donne assai l’adulazione). (A Rosanna)
 CONTE
 Concedete ch’io possa
 regger col braccio mio... (A Lindora)
 LAURA
755Eh signor conte mio,
 lei parte con madama,
 Rosanna se n’andrà col suo Giacinto
 ed io resterò sola?
 Lei di cavaleria non sa la scola.
 CONTE
760Ha ragion, mi perdoni;
 io son un mentecatto, io son un bue.
 Servirò, se il permette, a tutte due.
 LAURA
 Se madama l’accorda...
 LINDORA
                                             Io nol contendo.
 LAURA
 Io son contenta e le sue grazie attendo.
 CONTE
765Eccomi. Favorisca. Faccia grazia.
 Sull’umil braccio mio poggi la mano.
 LAURA
 Caminate più presto.
 LINDORA
                                          Andate piano.
 GIACINTO
 (Son godibili assai). (A Rosanna)
 ROSANNA
 (Più grazioso piacer non ebbi mai). (A Giacinto)
 LAURA
770Ma via, non vi movete?
 CONTE
                                             Eccomi lesto.
 LINDORA
 Non andate sì presto;
 di già voi mi stroppiate.
 LAURA
 Con questo andar sì pian, voi m’ammazzate.
 GIACINTO
 (Oh belli).
 ROSANNA
                       (Oh cari).
 CONTE
                                            (Io sono
775nel terribile impegno). Via, madama,
 un tantinin più presto.
 Eh via, cara signora, (A Laura)
 un tantinin più piano.
 LAURA
 Più piano di così? Mi vien la morte.
 LINDORA
780Vi dico ch’io non posso andar sì forte.
 CONTE
 
    Questa forte e quella piano,
 l’una tira e l’altra molla;
 non so più cosa mi far.
 Favoriscano la mano,
785anderò come potrò.
 
    Forti, forti, saldi, saldi.
 Vada pur ciascuna sola,
 io gli sono servitor.
 
 Ch’io la servi? Eccomi pronto.
790Caminiam così, così.
 Troppo forte? Troppo piano?
 D’incontrar io spero invano
 di due donne il strano umor.