Griselda, Venezia, Rossetti, 1735

Assente nell'edizione Zatta Frontespizio
 SCENA IX
 
 GRISELDA che dorme, COSTANZA
 
 Costanza
550Sola se ben mi lasci,
 non rimango, Roberto, anco entro a quella
 vil capanna... Che miro!
 Donna sul letto assisa e dorme e piagne.
 Come in rustico ammanto
555volto ha gentil. Sento a mirarla un forte
 movimento dell’alma. Entro alle vene
 s’agita il sangue; il cor mi balza in petto.
 Griselda
 Vieni... (Dormendo)
 Costanza
                  M’apre le braccia e al dolce amplesso
 il suo sono m’invita.
560Non ressisto più no.
 Griselda
 Diletta figlia... Aimè! (Svegliata)
 Costanza
                                          Non temer ninfa.
 (Il più bel del suo volto aprì negl’occhi).
 Griselda
 (Siete ben desti o lumi?
 O tu pensier m’inganni?)
 Costanza
565Come attenta m’osserva!
 Griselda
                                                (All’aria, al volto
 la raffiguro, è dessa,
 troppo nel cor restò l’imago impressa).
 Costanza
 Cessa di più stupirti.
 Griselda
                                         E qual destino
 ti trasse al rozzo albergo
570donna real, che tal ti credo?
 Costanza
                                                     Io stanca
 dal seguir cacciatrice il re mio sposo
 a riposar qui venni.
 Griselda
 Stanza è questa di duol non di riposo.
 costanza
 Prenderà ognor pietosa
575le tue sciagure a consolar Costanza.
 Griselda
 Tal è il tuo nome?
 Costanza
                                    Appunto.
 Griselda
 Costanza avea pur nome
 e le sembianze avea così leggiadre
 l’uccisa figlia mia.
 Costanza
                                    Povera madre.
 Griselda
580E il tuo sposo?
 Costanza
                              È Gualtiero
 che alla Tessaglia impera.
 Griselda
 Ben ne sei degna. (Ingannator mio sogno;
 penso in tenero laccio
 stringer la figlia e la rivale abbraccio).