Cesare in Egitto, Venezia, Rossetti, 1735

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA VI
 
 ACHILLA e detti
 
 Achilla
                                     Mio re!
 Tolomeo
                                                     Che rechi?
 Achilla
 Tu nol pensi; odio, sdegno,
 minaccie, giuramenti
185di sangue, di vendetta
 riportaro i tuoi doni.
 Tolomeo
                                         I doni miei?
 Cleopatra
 Tolomeo, va’, ricevi
 il premio di tua fé; quell’opra illustre,
 quel sangue, quella testa
190assicura il tuo scetro,
 ti ottiene il mio; di tue vittorie è questi
 il fido messaggiero.
 Tolomeo
                                       Ah dei Romani
 cupidigia crudel! Ma tu germana
 di Cesare il dissegno
195forse ancor non intendi?
 Egli amico non vien; del nostro regno
 vien a spogliarne; alla tiranna Roma
 schiavi n’andremo; ah se tra noi communi
 sono l’ingiurie e il danno,
200commune ancor sia la vendetta, uniti
 dissimuliam l’offese;
 tu vanne a lui, arti, lusinghe adopra,
 ingannalo, se puoi; ti cedo il trono,
 più non so contrastarlo; amo lo scetro
205meglio nella tua mano
 che in quella d’un nemico e d’un romano.
 Cleopatra
 Lo scetro tuo, s’egl’è tuo don, nol voglio,
 dal paterno voler in me deriva,
 quello s’adempia sol; Cesare è giusto,
210a lui n’andrò, tu spera
 che se a tuo pro raggiono
 fia prezzo del mio amore il tuo perdono.
 
    Fier leon di sdegno acceso
 fa tremar uomini e belve
215ma se incontra fra le selve
 la compagna sua diletta
 tutto placido si fa.
 
    Se pietosa anch’io rimiro
 l’idol mio con un sospiro
220il suo cor si placherà.