Aristide, Venezia, Valvasense, 1735

Vignetta Frontespizio
 SCENA VI
 
 ARSINOE, BELLIDE, ARISTIDE
 
 Arsinoe
 Partì l’indegno ed il meschino al suolo
 cadde per mia cagion; chi mai l’indusse
 all’opra generosa? Ecco opportuna
170Bellide a me sen vien. Fida compagna
 delle sventure mie, soccorri questo
 ch’or si muore per me.
 Bellide
                                            Cieli che miro!
 Zitto padrona mia, gettò un sospiro.
 Arsinoe
 Vanne; da quella fonte
175le fresch’acque raccogli,
 aspergi il volto suo. Chi sa? Potrebbe
 risvegliarsi così.
 Bellide
                                 Dove si tratta
 di far la carità
 donna di me più pronta non si dà.
 Arsinoe
180Volesse il ciel che ritornasse in vita
 colui che l’onor mio
 generoso diffese.
 Bellide
                                  Eccovi un nappo
 pieno d’aqua gelata.
 Arsinoe
 Via l’opera compisci.
 Bellide
                                         Oimè mi sento
185nel mirarlo sì brutto un gran spavento.
 Arsinoe
 Via non temer, non ti starò lontana.
 Bellide
 Par il diavolo proprio in forma umana.
 Arsinoe
 Eh Bellide corraggio.
 Bellide
 Che mai sarà? Le donne per natura
190del diavolo non sanno aver paura,
 ecco li bagno il volto.
 Poverin, poverino
 par che respiri un poco,
 oh che aqua prodigiosa!
195Voglio, quando è così, crescer la dosa.
 Ma che veggo! Signora, oh che portento!
 Si rischiara il color dal lato manco.
 Il volto è mezo nero e mezo bianco.
 Arsinoe
 Qualch’inganno tem’io. Finti colori
200saranno quelli al certo.
 Aristide
                                            Oimè!
 Bellide
                                                           Sentite
 ch’egli respira forte.
 Aristide
 Chi mi toglie alla morte? (S’alza)
 Arsinoe
 Alla voce, all’aspetto, ancorché informe
 Aristide mi sembra.
 Bellide
                                        Al certo è desso.
 Arsinoe
205Oh felice avventura!
 Bellide
                                        Oh bel successo!
 Aristide
 Che mirate ochi miei! Quest’è la sposa.
 Arsinoe
 Sì bell’idolo mio
 la tua sposa son io, sì quella sono
 che costante al tuo amor ricusa un trono.
 Aristide
210Cara ti stringo al seno.
 Bellide
                                            Al giorno d’oggi,
 credetemi signor, è una gran sorte
 ritrovar fedeltà nella consorte.
 Aristide
 Ma chi a te mi scoprì?
 Arsinoe
                                           L’aque del fonte
 onde asperso tu fosti
215ti scoloriro in parte.
 Bellide
                                       Eh non v’è male.
 Sembrate un mascheron di carnovale.
 Aristide
 Oimè che fia! Se discoperto io sono
 Xerse m’ucciderà. Lascia ch’io vada
 il volto a colorir.
 Arsinoe
                                Potrai lasciarmi
220nel periglio così?
 Aristide
                                  Fra brevi istanti
 ritornerò. Non dubitar; destino
 in questo giorno istesso
 o liberarti o ver morirti appresso.
 Arsinoe
 Ma la ferita tua...
 Aristide
                                  Più non la sento,
225non temer, sarà lieve;
 Arsinoe addio; si rivedremo in breve. (Parte)