Cesare in Egitto, Venezia, Rossetti, 1735

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA PRIMA
 
 Porto d’Alessandria con navi e soldati romani che sbarcano con GIULIO CESARE
 
 ACHILLA servito da servi regi con vari doni, fra quali vi è la testa di Pompeo recisa, involta in un drappo di porpora; poi CORNELIA, LEPIDO e SESTO POMPEO fanciullo priggionieri
 
 Achilla
 Al sempre augusto, al sempre grande, invitto
 Cesare, in questi doni
 il regnante d’Egitto
 di sincera amistà tributo rende,
5tanto l’armi latine e il tuo gran nome,
 che al suon di tue vittorie
 fece rimbombo in queste spiaggie ancora,
 il mio signor per me tuo servo onora.
 Cesare
 Il popolo di Roma
10sempre gradì di Tolomeo l’affetto;
 io grato gli sarò, le ricche offerte
 tu le ritorna e dille
 che i doni no ma la sua fede accetto.
 Achilla
 Se oro gradir non vuoi
15signore accetta almeno
 il don che t’offre dei nemici tuoi. (Vengono condotti i priggionieri)
 Cesare
 Tu Lepido! E tu seco
 Cornelia priggioniera!
 Cornelia
 Sì tiranno, arrossisci
20in veder per tua colpa
 tra queste d’empietà servili spoglie
 la figlia di Scipione,
 la vedova di Crasso
 e di Pompeo la sventurata moglie.
 Cesare
25Ritorna a Tolomeo, grazie gli rendi, (Ad Achilla)
 di’ che amico ne vengo,
 che tal mi attenda e intanto,
 mentre quest’infelici
 ch’egli m’invia pietosamente accolgo,
30l’aspre ritorte di mia man disciolgo.
 Cornelia
 Non t’appressar, non voglio.
 Da chi la patria oppresse,
 da chi fe’ serva Roma
 ricuso libertà, t’odio, detesto,
35involati a’ miei sguardi,
 il solo don che ti dimando è questo.
 Achilla
 Vedi, con quest’offerta (Vien condotto il figlio)
 forse la placherai; quest’è suo figlio.
 Cesare
 Infelice fanciullo,
40fu colpa di Pompeo
 l’acerbo tuo destino e il tuo periglio;
 vanne, Sesto, ti rendo
 alla tua genitrice, in quest’amplesso
 hai del mio amore un pegno.
 Cornelia
45Vieni mia cara prole.
 Nell’orror del tuo ciglio
 scorgo che sei romano e sei mio figlio.
 Achilla
 Dall’ingiusto rimprovero che offende,
 signor, la tua bontà scuopri abbastanza
50delle vittorie tue l’inutil frutto.
 Odi quai sentimenti
 serbano i vinti contro te. Vincesti
 ma la fé del mio rege
 compie la tua vittoria e t’assicura
55per sempre d’un nemico; osserva, questa
 ch’or ti presento è di Pompeo la testa. (Presenta la testa di Pompeo)
 Cornelia
 Come! Aimè!
 Lepido
                            Re perverso!
 Cesare
 Empio, infame ministro,
 a Cesare tal dono? E chi frenare
60può per l’orror lo sdegno.
 Parti, vanne ed aspetta
 sovra tutto l’Egitto
 dell’indegno delitto aspra vendetta.
 Cornelia
 Ferma, dov’è il mio sposo?
65Dov’è la cara spoglia? Il busto essangue?
 Traditor, me infelice,
 figlio, numi del ciel, Lepido, oh dio!
 Cesare
 Cornelia, e non implori
 dove posso e commando il nome mio?
 Cornelia
70Fra tante mie sventure,
 no, d’averti a pregar non attendea.
 Libertà, patria e vita,
 tutto perduto avrei pria d’abbassarmi
 a chiederla da te ma poiché tanto
75d’un re barbaro ed empio
 osò la crudeltà, Cesare, mira
 Cornelia ai piedi tuo’ supplice umile. (S’inginocchia)
 Per li dei tel dimando,
 per la patria, per questo
80che di lui resta ancor misero avanzo,
 il tradito mio sposo
 vendica per pietà.
 Cesare
                                    Sì giuro ai numi
 tutellari di Roma, il sangue sparso
 vendicherò del tuo consorte, avrai
85nella stragge d’Egitto
 donde appagar tuo sdegno.
 Vivi sicura, io la mia fede impegno.
 Cornelia
 Questa sola speranza
 fa che il duol non m’uccida. Al tuo tiranno,
90barbaro messaggier, torna e gli recca
 lo spavento, il terror, digli che tema
 Cesare, l’armi sue, Roma sdegnata
 ma più di tutto il mio furor paventi.
 Colle mie mani istesse
95vuo’ straparli dal seno il core infame;
 io troncherò del viver suo lo stame. (Parte)